È inutilizzabile, ai fini dell’autocertificazione prescritta dalla lex specialis di gara, il documento di identità inserito nella busta amministrativa

Leonardo Droghini
13 Dicembre 2018

La presenza del documento di identità dei sottoscrittori nella busta amministrativa non vale ad attribuire la consistenza o il valore di “autocertificazione” alla dichiarazione resa dal concorrente circa il possesso di automezzi (prevista dalla lex specialis a pena di esclusione dalla gara), posto che l'autocertificazione non può che essere intesa come uno strumento specifico, connotato da una propria autonomia, non integrabile e, dunque, non configurabile in virtù del mero richiamo di documentazione prodotta ad altri fini; né tale carenza è suscettibile di regolarizzazione mediante il soccorso istruttorio, trattandosi di un'ipotesi di incompletezza dei documenti richiesti dal bando di gara del tutto differente dalle ipotesi di carenza di “qualsiasi elemento formale” della domanda di partecipazione.

Il caso. Il RTI ricorrente era escluso da una procedura ristretta per avere presentato l'offerta tecnica senza idonee autocertificazioni – richieste dalla lex specialis, a pena di esclusione, per attestare la disponibilità dei veicoli con cui effettuare il servizio in appalto – invero prodotte dal RTI, ma senza allegare la copia del documento di identità dei legali rappresentanti.

A fondamento del gravame, i ricorrenti sostenevano che i documenti erano comunque presenti nella busta amministrativa e che, comunque, la mancanza avrebbe dovuto essere sanata tramite il soccorso istruttorio.

La decisione. Il Collegio ha rigettato il ricorso affermando, in via preliminare, che ben poteva la lex specialis, consentendolo l'art. 83, d.lgs. n. 50 del 2016, prescrivere che l'offerta tecnica dovesse contenere la produzione di documentazione valida a comprovare la disponibilità degli “automezzi” da utilizzare, individuata in “documenti/certificati”, ma anche - in linea, peraltro, con principi di carattere generale – in “autocertificazioni”, disciplinate dal d.P.R. n. 445 del 2000, pena l'incompletezza, l'insufficienza o la non rispondenza dell'offerta tecnica presentata all'offerta richiesta.

È poi noto che affinché sia riscontrabile un'“autocertificazione”, il soggetto che produce la dichiarazione deve corredare quest'ultima della copia del proprio documento di identità, pena l'insussistenza dei presupposti all'uopo prescritti dal d.P.R. n. 445 del 2000 (artt. 47 e 38).

Ciò precisato, il Collegio ha affermato che la presenza del documento di identità dei “sottoscrittori” nella busta amministrativa non vale a sopperire la carenza o, meglio, non vale ad attribuire la consistenza ovvero il valore di “autocertificazione” alla dichiarazione resa per gli automezzi, posto che l'autocertificazione non può che essere intesa come uno strumento specifico, connotato da una propria autonomia, non integrabile e, dunque, non configurabile in virtù del mero richiamo – operato, peraltro, a seguito della disposizione dell'esclusione dalla gara - di documentazione prodotta ad altri fini, pena, tra l'altro, l'evidente venire meno del “valore probatorio privilegiato” che caratterizza la stessa.

Inoltre, una carenza del tipo di quella in trattazione non è suscettibile di essere sanata in virtù del ricorso al “soccorso istruttorio”, incidendo direttamente sul contenuto dell'offerta tecnica e risultando, perciò, del tutto differente dall'ipotesi in cui sia riscontrabile la “carenza di qualsiasi elemento formale della domanda di partecipazione”.

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