L'efficacia degli atti compiuti dal fallito dopo il fallimento

La Redazione
15 Maggio 2018

In tema di disciplina applicabile agli atti compiuti dal fallito dopo il fallimento, applicabile anche in caso di liquidazione coatta amministrativa, quest'ultimo può far proprio il saldo attivo del conto corrente corrispondente all'utile realizzato ex art. 42, comma 2, l.fall. solo alla concorrente presenza di due condizioni: la riferibilità della fattispecie concreta a una nuova impresa e l'esistenza di passività da dedurre consistenti precisamente in obbligazioni derivanti dal titolo o, comunque, inerenti all'acquisto.

In tema di disciplina applicabile agli atti compiuti dal fallito dopo il fallimento, applicabile anche in caso di liquidazione coatta amministrativa, quest'ultimo può far proprio il saldo attivo del conto corrente corrispondente all'utile realizzato ex art. 42, comma 2, l.fall. solo alla concorrente presenza di due condizioni: la riferibilità della fattispecie concreta a una nuova impresa e l'esistenza di passività da dedurre consistenti precisamente in obbligazioni derivanti dal titolo o, comunque, inerenti all'acquisto.

Il caso. Il Commissario liquidatore di una società cooperativa in liquidazione coatta amministrativa chiedeva la condanna – innanzi al tribunale - di una banca alla restituzione del residuo saldo attivo di conto corrente intestato alla società in L.C.A. maturato alla data di apertura della procedura ed al versamento in sue mani di tutte le ulteriori somme ivi affluite successivamente. Il succitato conto, infatti, era rimasto aperto per un certo periodo di tempo dopo l'apertura del procedimento ed era stato effettivamente movimentato. Successivamente, in accoglimento delle domande formulate dal commissario, il tribunale rilevava che le norme degli artt. 78 e 44 l.fall. – applicabili anche in caso di liquidazione coatta amministrativa – sanciscono lo scioglimento automatico del contratto di conto corrente al momento dell'avvio della procedura e l'inefficacia di tutti i pagamenti fatti o ricevuti dall'impresa dopo la relativa dichiarazione, senza possibilità di distinguere tra quelli riguardanti un'impresa proseguita o invece iniziata ex novo dal fallito. La banca impugnava il provvedimento del Tribunale avanti la Corte d'appello la quale accoglieva l'atto d'impugnativa. Avverso tale provvedimento, la società cooperativa proponeva ricorso in Cassazione.

Per escludere l'applicazione dell'art. 44 l.fall. occorre la sussistenza di un nesso di pertinenza specifica. Secondo la S. Corte, da un lato mettere sullo stesso piano il caso della prosecuzione dell'impresa effettuata dal curatore sulla base delle occorrenti autorizzazioni e dei previsti controlli a quello della prosecuzione dell'impresa posta in essere dal fallito in difetto di ogni autorizzazione senza alcun controllo significherebbe vanificare il regime del cd. esercizio provvisorio delineato dal sistema della legge fallimentare, sì che solo in caso di impresa iniziata ex novo può ipotizzarsi che il fallito faccia proprio l'utile netto di tale attività. Dall'altro, non è comunque corretto ipotizzare una sorta di “riconduzione automatica” dei movimenti di conto corrente all'esercizio della nuova impresa; per escludere l'applicazione dell'art. 44 l.fall. occorre, invece, la sussistenza di un nesso di pertinenza specifica, sia in punto di prelievi, sia in punto di versamenti.

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