Perfezionamento e limiti temporali delle notifiche in forma telematica
19 Marzo 2018
Massima
Ai sensi dell'art. 16-septies, d.l. 18 ottobre 2012, n. 179, qualora la notifica con modalità telematiche venga richiesta, con rilascio della ricevuta di accettazione, dopo le ore 21.00, la notifica si perfeziona alle ore 7.00 del giorno successivo. È pertanto inammissibile, perché non tempestivo, il ricorso per cassazione la cui notificazione sia stata richiesta, con rilascio della ricevuta di accettazione, dopo le ore 21.00 del giorno di scadenza del termine per l'impugnazione. Il caso
Avverso la sentenza di appello che aveva confermato la condanna in primo grado di una parte al pagamento di alcuni importi nei confronti di un soggetto, la parte soccombente proponeva ricorso per cassazione. Il ricorso veniva notificato alla controparte a mezzo PEC l'ultimo giorno utile per proporre impugnazione in cassazione, con generazione sia della c.d. ricevuta di accettazione sia della c.d. ricevuta di avvenuta consegna dopo le ore 21.00. Con il proprio controricorso, la parte resistente eccepiva preliminarmente l'inammissibilità del ricorso per tardività della notifica in quanto effettuata dopo le ore 21.00 dell'ultimo giorno utile. La questione
Quando si perfeziona per il notificante la notifica telematica effettuata dopo le 21.00 del giorno di scadenza del termine per proporre impugnazione? Quali sono gli eventuali profili di illegittimità costituzionale della disciplina prevista in relazione ai limiti temporali delle notificazioni effettuate con modalità telematiche? Le soluzioni giuridiche
La Corte di Cassazione, aderendo alla prospettiva del controricorrente, ha ritenuto il ricorso inammissibile in quanto tardivo. La Suprema Corte, infatti, richiama preliminarmente l'art. 3-bis, l. n. 53/1994 (introdotto dall'art. 16-quater, comma 3, d.l. n. 179/2012 come convertito dalla l. n. 228/2012) che, nel «distingue[re] la posizione di chi effettua la notifica [telematica] e di chi la riceve», prevede che «per il soggetto notificante la notifica si perfeziona nel momento in cui la richiesta viene accettata dal sistema, generando la ricevuta di accettazione»; diversamente, «per il destinatario si perfeziona nel momento in cui la notifica gli viene consegnata nella casella PEC, e si genera la ricevuta di avvenuta consegna». Tale norma è dettata sulla scorta del c.d. principio di scissione degli effetti della notifica, elaborato dalla giurisprudenza costituzionale (Corte cost. n. 477/2002) e poi recepito anche dal legislatore (art. 149 c.p.c.), che ha come ratio quella di non far «ricadere sul soggetto che effettua la notifica ritardi derivanti da meccanismi che egli non governa e sui quali non ha possibilità di incidere». La norma di cui all'art. 3-bis, l. n. 53/1994, secondo l'ordinanza in commento, non riguarda la problematica dei «termini entro i quali una notifica deve essere fatta e quindi, rimanendo nell'ottica del soggetto notificante, entro i quali egli deve richiedere la notifica» essendo tale questione affrontata dall'art. 16-septies, d.l. n. 179/2012 (introdotto dall'art. 45-bis, comma 2, lett. b), d.l. n. 90/2014 come convertito dalla l. n. 114/2014) il quale, dirimendo le incertezze applicative che si erano generate prima dell'introduzione di tale norma, ha scelto di applicare i limiti temporali (ore 7.00-ore 21.00), fissati dall'art. 147 c.p.c. per le notifiche tradizionali. Secondo la Corte di Cassazione, la scelta operata con l'introduzione dell'art. 16-septies, d.l. n. 179/2012 risponde non tanto ad esigenze di tutela del «diritto delle persone al riposo» posto che «una notifica telematica … perv[iene] e giace … nella casella PEC del destinatario», quanto invece alla tutela del diritto difesa. Sotto tale profilo, osserva la Corte, «se la delimitazione temporale dettata dall'art. 147 c.p.c. non si applicasse alle notifiche telematiche, la notifica mediante PEC effettuata tra le 21 e mezzanotte comporterebbe per il destinatario una perdita di tempo utile nella difesa e quindi la necessità di controllare continuamente lo stato delle notifiche anche in orari da destinare al riposo». La Suprema Corte spiega poi il meccanismo ex art. 16-septiesd.l. n. 179/2012 (che opera «sul concetto di perfezionamento» in base al quale: 1) si estendono «le delimitazioni di orario dettate per le notificazioni effettuate tramite ufficiale giudiziario anche alle notificazioni telematiche (prima parte 2) si «trasforma quello che nell'art. 147 è un divieto di compiere materialmente l'atto in un meccanismo per cui la notificazione se viene comunque eseguita, si considera perfezionata solo alle 7 del giorno dopo». Nel fare ciò, il Legislatore «non ha distinto la posizione del notificante da quella del destinatario della notifica», ancorché «[t]ale distinzione continuerà a valere, secondo la regola generale dettata dall'art. 3-bis, nel senso che se il notificante ha richiesto la notifica prima delle 21 e la consegna è avvenuta dopo le 21, la notifica si è perfezionata quel giorno, in quanto rimane fermo che per lui ciò che vale è la ricevuta di accettazione della richiesta. Ma se invece egli ha richiesto la notifica dopo le 21, il perfezionamento, per espressa previsione normativa, si considera avvenuto alle 7 del giorno dopo». La Corte osserva, inoltre, come il Legislatore stesso avrebbe potuto adottare soluzioni alternative, ad esempio «disponendo che la notifica si considera perfezionata alle 7 del giorno dopo solo per il destinatario della notifica». Ciò tuttavia non è stato, e non può certo essere l'interprete a sviluppare soluzioni alternative, poiché diversamente «[l]a giurisdizione entrerebbe nel campo riservato alla legislazione». Dopo aver richiamato in senso adesivo precedenti di legittimità che hanno offerto soluzione analoga a quella in commento (Cass. n. 8886/2016 e Cass. n. 21915/2017), la Cassazione esclude infine profili di illegittimità costituzionale dell'art. 16-septies, d.l. n. 179/2012. In particolare, pur «consapevole che la questione è stata sollevata dalla Corte d'appello di Milano» essa non ritiene di sollevare questione di legittimità costituzionale dal momento che «[l]a soluzione adottata dal legislatore, volta a tutelare il diritto di difesa del destinatario della notifica, non è tale da sconfinare in una violazione del diritto di difesa del notificante, che rimane nella medesima condizione di chi notifica con metodo tradizionale o di chi sceglie la notifica a mezzo posta ed è soggetto ai limiti di orario degli uffici postali. Né la soluzione legislativa viola il principio di uguaglianza per il tramite di una pretesa irragionevolezza nel trattare in modo simile situazioni difformi, in quanto la possibilità di porre medesimi o analoghi limiti temporali a soggetti che scelgono di adottare tecniche di notifica diverse rientra nello spazio decisionale riservato al legislatore». Osservazioni
La pronuncia in commento appartiene ad un gruppo di ordinanze c.d. gemelle (in particolare, accanto a tale pronuncia, si vedano le ordinanze di cui a Cass. civ., n. 31205/2017; Cass. civ., n. 31206/2017; Cass. civ., n. 31207/2017; Cass. civ., n. 31208/2017; Cass. civ., n. 31209/2017) che costituiscono le prime pronunce di legittimità in materia di limiti temporali delle notifiche telematiche rese successivamente all'ordinanza App. Milano, 16 ottobre 2017 con cui è stata sollevata questione di legittimità costituzionale dell'art. 16-septies, d.l. n. 179/2012 dalla quale la Suprema Corte si discosta nella misura in cui ritiene che tale disposizione sia costituzionalmente legittima. Il contrasto che si viene a generare tra Cassazione e Corte di Appello di Milano tuttavia muove da premesse comuni che superano alcune incertezze interpretative rintracciabili nella giurisprudenza di merito. In particolare, entrambi i Giudici, richiamandosi al principio c.d. di scissione degli effetti della notifica, offrono un'identica interpretazione delle previsioni di cui agli artt. 3-bis, l. n. 53/1994 e 16-quater, comma 3, d.l. n. 179/2012: distinguono il momento di perfezionamento della notifica telematica per il notificante, per il quale occorre fare riferimento alla generazione della ricevuta di accettazione (la prima PEC), e per il destinatario della notifica, in relazione al quale occorre riferirsi alla generazione della ricevuta di avvenuta consegna (la seconda PEC). Per l'effetto, se la ricevuta di accettazione viene generata prima delle ore 21.00 (e prescindendo da quando viene generata la ricevuta di avvenuta consegna), per il notificante la notifica si considera perfezionata il giorno di materiale effettuazione della notifica. Tale risultato interpretativo consente di superare quella giurisprudenza che, senza distinguere la posizione del notificante da quella destinatario (in evidente violazione del disposto delle due disposizioni citate), aveva affermato che la notificazione a mezzo PEC si doveva considerare perfezionata nel momento di generazione della ricevuta di avvenuta consegna, con la conseguenza che il notificante avrebbe dovuto ricevere entro le ore 21.00 del giorno di notifica non solo la ricevuta di accettazione del messaggio di posta elettronica certificata ma anche la ricevuta di avvenuta consegna del messaggio di PEC (cfr. Trib. Milano, 7 settembre 2016, n. 9942). Un'altra conclusione comune a cui pervengono sia la Cassazione sia la Corte d'appello di Milano è l'esclusione della possibilità di interpretare l'art. 16-septies, d.l. n. 179/2012 alla luce del principio c.d. di scissione degli effetti della notifica: in altri termini, entrambi i Giudici non ritengono che il meccanismo che posticipa il perfezionamento della notifica effettuata dopo le ore 21.00 alle ore 7.00 del giorno successivo valga solo per il destinatario della notifica, ben potendo il notificante effettuare con piena efficacia una notifica fino alle ore 24.00 (i.e. senza posticipazione del perfezionamento della notifica al giorno dopo). In senso contrario, si era invece pronunciata la Corte d'appello di Firenze con la sentenza 189/2017 che aveva ritenuto tempestiva la notifica effettuata l'ultimo giorno utile per proporre impugnazione nonostante la prima PEC avente ad oggetto la ricevuta di accettazione fosse stata generata dopo le 21.00 (ma prima delle 24.00). Quanto all'interpretazione sostenuta dalla Corte di Cassazione e dalla Corte d'appello di Milano, si vedano, invece, inter alia, oltre ai due precedenti di legittimità citati dalla Suprema Corte (Cass. n. 8886/2016 e Cass. n. 21915/2017), anche la Corte d'appello di Brescia n. 401/2017 che ha ritenuto tardiva la notifica effettuata l'ultimo giorno utile per proporre appello in un caso dove la ricevuta di avvenuta consegna è stata generata alle 21.01, senza dimostrazione da parte dell'appellante che la procedura di notifica fosse stata iniziata prima delle ore 21.00. Si vedano anche concrete applicazioni di tale orientamento in App. Milano n. 539/2017, Trib. Napoli n. 9196/2017, Trib. Ferrara n. 943/2017, Trib. Napoli n. 9280/2016. Ciò che tuttavia sembra distinguere la Corte di Appello di Milano dalla Corte di Cassazione riguarda gli effetti legati all'impossibilità di applicare il principio di scissione degli effetti della notifica all'art. 16 septies, d.l. n. 179/2012: mentre infatti per i Giudici di legittimità la mancata adozione di tale principio da parte del Legislatore è frutto di una scelta discrezionale che non viola diritti costituzionalmente garantiti (in particolare, il diritto di difesa), la Corte d'appello di Milano afferma invece che l'art. 16-septies potrebbe essere costituzionalmente legittimo solo se coordinato con il principio di scissione soggettiva degli effetti della notifica, in mancanza del quale tale norma risulterebbe in violazione degli artt. 3, 24 e 111 Cost.. In merito, va osservato che la Corte di appello di Milano sviluppa l'intero ragionamento erigendo a "stella polare" proprio il principio di scisssione degli effetti della notifica. Tuttavia, è discutibile che il principio in questione nasca e assolva alla funzione di estendere il termine a difesa della parte notificante e non operi invece per escludere gli effetti pregiudizievoli in caso di ritardo o vizio della notifica per cause fuori dall'ambito di controllo, e quindi di responsabilità, dello stesso (in questa direzione, App. Milano n. 1853/2016 che esclude l'esistenza di profili di incostituzionalità dell'art. 16-septies, d.l. n. 179/2012). In questo senso, tenuto conto dell'attuale contesto normativo e tecnico, non pare vi siano ragioni ostative (di carattere sostanziale ed anche costituzionale) per cui non possa trovare applicazione il principio di scissione degli effetti della notifica anche alle notifiche telematiche. Si prenda l'esempio di un malfunzionamento del server di posta elettronica certificata del notificante il quale, dopo aver tempestivamente inviato il messaggio di notifica via PEC, riceva la ricevuta di accettazione oltre il termine a causa di un ritardo imputabile, quindi, esclusivamente al gestore del server. In tal caso, non vi è motivo per cui la notifica non possa essere fin da subito considerata tempestiva per il notificante (che dovrà comunque dimostrare tale tempestività). Sotto diverso profilo, si può ritenere che il meccanismo introdotto dall'art. 16-septies, d.l. n. 179/2012, senza la necessità di prevedere un espresso divieto di notifica dalle ore 21.00 alle ore 7.00, tuteli comunque adeguatamente la sfera del destinatario: quest'ultimo, infatti, nella consapevolezza che una notifica effettuata dalle ore 21.00 alle ore 24.00 produce i suoi effetti il giorno seguente, è esonerato dal continuo monitoraggio, anche in orario notturno, della propria casella PEC, potendo pertanto riposarsi senza alcun disturbo in tale fascia oraria e/o esercitare pienamente il proprio diritto di difesa a partire dalla giornata successiva. |