Codice Civile art. 1177 - Obbligazione di custodire.InquadramentoSecondo la disposizione in commento, è strumentale all'obbligazione di consegna di una cosa determinata l'obbligazione di custodirla fino alla consegna. L'obbligo di custodire la cosa sino al momento in cui l'obbligato se ne disfa ricorre ogni qualvolta, per legge o per contratto, il soggetto gravato sia tenuto alla restituzione o alla consegna di una cosa, pur quando la custodia non costituisca oggetto dell'obbligazione principale. In tal senso detto obbligo è qualificato come sussidiario o strumentale. La consegna a cui accede l'obbligo di custodia non deve essere intesa nel senso di una materiale apprensione del bene, essendo invece sufficiente che il bene stesso venga immesso nella sfera di disponibilità e controllo del custode, con il consenso di quest'ultimo. Nonostante la norma si riferisca in via esclusiva all'obbligo di consegnare, si ritiene che il precetto trovi applicazione anche con riguardo all'obbligo di restituire. Secondo una tesi elaborata in dottrina, la custodia comporta un impegno maggiore della semplice vigilanza ma meno intenso dell'amministrazione (Nicolò, 562). È controverso se il dovere di custodia abbia autonoma rilevanza nell'ambito del rapporto obbligatorio e se possa essere qualificato come criterio di responsabilità. Un primo divisamento reputa che tale dovere rientri tra le prestazioni sussidiarie, funzionali alla corretta realizzazione del programma di obbligazione e, pertanto, non sia azionabile autonomamente. In questa dimensione la custodia è stata definita come un dovere sussidiario complementare, in contrapposizione ai doveri sussidiari propriamente detti, poiché, anziché circoscrivere, amplia l'ambito in cui il debitore risponde per l'inadempimento della prestazione principale. Per questo motivo, il dovere di custodire non sarebbe configurabile come autonomo criterio di responsabilità, giacché il criterio di responsabilità rilevante dovrebbe essere determinato di volta in volta in relazione alla fonte dell'obbligazione principale (Cannata, in Tr. Res., 1999, 41). Altro orientamento ritiene, invece, che l'obbligazione di custodia abbia una propria autonomia e la sua violazione determini una specifica responsabilità, la quale verrebbe meno solo quando la perdita o la distruzione della cosa siano dovute a caso fortuito o a forza maggiore (Nicolò, 562). L'obbligo strumentale di custodia può avere fonte contrattuale o extracontrattuale. Di conseguenza, secondo quanto affermato in giurisprudenza, sono tenuti a custodire la cosa, mobile o immobile, animata o inanimata, in quanto specificamente tenuti alla consegna della cosa, il venditore (Cass. n. 7957/2013), il donante, il locatore, il conduttore (Cass. n. 23143/2022; Cass. n. 15721/2015), l'appaltatore, il vettore (con riguardo al servizio di handling aeroportuale Cass. S.U., n. 21850/2017), il prestatore d'opera (Cass. n. 486/2018), ecc., ma anche il gestore d'affari, il titolare di diritti reali minori, la parte soccombente in un'azione di rivendica. Di recente, la S.C. ha stabilito che l'obbligo di restituzione delle cose sequestrate all'avente diritto implica un'obbligazione "ex lege" di conservazione in vista della restituzione, che trova fondamento nell'art. 259 c.p.p., il cui inadempimento rileva secondo la disciplina di cui all'art. 1177, giacché detta norma trova applicazione sia nel caso in cui l'obbligo di consegna tragga origine da contratto atipico, diverso da quello di deposito, sia nel caso in cui il custode vi sia tenuto per legge, sicché, qualora la restituzione non abbia luogo, è quest'ultimo a dover dimostrare che l'inadempimento è derivato da causa a lui non imputabile, cioè a dire da caso fortuito o forza maggiore (Cass. n. 4738/2023). DepositoLa dottrina reputa che nei rapporti in cui l'obbligo di custodia costituisce una prestazione accessoria rispetto all'obbligazione in cui si sostanzia il contratto, non si applicano le regole sulla responsabilità ex recepto, aventi natura eccezionale, bensì quelle ordinarie sulla responsabilità per colpa, le quali prevedono come normale, da parte dell'obbligato, la diligenza del buon padre di famiglia (Cannata, in Tr. Res., 1999, 58). Pur essendo evidente che l'obbligo di custodire non riguarda soltanto il contratto di deposito, ma è normalmente presente anche in altre figure negoziali, una parte della giurisprudenza, svalutando la funzione della norma in commento, reputa che dall'esistenza dell'obbligazione di custodia, quale tipico elemento del contratto nominato di deposito, discenda, sebbene ricorrano altre obbligazioni estranee al deposito, l'integrazione di tale figura negoziale, benché debba farsi riferimento alla fattispecie del contratto misto, in esito alla combinazione della causa del deposito con la causa di altri contratti tipici. Per l'effetto, la consegna di un automezzo, a fini di riparazione, darebbe luogo ad un contratto misto di appalto e di deposito (Cass. n. 359/1965; contra Cass. n. 23845/2008, in Danno e resp., 2009, 838, con nota di Baldassarre, secondo cui nel caso di consegna di un automezzo, a fini di lavaggio, l'obbligo di custodia è accessorio al contratto d'opera concluso; Cass. n. 4557/1996). E allo stesso modo la consegna delle chiavi della cassaforte nell'ambito di un contratto di trasporto e custodia valori determinerebbe il perfezionarsi di un ordinario contratto di deposito dal quale scaturiscono le relative obbligazioni a carico delle parti, con l'effetto che, oltre all'obbligazione tipica del vettore, sorge anche l'obbligo di custodia tanto delle chiavi che dei valori immessi nella cassaforte e, in caso di furto della cosa depositata, il depositario non è esente da responsabilità ove si limiti a dimostrare di avere usato nella custodia la diligenza del buon padre di famiglia, ma deve provare che l'inadempimento sia derivato da causa a lui non imputabile (Cass. n. 26353/2013). Alla figura del contratto misto si richiama anche la pronuncia secondo cui il contratto mediante il quale taluno si impegna a tenere presso di sé degli abiti per darvi pulitura va considerato come contratto d'opera che, tuttavia, contiene anche le obbligazioni della custodia e della riconsegna proprie del contratto di deposito (Cass. n. 1619/2012). In base ad una diversa impostazione, affinché sia integrata la figura tipica del contratto di deposito è necessario che l'obbligazione di custodia sia assunta come principale e assorbente o quantomeno che l'affidamento della cosa venga eseguito con prevalente funzione di custodia (Cass. n. 430/1986). Per converso, la custodia regolata dalla norma in commento ha una funzione strumentale rispetto all'adempimento di un altro obbligo di carattere principale, anche se, in applicazione del principio di unicità della natura dell'obbligazione di custodire, secondo cui tale obbligazione è indipendente dalle fonti che la generano, deve ritenersi che le norme che disciplinano il contratto di deposito siano tendenzialmente applicabili, per analogia, anche alle ipotesi che ricadono nella fattispecie della custodia strumentale (Cass. n. 5618/1981). Aderisce all'orientamento secondo cui la sussistenza di un obbligo di custodia strumentale non determina automaticamente l'integrazione di un contratto di deposito, in aggiunta al contratto nel cui ambito si riscontra un obbligo di consegna, un recente arresto della giurisprudenza, a mente del quale le somme ricevute per conto del mandante in esecuzione di un contratto di mandato all'incasso di titoli di credito sono custodite dal mandatario in funzione dell'obbligo di restituirle al mandante, senza che, rispetto a tale adempimento, debba prospettarsi l'esistenza di un distinto contratto di deposito regolare delle somme, dovendosi ritenere che rientri nella disciplina del rapporto di mandato la configurabilità di un obbligo di custodia (Cass. n. 10434/2014). Nello stesso senso si è sostenuto che risponde di inadempimento all'obbligazione accessoria di adeguata custodia, in relazione al furto avvenuto in un cantiere edilizio, l'appaltatore che non dimostri di avere adottato tutte le precauzioni suggerite dall'ordinaria diligenza, senza che possa rilevare l'avvenuta cessazione del rapporto principale di appalto, atteso che l'obbligo di custodia è correlato alla detenzione dei beni affidati all'appaltatore e non all'attualità del rapporto di appalto, al quale esso sopravvive (Cass. n. 20995/2009, in Giur. it., 2010, 547, con nota di Calvo). Fra le norme applicabili vi sarebbe l'art. 1770, comma 2, che prevede l'obbligo del depositario di avvisare il depositante del mutamento delle modalità della custodia richiesto da circostanze urgenti (Cass. n. 2586/1950). Dubbia è l'applicabilità dell'art. 1780, comma 1, secondo cui, se la detenzione della cosa è sottratta al depositario in conseguenza di un fatto a lui non imputabile, egli è liberato dall'obbligo di restituire la cosa, ma deve denunciare immediatamente al depositante il fatto, altrimenti dovrà risarcire il danno (Cass. n. 12089/2007; Cass. n. 972/1953). Natura e contenuto dell'obbligo di custodiaLa valenza strumentale dell'obbligo di custodia ha indotto taluno a ritenere che la relativa attività di custodire non sarebbe suscettibile di valutazione economica, in quanto non produrrebbe una utilitas diretta ed immediata nella sfera patrimoniale del creditore. Perciò sarebbe esclusa la possibilità di configurare la custodia come oggetto di obbligazione, secondo la definizione che si rinviene nell'art. 1174. Sicché la custodia sarebbe al più un mero criterio di responsabilità. Secondo la teoria prevalente, invece, anche la custodia è una obbligazione in senso tecnico, perché essa è pur sempre idonea a soddisfare un bisogno per il cui appagamento il comune apprezzamento considera giustificato sopportare un sacrificio economico (Schlesinger, 407). La custodia è oggetto di obbligazione e come tale è esigibile. Ne discende che in un rapporto sinallagmatico il creditore potrà agire richiedendo, in base al suo interesse, la manutenzione ovvero la risoluzione per inadempimento. In quest'ultima ipotesi, però, dovranno essere riscontrate le condizioni dell'art. 1455, ossia la sussistenza di un inadempimento notevole, avuto riguardo all'interesse della controparte. Il contenuto dell'obbligazione di custodia è elastico, in quanto sfugge ad una preventiva e rigida determinazione dei singoli atti funzionali allo scopo e dipende dalla natura del bene custodito. Proprio da tali variabili possono discendere prestazioni incidentali alla custodia, di amministrazione, gestione, riservatezza sulle informazioni ricevute. Comunque tale contenuto si sostanzia nel mantenimento della cosa nello stesso stato e modo di essere in cui si trovava al momento in cui è sorta l'obbligazione, evitando non solo le azioni od omissioni personali, ma anche gli accadimenti esterni, fra cui il furto, che possono determinare la perdita, il perimento o il deterioramento della cosa stessa (Cass. n. 10986/1996, in Giur. it., 1997, I, 1504, con nota di Di Majo; Cass. n. 1702/1969). La responsabilità per la custodia accessoria è esclusa solo quando la perdita, la distruzione o il danneggiamento della cosa siano dovute a caso fortuito o forza maggiore. 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