La verifica di congruità dell’offerta in presenza di voci sottostimate

06 Aprile 2018

Nel caso di offerta economica composta da più voci, il giudizio di anomalia deve considerare l'offerta nella sua totalità, non essendo decisive le incongruità di singoli elementi per escluderne l'attendibilità. Pertanto, laddove le componenti sottostimate siano compensate da altre sovrastimate, deve ritenersi che l'offerta presenti comunque le necessarie garanzie di serietà tali da renderla, nel complesso, congrua.

Nel giudizio sottoposto alle cure del Consiglio di Stato si contestava la legittimità dell'aggiudicazione di un appalto in favore di un operatore economico attivo nel settore dei servizi di vigilanza a causa della presunta anomalia della sua offerta. In particolare, con i motivi di censura dedotti si valorizzava l'irrisorietà di alcune voci di prezzo (pari a € 0,01) che, a detta del ricorrente, avrebbero dovuto certamente determinare l'esclusione dell'aggiudicatario in quanto sintomatiche di una scarsa serietà dell'impegno economico da quest'ultimo assunto.

Il Consiglio di Stato, con la sentenza in commento, muovendo dalla considerazione per cui nelle gare d'appalto non è possibile in modo rigido stabilire una soglia di utile al di sotto della quale l'offerta debba considerarsi presuntivamente sempre incongrua, giacché perfino un utile economicamente modesto può ben attribuire vantaggi significativi all'operatore economico offerente (in termini di qualificazione, pubblicità, curriculum, etc.), ribadisce il ben noto orientamento per cui solo un utile pari a zero è da considerarsi ingiustificabile nonché inattendibile.

Sulla base di tali argomentazioni, il Collegio afferma che se l'offerta economica pari a zero equivale sostanzialmente all'assenza di un'offerta economica, nel caso di un'offerta economica composta da più voci, e che non sia pari a zero, è necessario effettuare una valutazione d'insieme al fine di stabilire se essa, nel suo complesso, presenti gli indefettibili connotati di affidabilità e serietà.

Nel corpo della motivazione si osserva, peraltro, che, nella valutazione delle offerte, le stazioni appaltanti non soltanto devono verificare che l'indicazione di un valore zero di una voce dell'offerta non impedisca la valutazione dell'offerta stessa o delle altre offerte presentate dai concorrenti (ad esempio determinando la sostanziale inapplicabilità della formula matematica per il computo del relativo punteggio), ma hanno altresì il compito di accertare che ciò non sia sintomatico della scarsa serietà della proposta contrattuale nella sua globalità, tenendo anche conto dell'importanza che, nel complessivo assetto dell'offerta, riveste la voce per la quale è stato indicato un valore zero.

La verifica, in ultima istanza, consiste dunque nell'indagare se il concorrente tragga comunque un utile dalla propria offerta complessiva.

Affermati questi principi, il Consiglio di Stato, da ultimo, ha tenuto a precisare che i bandi e le lettere di invito non possono contenere ulteriori prescrizioni a pena di esclusione rispetto a quelle previste dal Codice e da altre disposizioni di legge vigenti. E, se previste, sono comunque nulle ai sensi dell'articolo 83, comma 8 del decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50.

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