Decreto legislativo - 25/07/1998 - n. 286 art. 29 bis - Ricongiungimento familiare dei rifugiati 1 2

Andrea Conti

Ricongiungimento familiare dei rifugiati 12

1. Lo straniero al quale è stato riconosciuto lo status di rifugiato può richiedere il ricongiungimento familiare per le medesime categorie di familiari e con la stessa procedura di cui all'articolo 29. Non si applicano, in tal caso, le disposizioni di cui all'articolo 29, comma 3.

2. Qualora un rifugiato non possa fornire documenti ufficiali che provino i suoi vincoli familiari, in ragione del suo status, ovvero della mancanza di un'autorità riconosciuta o della presunta inaffidabilità dei documenti rilasciati dall'autorità locale, rilevata anche in sede di cooperazione consolare Schengen locale, ai sensi della decisione del Consiglio europeo del 22 dicembre 2003, le rappresentanze diplomatiche o consolari provvedono al rilascio di certificazioni, ai sensi dell'articolo 49 del decreto del Presidente della Repubblica 5 gennaio 1967, n. 200, sulla base delle verifiche ritenute necessarie, effettuate a spese degli interessati. Può essere fatto ricorso, altresì, ad altri mezzi atti a provare l'esistenza del vincolo familiare, tra cui elementi tratti da documenti rilasciati dagli organismi internazionali ritenuti idonei dal Ministero degli affari esteri. Il rigetto della domanda non può essere motivato unicamente dall'assenza di documenti probatori.

3. Se il rifugiato è un minore non accompagnato, è consentito l'ingresso ed il soggiorno, ai fini del ricongiungimento, degli ascendenti diretti di primo grado.

[1] Articolo inserito dall'articolo 2 del D.Lgs. 8 gennaio 2007 n. 5.

[2] A norma dell’articolo 103, comma 2-quater, lettera e), del D.L.  17 marzo 2020, n. 18, convertito con modificazioni dalla Legge 24 aprile 2020, n. 27, come da ultimo prorogato dall’articolo 11-ter  del D.L. 22 aprile 2021, n. 52, convertito con modificazioni dalla Legge 17 giugno 2021, n. 87, la validita' dei nulla osta rilasciati per il ricongiungimento familiare, di cui al presente comma, conservano la loro validità fino al 31 luglio 2021.

Inquadramento

Il d.lgs. 8 gennaio 2007 n. 5, di attuazione della direttiva 2003/86/CE, ha introdotto l'art. 29-bis d.lgs. n. 286/1998, recante disposizioni sul ricongiungimento familiare dei rifugiati. In base alla suddetta disposizione lo straniero al quale è stato riconosciuto lo status di rifugiato può richiedere il ricongiungimento familiare per le medesime categorie di familiari e con la stessa procedura dianzi indicate, ma senza l'applicazione dei requisiti reddituali, alloggiativi e assicurativi.

I presupposti

Ulteriori differenze rispetto alla disciplina generale sono le seguenti: a) la domanda di ricongiungimento presentata da un rifugiato non può essere rigettata unicamente per l'assenza di documenti probatori del vincolo; b) qualora un rifugiato non possa fornire documenti ufficiali che provino i suoi vincoli familiari, in ragione del suo status, ovvero della mancanza di un'autorità riconosciuta o della presunta inaffidabilità dei documenti rilasciati dall'autorità locale, rilevata anche in sede di cooperazione consolare Schengen locale, ai sensi della decisione del Consiglio europeo del 22 dicembre 2003, le rappresentanze diplomatiche o consolari provvedono al rilascio di certificazioni sostitutive, ai sensi dell'art. 49 del d.P.R. 5 gennaio 1967, n. 200 (ora art. 52 del d.lgs. 3 febbraio 2011, n. 71, recante «Ordinamento e funzioni degli uffici consolari, ai sensi dell'articolo 14, comma 18, della legge 28 novembre 2005, n. 246», in vigore dal 28 maggio 2011) sulla base delle verifiche ritenute necessarie, effettuate direttamente a spese degli interessati; c) può essere fatto ricorso, altresì, ad altri mezzi atti a provare l'esistenza del vincolo familiare, tra cui elementi tratti da documenti rilasciati dagli organismi internazionali ritenuti idonei dal Ministero degli affari d) qualora il rifugiato sia un minore non accompagnato, è consentito l'ingresso, per il ricongiungimento familiare, degli ascendenti diretti di primo grado; e) nell'ipotesi in cui lo straniero rifugiato, domiciliato o residente nel territorio italiano, intenda contrarre matrimonio in Italia, tale situazione, certificata dall'Alto Commissariato per i rifugiati dell'ONU, fa venir meno l'obbligo della presentazione del nulla osta prescritto dall'art. 116 c.c., dal momento che riguardo allo status personale del rifugiato si applica la legge dello Stato di domicilio o di residenza (art. 19, comma 1, della l. n. 218/1995). In tal caso l'ufficiale dello stato civile si deve, quindi, limitare a verificare, secondo la legge italiana, l'insussistenza di impedimenti alla celebrazione del matrimonio sulla base dei documenti prodotti e delle dichiarazioni rese dagli sposi e procedere poi ad effettuare le pubblicazioni di rito (Massimario del Ministero dell'Interno per gli Ufficiali dello stato civile, 2011). Invece, chi ha ottenuto la protezione sussidiaria o il permesso di soggiorno per motivi umanitari (di durata non inferiore ad un anno e in corso di validità o per il quale sia stata presentata istanza di rinnovo nei termini di legge) è assoggettato alla disciplina generale che si applica a tutti i cittadini extracomunitari regolari e quindi è tenuto a dimostrare di avere un reddito adeguato per mantenere se stesso e i suoi familiari e un alloggio idoneo. Inoltre non hanno diritto al ricongiungimento familiare gli stranieri in attesa del riconoscimento dello status di rifugiato o di protezione sussidiaria. 

Alle domande di ricongiungimento degli stranieri destinatari delle misure di protezione temporanea si applica la disciplina appositamente prevista dall'art. 6 del d.lgs. 7 aprile 2003 n. 85, nonché quella contenuta, di volta in volta, nel d.P.C.M. che istituisce il regime di protezione temporanea per le diverse evenienze. Come si è detto, il risultato più significativo della consultazione pubblica («Libro Verde») sul diritto al ricongiungimento familiare dei cittadini di Paesi terzi che risiedono legalmente nel territorio degli Stati membri dell'Unione europea, lanciata dalla Commissione europea è stato proprio quello che la maggior parte degli intervenuti si sono mostrati d'accordo sull'idea di ampliare l'applicabilità del ricongiungimento in favore degli stranieri beneficiari di protezione internazionale, in particolare nel caso della protezione sussidiaria. Va, comunque, considerato che due fra le più importanti organizzazioni nel campo della protezione internazionale — UNHCR ed ECRE (European Council on Refugees and Exiles) — nelle loro risposte al Libro Verde hanno posto l'accento sul fatto che le difficoltà per i ricongiungimenti degli stranieri nella UE nascono più dalle prassi adottate dagli Stati, che non dalla normativa. In entrambe le risposte, nelle introduzioni, si sottolinea che: 1) la famiglia e il diritto al rispetto per la vita familiare sono protetti da numerosi strumenti di diritto internazionale o regionale (dalla, non vincolante, Dichiarazione Universale sui diritti dell'uomo, alla Convenzione europea sui diritti dell'uomo, fino alla Carta UE dei diritti fondamentali); 2) la direttiva 2003/86/CE riconosce la particolare condizione dei rifugiati, prevedendo per loro alcune regole più favorevoli rispetto agli altri immigrati; 3) ciò nonostante, nella maggioranza degli Stati membri, una serie di ostacoli procedurali di fatto rendono oltremodo complicato per i rifugiati riunire la propria famiglia.

In sintesi sia l'UNHCR sia l'ECRE si sono mostrati contrari ad una eventuale proposta di modifica della direttiva da parte della Commissione, perché essa rischierebbe, considerato il clima attuale, di abbassare gli standard, anziché alzarli, pur sottolineando la necessità di un cambio di approccio da parte di alcuni Stati, volto ad applicare le clausole più positive della direttiva.

In materia di ricongiungimento familiare dello straniero al quale è stato riconosciuto lo status di rifugiato, la Corte di Cassazione ha rimarcato (Cass. n. 20127/2021) che  l'interpretazione coerente con l'art. 8 CEDU e con i principi contenuti nella Direttiva 2003/86/CE postula che l'art. 29 lett. d) d.lgs. n. 286/1998 in combinato disposto con l'art. 29-bis comma 1 d.lgs. 286/1998 venga interpretato nel senso che, dove la norma prevede che egli possa richiedere il ricongiungimento di "genitori a carico, qualora non abbiano altri figli nel paese di origine o di provenienza", debba intendersi nel senso che tali figli con loro conviventi siano in grado di provvedere al loro sostentamento economico, prevalendo, in mancanza di essi, ed in presenza della condizione di essere a carico del figlio rifugiato, il principio generale del diritto al ricongiungimento familiare.

Tale interpretazione peraltro si pone alla base dell'esegesi dell'art. 29 , lett. d) del d.lgs. n. 286/1998 introdotta dal d.lgs. n. 160/2008 a modificazione di quella contenuta nel precedente d.lgs. n. 5/2007, e non può essere formulata in termini restrittivi ma soltanto specificativi, dovendo comunque garantire la possibilità di ottenere, per gli ascendenti dello straniero al quale è stato riconosciuto "lo status di rifugiato", un visto di ingresso per il ricongiungimento al figlio in tutti i casi in cui i genitori non abbiano la possibilità di sostentamento nel paese di origine per mancanza di mezzi propri o forniti da altri eventuali familiari ivi presenti, a prescindere dall'età del genitore.

La pronuncia sottolinea che in tali procedimenti è compito del giudice di merito accertare sulla base delle allegazioni e delle prove fornite dal richiedente la ricorrenza dei presupposti per il riconoscimento del diritto con particolare riferimento all'assenza di pericolosità dell'ascendente ed alla condizione di “essere a carico” del rifugiato in termini di necessario sostentamento continuativo e rendere una motivazione congrua e logica anche in relazione al diverso potere d'acquisto delle provvidenze a tale scopo erogate.

Ponendosi nel medesimo solco interpretativo Cass. n. 2168/2023 e Cass. n. 24488/2021, la quale precisa che in virtù della disciplina di cui agli artt. 29, comma 1, lett. d), e 29-bis del d.lgs. n. 286/1998, il ricongiungimento del genitore, richiesto dallo straniero al quale sia stato riconosciuto lo "status" di rifugiato politico, postula il requisito della "vivenza a carico", che si riscontra quando il primo non sia in grado di provvedere alle proprie necessità essenziali nel Paese d'origine, e risulti accertato che il necessario sostegno materiale gli sia effettivamente fornito dal figlio soggiornante sul territorio italiano, quale persona che, sulla base delle complessive circostanze del caso concreto, si riveli essere il familiare più idoneo allo scopo.

Con riguardo ai requisiti richiesti per il rilascio del visto, Cass. n. 28200/2021 ha ritenuto altresì che nel caso di soggetto beneficiario di protezione internazionale (nella specie, sussidiaria) la rappresentanza diplomatica, in ragione della presunta inaffidabilità dei documenti rilasciati dall'autorità locale, ai sensi e per gli effetti dell'art. 29-bis, comma 2, del d.lgs. n. 286/1998, deve effettuare le verifiche ritenute necessarie, anche se a spese degli interessati, ovvero consentire il ricorso ad altri mezzi atti a provare le circostanze ritenute necessarie che non attengono  solo all'esistenza del vincolo familiare ma sono riferibili anche ad altri elementi che qualificano il vincolo, come la vivenza a carico ovvero l'assenza di altri figli in patria.

Bibliografia

Bouchard, I minori stranieri, in Dei delitti e delle pena, 1993; Caineri, sub art. 29-bis d.lgs. 286/1998, in AA.VV., Codice dell’immigrazione e asilo, a cura di Manzione, Milano, 2018; Calderai, All families are eguals but some families are more equal than others, Note critiche sulla giurisprudenza delle corti superiori in materia di diritto all’unità familiare dei migranti, in Rivista critica del diritto privato 2010; Corsi, Il diritto al ricongiungimento familiare, in Minori Giustizia 2008; Focarelli, La Convenzione di New York sui diritti del fanciullo e il concetto di «best interests of the child», in Riv. dir. int. 2010; Morozzo della Rocca, Il ricongiungimento con il familiare residente all’estero. Categorie civilistiche e diritto dell’immigrazione, Torino, 2020; Terracciano, Diritto all’unità familiare a due velocità. Sì ai ricongiungimenti solo per i minori, in Dir. e giust. 2005, Tucci, I diritti fondamentali del minore extracomunitario, in Familia 2002.

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