Il soccorso istruttorio può sanare carenze formali dei documenti presentati, non carenze essenziali inerenti alla formulazione e al senso dell’offerta

Francesca Tedeschi
04 Luglio 2018

Non è possibile attivare il rimedio del c.d. soccorso istruttorio per supplire a carenze essenziali inerenti alla formulazione e al senso dell'offerta. Diversamente opinando si consentirebbe al concorrente negligente la possibilità di completare l'offerta successivamente al termine finale stabilito dal bando in violazione del principio di par condicio tra i partecipanti alla gara.

Il caso. La vicenda posta all'attenzione del Collegio ha ad oggetto il provvedimento di aggiudicazione della gara a procedura aperta adottato dalla stazione appaltante nei confronti della prima classificata. Il ricorrente lamenta, tra l'altro, la violazione del disposto di cui al comma 9 dell'art. 89 del d.lgs. 50/2016 per non avere la Stazione Appaltante concesso allo stesso il soccorso istruttorio volto a chiarire che il ribasso offerto non era quello indicato in lettere, bensì quello indicato in cifre. Il T.A.R. ha ritenuto legittimo il provvedimento di aggiudicazione per due ordini di ragioni: da un lato, la lex specialis di gara prevedeva espressamente che, in caso di discordanza tra il ribasso offerto espresso in cifre e quello espresso in lettere, si deve aver riguardo a quello espresso in lettere e, dall'altro, lo stesso comma 9 dell'art. 89 non può esplicare i propri effetti in relazione alle offerte vere e proprie che non sono dichiarazioni di scienza ma manifestazioni di volontà negoziale e che quindi non tollerano interventi che non siano meramente specificativi, pena la violazione della par condicio tra i competitori. Nel caso sottoposto all'attenzione del Collegio, peraltro, si riconosceva, per espressa disposizione del disciplinare di gara, ai concorrenti la facoltà di modificare i dati già trasmessi esclusivamente entro e non oltre la data e l'ora fissate per la presentazione delle offerte. Il Collegio, a sostegno delle proprie motivazioni, richiama altresì l'art. 6 R.D. n. 1669 del 1933 e 9 R.D. n. 1736 del 1933 che disciplinano gli assegni e le cambiali stabilendo che, nell'ipotesi di discordanza tra sconto in lettere e sconto in cifre, deve darsi prevalenza al primo.

La questione giuridica. La questione giuridica sottesa alla decisione in commento riguarda i limiti che incontra il potere della stazione appaltante di attivare il c.d. soccorso istruttorio. In particolare, si discute se l'istituto del soccorso istruttorio può trovare applicazione per colmare carenze dell'offerta economica al pari di quella tecnica giungendo ad una conclusione di segno negativo in totale sintonia con quanto prevedeva altresì l'art. 46, comma 1 bis, del d.lgs. 163/2006.

La soluzione adottata. Il Collegio, partendo dal principio generale secondo cui la dichiarazione resa in sede di offerta non costituisce dichiarazione di scienza, bensì dichiarazione di volontà negoziale quale fonte di eventuali futuri impegni contrattuali, giunge ad affermare che “secondo il principio dell'auto-responsabilità in campo negoziale la parte assume l'impegno che risulta dal senso, in primo luogo letterale, delle sue dichiarazioni così come oggettivamente esternate”. Aprire la possibilità per l'offerente, posto nelle condizioni dalla stazione appaltante di esternare correttamente la predetta volontà, di modificare ovvero specificare o integrare la stessa in un momento successivo al termine di presentazione delle offerte, comporterebbe un'inammissibile violazione del principio della par condicio nonché la violazione del surrichiamato comma 9 dell'art. 89 del d.lgs. 50/2016. Il soccorso istruttorio, conclude il T.A.R., non può quindi trovare applicazione quanto si è di fronte ad una carenza essenziale afferente alla formulazione ed al senso dell'offerta economica che, per definizione, non è sanabile.

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