Codice Civile art. 1310 - Prescrizione.

Rosaria Giordano

Prescrizione.

[I]. Gli atti con i quali il creditore interrompe la prescrizione contro uno dei debitori in solido, oppure uno dei creditori in solido interrompe la prescrizione [2943 ss.] contro il comune debitore, hanno effetto riguardo agli altri debitori o agli altri creditori [1308].

[II]. La sospensione della prescrizione [2941 s.] nei rapporti di uno dei debitori o di uno dei creditori in solido non ha effetto riguardo agli altri. Tuttavia il debitore che sia stato costretto a pagare ha regresso contro i condebitori liberati in conseguenza della prescrizione.

[III]. La rinunzia alla prescrizione [2937] fatta da uno dei debitori in solido non ha effetto riguardo agli altri; fatta in confronto di uno dei creditori in solido, giova agli altri. Il condebitore che ha rinunziato alla prescrizione non ha regresso verso gli altri debitori liberati in conseguenza della prescrizione medesima.

Inquadramento

La disposizione in commento stabilisce la regola generale per la quale gli atti interruttivi della prescrizione posti in essere dal creditore verso uno dei condebitori solidali spiegano effetto anche nei confronti degli altri, così come l'atto interruttivo della prescrizione proveniente da uno dei creditori solidali verso il comune debitore giova anche agli altri concreditori.

Si tratta di una espressa deroga al generale principio di estensione ai condebitori degli effetti favorevoli e non di quelli sfavorevoli degli atti nei confronti di uno solo di essi (cfr. Rubino, 309).

La S.C. ha recentemente chiarito che, ai fini dell'operatività della richiamata regola generale, non assume rilievo la circostanza che il convenuto non eccipiente sia rimasto contumace nel giudizio incardinato dal comune creditore (Cass. n. 7987/2021).

Il comma 2 precisa, poi, che la sospensione della prescrizione nei rapporti di uno dei debitori o di uno dei creditori in solido non ha effetto riguardo agli altri, fermo il diritto di regresso del debitore costretto a pagare nei confronti dei condebitori liberati in conseguenza della prescrizione.

L'ultimo comma disciplina, infine, la rinuncia alla prescrizione in conformità al generale principio per il quale, ove essa provenga da uno dei condebitori solidali, non nuoce agli altri, mentre se proviene dal debitore ed è indirizzata ad uno dei creditori in solido, giova anche agli altri.

Estensione degli effetti degli atti interruttivi della prescrizione: portata ed ambito applicativo

La giurisprudenza ha, mediante numerosi interventi, progressivamente ricostruito la portata della regola generale enucleata dal comma 1 della disposizione in esame.

Di recente, le Sezioni Unite hanno affermato, a riguardo, il principio per il quale, nel caso di solidarietà tra più obbligati, ex art. 2055 c.c., l'interruzione della prescrizione compiuta dal creditore nei confronti di uno dei soggetti obbligati ha effetto anche nei confronti degli altri condebitori solidali, ai sensi dell'art. 1310, comma 1, c.c., senza che sia richiesto che questi ultimi abbiano conoscenza dell'atto interruttivo, in quanto gli effetti conservativi che tale atto produce incidono direttamente sul rapporto da cui origina l'obbligazione, e non sulla sfera giuridica del singolo condebitore solidale, il quale in conseguenza dell'estensione nei suoi confronti del relativo effetto conservativo dell'interruzione non viene a perdere alcun diritto, né viene inciso in una qualsiasi situazione giuridica soggettiva di cui sia titolare (Cass., Sez. Un., n. 13143/2022).

È stato puntualizzato sotto un primo profilo che la norma riguarda ogni atto interruttivo della prescrizione, quindi sia quelli, come la costituzione in mora, aventi effetti istantanei, sia quelli, inerenti la proposizione della domanda giudiziale, che spiegano effetti permanenti (Cass. n. 2449/1983).

È stato peraltro, precisato, sotto un primo profilo, che il regime più favorevole di interruzione del termine della prescrizione, previsto per le obbligazioni solidali dalla norma in esame, non può valere in caso di crediti plurimi e aventi connotato diverso da persona a persona, sussistendo in tal caso solo una solidarietà dal lato passivo dei danneggianti in conseguenza del fatto illecito, tenuti al risarcimento per l'intero ammontare liquidato, ai sensi dell'art. 2055 c.c. (Cass., III, n. 16341/2018).

Più in generale, la giurisprudenza appare incline a ritenere che il comma 1 della disposizione in esame, dettato in materia di prescrizione, non sia applicabile anche in tema di decadenza, non solo per la chiarezza del testo normativo, riferito solo alla prescrizione, ma anche per la profonda diversità dei due istituti, fondandosi la prescrizione sull'estinzione del diritto che, per l'inerzia del titolare, si presume abbandonato e fondandosi, invece, la decadenza sulla necessità obiettiva di compiere un determinato atto entro un termine perentorio stabilito dalla legge, oltre il quale l'atto è inefficace, senza che abbiano rilievo le situazioni soggettive che hanno determinato l'inutile decorso del termine o l'inerzia del titolare e senza possibilità di applicare alla decadenza le norme relative all'interruzione e/o alla sospensione della prescrizione contemplate dall'articolo indicato (v., da ultimo, in sede applicativa, Trib. Arezzo, n. 267/2018; in senso conforme, nella giurisprudenza di legittimità, tra le altre, Cass. n. 16945/2008; Cass. n. 8288/2000). La S.C. ha tuttavia chiarito che in materia tributaria l'art. 1310, comma 1 c.c., trova invece applicazione anche in tema di decadenza, in ragione della specialità della relativa disciplina procedimentale, trattandosi di attività di diritto pubblico regolata da norme proprie (cfr. Cass. VI, n. 2545/2018, per la quale la tempestiva notifica della cartella di pagamento nei confronti di uno dei condebitori, sebbene inidonea a pregiudicare le posizioni soggettive degli altri obbligati in solido, impedisce che si produca nei confronti degli stessi la decadenza di cui all'art. 25 del d.P.R. n. 602/973).

Con riferimento all'interruzione della prescrizione da parte di uno dei condebitori nei confronti del comune creditore, è stato chiarito che l'eccezione di prescrizione opposta da alcuni dei condebitori solidali non opera automaticamente a favore degli altri, avendo costoro, al fine di potersene giovare, l'onere di farla esplicitamente propria e, quindi, di sollevarla tempestivamente (Cass. III, n. 7800/2010).

Casistica. Ipotesi nelle quali la regola di cui all'art. 1310, comma 1, trova applicazione

La proposizione dell'azione di responsabilità nei confronti di una pluralità di amministratori di società dà luogo ad una fattispecie di litisconsorzio facoltativo e non già necessario, cui consegue comunque l'applicabilità dell'art. 1310 c.c., sicché l'atto interruttivo della prescrizione contro uno di essi ha effetto anche nei confronti degli altri (Cass. I, n. 25593/2023).

La notifica ad una società di persone di un att o interruttivo della prescrizione concernente il debito sociale (nella specie, verbale di accertamento di debito contributivo), che è debito anche dei soci, interrompe, ai sensi dell'art. 1310 c.c., la prescrizione anche nei confronti di questi ultimi; al contrario, la notifica di un atto interruttivo della prescrizione nei confronti del singolo socio è inidonea a produrre effetti nei confronti della società, non potendo, di norma, ricollegarsi alcun effetto interruttivo ad una richiesta di pagamento inoltrata ad un soggetto diverso dal debitore, salvo il caso in cui costui sia rappresentante o comunque, benché privo del potere rappresentativo, abbia agito in tale qualità, qualora risulti applicabile il principio dell'apparenza (Cass. lav., n. 41423/2021).

In tema di prescrizione del diritto al risarcimento del danno derivante da fatto dannoso imputabile a più persone, fonte di responsabilità solidale ex art. 2055 c.c., la natura del titolo di responsabilità, che fonda la pretesa risarcitoria azionata, condiziona l'individuazione del termine di durata della prescrizione per il quale, in caso di coincidenza tra fatto costituente reato e fatto determinativo dell'illecito civile, si applica la più lunga durata stabilita per il primo, in base all'art. 2947, ultimo comma, c.c.; la diversità dei titoli di responsabilità, invece, non incide sulla interruzione del termine di prescrizione di volta in volta rilevante, essendo in tal caso applicabile la regola di cui all'art. 1310 comma 1 c.c., il quale rende l'atto interruttivo compiuto dal creditore contro uno dei debitori in solido efficace anche nei confronti degli altri debitori solidali (Cass. III, n. 22524/2019).

La presentazione dell'istanza di insinuazione al passivo fallimentare, in quanto equiparabile alla domanda giudiziale, determina, ai sensi dell'art. 2945, comma 2 c.c., l'interruzione della prescrizione del credito, con effetti permanenti fino alla chiusura della procedura concorsuale, anche nei confronti del fideiussore del fallito, exart. 1310, comma 1 c.c. (Cass. III, n. 9638/2018).

In tema di assicurazione, entro i limiti del massimale, si hanno due obbligazioni per la medesima prestazione (eadem res debita) e per la stessa causa (eadem causa), per cui assicuratore e danneggiante sono tenuti in solido al ristoro dei danni, sicché l'interruzione della prescrizione operata nei confronti di uno dei debitori in solido, ha effetto riguardo agli altri creditori (Trib. Napoli X, n. 11644/2014, in Ridare.it., marzo 2015).

Nell'ipotesi di coassicurazione con clausola di delega, l'atto di citazione diretto alla sola compagnia delegataria priva del potere di rappresentanza processuale delle altre compagnie coassicuratrici, qualora abbia i requisiti dell'atto di costituzione in mora, pur non comportando nei confronti di queste ultime l'interruzione della prescrizione con effetto eventualmente permanente, è idoneo a determinare l'effetto interruttivo istantaneo (Cass. III, n. 16862/2016).

In tema di sanzioni amministrative, l'atto interruttivo della prescrizione nei confronti di uno dei coobbligati in solido, nelle ipotesi previste dall'art. 6 della l. n. 689 del 1981, produce effetti anche nei confronti degli altri coobbligati, ai sensi dell'art. 1310 c.c., stante il richiamo contenuto nell'art. 28 della citata legge alla disciplina del codice civile per quanto riguarda l'interruzione della prescrizione, senza che assuma rilevanza se il soggetto nei cui confronti è stata interrotta la prescrizione è quello che ha materialmente commesso la violazione o colui al quale la legge estende la corresponsabilità nel pagamento della relativa sanzione, non potendosi distinguere, ai fini di cui al citato art. 1310 c.c., fra coobbligati solidali. Nondimeno, l'estensione degli effetti degli atti interruttivi della prescrizione non si verifica, invece, nella diversa ipotesi, prevista dall'art. 5 della legge predetta, del concorso di più persone nella commissione della violazione, poiché in tal caso difetta il vincolo della solidarietà fra i coobbligati, ciascuno dei quali è tenuto al pagamento della sanzione amministrativa per intero (Cass. III, n. 1550/2018).

La notifica ad una società di persone di un atto interruttivo della prescrizione concernente il debito sociale (nella specie, verbale di accertamento di debito contributivo), che è debito anche dei soci, interrompe, ai sensi dell'art. 1310 c.c., la prescrizione anche nei confronti di questi ultimi (Cass., sez. lav., n. 17640/2017).

Alla responsabilità delle banche a titolo di concorso in atti di mala gestio degli amministratori è applicabile la disciplina di cui all'art. 1310 c.c. in materia di obbligazioni solidali, in virtù della quale gli atti con i quali il creditore interrompe la prescrizione contro uno dei debitori in solido hanno effetto riguardo agli altri condebitori (Trib. Milano, n. 5762/2017, in Ilfallimentarista.it, 28 agosto 2017, con nota di Fossati).

La costituzione di parte civile determina l'interruzione del termine di prescrizione del diritto al risarcimento del danno scaturito dal reato, con effetto permanente fino all'irrevocabilità della sentenza che definisce il processo penale, anche nei confronti dei coobbligati solidali rimasti estranei a quest'ultimo (Cass. III, n. 21049/2024).

Segue. Ipotesi nelle quali la regola di cui all'art. 1310, comma 1, non trova applicazione

Gli atti interruttivi dell'usucapione, posti in essere nei confronti di uno dei compossessori, non hanno effetto interruttivo verso gli altri, in quanto il principio espresso dall'art. 1310 c.c., secondo cui gli atti interruttivi contro uno dei debitori in solido interrompono la prescrizione contro il comune creditore con effetto verso gli altri debitori, trova applicazione in materia di diritti di obbligazione e non di diritti reali, per i quali non sussiste vincolo di solidarietà, dovendosi, invece, fare riferimento ai singoli comportamenti dei compossessori, che favoriscono o pregiudicano solo coloro che li hanno (o nei cui confronti sono stati) posti in essere (Cass. II, n. 11657/2018).

È escluso che la domanda giudiziale diretta a ottenere il rilascio di un immobile, proposta dal proprietario esclusivamente nei confronti del detentore materiale, possa valere a interrompere il decorso del termine di usucapione nei confronti del possessore del bene, rimasto estraneo al relativo giudizio (Cass. II, n. 28721/2013).

In tema di responsabilità dell'appaltatore per rovina e difetti di cose immobili, al termine di decadenza previsto dall'art. 1669 c.c. per la denuncia, presupposto necessario per poter agire per il risarcimento del danno, non è applicabile il principio dell'estensione agli altri condebitori — previsto dall'art. 1310, comma 1 c.c. — dell'effetto di un atto interruttivo della prescrizione compiuto nei confronti di uno di essi, avuto riguardo alla differenza ontologica tra i due istituti della decadenza e della prescrizione, che vieta, a norma dell'art. 12 delle disposizioni sulla legge in generale, l'applicazione alla decadenza, in via di interpretazione estensiva, di una norma che disciplina la prescrizione (Cass. II, n. 21327/2018).

La notifica di un atto interruttivo della prescrizione nei confronti del singolo socio è inidonea a produrre effetti nei confronti della società, non potendo, di norma, ricollegarsi alcun effetto interruttivo ad una richiesta di pagamento inoltrata ad un soggetto diverso dal debitore, salvo il caso in cui costui sia rappresentante o comunque, benché privo del potere rappresentativo, abbia agito in tale qualità, qualora risulti applicabile il principio dell'apparenza (Cass., sez. lav., n. 17640/2017).

In caso di insolvenza del datore di lavoro, il diritto del lavoratore di ottenere dall'INPS - quale gestore del Fondo di garanzia - la corresponsione degli emolumenti retributivi corrispondenti alle ultime tre mensilità lavorative rappresenta un diritto di credito di natura previdenziale, come tale soggetto a prescrizione annuale, distinto ed autonomo dal diritto di credito retributivo al medesimo spettante nei confronti del datore di lavoro, rispetto al quale è pertanto esclusa la fattispecie dell'obbligazione solidale, sicché ne deriva, altresì, che l'eventuale provvedimento passato in giudicato ottenuto nei confronti del datore di lavoro non vale a trasformare in decennale, ai sensi degli artt. 1310 e 2953 c.c., la prescrizione del predetto credito previdenziale nei confronti dell'INPS (Cass. lav., n. 29519/2022).

Segue. Applicazioni in materia tributaria

Alla stregua della disciplina dettata dal codice civile con riguardo alla solidarietà fra coobbligati, applicabile — in mancanza di specifiche deroghe di legge — anche alla solidarietà tra debitori d'imposta, l'avviso di accertamento validamente notificato solo ad alcuni condebitori spiega, nei loro confronti, tutti gli effetti che gli sono propri, mentre, nei rapporti tra l'Amministrazione finanziaria e gli altri condebitori, cui non sia stato notificato o sia stato invalidamente notificato, lo stesso, benché inidoneo a produrre effetti che possano comportare pregiudizio di posizioni soggettive dei contribuenti, quali il decorso dei termini di decadenza per insorgere avverso l'accertamento medesimo, determina pur sempre l'effetto conservativo d'impedire la decadenza per l'Amministrazione dal diritto all'accertamento, consentendole di procedere alla notifica, o alla sua rinnovazione, anche dopo lo spirare del termine all'uopo stabilito (Cass. VI, n. 13248/2017).

Nel caso di dichiarazione congiunta dei redditi da parte dei coniugiexart. 17 della l. n. 114/1977, e per effetto della solidarietà voluta dal legislatore, la tempestiva notifica al marito dell'avviso di accertamento, come della cartella di pagamento, impedisce qualsiasi decadenza dell'Amministrazione finanziaria anche nei confronti della moglie codichiarante: allo stesso modo, la pendenza del processo tra l'Amministrazione finanziaria ed il marito determina la sospensione di qualsiasi termine — di decadenza come di prescrizione — riguardo alla stessa moglie co-dichiarante, trattandosi di un condebitore solidale rimasto estraneo al giudizio, sicché trovano applicazione gli ordinari principi codicistici in tema di obbligazione solidale di cui agli artt. 1310, comma 1, e 2495 c.c. (Cass., sez. trib., n. 1463/2016).

In tema di accertamento dell'Iva, il contribuente, socio illimitatamente responsabile di una società dichiarata fallita, non può invocare l'avvenuta prescrizione in forza dell'art. 57, comma 1, del d.P.R. n. 633/1972, nel caso in cui l'Amministrazione abbia svolto domanda di ammissione al passivo fallimentare, attuando quindi l'interruzione permanente della prescrizione non solo nei confronti della società fallita, ma anche dei coobbligati solidali, ai sensi dell'art. 1310 c.c. (Cass., sez. trib., n. 18675/2008).

In materia tributaria, la notifica alla società di persone della cartella di pagamento concernente il debito sociale, che è debito anche dei soci, interrompe, ai sensi dell'art. 1310 c.c., la prescrizione nei confronti di questi ultimi, purché sia avvenuta entro il termine decennale di prescrizione di cui all'art. 2935 c.c., che decorre da quando il pregresso atto impositivo sia divenuto definitivo (Cass., sez. trib., n. 16712/2006; v., più di recente, con riferimento alle società in nome collettivo, nello stesso senso, Cass., sez. trib., n. 6997/2020).

In tema di sanzioni amministrative per violazione di norme tributarie relative al rapporto fiscale proprio di società o enti con personalità giuridica, l'art. 7, comma 1, del d.l. n. 269/2003, convertito dalla l. n. 326/2003, che ha introdotto il principio della riferibilità esclusiva alla persona giuridica delle sanzioni amministrative tributarie, si applica solo alle violazioni che, alla data di entrata in vigore del decreto (2 ottobre 2003), non siano state ancora contestate o la sanzione irrogata, restando applicabile, diversamente, la previgente disciplina di cui all'art. 11 del d.lgs. n. 472/1997, con operatività della responsabilità solidale tra ente collettivo e legale rappresentante della società in carica all'epoca della violazione, sicché, in tale evenienza, ove la cartella esattoriale sia stata notificata solo alla società, ne risponde anche la persona fisica in quanto l'atto di esercizio della pretesa fiscale nei confronti di uno degli obbligati in solido è opponibile, ex art. 1310 c.c., anche agli altri debitori (Cass., sez. trib., n. 25993/2014).

Sospensione della prescrizione

Il secondo comma della disposizione in esame stabilisce che le cause di sospensione della prescrizione non si estendono agli altri condebitori o concreditori, avendo natura personale (cfr. Giorgianni 680, il quale rileva il venir meno dell'unicità del decorso del termine di prescrizione tra i consorti solidali).

Si precisa, nondimeno, che il condebitore che sia stato costretto ad adempiere, in ragione dell'intervenuta sospensione della prescrizione, ha regresso verso gli altri condebitori che siano stati liberati per effetto della maturazione della prescrizione.

È controverso, in dottrina, se quest'ultima previsione operi anche in tema di solidarietà attiva.

Secondo una prima posizione, infatti, il debitore può eccepire al concreditore che si avvale della sospensione l'estinzione pro quota per prescrizione dei rapporti solidali relativi ai concreditori, il che esclude che gli altri concreditori possano esercitare il regresso verso il concreditore che si avvale della prescrizione (Bianca, 734).

Per altri invece il concreditore nei cui confronti sia maturata la prescrizione ha diritto di regresso verso gli altri concreditori nei cui confronti abbia operato la sospensione della prescrizione e che, per l'effetto, abbiano ottenuto l'adempimento (Rubino, 314).

Rinuncia alla prescrizione

In conformità ai principi generali la rinuncia, ove provenga da uno dei condebitori solidali, non nuoce agli altri, mentre se proviene dal debitore ed è indirizzata ad uno dei creditori in solido, giova anche agli altri.

In applicazione della regola richiamata, si è affermato che in caso di accollo cumulativo, il regime di solidarietà tra accollante ed accollato comporta che la rinunzia del secondo alla prescrizione non sia opponibile al primo (Cass. lav., n. 8166/2020).

Nell'ipotesi di obbligazioni solidali dal lato passivo, il condebitore che abbia eseguito la prestazione, all'esito della sua rinunzia alla prescrizione, non può esercitare il regresso verso gli altri condebitori che si siano liberati in conseguenza della prescrizione (Rubino, 312).

Quanto alla solidarietà attiva, per alcuni deve riconoscersi la possibilità che il debitore contempli con espressa dichiarazione che la rinunzia produca effetti solo in favore del concreditore a cui è resa, ossia che gli effetti siano limitati pro quota (Giorgianni, 680), mentre per altri l'estensione degli effetti della rinunzia non può essere limitata sul piano soggettivo dalla volontà del debitore esternata con espressa dichiarazione (Rubino, 312).

Bibliografia

Amorth, L'obbligazione solidale, Milano, 1959; Bianca, Diritto civile, IV, L'obbligazione, Milano, 1997; Breccia, Le obbligazioni, Milano, 1991; Busnelli, L'obbligazione soggettivamente complessa (Profili sistematici), Milano, 1974, Busnelli, voce Obbligazione soggettivamente complessa, in Enc. dir., Milano, 1979; Di Majo, voce Obbligazioni solidali (e indivisibili), in Enc. dir., Milano, 1979; Fantozzi, La solidarietà tributaria, in Trattato di diritto tributario, diretto da A. Amatucci, Padova, 1994, II, 449; Giorgianni, voce Obbligazione solidale e parziaria, in Nss. D. I., Torino, 1965; Mazzoni, Specie di obbligazioni: solidali e indivisibili, in Trattato di diritto privato, diretto da Rescigno, IX, Torino, 1999; Rescigno, voce Obbligazione, in Enc. dir., Milano, 1979.

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