Limiti di spesa e diritto alla salute del minore disabile
26 Luglio 2018
Il caso. I genitori di una minore gravemente disabile chiedevano in via urgente dichiararsi il diritto della propria figlia ad essere sottoposta a trattamento riabilitativo in regime di seminternato grave, ai sensi dell'art. 26, l. 23 dicembre 1978, n. 833, per n. 280 giorni e per prestazioni in regime di assistenza semiresidenziale estensiva con oneri e spse a cura della Asl di Bari. La Asl, costituitasi in giudizio, negava le prestazioni sulla base del fatto che le stesse eccedevano dai limiti di spesa programmati.
Limiti di spesa e diritto alla salute del minore disabile. In materia di prestazioni ad elevata integrazione sanitaria i commi 4 e 5, art. 3-septies, d.lgs. 30 dicembre 1992, n. 502, stabiliscono che “Le prestazioni sociosanitarie a elevata integrazione sanitaria sono assicurate dalle aziende sanitarie e comprese nei livelli essenziali di assistenza sanitaria, secondo le modalità individuate dalla vigente normativa e dai piani nazionali e regionali, nonché dai progetti-obiettivo nazionali e regionali”.
Va detto che le disposizioni finalizzate ad assicurare la razionalizzazione della spesa sanitaria, al duplice fine di garantire prestazioni adeguate per tutti e di contenere gli oneri per la collettività, si risolvono in norme di azione amministrativa che creano vincoli di gestione per gli amministratori. Ciò significa che esse assumono rilevanza nei riguardi degli utenti del servizio sanitario solo nei limiti in cui coinvolgano l'esercizio del potere di autoorganizzazione dell'ente pubblico.
I limiti di spesa che ne risultino non possono incidere sul diritto alla prestazione in sé e per sé, trattandosi di diritto primario inerente al bene fondamentale della salute, garantito dalle norme costituzionali e dalle disposizioni generali dell'ordinamento sanitario. Al più, detti limiti di spesa possono incidere solo sulle modalità di erogazione della prestazione, o nel senso di limitare il diritto di scelta o nel senso di chiamare gli assistiti a contribuire alla spesa.
A ciò aggiungasi che la normativa in parola va interpretata alla luce non solo dei principi costituzionali, ma anche alla stregua dell'art. 26, Carta di Nizza e della Convenzione ONU del 2006 sui diritti dei disabili, ratificata dall'Italia con l. 3 marzo 2009, n. 18 e dall'Unione Europea con decisione 2010/48/CE, ossia in funzione della tutela della persona disabile. |