Confermata in appello l’inammissibilità dei ricorsi notificati via PEC in assenza del PTT
01 Aprile 2019
La Commissione Regionale del Lazio ha emesso due sentenze di identico contenuto, rigettando l'appello proposto contro le decisioni di primo grado che avevano dichiarato i ricorsi inammissibili in quanto notificati a mezzo posta certificata in data antecedente alla entrata in vigore nella Regione del Processo Tributario Telematico. Ambedue gli appellanti hanno contestato la decisione dei giudici di primo grado, di dichiarare inammissibili i ricorsi la cui notifica era stata effettuata utilizzando la PEC prima della entrata in vigore del processo telematico, chiedendo che la stessa venisse dichiarata al più irrituale, ma non inesistente, e ciò per equipollenza agli altri mezzi di notificazione ai sensi dell'art. 3-bis della l. n. 53/1994 (Facoltà di notificazioni di atti civili, amministrativi e stragiudiziali per gli avvocati e procuratori legali). I giudici di appello, nel respingere le tesi degli appellanti, hanno ricordato che per le notifiche via PEC nel processo tributario sono state previste regole proprie diverse da quelle del processo civile, in applicazione dell'art. 39, comma 8, del d.l. n. 98/2011, in particolare quelle contenute nel Regolamento del Processo Tributario Telematico (DM 23 dicembre 2013, n. 163 e DM 4 agosto 2015), con la relativa introduzione nel d.lgs. 31 dicembre 1992, n. 546, dell'art. 16-bis, ammettendo la notifica degli atti processuali a mezzo PEC, compresi i ricorsi, ma solo a partire dalla data di entrata in vigore del Processo Tributario Telematico nella Regione ove abbia sede la singola Commissione Tributaria. Ribadiscono, inoltre, i giudici che anche la Corte di legittimità ha in più occasioni affermato la giuridica inesistenza di una notifica effettuata a mezzo PEC prima dei termini di entrata in vigore del processo telematico, reputando che, in tema di contenzioso tributario, essa sia insuscettibile di sanatoria (Ordinanze n. 17941/2016 e n. 18321/2017).
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