Il perfezionamento nel deposito telematico e nella notifica telematica. Ricostruzione delle discipline di riferimento
11 Marzo 2019
Massima
L'accettazione del deposito avvenuta per difficoltà del sistema di inserimento della notifica nella corretta casella telematica non può determinare la tardività della notifica, dovendo guardarsi, per il notificante all'emissione della ricevuta di accettazione. Il caso
Nell'ambito di una controversia in materia di riconoscimento della protezione internazionale, il ricorso proposto avverso la decisione della Commissione territoriale veniva dichiarato inammissibile dal Tribunale per tardività poiché l'accettazione del deposito telematico da parte della cancelleria competente interveniva oltre il termine perentorio di impugnazione (trenta giorni dalla notifica della decisione ex art. 35-bis, co. 2 d. lgs. n. 25/2008). La questione
Quali sono i presupposti per il perfezionamento del deposito telematico? E quali i presupposti relativi al perfezionamento della notifica telematica? Quali sono le fonti normative applicabili? Le soluzioni giuridiche
La Corte di Cassazione, con la pronuncia in esame, richiama le fonti normative (art. 3-bis l. n. 53/1994 come introdotto dall'art. 16-quater d.l. n. 179/2012) ed alcuni precedenti (Cass. 30766/2017 e Cass. 20198/2018) relativi alla notifica telematica e, più nello specifico, al c.d. principio di scissione degli effetti della notifica per il quale – come ricorda la pronuncia in commento – per il notificante “il momento perfezionativo è determinato dall'emissione della ricevuta di accettazione” e per il destinatario “da quello di emissione della ricevuta di avvenuta consegna”. Nel caso di specie (si noti di deposito e non di notifica telematica), il Giudice di legittimità, dopo aver rilevato che la “ricevuta di accettazione” (del deposito) era stata emessa entro la scadenza del termine di impugnazione, afferma che “l'accettazione del deposito”, intervenuta “per difficoltà del sistema di inserimento della notifica nella corretta casella telematica” dopo la scadenza del termine, “non può determinare la tardività della notifica” e ciò in quanto deve “guardarsi, per il notificante all'emissione della ricevuta di accettazione”. Su questa base, la Corte ritiene tempestivo il ricorso che era stato invece dichiarato inammissibile dal provvedimento impugnato. Osservazioni
La pronuncia in commento sembra essere incorsa nell'equivoco di ritenere applicabile al deposito telematico la disciplina invece prevista per la notifica telematica, senza tenere in considerazione le norme e i principi che s'interessano specificamente del deposito, e segnatamente del perfezionamento di quest'ultimo. Sembra allora utile ricostruire la disciplina di riferimento dei due diversi istituti anche attraverso l'analisi dei profili di maggiore incertezza interpretativa che sono stati affrontati dalla giurisprudenza degli ultimi anni. In questo modo, risulta agevole verificare come non appaia condivisibile la ratio decidendi della Corte di Cassazione, pur essendo invece corretta, come si vedrà, la qualificazione in termini di tempestività del deposito telematico venuto in rilievo nel caso di specie. In relazione alla notifica telematica, l'art. 3-bis l. n. 53/1994, sulla scorta del c.d. principio di scissione degli effetti della notifica elaborato dalla giurisprudenza costituzionale (inter alia, Corte cost., 20 - 26 novembre 2002, n. 477; Corte cost. 23 gennaio 2004, n. 28 e Corte cost., 14 gennaio 2010, n. 3), distingue il momento in cui la notifica telematica si considera perfezionata per il mittente e per il destinatario.
Così, per chi effettua la notifica, quest'ultima si perfeziona quando viene generata la c.d. ricevuta di accettazione (operativamente, la prima PEC), mentre per il destinatario il perfezionamento della notifica avviene con la generazione della c.d. ricevuta di avvenuta consegna (la seconda PEC). Il profilo di maggiore criticità legato a tale norma riguarda il suo rapporto con l'art. 16-septies d.l. n. 179/2012, il quale, nel richiamare espressamente l'art. 147 c.p.c., estende anche alle notifiche telematiche i limiti orari, 7.00-21.00, fissati da quest'ultima previsione. In relazione al rapporto tra le due norme, la giurisprudenza si è chiesta se il principio di scissione degli effetti della notifica possa condurre ad una interpretazione dell'art. 16-septies tale per cui il superamento dei limiti orari di cui all'art. 147 c.p.c. posticipi alle 7.00 del giorno successivo il perfezionamento della notifica solo nei confronti del destinatario e non anche nei confronti del notificante.
Sul punto, è attualmente pendente un giudizio di legittimità costituzionale originato dalla Corte di Appello di Milano con ordinanza del 16 ottobre 2017 la quale, proprio per il fatto di non ritenere possibile l'interpretazione che precede alla luce del disposto dell'art. 16-septies d.l. n. 179/2012, ha ritenuto che tale previsione violi i principi di uguaglianza e di ragionevolezza nonché il diritto di difesa del notificante, ritenuto limitato in modo irragionevole e sproporzionato.
In relazione alla ricostruzione della disciplina applicabile al deposito telematico, va preliminarmente osservato che la parte che effettua il deposito riceve quattro messaggi PEC (fatte salve ipotesi di anomalie ed errori che possono comportare un flusso diverso):
In considerazione del processo a formazione progressiva del deposito telematico come qui descritto, la questione di maggiore interesse ed impatto pratico che ha affrontato la giurisprudenza ha riguardato il momento nel quale il deposito può considerarsi perfezionato per il depositante (proprio la tematica che ha affrontato la decisione in commento). Alla luce della norma di riferimento in materia, l'art. 16-bis, co. 7 d.l. n. 179/2012 (vedi anche, a livello regolamentare, l'art. 13, comma 2 D.M. 44/2011), la giurisprudenza, dopo alcune oscillazioni (ad es. Trib. Milano 23 aprile 2016 che dà enfasi al messaggio di esito dei controlli automatici ovvero Trib. Avellino 1° giugno 2016 che fa riferimento al messaggio di esito dei controlli manuali), sembra giunta a preferire l'orientamento secondo cui “il momento di perfezionamento del deposito degli atti telematici è quello indicato nella ricevuta di avvenuta consegna della PEC generata dal gestore PEC del Ministero della Giustizia […]” (Trib. Rovigo, 3 febbraio 2017; ex multis, si vedano anche Trib. Roma 17 maggio 2018, Trib. Ravenna 8 maggio 2017 e Trib. Bologna 12 dicembre 2016). Nella giurisprudenza di legittimità interessante è la pronuncia di cui a Cass. 1366/2018 (in relazione ad una ipotesi di continenza di cause in cui il primo giudizio è stato ritenuto pendente proprio con la generazione della RdAC) che motiva il principio che dà rilievo alla RdAC in questi termini: “Orbene è evidente che l'intento del legislatore è quello di prevenire il rischio di ritardi o decadenze incolpevoli a carico della parte per cause alla medesima non imputabili, che possano ricondursi agli eventuali, sebbene non auspicabili, ritardi nella lavorazione degli atti oggetto di invio telematico da parte della cancelleria. Ebbene, se tale rischio non si pone nel caso di tradizionale deposito cartaceo, posto che la ricezione dell'atto da parte della cancelleria implica l'immediata lavorazione, e nel caso di specie, la contestuale iscrizione a ruolo, ciò potrebbe non verificarsi nel caso di deposito telematico, non essendovi necessaria coincidenza cronologica tra l'attività compiuta dalla parte e la successiva lavorazione dell'atto ad opera del personale di cancelleria”.
Per la controparte (e il giudice), invece, secondo parte della giurisprudenza, il perfezionamento del deposito telematico si verifica in occasione dell'accettazione del deposito da parte del cancelliere quando l'atto entra nel fascicolo processuale (cfr. Trib. Avellino 1° giugno 2016). Tra gli effetti che derivano dalla scissione del momento di perfezionamento a seconda della parte considerata, merita segnalare quanto affermato nella Circolare del Ministero della Giustizia del 23 ottobre 2015 “Adempimenti di cancelleria relativi al Processo Civile Telematico” dove si legge che: “Laddove, poi, i termini per il deposito di atti siano scaglionati (per disposizione normativa o per scelta del giudice), in maniera tale che alla scadenza di un primo termine si ricolleghi la decorrenza del secondo (è il caso dei termini di cui agli artt. 183 e 190 c.p.c.), è evidente come il ritardo nell'accettazione del deposito eseguito nel primo termine comporti un'automatica decurtazione del secondo termine, a detrimento dei diritti di difesa (ferma restando la salvezza del termine per la parte che abbia visto generata la ricevuta di avvenuta consegna prima della scadenza)”. In senso analogo cfr. anche Trib. Milano 23 aprile 2016.
In considerazione della ricostruzione normativa e giurisprudenziale che precede, risulta allora evidente l'equivoco in cui è incorso il provvedimento in commento. Nell'applicare le norme e principi relativi alla notifica telematica per valutare la tempestività del deposito telematico, il Giudice di legittimità ha dato rilievo alla “ricevuta di accettazione” la quale non ha alcun effetto per determinare il perfezionamento del deposito telematico. Se fosse stata correttamente applicata la norma di riferimento, l'art. 16-bis, co. 7 d.l. n. 179/2012, come interpretato dalla giurisprudenza maggioritaria, la Corte avrebbe comunque potuto considerare tempestivo il deposito, tuttavia valorizzando la tempestività (non della ricevuta di accettazione, bensì) della RdAC che nel caso di specie – come emerge dal provvedimento – era stata generata prima della scadenza del termine di impugnazione. |