Codice Civile art. 1314 - Obbligazioni divisibili.Obbligazioni divisibili. [I]. Se più sono i debitori o i creditori di una prestazione divisibile e l'obbligazione non è solidale [1292], ciascuno dei creditori non può domandare il soddisfacimento del credito che per la sua parte, e ciascuno dei debitori non è tenuto a pagare il debito che per la sua parte [11 c.p.c.]. InquadramentoLa norma in esame stabilisce che, in presenza di obbligazioni plurisoggettive, se non sussiste solidarietà, dal lato attivo ovvero da quello passivo, l'obbligazione è parziaria, nel senso che, nel primo caso, ciascun creditore può agire soltanto per ottenere il pagamento della quota di propria spettanza, nel secondo ogni debitore può essere escusso soltanto pro quota (in arg., tra gli altri, Di Majo, 300). Il concetto di obbligazione divisibile è eguale e contrario a quello di obbligazione indivisibile, laddove la divisibilità è la regola e l'indivisibilità l'eccezione, che conseguentemente deve essere dimostrata dal soggetto che la invoca (Segré, Roddi, 1026). Caratteri generali delle obbligazioni divisibiliLe obbligazioni divisibili sono obbligazioni soggettivamente complesse, nelle quali, a differenza di quelle solidali, ciascuno è tenuto o ha diritto all'adempimento nei limiti della sua parte (cfr. Breccia, 176). Presupposto necessario per la divisibilità dell'obbligazione è che la stessa abbia ad oggetto una cosa o un fatto suscettibile di divisione per sua natura ovvero per volontà delle parti (Rubino, 331). Sul piano processuale, è stato da lungo tempo chiarito che non dà luogo a litisconsorzio necessario l'ipotesi in cui, essendovi più creditori di una prestazione divisibile, uno dei creditori agisca per ottenere il pagamento dell'intero credito, pur non trattandosi di obbligazione solidale. Infatti, e vero che, a termini dell'art 1314 c.c., se più sono i creditori di una prestazione divisibile e l'obbligazione non e solidale, ciascuna dei creditori non può domandare il soddisfacimento del credito che per la sua parte; tuttavia, nell'ipotesi considerata, il giudice deve accogliere la domanda nei limiti in cui la riconosca fondata e, quindi, deve pronunciare l'eventuale condanna del convenuto all'adempimento dell'obbligazione soltanto pro quota, senza che la sentenza possa ritenersi inutiliter data (Cass. II, n. 2628/1966, in Riv. dir. proc., 1968, 389, con nota di Giovannelli). Sempre sotto il profilo processuale, è stato precisato, in sede di legittimità, che nel caso di obbligazione pecuniaria divisibile, se il creditore accetta che il debitore paghi l'unitario debito frazionandolo in rate differite, in caso di inadempimento ad una di esse, il giudice competente per valore è individuato dal valore della rata inadempiuta (art. 12, comma 1 c.p.c.), senza che ciò comporti la violazione del principio del giudice naturale (Cass. II, n. 4084/1997). Si ha, invece, obbligazione indivisibile quando la prestazione contemplata deve essere eseguita interamente e congiuntamente dall'unico o da tutti i condebitori ovvero in favore dell'unico o di tutti i concreditori: infatti, la nozione di indivisibilità è indipendente dal riferimento all'obbligazione soggettivamente complessa. Occorre inoltre distinguere l'obbligazione con prestazione complessa da quella dell'obbligazione divisibile (ossia con prestazioni meramente congiunte): nel primo caso, infatti, l'obbligazione non può ritenersi adempiuta se non quando tutte le prestazioni siano state eseguite, mentre nell'altro l'obbligazione non stabilisce invece un nesso fra le varie prestazioni e viene a suddividersi, in realtà, in obbligazioni distinte, cosi che la sorte di ciascuna di esse e indipendente da quella delle altre (Cass. II, n. 3545/1977). Come evidenziato in dottrina, più delicata è l'individuazione, all'interno delle obbligazioni pecuniarie, di quelle divisibili rispetto a quelle solidali, pur nell'ambito delle obbligazioni soggettivamente complesse. In particolare, se al fine di qualificare divisibile o indivisibile l'obbligazione la prestazione è il punto di riferimento essenziale, la solidarietà può costituire una modalità dell'obbligazione parziaria. Pertanto l'ostacolo al frazionamento della prestazione è costituito solamente dalla indivisibilità, sicché il contrapposto dell'obbligazione parziaria è quella indivisibile, mentre la solidarietà non impedisce il frazionamento e l'obbligazione rimane parziaria, solo che ciascuno dei debitori dovrà (e ciascuno dei creditori avrà diritto di ricevere) il tutto, ovvero la somma delle varie prestazioni (Giorgianni, 676). Autorevole dottrina ha quindi posto in evidenza l'inadeguatezza della tradizionale contrapposizione fra obbligazioni solidali ed obbligazioni indivisibili, trattandosi di obbligazioni caratterizzate da vincoli di diversa natura esistenti fra più debitori e più creditori, in quanto la solidarietà rappresenta un vincolo relativo alla fase esecutiva, assumendo nell'ambito delle obbligazioni soggettivamente complesse la qualifica di modalità tipica di attuazione del rapporto obbligatorio, l'indivisibilità concerne un determinato modo di essere della prestazione, che, come tale, vale tanto per le obbligazioni semplici quanto per quelle complesse: se di regola alla indivisibilità del debito corrisponde la solidarietà in fase esecutiva, non sempre e non necessariamente (come si ricava dalla riserva «in quanto applicabili» contenuta nell'art. 1317 c.c.) l'obbligazione indivisibile è solidale (Busnelli, 341 ss.). CasisticaL'obbligazione di risarcire i danni derivati da una costruzione in aderenza al fabbricato dei vicini comproprietari è divisibile perché ha ad oggetto una somma di danaro e pertanto l'azione risarcitoria esercitata da uno di essi non è idonea ad interrompere la prescrizione per gli altri, i quali dunque possono invocare gli effetti riflessi del giudicato favorevole formatosi a favore di uno di loro purché non sia decorso il termine quinquennale di prescrizione, con decorrenza dal fatto generatore del danno (Cass. II, n. 11868/1998). Il versamento del prezzo del fondo riscattato nel termine perentorio stabilito dall'art. 8 l. n. 590/1965, autenticamente interpretato dalla l. n. 2/1979, costituisce condicio iuris del trasferimento della proprietà al retraente e deve essere effettuato, con le modalità previste dagli art. 1209 e ss. c.c. in caso di rifiuto, a favore di ciascun retrattato, se questi sono più di uno, in misura corrispondente alla rispettiva quota, perché la predetta obbligazione non è indivisibile, né oggettivamente (art. 1316 c.c.), né soggettivamente — a meno che risulti diversamente dall'atto di acquisto del fondo retrattato — e la solidarietà tra i creditori, a differenza di quella passiva, non si presume: pertanto, scaduto il predetto termine perentorio, il retraente che abbia offerto l'intera somma costituente il prezzo del fondo riscattato ad uno soltanto dei retrattati, decade dal diritto di riscatto vittoriosamente esercitato (Cass. III, n. 13416/2001). Con riferimento alle obbligazioni assunte dall'amministratore, o comunque, nell'interesse del condominio, nei confronti di terzi — in difetto di un'espressa previsione normativa che stabilisca il principio della solidarietà, trattandosi di un'obbligazione avente ad oggetto una somma di denaro, e perciò divisibile, vincolando l'amministratore i singoli condomini nei limiti delle sue attribuzioni e del mandato conferitogli in ragione delle quote, in conformità con il difetto di struttura unitaria del condominio — la responsabilità dei condomini è retta dal criterio della parziarietà, per cui le obbligazioni assunte nell'interesse del condominio si imputano ai singoli suoi componenti soltanto in proporzione delle rispettive quote, secondo criteri simili a quelli dettati dagli artt. 752 e 1295 c.c. per le obbligazioni ereditarie (Cass. VI, n. 14530/2017, in Condominioelocazione, dicembre 2017, con nota di Trapuzzano; cfr., peraltro, Cass. III, n. 16920/2009, la quale ha precisato che, in tema di condominio, la natura parziaria delle obbligazioni contratte dall'amministratore nei confronti dei terzi non esclude la validità dell'accordo transattivo stipulato con l'impresa esecutrice di opere di rifacimento dello stabile condominiale, in forza del quale quest'ultima si sia impegnata ad eseguire eventuali pignoramenti esclusivamente nei confronti dei condomini morosi e ad agire nei confronti degli altri soltanto in caso di accertata incapienza dei primi, avuto riguardo alla derogabilità della disciplina legale, rispetto alla quale la regolamentazione pattizia in questione si pone come clausola limitativa della parziarietà dell'obbligazione). Questo orientamento si fonda sull'importante evoluzione giurisprudenziale cui ha dato luogo il principio espresso da Cass. S.U., n. 9148/2008, in Giust. civ., 2009, n. 6, I, 1395, con nota di Valente, la quale ha affermato, sul presupposto generale per cui la solidarietà passiva richiede non soltanto la pluralità dei debitori e l'identica causa dell'obbligazione, ma anche l'indivisibilità della prestazione comune, in mancanza della quale ed in difetto di una espressa disposizione di legge, prevale l'intrinseca parziarietà, che, considerato che l'obbligazione ascritta a tutti i condomini, ancorché comune, è divisibile trattandosi di somma di danaro e che la solidarietà nel condominio non è contemplata da alcuna disposizione di legge, prevale l'intrinseca parziarietà dell'obbligazione, di talché, conseguita la condanna dell'amministratore, quale rappresentante dei condomini, il creditore può procedere all'esecuzione individualmente nei confronti dei singoli condomini, secondo la quota di ciascuno e non per l'intero. Qualora una parte, sia pure al fine di realizzare un interesse unitario (nella specie, realizzazione di un «villaggio turistico»), prenda in locazione dai rispettivi proprietari — con contratti separati, ancorché consacrati in un unico contesto documentale — diverse porzioni di un terreno, composto da più particelle (o porzioni di particelle) catastali, il godimento dell'intero appezzamento costituisce prestazione divisibile senza alcun vincolo solidale tra i locatori, sicché non è configurabile l'indivisibilità della relativa obbligazione e, di conseguenza, ciascuno dei locatori può legittimamente por fine al rapporto, con riferimento al contratto da lui stipulato, alla pattuita scadenza, senza necessità di integrare il contraddittorio con la partecipazione al giudizio degli altri locatori (salva la contraria prova del collegamento funzionale dei distinti rapporti di locazione: Cass. III, n. 4793/1983). Nel caso di pluralità di appaltatori nella realizzazione di un'opera complessa, ciascuno di essi, ai sensi dell'art. 1314 c.c., può domandare solo la propria quota di compenso e il committente è liberato solo quando abbia corrisposto la quota spettante a ciascuno, salvo che sia stata espressamente pattuita la solidarietà attiva (Cass. II, n. 4197/2014). In materia di mediazione, l'art. 1758 c.c. non ha carattere di disposizione speciale rispetto al precedente art. 1755, per cui, anche quando la conclusione dell'affare sia stata determinata dall'attività intermediatrice di più persone, soggetto obbligato al pagamento della provvigione è sempre e soltanto ciascuna delle parti tra le quali è stato concluso l'affare, mentre la pluralità dei mediatori comporta, data la divisibilità dell'obbligazione, l'applicazione della regola di cui all'art. 1314 c.c.: pertanto, poiché ciascuno dei mediatori, ai sensi del citato art. 1758 c.c., ha diritto ad una quota della provvigione, l'obbligato può considerarsi liberato solo quando abbia corrisposto a ciascuno la quota spettantegli, salvo che sia stata pattuita la solidarietà dell'obbligazione dal lato attivo, nel qual caso è liberatorio il pagamento dell'intera provvigione ad uno solo dei mediatori e gli altri hanno azione esclusivamente contro quest'ultimo per ottenere la propria parte (Cass. III, n. 15484/2008, in Giust. civ., 2009, I, 2, 393, con nota di Simeoli). In tema di deposito bancario, la mera cointestazione del libretto comporta l'accensione di un deposito congiunto semplice, su cui ciascun cointestatario, se non può agire anche per l'altro, impedendogli la disciplina della comunione di estendere il proprio diritto sulla cosa comune in danno dell'altro, può, però, disporre della sua quota ed esigerla, stante la divisibilità dell'obbligazione di denaro (Cass. III, n. 23844/2008). Nel rapporto di coassicurazione, di cui all'art. 1911 c.c., si ha l'esistenza di più e separati rapporti assicurativi, con la configurazione in capo agli assicuratori interessati, relativamente alla prestazione indennitaria, esclusivamente di obbligazioni parziarie, senza che la stipulazione fra i suddetti della cosiddetta «clausola guida» modifichi i termini del rapporto con la creazione di un'obbligazione solidale, risolvendosi tale clausola nel conferimento ad uno dei coassicuratori dell'incarico di gestire la polizza, con l'attribuzione di un potere di rappresentanza nel compimento di atti giuridici (trattative, stipulazione del contratto, eccetera), fino al pagamento dell'intero indennizzo (cfr. Cass. I, n. 3613/1982, in Giust. civ., 1983, I, n. 1, 222, per la quale ne deriva che, accertata la mancanza di un valido negozio per il conferimento della procura o per la ratifica del contratto di coassicurazione, l'assicuratore stipulante è obbligato verso l'assicurato, ai sensi dell'art. 1911 citato, nei limiti della propria quota, a titolo di responsabilità contrattuale, mentre, ai sensi dell'art. 1398 c.c., è obbligato quale falsus procurator al risarcimento del danno sofferto dalla controparte per avere confidato nella validità del contratto di Assicurazione, a titolo di responsabilità extracontrattuale, per culpa in contrahendo, sicché detto risarcimento è limitato al cosiddetto interesse negativo, ossia ai soli danni rappresentati dalle spese sostenute, dalle perdute occasioni di stringere altro contratto, dall'attività impiegata nelle trattative e sottratta ad altre utili occupazioni e simili, non comprendendo, quindi, il danno derivante dal mancato adempimento, postulante, per la sua ipotizzabilità, l'esistenza di un contratto efficace; conf. App. Firenze 11 luglio 1988, in Arch. civ., 1989, 511). Nel processo tributario l'efficacia del giudicato "esterno" presuppone necessariamente l'identità, oltre che del "petitum" e della "causa petendi", anche delle parti dei due giudizi, sicché va esclusa ove ciascun contribuente sia tenuto, secondo la struttura delle obbligazioni divisibili di cui all'art. 1314 c.c., solo per la propria parte "pro quota", non sussistendo il vincolo di solidarietà, con conseguente inapplicabilità dell'art. 1306, comma 2, c.c. (Cass. V, n. 15026/2020, in una fattispecie nella quale, di conseguenza, la S.C., nell'ambito di una causa tra l'Agenzia delle entrate e un comproprietario di terreno ceduto avente ad oggetto la plusvalenza da cessione di immobile ex art. 67 TUIR, ha escluso l'efficacia di giudicato della sentenza che, nel giudizio tra la medesima Agenzia ed altro comproprietario dello stesso terreno, aveva deciso circa la commisurazione di detta plusvalenza). BibliografiaBianca, Diritto civile, IV, L'obbligazione, Milano, 1997; Breccia, Le obbligazioni, Milano, 1991; Busnelli, L'obbligazione soggettivamente complessa, Milano, 1974; Busnelli, voce Obbligazione soggettivamente complessa, in Enc. dir., Milano, 1979; Cicala, voce Obbligazione divisibile e indivisibile, in Nss. D. I., Torino, 1965; Di Majo, voce Obbligazioni solidali (e indivisibili), in Enc. dir., Milano, 1979; Giorgianni, voce Obbligazione solidale e parziaria, in Nss. D. I., Torino, 1965; Rubino, Delle obbligazioni divisibili e indivisibili, in Comm. S.B., IV, Sub. artt. 1285-1320 c.c., 1963; Russo, Obbligazioni divisibili, obbligazioni parziarie e obbligazioni indivisibili, in Studi e ricerche di scienze umane e sociali, Napoli, 2014, 231 ss.; Segré - Roddi, Indivisibilità e divisibilità, in Nuovo Dig. It., 1026. |