Codice Civile art. 1304 - Transazione.Transazione. [I]. La transazione [1965 ss.] fatta dal creditore con uno dei debitori in solido non produce effetto nei confronti degli altri, se questi non dichiarano di volerne profittare. [II]. Parimenti, se è intervenuta tra uno dei creditori in solido e il debitore, la transazione non ha effetto nei confronti degli altri creditori, se questi non dichiarano di volerne profittare. InquadramentoGli effetti della transazione conclusa tra il creditore e uno dei debitori solidali ovvero tra uno dei creditori solidali e il debitore sono limitati alle parti della transazione, salvo che gli altri condebitori solidali o gli altri concreditori solidali dichiarino di volerne profittare (Rubino, 275). La norma non si pone peraltro in contrasto con il principio per il quale le vicende vantaggiose del rapporto obbligatorio verificatesi nei confronti di uno dei condebitori giovano anche agli altri, costituendone, invero, un adattamento rispetto ad un negozio giuridico come la transazione che costituisce un tertium genus, non prestandosi ad essere ricondotto né nel novero di quelli aventi effetti vantaggiosi che di quelli con efficacia pregiudizievole (C. D'Alessandro 2002, 1 ss.). Disciplina e finalità della normaLa transazione non si presta ad essere compresa tout court né tra gli atti vantaggiosi, né tra quelli pregiudizievoli, implicando benefici (l'aliquid retentum), a fronte dei quali stanno però oneri (l'aliquid datum), sicché la sua eventuale convenienza dipende da una complessa valutazione comparativa che dovrà tener conto non solo del saldo algebrico di siffatti costi e benefici, ma anche di un calcolo probabilistico circa gli ipotetici esiti della controversia, qualora non composta, dei rischi di infruttuosità di eventuali azioni di regresso ecc. (cfr., tra gli altri, Del Prato, 833). Ne deriva che la disciplina dell'art. 1304, comma 1, c.c., laddove estende gli effetti della transazione stipulata dal condebitore al solo debitore solidale che manifesti la volontà di profittarne, non deroga al principio generale secondo cui le vicende vantaggiose del rapporto obbligatorio verificatesi nei confronti di uno dei condebitori giovano anche agli altri, adattandolo nell'unico modo possibile ad un tipo di vicenda — la composizione transattiva della lite — che si sottrae ad essere inquadrata ex se nella categoria di quelle vantaggiose (e dunque efficaci erga alios) o nella categoria di quelle svantaggiose (e dunque inefficaci ultra partes). L'attribuzione pertanto agli accordi transattivi di un'efficacia automatica ultra partes rischierebbe di estendere al consorte le conseguenze pregiudizievoli del contratto stipulato inter alios; così come un'automatica inefficacia rischierebbe di sottrargli i vantaggi che da quell'accordo potessero eventualmente discendere, vantaggi che il sistema di legge vuole invece estesi al condebitore (v., anche per i riferimenti, C. D'Alessandro 2012, 2068 ss.). Questa posizione è avallata anche dalla giurisprudenza di legittimità all'interno della quale si è osservato che la transazione è un atto negoziale con il quale le parti pongono fine ad una vicenda giudiziaria facendosi concessioni reciproche (e, dunque, prescindendo dall'affermazione o dalla negazione di qualunque reciproca responsabilità), e non ha, pertanto, natura di confessione stragiudiziale, dannosa per gli eventuali condebitori e che, da tale natura «neutra» dell'atto di transazione rispetto al punto della questione controverso, la legge fa discendere, in via ordinaria, la mancanza di effetti nei confronti dei soggetti che ad essa non abbiano partecipato, salvo che, avendone titolo in qualità di condebitori, essi non chiedano di profittarne (Cass. I, n. 19549/2004). Ambito applicativoIl comma 1 della norma in esame, peraltro, si riferisce unicamente alla transazione che abbia ad oggetto l'intero debito, e non la sola quota del debitore con cui è stipulata, poiché è la comunanza dell'oggetto della transazione che comporta, in deroga al principio per cui il contratto produce effetti soltanto tra le parti, la possibilità per il condebitore solidale di avvalersene, pur non avendo partecipato alla sua stipulazione (v., da ultimo, Cass. I, n. 7094/2022; Cass. I, n. 16087/2018; nel senso dell'applicabilità della disciplina anche ai crediti da tributi armonizzati, non ostandovi il diritto dell'unione europea, v. Cass. V, n. 31807/2019). È pertanto necessario distinguere il caso in cui la transazione tra il creditore e uno dei condebitori investa l'intera obbligazione solidale da quello in cui essa riguardi, invece, solo la quota di quest'ultimo (Del Prato, 51 ss.; Franzoni 300 ss.; in senso contrario v., tuttavia, Schlesinger, 425 ss.). Nella diversa situazione nella quale la transazione tra il creditore ed uno dei condebitori solidali ha avuto ad oggetto esclusivamente la quota del condebitore che l'ha conclusa, occorre distinguere: qualora il condebitore che ha transatto abbia versato una somma pari o superiore alla sua quota ideale di debito, il residuo debito gravante sugli altri debitori in solido si riduce in misura corrispondente all'importo pagato; ove il pagamento sia stato inferiore, il debito residuo degli altri coobbligati deve essere ridotto in misura pari alla quota di chi ha transatto (Cass. III, n. 13877/2020; cfr. anche Cass. III, n. 26113/2016 ). Invero la transazione parziale, in quanto volta a determinare lo scioglimento della solidarietà passiva, riguarda unicamente il debitore che vi aderisce e non può coinvolgere gli altri condebitori, che non hanno alcun titolo per profittarne (Cass. III, n. 19541/2015). Effetti della transazione stipulata con uno solo dei condebitori e la dichiarazione del debitore solidale di «volerne profittare”L'inefficacia verso gli altri condebitori o concreditori solidali si estende sia agli effetti favorevoli sia agli effetti sfavorevoli, sia ai rapporti esterni sia ai rapporti interni (Cass. III, n. 8946/2006). Secondo autorevole dottrina le parti potrebbero escludere la possibilità per il condebitore in solido di dichiarare di profittare della transazione, nella ipotesi in cui la stessa sia una transazione novativa (Rubino, 275). Superando il contrasto che si era formato più in generale sulla problematica nella propria giurisprudenza, le Sezioni Unite della Corte di cassazione hanno chiarito che la transazione, anche se stipulata da uno solo dei debitori che opera anche nei confronti del condebitore il quale dichiari di voler profittare della transazione, non può essere impedita dall'inserimento nel medesimo contratto di una clausola di contrario tenore, essendo inibito alle parti contraenti disporre dell'anzidetto diritto potestativo che la legge attribuisce ad un terzo estraneo al vincolo negoziale (Cass. S.U. n. 30174/2011; nei medesimi termini, nella giurisprudenza di merito, si era osservato che nella fattispecie in questione non è applicabile il disposto dell'art. 1411 comma 2, c.c., che consente allo stipulante di revocare o modificare la stipulazione finché il terzo non dichiari di volerne profittare, in quanto il condebitore solidale non è terzo rispetto al rapporto oggetto di transazione: App. Perugia, 15 febbraio 2008). Secondo una parte della giurisprudenza di legittimità precedente all'intervento risolutore delle Sezioni Unite, invece, della transazione tra il creditore e uno o più obbligati solidali gli altri non possono giovarsi sia qualora venga inserita in essa una clausola di esclusione di tale possibilità, sia qualora la transazione non possa di per sé stessa essere stipulata autonomamente se non con l'intervento di ulteriori condizioni (Cass. I, n. 9901/2007). La diversa posizione accolta dalle Sezioni Unite è peraltro ormai consolidata ed è stata ribadita anche di recente dalla S.C., la quale ha evidenziato che la dichiarazione del terzo di voler profittare della transazione costituisce un diritto potestativo esercitabile, come tale, anche nel corso del processo (Cass. I, n. 16087/2018) e, dunque, non costituisce un'eccezione da far valere nei tempi e nei modi processuali ad essa pertinenti, essendo esercitabile in corso di causa senza requisiti di forma né limiti di decadenza (Cass. II, n. 20250/2014). Peraltro, il diritto potestativo di aderire, nel caso di obbligazione solidale, alla transazione stipulata da altri — ai sensi dell'art. 1304 c.c.- deve ritenersi tacitamente rinunciato ove l'interessato opti per la instaurazione o la prosecuzione della lite, invece che per la chiusura transattiva della stessa, in quanto tali condotte processuali sono logicamente antitetiche rispetto alla volontà di transigere, né potrebbe ammettersi che chi sia ormai parte in giudizio si riservi di manifestare in seguito quella volontà, perché ne deriverebbe uno squilibrio inammissibile del processo, il destino del quale sarebbe condizionato dalla volontà unilaterale di una parte, investita del potere di farlo cessare o porne nel nulla gli effetti in ogni momento secundum eventum litis, in contrasto con il principio di parità delle parti processuali (Cass. I, n. 17198/2013). Casistica In tema di trasferimento d'azienda, il cessionario, ove intenda avvalersi di una transazione stipulata anteriormente tra il creditore ed il cedente, non deve dichiarare di volerne profittare, ai sensi dell'art. 1304 c.c., prevedendo tale norma una solidarietà di tipo genetico che presuppone una contestualità dei comportamenti dei soggetti passivi dell'obbligazione al momento della conciliazione; la responsabilità del cessionario ex art. 2112 c.c. sorge invece al momento dell'acquisto della titolarità dell'azienda ceduta, e si aggiunge all'obbligazione del cedente, realizzando un accollo cumulativo ex lege, in un'ottica di garanzia per il creditore (Cass., sez. lav., n. 29249/2017). La responsabilità degli amministratori e dei sindaci di società ha natura solidale, ai sensi dell'art. 1292 c.c., e tale vincolo sussiste anche se l'evento dannoso sia collegato da nesso eziologico a più condotte distinte, ciascuna delle quali abbia concorso a determinarlo, restando irrilevante, nel rapporto col danneggiato, la diversa valenza causale: ne consegue che, in caso di transazione fra uno dei coobbligati ed il danneggiato, l'art. 1304, primo comma, c.c. si applica soltanto se la transazione abbia riguardato l'intero debito solidale, mentre, laddove l'oggetto del negozio transattivo sia limitato alla sola quota del debitore solidale stipulante, la norma resta inapplicabile, così che, per effetto della transazione, il debito solidale viene ridotto dell'importo corrispondente alla quota transatta, producendosi lo scioglimento del vincolo solidale tra lo stipulante e gli altri condebitori, i quali, di conseguenza, rimangono obbligati nei limiti della loro quota (Trib. Milano, sez. spec. impresa, n. 1491/2018). In tema di responsabilità per danni da attività medico-chirurgica espletata presso una struttura ospedaliera, quando la domanda risarcitoria attinge solo l'operato del medico e non anche i profili strutturali e organizzativi della struttura sanitaria, la transazione tra medico e danneggiato, con conseguente declaratoria di cessata materia del contendere, impedisce la prosecuzione dell'azione nei confronti della struttura sanitaria, perché questa è convenuta in giudizio solo in ragione del rapporto di lavoro subordinato col professionista, e dunque per fatto altrui, sicché la transazione raggiunta tra il medico e il danneggiato, escludendo la possibilità di accertare e dichiarare la colpa del primo, fa venir meno la responsabilità della struttura, senza che sia neppure possibile invocare l'art. 1304 c.c. (Cass. III, n. 15860/2015). In tema di responsabilità da attività medico-chirurgica, la transazione intervenuta tra medico e danneggiato non preclude a quest'ultimo di introdurre e coltivare la domanda risarcitoria nei confronti della struttura coobbligata in solido, incidendo unicamente in termini di riduzione del quantum debeatur (Cass. III, n. 15216/2024). In materia di circolazione degli autoveicoli, ove intervenga una transazione sull'ammontare del danno risarcibile in relazione all'intero debito tra il terzo danneggiato e l'assicuratore del danneggiante, il condebitore rimasto ad essa estraneo può, ai sensi dell'art. 1304, comma 1, c.c., dichiarare di volerne profittare, esercitando un diritto potestativo che gli è attribuito dalla legge, ed in tal caso l'accordo transattivo spiega efficacia diretta nei suoi confronti, non essendo consentito allo stipulante avvalersi della facoltà di revocare o modificare la stipulazione finché il terzo non dichiari di volerne profittare, secondo il disposto di cui all'art. 1411, comma 2, c.c., in quanto il condebitore solidale non è terzo rispetto al rapporto oggetto di transazione (Cass. III, n. 21842/2019). Nell'ipotesi in cui la transazione intercorsa tra i parenti della vittima di un sinistro stradale ed una delle compagnie coobbligate in solido si riferisca alla sola quota interna del condebitore che la stipula, la transazione non interferisce sulla quota interna degli altri condebitori, con conseguente automatico scioglimento del vincolo solidaristico tra condebitori che, pertanto, restano obbligati nei limiti della propria quota senza poter invocare l'operatività dell'art. 1304 c.c. (Cass. III, n. 1025/2013). In caso di sinistro stradale, a fronte della dichiarazione del danneggiato secondo il quale non sarebbe intervenuta alcuna transazione, diversamente da quanto asserito dal danneggiante e dalla sua compagnia assicurativa, quest'ultima, nella veste di coobbligata solidale, può avvalersi della transazione, provandone per testi l'esistenza e il contenuto (Trib. Roma XIII, 7 giugno 2007). BibliografiaAmorth, Transazione pro quota di obbligazione solidale, in Temi, 1953, 59 ss; Amorth, L'obbligazione solidale, Milano, 1959, 205 ss.; Amorth, Transazione di obbligazione solidale e regresso contro il condebitore che non vi ha partecipato, in Foro it. 1966, I, 1607 s.; Cerdonio, Chiaromonte, Transazione e solidarietà, Padova, 2002, 263 ss.; Corrado, Transazione e obbligazione solidale, in Riv. dir. comm. 1950, II, 45 ss.; Costanza, Obbligazioni solidali e transazione, Milano, 1978, 51 ss.; Del Prato, Transazione (diritto privato), in Enc. dir., XLIV, Milano 1992, 833; Del Prato, Sulla transazione del debitore in solido, in Riv. dir. priv. 2009, 53 ss.; D'Alessandro, Transazione stipulata dal debitore solidale e diritto del condebitore di profittarne, in Giust. civ., 2012, n. 9, 2068; D'Alessandro, La transazione del condebitore solidale, Milano 2012; D'Arcangelo, Obbligazioni solidali e transazione, in Obbligazioni e contratti, 2006, 136 ss.; D'Adda, L'oggetto della transazione, il caso della transazione con il debitore solidale, in Riv. dir. priv. 2007, 317 ss.; Franzoni, La transazione, Padova 2001; Riccio, Le obbligazioni solidali, in Le obbligazioni, a cura di Franzoni, I. L'obbligazione in generale, Torino, 2004, 1278 s.; Rubino, Obbligazioni alternative. Obbligazioni in solido. Obbligazioni divisibili e indivisibili, in Comm. S.B., Delle obbligazioni, Art. 1285-1320, Bologna-Roma, 1968, 278 ss.; Schlesinger, Effetti della transazione operata da uno dei condebitori in solido, in Corr. giur. 1992, 425 ss. |