La notifica inviata all’indirizzo PEC sbagliato si considera omessa

Redazione scientifica
21 Settembre 2018

La notifica inviata all'indirizzo PEC di un altro difensore, benché omonimo, si considera omessa in quanto non idonea a determinare la conoscenza dell'atto notificato in capo all'imputato.

Notifica inviata all'indirizzo PEC sbagliato. Poiché la Corte d'Appello di Napoli ha confermato la sentenza del Tribunale con cui l'imputato è stato condannato per il reato di lesioni, avverso tale decisione l'imputato propone ricorso per cassazione denunciando la nullità assoluta della decisione di secondo grado. Sostiene il ricorrente che, avendo eletto domicilio presso lo studio del proprio difensore di fiducia, non ha ricevuto la notifica del decreto di citazione per il giudizio di appello presso il difensore domiciliatario ed dunque risultato contumace. Aggiunge l'imputato che, successivamente, ha verificato che la suddetta notifica non era giunta al destinatario poiché inviata via PEC all'indirizzo di un altro difensore, omonimo del proprio difensore domiciliatario ma appartenente ad un foro diverso.

Processo penale: notifica a mezzo PEC al difensore. La Corte, nell'affrontare la questione, premette che nel processo penale la possibilità di notificare telematicamente al difensore la copia dell'atto destinata all'imputato è stata sancita dalla giurisprudenza del Supremo Collegio, che ha ritenuto che l'esclusione della possibilità di utilizzare la PEC per le notificazioni all'imputato (art. 16, comma 4, d.l. 16 ottobre 2012. n. 179) deve essere riferita solamente alle notifiche effettuate direttamente alla persona fisica dello stesso e non a quelle eseguite mediante consegna della copia al difensore, «seppure nell'interesse dell'assistito».
Nella fattispecie, i Giudici desumono che il decreto di citazione per il giudizio di appello è stato notificato ad un indirizzo PEC sbagliato, a causa di un errore della Cancelleria che non ha correttamente individuato tra i due omonimi chi fosse l'effettivo difensore dell'imputato (nonostante i due professioni avessero due codici fiscali e due indirizzi PEC differenti).
Da ciò consegue che la notifica all'imputato debba considerarsi omessa, poiché non idonea a determinare la conoscenza dell'atto notificato in capo all'imputato.
Pertanto, Cassazione accoglie il ricorso e annulla la sentenza impugnata, con rinvio ad altra sezione della Corte d'Appello per nuovo giudizio.

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