Regolamento - 18/12/2008 - n. 4 art. 20 - Documenti ai fini dell’esecuzione

Giuseppe Fiengo

Documenti ai fini dell’esecuzione

1. Per l’esecuzione di una decisione in un altro Stato membro, il ricorrente fornisce alle competenti autorità incaricate dell’esecuzione:

a) una copia della decisione che soddisfi le condizioni necessarie per stabilirne l’autenticità;

b) l’estratto della decisione rilasciato dall’autorità giurisdizionale d’origine mediante il modulo di cui all’allegato I;

c) se del caso, un documento che stabilisca lo stato degli arretrati e indichi la data in cui è stato effettuato il calcolo;

d) se del caso, la traslitterazione o la traduzione del contenuto del modulo di cui alla lettera b) nella lingua ufficiale dello Stato membro dell’esecuzione oppure, ove tale Stato membro abbia più lingue ufficiali, nella lingua ufficiale o in una delle lingue ufficiali dei procedimenti giudiziari del luogo in cui viene chiesta l’esecuzione, conformemente alla legge dello Stato membro in questione, o in un’altra lingua che lo Stato membro dell’esecuzione abbia dichiarato di accettare. Ciascuno Stato membro può indicare la lingua o le lingue ufficiali delle istituzioni dell’Unione europea, diversa o diverse dalla sua o dalle sue, in cui ammette la compilazione del modulo.

2. Le autorità competenti dello Stato membro dell’esecuzione non possono esigere che il ricorrente fornisca una traduzione della decisione. Tuttavia, una traduzione può essere richiesta se l’esecuzione della decisione è contestata.

3. Qualsiasi traduzione ai sensi del presente articolo deve essere effettuata da una persona abilitata ad effettuare traduzioni in uno degli Stati membri.

Inquadramento

Secondo quanto risulta in modo chiaro dall'art. 17 del regolamento, come visto, le decisioni emesse in uno Stato membro vincolato dal protocollo dell'Aia del 2007 che sono esecutive in tale Stato lo sono anche in un altro Stato membro senza che sia necessaria una dichiarazione che ne attesti l'esecutività.

Conseguita una decisione esecutiva nello Stato d'origine, il creditore di alimenti potrà pertanto chiederne direttamente l'esecuzione in un altro Stato membro rivolgendosi alle competenti autorità dello Stato richiesto (in Italia, all'ufficiale giudiziario), ovvero avvalendosi della cooperazione tra autorità centrali disciplinata al capo VII del regolamento (v. infra).

Deve escludersi la necessità di una previa spedizione della decisione in forma esecutiva, atteso che la stessa comporterebbe una verifica da parte del giudice ad quem delle condizioni di eseguibilità che in realtà deve, proprio alla luce dell'articolo 17, ritenersi preclusa. Del resto, l'allegato I del regolamento (sul quale a breve si tornerà) contiene, per l'appunto, l'estratto di una decisione (o transazione giudiziaria) in materia di obbligazioni alimentari «non sottoposta a un procedimento di riconoscimento e di dichiarazione di esecutività».

I documenti da presentare ai fini dell'esecuzione

L'articolo 20 elenca i documenti che la parte interessata all'esecuzione della decisione deve presentare alle competenti autorità dello Stato richiesto perché sia intrapresa l'esecuzione.

La norma fa riferimento, innanzitutto, ad una copia della decisione che soddisfi le condizioni necessarie per stabilirne l'autenticità.

Il creditore deve inoltre fornire (lettera b) alle competenti autorità dello Stato dell'esecuzione un estratto della decisione rilasciato dall'autorità giurisdizionale d'origine. Al fine di facilitare gli adempimenti formali il regolamento prevede che tale estratto debba essere rilasciato mediante il modulo dell'allegato I (da adoperare ai fini della circolazione tanto delle decisioni, quanto delle transazioni giudiziarie).

In proposito deve rilevarsi come, in coerenza con l'obiettivo di armonizzazione del diritto processuale degli Stati membri, anche il regolamento (CE) n. 4/2009 fa diffuso impiego di modulistandard dai contenuti predefiniti; moduli che, mediante la creazione di una sorta di «lingua franca processuale», sono tesi a realizzare una più immediata e trasparente cooperazione giudiziaria, pur rischiando di «inaridire e svilire» il contenuto degli atti processuali e dei provvedimenti giudiziali (Lupoi, 2008, 174-175).

Quanto all'estratto della decisione (per il quale, come detto, deve essere utilizzato il modulo dell'allegato I), lo stesso viene rilasciato dall'autorità giurisdizionale d'origine previa verifica dell'esecutività della decisione o della transazione nello Stato membro d'origine, contiene gli estremi della decisione o della transazione giudiziaria, dell'autorità giurisdizionale d'origine, l'identificazione del (o dei) ricorrente (i) con indicazione di eventuali benefici fruiti ai fini dell'accesso alla giustizia (patrocinio a spese dello Stato, esenzione dai costi o dalle spese, procedimento gratuito innanzi ad un'autorità amministrativa di cui all'allegato X), l'identificazione del convenuto (con riferimento al quale, pure, è necessario indicare l'eventuale fruizione di istituti destinati ad assicurare l'accesso alla giustizia) ed una schematica riproduzione del contenuto del dispositivo (con indicazione della valuta in cui è espressa l'obbligazione alimentare, delle modalità di adempimento del debito alimentare — versamento unico, dilazionato o periodico — della misura degli interessi o di eventuali indici di rivalutazione della prestazione, nonché dei costi e delle spese del procedimento giudiziario con indicazione della parte a carico della quale tali costi e spese sono posti).

Considerato che, secondo quanto ordinariamente accade, la prestazione alimentare ha natura periodica sì che è necessario provvedere costantemente ad una attualizzazione del credito, la lettera c) prevede l'obbligo di produrre «se del caso» un documento che stabilisca lo stato degli arretrati ed indichi la data in cui è stato effettuato il calcolo.

«Se del caso», infine, dovrà essere prodotta la traslitterazione o traduzione del modulo di cui alla lettera b) (Allegato I) nella lingua ufficiale dello Stato membro dell'esecuzione oppure, qualora tale Stato membro abbia più lingue ufficiali, nella lingua ufficiale o in una delle lingue ufficiali dei procedimenti giudiziari del luogo in cui è chiesta l'esecuzione, conformemente alla legge dello Stato membro in questione, o in un'altra lingua che lo Stato membro dell'esecuzione abbia dichiarato di accettare.

Salvo che l'esecuzione della decisione sia contestata, le autorità competenti dello Stato membro dell'esecuzione non possono esigere che il ricorrente fornisca una traduzione della decisione. In questo senso è la previsione del secondo paragrafo dell'articolo 20 che appare perfettamente in linea con quell'esigenza di contenimento dei costi dell'esecuzione espressa anche ai considerando 27 e, soprattutto (avuto riguardo al profilo qui in esame) 28 del regolamento.

Da ultimo ci si deve interrogare quanto alla necessità (per il caso in cui si chieda in Italia l'esecuzione di una decisione di uno Stato membro straniero) di provvedere, prima dell'instaurazione dell'esecuzione e, pertanto, prima della notifica dell'atto di pignoramento, alla notifica del precetto.

La soluzione negativa pare preferibile, atteso che l'articolo 20 contiene una elencazione dei documenti da fornire ai fini dell'esecuzione da ritenere tassativa (alla luce della lettera della disposizione — la quale, a differenza di quanto accade in altri casi, non si preoccupa di precisare la natura solo esemplificativa dell'elencazione) e non comprensiva, appunto, del precetto (coerentemente, del resto, con la segnalata, espressa volontà di contenere i costi dell'esecuzione).

Non a caso, proprio l'articolo 20 in esame può ritenersi una di quelle norme in presenza delle quali è possibile iniziare l'esecuzione senza previa notifica del precetto (ai sensi dell'art. 479 c.p.c., infatti, «Se la legge non dispone altrimenti» non può procedersi ad esecuzione forzata senza previa notifica del titolo esecutivo e del precetto).

Avuto riguardo alle similitudini esistenti quanto alla immediatezza e semplicità delle modalità di esecuzione dei titoli esecutivi disciplinati dal regolamento (CE) n. 805/2004 e dal regolamento (CE) n. 4/2009 non è peregrino, in questa sede, esaminare alcuni precedenti di merito formatisi con riferimento alla disciplina del titolo esecutivo europeo per crediti non contestati. Tanto anche alla luce del fatto che, come segnalato, i diversi strumenti di cooperazione giudiziaria in materia civile sono tutti tesi alla realizzazione di uno spazio comune di libertà, sicurezza e giustizia fondato su valori comuni e principi unitari.

Ebbene, a conferma di quanto sopra osservato, deve rilevarsi come, secondo Trib. .Monza, 1 febbraio 2010 e Trib. Milano,30 luglio 2007, non è necessario, per intraprendere un'esecuzione sulla base di un titolo esecutivo europeo per crediti non contestati, procedere alla previa spedizione in forma esecutiva del titolo.

Secondo Trib. Tolmezzo,7 marzo 2009 (in Riv. esec. forz., 2009) l'esecuzione intrapresa in base ad un titolo esecutivo europeo non deve invece essere preceduta dalla notifica del precetto.

Bibliografia

Lupoi, Di crediti non contestati e procedimenti di ingiunzione: le ultime tappe dell'armonizzazione processuale in Europa, in Riv. trim. dir. proc. civ., 2008, 173 ss.; Pancaldi, La disciplina processualcivilistica delle obbligazioni alimentari alla luce del nuovo regolamento Ce n. 4 del 2009, in Riv. trim. dir. proc. civ. 2010.

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