Codice Civile art. 1248 - Inopponibilità della compensazione.Inopponibilità della compensazione. [I]. Il debitore, se ha accettato puramente e semplicemente la cessione che il creditore ha fatta delle sue ragioni a un terzo [1264], non può opporre al cessionario la compensazione che avrebbe potuto opporre al cedente [1272 3, 2805]. [II]. La cessione non accettata dal debitore, ma a questo notificata [1264], impedisce la compensazione dei crediti sorti posteriormente alla notificazione. InquadramentoLa norma in esame stabilisce i limiti entro i quali la compensazione del credito nei confronti del cedente è opponibile al cessionario, a seconda che la cessione sia stata o meno accettata dal debitore. Portata della normaLa disposizione in commento sancisce l'inopponibilità al cessionario della compensazione del credito vantato nei confronti del cedente da parte del debitore che abbia accettato la cessione del credito. A riguardo, la S.C. ha chiarito che l'accettazione della cessione del credito, agli effetti dell'art. 1264 c.c., è un atto a forma libera che può risolversi anche in un comportamento concludente ed univoco, dovendosi escludere che l'art. 1248, primo comma, c.c. in tema di inopponibilità della compensazione al cessionario, richieda una «accettazione espressa» (Cass. III, n. 10335/2014). Il secondo comma della norma in esame chiarisce, poi, che la cessione non accettata dal debitore, ma a questo notificata, impedisce la compensazione dei crediti sorti posteriormente alla notificazione. La S.C. ha precisato che il dato temporale cui fare riferimento per stabilire se ricorra o meno un'ipotesi di estinzione dell'obbligazione per compensazione, anche in caso di compensazione giudiziale, è quello dell'insorgenza e non quello dell'accertamento del credito, che, se anteriore alla cessione, è opponibile al cessionario (Cass. II, n. 31511/2019). Il debitore ceduto che ha accettato senza riserve la cessione del credito non può invece opporre in compensazione né crediti sorti anteriormente, né successivamente alla notificazione della cessione (Trib. Roma, 23 maggio 1994). In sostanza, il comma 1 dell'art. 1248 c.c. — secondo cui il debitore, se ha accertato puramente e semplicemente la cessione che il creditore ha fatto delle sue ragioni ad un terzo, non può opporre al cessionario la compensazione che avrebbe potuto opporre al cedente — limita espressamente tale inopponibilità all'ipotesi dell'avvenuta accettazione della cessione del credito, escludendo, quindi, che la stessa inopponibilità possa esser fatta valere anche nell'ipotesi in cui il debitore abbia avuto notificata la cessione e non l'abbia accettata, ciò che, a norma del comma 2 dell'articolo citato, ha soltanto l'effetto d'impedire la opponibilità della compensazione con i crediti sorti (a favore del debitore ceduto e nei confronti del cedente) posteriormente alla notificazione della cessione non accettata (Cass. III, n. 3377/1980). In sede applicativa è stato precisato, pertanto, che, quando non vi sia stata accettazione della cessione del credito, ma semplice notifica, la compensazione non può verificarsi per i crediti sorti successivamente alla notifica stessa, ex art. 1248 comma 2 c.c., restando esclusi, ovviamente, i crediti già esistenti al momento della notificazione della cessione (cfr. Trib. Foggia I, 5 dicembre 2014; nel senso che, a tal fine, occorre considerare, anche nell'ipotesi di compensazione giudiziale, il momento nel quale il credito è sorto e non quello in cui è accertato, v. Cass. I, n. 2096/2007). La S.C. sull'assunto per il quale la cessione di credito è un contratto che determina la successione del cessionario al cedente nel medesimo rapporto obbligatorio con effetti traslativi immediati non solo tra essi, ma anche nei confronti del debitore, la cui tutela ai sensi dell'art. 1264 c.c., in forza del quale la cessione ha effetto nei confronti del debitore ceduto solo dopo che gli è stata notificata o in caso di sua accettazione, vale soltanto a tutelare la buona fede del solvens, ha affermato che ne deriva che la preclusione di cui all'art. 1248, comma 2, c.c., secondo cui la cessione non accettata dal debitore, ma a questo notificata, impedisce la compensazione dei crediti sorti posteriormente alla notificazione, opera anche quando il debitore abbia avuto conoscenza della cessione del proprio debito: in tal caso infatti non può opporre in compensazione il credito sorto posteriormente o, come nella specie, la posizione creditoria di cui egli (debitore a sua volta cedente) sia tornato titolare per effetto della «retrocessione» del credito (Cass. III, n. 20548/2004: nella specie, la debitrice ceduta aveva a propria volta ceduto a terzi un controcredito vantato nei confronti della cedente, ma a causa dell'inadempimento di quest'ultima aveva soddisfatto il proprio cessionario, riacquistando il credito e opponendolo in compensazione e la Suprema Corte, in applicazione di tali principi, ha confermato la sentenza di merito che aveva negato l'estinzione per compensazione opposta dal debitore ceduto, in quanto al momento della comunicazione della cessione del credito questi non aveva ancora riacquistato il credito che intendeva opporre in compensazione). Ambito applicativoIn una recente pronuncia la S.C. – superando il proprio precedente indirizzo interpretativo (Cass. III, n. 8971/2011) – ha affermato che la compensazione "impropria", pur producendo risultati analoghi a quelli della compensazione "propria", non è sottoposta alla relativa disciplina tipica, sia processuale sia sostanziale, ivi compresa quella contenuta nell'art. 1248 c.c., riguardante l'inopponibilità al cessionario, da parte del debitore che abbia accettato puramente e semplicemente la cessione, della compensazione che avrebbe potuto opporre al cedente (Cass. II, n. 4825/2019, in Nuova giur. civ. comm., 2019, n. 4, 771). Per converso, è stato chiarito che se nelle ipotesi di «cessioni volontarie» del credito il meccanismo della «compensazione» (naturalmente nella misura di un controcredito di «corrispondente» e non superiore importo vantato, dal «debitore ceduto», nei confronti del creditore fatto oggetto di «cessione»), si renda, entro dati limiti, opponibile, dal debitore ceduto al creditore cessionario ai sensi dell'art. 1248 c.c., nel quadro di disciplina della «cessione volontaria», è da escludere che esso possa similmente operare anche con rispetto alla peculiare ipotesi di cessio legis di un credito, rappresentata dalla sua confisca disposta ed operata sulla base della normativa antimafia (v. Cass. I, n. 5988/1997, la quale ha sottolineato che a maggior ragione deve escludersi che, nei confronti dello Stato, al quale siano devoluti i beni confiscati, possano essere, «in via riconvenzionale» fatti valere eventuali maggiori crediti del terzo verso il «destinatario della misura antimafia», in quanto si tratta di rapporti diversi, nei quali lo Stato potrebbe subentrare solo ove se ne ipotizzasse la veste di successore a titolo universale nei rapporti debitori del soggetto passivo della confisca, e non di suo successore a titolo particolare nell'unico rapporto relativo al diritto di credito confiscato). CasisticaNel contratto di factoring avente ad oggetto crediti futuri, il debitore ceduto può opporre in compensazione al cessionario un proprio credito nei confronti del cedente sorto in epoca successiva alla notifica dell'atto di cessione, atteso che nella cessione di crediti futuri l'effetto traslativo si verifica nel momento in cui questi vengono ad esistenza e non invece anteriormente, all'epoca di stipulazione del contratto (Cass. III, n. 19341/2017; cfr. anche App. Milano, 19 gennaio 1992, per la quale un'operazione di conguaglio può configurarsi solo tra le parti di un rapporto obbligatorio, mentre al factor, terzo rispetto alla fonte negoziale del credito ceduto, le ragioni vantate dal debitore nei confronti del cedente possono essere opposte solo in compensazione, ai sensi e nei limiti dell'art. 1248 c.c.) Nel credito documentario confermato, la banca confermante, qualora il beneficiario del credito abbia invitato la banca stessa a pagare ad un terzo, ed essa abbia accettato, non può opporre al terzo la compensazione con crediti vantati nei confronti dell'originario beneficiario (Cass. III, n. 975/1990). Nell'ipotesi in cui la cessione di credito effettuata dall'appaltatore a favore di un terzo sia stata accettata dall'amministrazione appaltante con riserva di opporre in compensazione al cessionario i crediti da essa vantati anche per gli altri contratti, esistenti al momento dell'accettazione, tale riserva non è operante per le somme corrisposte dall'amministrazione a titolo di anticipazione del corrispettivo di appalto, dato che, a fronte di siffatte erogazioni, la stazione appaltante acquista solo il diritto di ottenere dall'appaltatore l'esecuzione dell'opera, ma non il relativo credito che sorge solo nel momento della definizione dei conteggi definitivi di dare ed avere e cioè al momento della contabilizzazione finale (App. Catania, 4 aprile 1987). Il mandato per la riscossione di crediti, conferito ad una banca a garanzia e copertura di una apertura di credito in conto corrente, è in rem propriam ed è assimilabile ad una cessione di credito: pertanto il debitore che abbia conosciuto ed accettato il conferimento del mandato non può opporre al mandatario la compensazione che avrebbe potuto opporre al mandante (App. Palermo, 31 dicembre 1981). Il principio evincibile dall'art. 43-bis del d.P.R. n. 602/1973 e dall'art. 1 del d.m. n. 384/1997 — secondo il quale la notifica all'ufficio dell'atto di cessione di credito in data anteriore a quella della notifica delle cartelle esattoriali, relative a crediti vantati dall'Amministrazione finanziaria nei confronti del debitore cedente, rende tali crediti inopponibili al cessionario — trova applicazione unicamente in relazione alle imposte dirette e non anche in materia di i.v.a. Ne consegue che, per verificare l'ammissibilità della compensazione tra il credito i.v.a. chiesto a rimborso dal contribuente, oggetto di cessione ed il controcredito vantato dall'Amministrazione finanziaria, occorre avere riguardo alla disposizione generale dell'art. 1248, comma 2, c.c., per la quale, nel caso in cui la cessione non sia stata accettata dal debitore, ma a questi solo notificata, è impedita la sola compensazione dei crediti sorti posteriormente alla notificazione della cessione (Cass. sez. trib., n. 27883/2013). BibliografiaBarassi, La teoria generale delle obbligazioni, III, Milano 1964; Pellegrini, Della compensazione, in Commentario al Codice civile diretto da D'Amelio, Finzi, Firenze, 1948; Perlingieri, Dei modi di estinzione dell'obbligazione diversi dall'adempimento, in Commentario Scialoja-Branca, Bologna-Roma, 1975; Ragusa-Maggiore, voce Compensazione (diritto civile), in Enc. dir., Milano, 1961; Redenti, La compensazione dei debiti nei nuovi codici, in Riv. trim. dir. proc. civ. 1947, 29 ss.; Schlesinger, Compensazione (diritto civile), in Nss. D.I. , III, Torino, 1974, 723. |