Codice Civile art. 1461 - Mutamenti nelle condizioni patrimoniali dei contraenti.

Cesare Taraschi

Mutamenti nelle condizioni patrimoniali dei contraenti.

[I]. Ciascun contraente può sospendere l'esecuzione della prestazione da lui dovuta, se le condizioni patrimoniali dell'altro sono divenute tali da porre in evidente pericolo il conseguimento della controprestazione, salvo che sia prestata idonea garanzia [1822, 1956, 1959 1; 169 trans.].

Inquadramento

Il contraente può sospendere l'esecuzione della prestazione cui è tenuto anche quando le condizioni patrimoniali in cui versa la controparte lascino presagire che questi non eseguirà la prestazione dovuta. Tale facoltà integra l'eccezione di sospensione o di insolvenza. L'evidente pericolo di conseguimento della prestazione non si sostanzia soltanto nel caso di insolvenza della controparte, poiché è sufficiente il fondato timore dell'integrazione di un pregiudizio al proprio interesse a ricevere la prestazione. Sicché il citato evidente pericolo si distingue dallo stato di dissesto o decozione che l'art. 5 l.fall. pone come presupposto oggettivo della dichiarazione di fallimento (Bigliazzi Geri, Breccia, Busnelli, Natoli, 876). Ma il mutamento delle condizioni patrimoniali non coincide neanche con l'insolvenza delineata dall'art. 1186 c.c. quale presupposto per la decadenza del debitore dal beneficio del termine (Bigliazzi Geri, in Comm. S.B., 1988, 63). Infatti, il peggioramento delle condizioni patrimoniali della controparte, che legittima la parte a sospendere la prestazione, è integrato in presenza di circostanze che, pur non incidendo sulla consistenza quantitativa del patrimonio, tuttavia la modifichino qualitativamente, rendendo più problematico il conseguimento della controprestazione (Bigliazzi Geri, cit., 63). L'eccezione di insolvenza può essere opposta in via stragiudiziale o in via giudiziale. Nel processo non può essere rilevata d'ufficio (Bianca, 1994, 356). Sui rapporti tra la fattispecie in esame e l'eccezione d'inadempimento, vedi sub art. 1460 c.c., 1.

Secondo la giurisprudenza, l'eccezione di sospensione consiste in un'eccezione dilatoria che può essere opposta, in via di autotutela e con funzione cautelare, da una delle parti del contratto a prestazioni corrispettive quando il mutamento della situazione patrimoniale dell'altro contraente venga a deteriorarsi in maniera seria ed irreversibile e divenga tale da porre in evidente pericolo il conseguimento della prestazione cui ha diritto il contraente in bonis (Cass. II, n. 7060/2002). Inoltre, il pericolo deve connotarsi per serietà, concretezza e attualità e non deve essere soltanto ipotizzabile in futuro, anche quando la controprestazione non sia ancora scaduta né liquida (Cass. II, n. 1574/1999; Cass. II, n. 3713/1996), sicché la sospensione avvenuta senza il rispetto di tali requisiti configura inadempimento contrattuale, a fronte del quale non rileva la rappresentazione soggettiva che sul punto l'obbligato si sia fatta (Cass. I, n. 6475/2003; Cass. II, n. 4835/1988). Invero, non assume rilievo la mera rappresentazione soggettiva (timore, preoccupazione) di pericolo, non corroborata da alcuna dimostrazione di concrete circostanze idonee a giustificarla come rispondente ad una situazione reale (Cass. I, n. 12011/1993). E così non è sufficiente che l'altro contraente abbia contratto debiti verso terzi o non li abbia soddisfatti alla scadenza, ove ciò in concreto non comporti, in relazione alla natura ed al contenuto di detta controprestazione, il pericolo attuale ed evidente di perderla (Cass. II, n. 4835/1988). Il timore può fondarsi sulle conseguenze che un prevedibile fallimento dell'altro può arrecare all'adempimento (Cass. II, n. 3072/1982) oppure sull'esecuzione della prestazione oltre il termine previsto (Cass. I, n. 3025/1971) o sulla comunicazione di non volere adempiere la controprestazione, ancorché non ancora scaduta (Cass. II, n. 3713/1996) oppure, ancora, sul rischio di evizione conseguente a pronuncia giudiziale (Cass. II, n. 402/1985)

Le condizioni applicative

La sospensione è legittima quando sussista il presupposto oggettivo del mutamento in pejus delle condizioni economiche della controparte, anche quando tale mutamento sia incolpevole (Sacco, De Nova, in Tr. Res., 1988, 529; Bigliazzi Geri, cit., 65). Secondo una parte della dottrina, la sospensione non può avere luogo quando il mutamento delle condizioni patrimoniali sia risalente nel tempo e la parte ne abbia conoscenza solo in un momento successivo, poiché in tal caso nessun fatto nuovo si verifica ai fini di integrare il pericolo di non conseguire la prestazione, come invece richiesto dalla norma; piuttosto, tale pericolo è preesistente e la parte ne viene a conoscenza solo in epoca successiva all'insorgenza della causa che lo ha determinato (Sacco-De Nova, cit., 529). In senso contrario, un altro autore sostiene che l'eccezione di insolvenza può essere sollevata anche qualora l'insufficienza patrimoniale sia coeva alla stipulazione del contratto, ma ignota all'altro contraente, non qualora sia anteriore a tale stipulazione (Bianca, 1994, 354). La sospensione può avere luogo anche quando il pericolo riguardi solo un inadempimento relativo o parziale (Mirabelli, 641). La prova del pericolo che incombe sulla controprestazione spetta alla parte che sospende l'esecuzione della propria prestazione (Mirabelli, 639; Bianca, 1994, 356).

La giurisprudenza ritiene che la sospensione sia ammessa anche quando il deterioramento delle condizioni patrimoniali di una parte risalga ad epoca precedente alla stipulazione, quando la controparte ne abbia acquisito conoscenza solo in epoca posteriore, pur avendo usato la normale diligenza (Cass. II, n. 2217/2013; Cass. II, n. 4320/2008; Cass. II, n. 7060/2002; Cass. II, n. 602/1999). L'operatività della norma in commento, inoltre, non è limitata al caso in cui una delle due obbligazioni corrispettive debba essere adempiuta prima dell'altra (Cass. II, n. 1574/1999; contra Cass. II, n. 1032/1995).

La sospensione non richiede per la sua validità alcuna previa comunicazione o dichiarazione alla controparte, né è necessario che la relativa decisione sia adottata prima della scadenza del termine previsto per l'adempimento (Cass. I, n. 17632/2007). In giurisprudenza è stata ammessa la sospensione nel caso di collegamento negoziale (Cass. n. 459/1958) o anche in assenza di collegamento negoziale, quando tale facoltà sia stata prevista dalle parti mediante apposita clausola negoziale (Pret. Milano 22 dicembre 1986, in Rass. giur. energ. elettr., 1987, 415, in relazione ad una pluralità di contratti di fornitura di energia elettrica). La norma è applicabile anche al contratto preliminare e legittima pertanto il rifiuto della stipula del definitivo, pur se le prestazioni da adempiere contemporaneamente non sono ancora eseguibili, mentre la persistenza del pericolo di conseguire la prestazione, dopo la scadenza del termine di adempimento, legittima la richiesta di risoluzione del preliminare (Cass. II, n. 2217/2013; Cass. II, n. 402/1985). La facoltà di sospendere l'esecuzione della prestazione dovuta, quando sussista un evidente pericolo di non ricevere il corrispettivo, in ragione delle condizioni patrimoniali dell'altro contraente, si applica anche in favore dell'imprenditore che somministri beni o presti servizi in regime di monopolio legale, in assenza di espressa deroga, trattandosi di previsione compatibile con l'obbligo di contrattare e di osservare la parità di trattamento (Cass. I, n. 10117/2018; Cass. III, n. 19516/2010; Cass. III, n. 26977/2007; contra Cass. I, n. 15293/2000). La sospensione è stata ritenuta altresì ammissibile nei contratti di assicurazione con riferimento al pagamento del premio da parte dell'assicurato (Cass. III, n. 1856/1974; Cass. III, n. 3296/1973), nonché nel rapporto di agenzia (Cass. L, n. 22167/2009). Anche la S.C. onera la parte che sospende la prestazione della dimostrazione del sopravvenuto deterioramento delle condizioni patrimoniali dell'altro contraente, giustificativo di tale pericolo (Cass. III, n. 1389/1981). L'applicazione della norma in esame non presuppone, comunque, che il contratto sia già in corso d'esecuzione (Cass. I, n. 3035/1971).

Altre norme nel sistema attribuiscono rilievo al mutamento delle condizioni patrimoniali del debitore, anche con riferimento a contratti che non ricadono nella categoria dei contratti a prestazioni corrispettive, come la promessa di mutuo, la fideiussione per un'obbligazione futura e il mandato di credito, ai sensi degli artt. 1822, 1956 e 1959 c.c., in cui si fa generico riferimento a situazioni che rendono più difficile il soddisfacimento del credito (Bigliazzi Geri, Breccia, Busnelli, Natoli, 877). Ulteriore fattispecie particolare è quella regolata dall'art. 1481 c.c., che consente al compratore di sospendere il pagamento del prezzo nel caso di timore di evizione: una parte della dottrina accosta tale figura all'eccezione di insolvenza (Bianca, 1994, 355); altro indirizzo nega tale assimilazione in ragione della differenza tra pericolo di rivendica e mutamento in pejus (Bigliazzi Geri, cit., 80). Si è rilevato che il contraente in bonis, che a seguito della sospensione si arricchisca, è tenuto a corrispondere alla controparte, ai sensi dell'art. 2041, comma 1 c.c., un indennizzo pari alla diminuzione patrimoniale da quest'ultima subita (Bigliazzi Geri, cit., 66). Il mutamento in melius delle condizioni economiche dell'altro contraente comporta la perdita di efficacia della sospensione (Bigliazzi Geri, cit., 67)

La buona fede e la prestazione di idonea garanzia

Si ritiene che la sospensione non sia ammessa quando sia contraria alla clausola generale di buona fede, pur in difetto di un esplicito richiamo a tale clausola, come invece avviene per l'art. 1460 c.c. (Bianca, 1994, 356). Al riguardo si afferma che la sospensione è giustificata solo se il mutamento non sia transitorio o di scarsa importanza (Mirabelli, 640). Sempre in base al canone di buona fede si ritiene che le circostanze del caso concreto possano giustificare una previa comunicazione dell'intento di sospendere la prestazione alla controparte (Bigliazzi Geri, cit., 79).

Inoltre, la norma in esame esclude espressamente che l'esecuzione della prestazione possa essere sospesa quando l'altra parte abbia prestato idonea garanzia, poiché la situazione di pericolo è neutralizzata o comunque compensata dall'esistenza di tale garanzia, che sia appunto idonea (Bigliazzi Geri, Breccia, Busnelli, Natoli, 877). Sulla configurabilità in determinate circostanze di un obbligo di prestazione della garanzia è orientato un autore (Bigliazzi Geri, cit., 80). Alla prestazione di idonea garanzia può essere equiparata l'offerta anticipata della prestazione, sempre che per le sue modalità l'offerta medesima non possa qualificarsi come contraria a buona fede (Bigliazzi Geri, 81). Peraltro, anche l'offerta di eseguire immediatamente la prestazione può essere in concreto non idonea a neutralizzare l'eccezione di insolvenza, ove sussista il rischio di una revoca ordinaria o fallimentare del pagamento (Bianca, 1994, 354).

Anche la S.C. afferma che il potere in esame deve essere esercitato in conformità ai doveri di correttezza e buona fede, nonché in attuazione del dovere di salvaguardia dell'altro contraente (Cass. I, n. 21730/2010). L'offerta di idonea garanzia, quale condizione inibitoria della facoltà di avvalersi della sospensione, ha la funzione di ristabilire l'equilibrio tra le parti circa l'affidamento da esse fatto sul buon esito del contratto (Cass. III, n. 1990/1983). Tuttavia, non costituisce oggetto di un onere, sicché la mancata prestazione non può comportare la risoluzione del contratto (Cass. I, n. 3035/1971). Inoltre, nel caso in cui non sia prestata idonea garanzia, il contraente in bonis ha facoltà di sospendere l'esecuzione della propria prestazione, ma non anche di imporre nuove condizioni contrattuali, che rivelano la volontà di sciogliere il vecchio contratto e di concluderne uno nuovo (Cass. II, n. 3473/1979)..

Bibliografia

Auletta, La risoluzione per inadempimento, Milano, 1942; Belfiore, voce Risoluzione del contratto per inadempimento, in Enc. dir., Milano, 1988; Bianca, Diritto civile, V, La responsabilità, Milano, 1994; Bianca, Diritto civile, III, Il contratto, Milano, 1997; Bigliazzi Geri, Breccia, Busnelli, Natoli, Diritto civile, 1.2, Fatti e atti giuridici, Torino, 1990; Boselli, voce Eccessiva onerosità, in Nss. D.I., Torino, 1960; Busnelli, voce Clausola risolutiva espressa, in Enc. dir., Milano, 1960; Dalmartello, voce Risoluzione del contratto, in Nss. D.I., Torino, 1969; Grasso, Eccezione di inadempimento e risoluzione del contratto, Napoli, 1973; Mirabelli, in Comm. UTET, 1984; Mosco, La risoluzione del contratto per inadempimento, Napoli, 1950; Natoli, voce Diffida ad adempiere, in Enc. dir., Milano, 1964; Santoro Passarelli, Dottrine generali del diritto civile, Napoli, rist. 1989; Smiroldo, Profili della risoluzione per inadempimento, Milano, 1982; Tartaglia, voce Onerosità eccessiva, in Enc. dir., Milano, 1980

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