Effetti della sospensione dell'efficacia esecutiva del titolo sulla procedura esecutiva in corso
31 Ottobre 2018
Massima
Nel caso in cui venga sospesa l'efficacia del titolo esecutivo in base al quale il creditore interviene nell'esecuzione, non può darsi luogo all'accantonamento delle somme ai sensi dell'art. 510, comma 3, c.p.c., non essendo tale ipotesi espressamente prevista dalla norma in esame, la quale è norma eccezionale e non può applicarsi per via analogica. Deve invece – senza alcuna discrezionalità in capo al giudice – disporsi la sospensione del giudizio di esecuzione (ovvero della distribuzione), ai sensi dell'art.623 c.p.c., la quale segue automaticamente ad altra pregressa sospensione, interna o esterna al giudizio di esecuzione, e che si distingue da quella di cui all'art. 512, comma 2, c.p.c., la quale è disposta solo nel caso in cui sorgano controversie nella fase satisfattiva. Il caso
Nel provvedimento in questione il giudice dell'esecuzione era chiamato a pronunciarsi su un progetto di distribuzione (delle somme ricavate da una vendita forzata immobiliare) predisposto dal delegato alla vendita. In particolare, in tale occasione il giudice dell'esecuzione del tribunale di Rovigo ha avuto modo di statuire sulle due questioni sinteticamente riassunte nelle massime riportate all'inizio della nota:
Una volta compiute tali importanti valutazioni, insieme ad altre sulle quali non ci si concentra nella presente sede, il giudice dell'esecuzione ha dichiarato, con la medesima ordinanza, esecutivo il progetto di distribuzione predisposto dal delegato. La questione
La questione sulla quale l'ordinanza in commento si sofferma più estesamente è quella che concerne gli effetti, sulla esecuzione e sulla distribuzione delle somme, della sopravvenuta sospensione dell'efficacia esecutiva del titolo posto a base di un atto di intervento. Non è questa, ovviamente, la sede per ripercorrere l'intero tema dell'intervento nella procedura esecutiva (si veda, sul punto, G. Lauropoli, Intervento (nell'esecuzione forzata), su ilProcessoCivile.it). La sospensione dell'efficacia esecutiva del titolo, laddove il provvedimento sospensivo reso da parte del giudice del merito (ma analoghe considerazioni possono svolgersi anche per la sospensione dell'efficacia esecutiva del titolo operata dal giudice della opposizione a precetto) sopravvenga rispetto all'inizio dell'esecuzione, comporta ordinariamente la sospensione dell'esecuzione ai sensi dell'art. 623 c.p.c. (se, invece, il titolo fosse già stato sospeso anteriormente all'inizio dell'esecuzione, la stessa dovrebbe ritenersi viziata ab origine). Questo certamente vale con riferimento alla procedura esecutiva nella quale sia presente un solo creditore, ossia il creditore procedente che abbia richiesto ed ottenuto il pignoramento. Cosa avviene, invece, nel caso in cui nella procedura esecutiva siano presenti una pluralità di creditori (procedente ed intervenuti) e ad essere sospeso nella sua efficacia esecutiva sia soltanto uno dei titoli posti a base della procedura? Questo, in estrema sintesi, il quesito che il giudice dell'esecuzione del tribunale di Rovigo si è trovato ad affrontare. Le soluzioni giuridiche
In effetti, come pure dà atto l'ordinanza che si annota, sulla questione non risultano presenti significativi precedenti giurisprudenziali ed anche le posizioni espresse dagli autori che maggiormente si sono interessati della materia non risultano sempre univoche. Le soluzioni sul tavolo, a fronte della cennata situazione, sono diverse: si potrebbe, così affermare che per effetto della intervenuta sospensione dell'efficacia esecutiva del titolo posto a base dell'intervento lo stesso non possa trovare alcuna soddisfazione nella procedura esecutiva, non essendo configurabile, ad avviso di alcuni autori, una sospensione parziale dell'esecuzione ex art. 623 c.p.c.; altra possibilità è quella di sospendere parzialmente l'esecuzione ai sensi dell'art. 623 c.p.c., disponendo che una parte delle somme oggetto di distribuzione restino accantonate fino al venir meno della causa di sospensione; ultima soluzione è quella di ritenere applicabile, al caso di specie, l'art. 510 c.p.c.. Quanto alla prima soluzione sopra prospettata, la stessa all'evidenza risulta insoddisfacente: non si vede perché la posizione del singolo creditore che ha visto sospendere l'efficacia esecutiva del suo titolo dovrebbe essere diversa a seconda che nella procedura vi siano una pluralità di creditori intervenuti oltre al procedente (nel quale caso, stando alla prima ipotesi prospettata, tale creditore non avrebbe alcuna soddisfazione), ovvero un solo creditore procedente (nel qual caso certamente la procedura verrebbe sospesa ai sensi dell'art. 623 c.p.c., con conseguente accantonamento delle somme eventualmente ricavate dalla procedura fino al venir meno della causa di sospensione). Quanto alla terza soluzione prospettata, quella concernente la possibilità di applicare, in un caso come quello in esame, l'art. 510 c.p.c., all'adozione della stessa, pur ritenuta senz'altro configurabile da alcuni autori, sembra ostare la stessa lettera dell'art. 510, comma 2, c.p.c., il quale prevede che all'accantonamento in sede di distribuzione possa procedersi solo nel caso in cui nella procedura esecutiva siano intervenuti creditori privi di titolo esecutivo e per il tempo strettamente necessario a consentire a detti creditori di munirsi di un valido titolo (nel presente caso, infatti, non si verte in ipotesi di intervento ab origine non titolato – ammesso a certe condizioni dall'art. 499, comma 1, c.p.c. – ma di un intervento originariamente fondato su valido titolo esecutivo). La strada che viene privilegiata nella ordinanza in commento è invece quella della sospensione ex art. 623 c.p.c.. Una sospensione parziale della procedura che non pregiudica l'interesse degli altri creditori (quelli non coinvolti dal provvedimento di sospensione dell'efficacia esecutiva del titolo) ad ottenere una immediata distribuzione delle somme ricavate dalla vendita e che impone l'accantonamento delle somme spettanti al creditore attinto dal provvedimento di sospensione dell'efficacia esecutiva del titolo fino al venir meno della causa di sospensione. Una soluzione, quella adottata dal tribunale di Rovigo, che può ritenersi condivisibile, a condizione però che una tale soluzione non si discosti, nei suoi effetti pratici, dal modello procedimentale disegnato dal citato art. 510 c.p.c.. All'esito dunque del provvedimento di sospensione parziale dell'esecuzione ex art. 623 c.p.c. vi sarà la immediata distribuzione delle somme ricavate dalla procedura in favore dei creditori non colpiti dal provvedimento di sospensione dell'efficacia esecutiva del titolo (distribuzione che avverrà, in caso di incapienza della procedura, nel rispetto degli eventuali diritti di prelazione vantati e, per il resto, in proporzione dei rispettivi crediti azionati) e l'accantonamento della somma spettante, sulla base del piano di riparto, al creditore il cui titolo sia stato sospeso nella sua efficacia esecutiva, fino al venir meno della causa di sospensione. Una volta venuta meno la causa di sospensione, con la conferma del credito sancito dal titolo originariamente posto in esecuzione, il creditore chiederà la riassunzione della procedura per vedersi assegnare le somme medio tempore accantonate. Laddove, invece, il titolo già sospeso venisse, all'esito del giudizio di merito, del tutto revocato, sarà onere degli altri creditori (procedente ed intervenuti), eventualmente rimasti parzialmente insoddisfatti all'esito della precedente distribuzione, chiedere la fissazione di udienza, al fine di pervenire alla elaborazione di un nuovo piano di riparto concernente le somme a suo tempo accantonate. Se, viceversa, tutti i creditori (procedenti ed intervenuti) fossero stati soddisfatti all'esito della prima distribuzione, una volta intervenuta la revoca del titolo posto a base dell'intervento che aveva dato origine all'accantonamento, non resterà che disporre lo svincolo delle somme a suo tempo accantonate in favore del debitore esecutato.
Osservazioni
Soluzioni non sempre agevoli, quelle che si pongono concretamente all'attenzione del giudice dell'esecuzione. Si pongono infatti situazioni rispetto alle quali non sempre e non necessariamente la lettera della norma fornisce chiare soluzioni, imponendosi in questi casi all'interprete soluzioni ermeneutiche che valorizzino le esigenze più specifiche della procedura esecutiva: quelle di garantire, per quanto possibile con speditezza, la piena soddisfazione dei creditori, senza comprimere le ragioni del debitore esecutato. |