Codice Civile art. 1334 - Efficacia degli atti unilaterali.InquadramentoLa disposizione in commento, unitamente al successivo art. 1335 c.c., disciplina l'efficacia degli atti unilaterali (cfr. l'art. 1324 c.c.), i quali producono i propri effetti una volta giunti all'indirizzo del destinatario: vale per essi, dunque, il principio della ricezione, insufficiente all'uopo essendo la loro mera emissione o spedizione (attività sufficienti, invece, per gli atti non recettizi, quale, ad esempio, il riconoscimento dell'altrui diritto. Cfr. Cass. II, n. 9097/2018). Non incide, pertanto, sull'efficacia dell'atto la coincidenza tra chi ebbe ad emettere la dichiarazione e chi la trasmise al destinatario, ben potendo la trasmissione avvenire utilmente attraverso un terzo. Così Cass. L, n. 6110/2004, che, in relazione alla facoltà degli iscritti all'E.N.P.A.M. di richiedere la liquidazione di un'indennità in sostituzione della pensione, ex art. 17 del Regolamento del Fondo di previdenza a favore dei medici generici, pediatri e addetti ai servizi di guardia medica, approvato con d.m. 4 aprile 1985, ha chiarito che la comunicazione all'E.N.P.A.M. della dichiarazione prevista dal cit. art. 17 costituisce, secondo il principio fissato dall'art. 1334 c.c. in tema di atti unilaterali, requisito non di validità ma di efficacia dell'atto, il cui verificarsi esige solo che l'atto stesso sia indirizzato all'ente e sia poi giunto a conoscenza di questo anche tramite l'intervento di terzi, senza che la morte dell'interessato, nel frattempo sopravvenuta, influisca sul diritto alla prestazione assicurativa, che è sorto nel momento in cui la dichiarazione venne emessa ed è quindi trasmesso agli eredi. In tal caso occorre pur sempre, però, che la trasmissione della dichiarazione, operata dal terzo, sia voluta, nel senso che l'efficacia della dichiarazione recettizia postula l'effettiva volontà di produrne gli effetti: pertanto, la conoscenza che il destinatario ne abbaia avuto attraverso un terzo, senza che, tuttavia, la trasmissione della dichiarazione fosse voluta dal proponente (perché avvenuta a sua insaputa ovvero contro la sua volontà), non costituisce condizione sufficiente per la conclusione del contratto (Cass. III, n. 15510/2011). In dottrina si evidenzia l'infelice formulazione della norma, la quale non chiarisce quali sono gli «atti» interessati dalla regola della ricezione, potendo portare ad includere sotto il proprio ambito di operatività — secondo alcuni (Mirabelli, 98) mediante applicazione diretta della norma, secondo altri ricorrendo all'analogia (Scognamiglio, 190) — finanche gli atti non negoziali L'individuazione delle categorie di atti recettiziL'atto può definirsi recettizio allorché, per produrre effetti, è necessario che venga portato a conoscenza del destinatario. Le parti, inoltre, nell'esercizio della loro autonomia privata, possono attribuire carattere recettizio ad una dichiarazione che ne sia naturaliter priva (o, al contrario, privare di tale attributo una dichiarazione che ne sia assistita): una simile possibilità fonda sul rilievo che, di regola, gli interessi coinvolti dal prodursi degli effetti dell'atto sono riferibili alle parti e, dunque, si interfacciano con interessi di carattere privatistico. Diversamente, una simile possibilità va esclusa in nuce allorché, essendo tale carattere impresso da norme imperative ovvero dalla stessa funzione pratica della dichiarazione, l'eventuale patto che sopprimesse la ricettizietà dell'atto ne muterebbe la fisionomia (Giampiccolo, 184). L'atto unilaterale recettizio non può essere revocato o posto nel nulla dallo stesso soggetto che ha emesso la dichiarazione di volontà dopo che la conoscenza da parte del destinatario lo abbia perfezionato (Cass. II, n. 2027/1964). Nell'opera di ricostruzione dell'istituto, stante la formulazione ambigua — come detto — della norma, sono state individuate (Giampiccolo, 42 ss.) due categorie di dichiarazioni riconducibili alla regola della recettizietà: a ) le fattispecie in cui la recettizietà deriva dalla stessa funzione pratica cui le dichiarazioni sono rivolte e, quindi, dalla loro finalità: tra queste, la proposta contrattuale, le richieste, le intimazioni, le partecipazioni di previsioni, di notizie o di intento; b ) le fattispecie in cui il carattere recettizio discende dagli effetti che gli atti sono destinati a produrre nei confronti dei destinatari: rientrano in questa seconda macroarea, ad esempio, la ratifica, il recesso, il riscatto, la disdetta, non potendo essere sottaciuto, però, che, mentre per alcuni questa seconda sottocategoria dovrebbe essere confinata agli atti che producono per il destinatario effetti dannosi, secondo una diversa impostazione non vi sarebbe ragione alcuna per escludere da essa gli atti produttivi di effetti favorevoli per il destinatario (come avviene nel caso della convalida del negozio annullabile, della remissione del debito o di atti con effetti puramente abdicativi (Scognamiglio, 179). Soccorre nell'opera di classificazione in questione Cass. III, n. 4783/1985, per cui la natura recettizia o meno di un negozio unilaterale non dipende tanto dalla forma eventualmente prescritta dalla legge perché esso sia portato a conoscenza del destinatario, anche se tale indicazione può essere sintomatica, quanto piuttosto dalla funzione normativamente conferitagli nell'ambito di un determinato istituto, la quale implichi che il negozio unilaterale, per gli effetti giuridici suoi propri e per le conseguenze che esso è rivolto a produrre in un rapporto interpersonale, debba venire a conoscenza del destinatario. Sono pertanto ricondotti alla categoria degli atti recettizi: a) l'atto interruttivo della prescrizione (Cass. VI-3, n. 12658/2018. Conf. la Cass. L, n. 1159/2018, per cui gli atti interruttivi della prescrizione riconducibili alla previsione dell'art. 2943, comma 4, c.c., consistono in atti recettizi, con i quali il titolare del diritto manifesta al soggetto passivo la sua volontà non equivoca, intesa alla realizzazione del diritto stesso); b) la quietanza di pagamento (Cass. III, n. 13189/2013); c) l'atto di costituzione in mora (Cass. L, n. 11416/2018; Cass. L. 11579/2014); d) la rinunzia al legato (Cass. II, n. 14503/2017); e) il licenziamento (ancorché collettivo. Così Cass. L, 29679/2011): sicché, ai fini del rispetto del termine di cinque giorni ex art. 7, comma 5 l. n. 300/1970, non rileva il momento in cui è maturato il proposito di licenziare il dipendente, né l'eventuale esternazione dell'atto a terzi, ma è necessario che l'intento negoziale si traduca in un atto giuridico diretto alla persona nella cui sfera giuridica è destinato a produrre effetti (Cass. L, n. 8136/2017; Cass. L, 18911/2006); f) il diritto di riscatto agrarioex art. 8, comma 5 l. n. 590/1965 che, avendo natura potestativa, si esercita tramite una dichiarazione unilaterale recettizia di carattere negoziale, che può compiersi anche mediante la notifica dell'atto di citazione introduttivo del giudizio di primo grado, la quale — una volta giunta a conoscenza del destinatario — mantiene i suoi effetti sostanziali anche in caso di nullità dell'atto notificato per vizi di carattere processuale (Cass. III, n. 15827/2016; Cass. III, n. 40/2014); g) la ricognizione di debito: sicché il suo effetto si verifica solo se la dichiarazione sia indirizzata alla persona del creditore, con la conseguenza che non ha tale valenza l'atto interno dell'organo di una P.A. (nella specie, la delibera di una giunta comunale) non investito della rappresentanza legale dell'ente (Cass. I, n. 24710/2015. Conforme Cass. I, n. 13506/2014 e Cass. III, n. 2104/2012); h) il recesso del conduttore per gravi motivi, ex art. 27, comma 8 l. n. 392/1978 (Cass. III, n. 6895/2015); i) la rinuncia al mandato da parte del procuratore, come la revoca da parte del conferente (Cass. III, n. 23324/2012); l) le dimissioni del lavoratore (Cass. L, 9575/2011); m) la disdetta del contratto di locazione (App. Milano III, n. 2715/2023; Cass. III, n. 27526/2013; Cass. III, n. 8006/2009); n) l'impugnazione del licenziamento (Cass. L, n. 12456/1995): come tale, esso deve giungere a conoscenza del destinatario per produrre i suoi effetti e, in particolare, deve pervenire all'indirizzo del datore di lavoro entro i sessanta giorni previsti dall'art. 6 l. n. 604/1966 per evitare la decadenza dalla facoltà di impugnare; ne consegue che il deposito dell'istanza di espletamento della procedura obbligatoria di conciliazione, contenente l'impugnativa scritta del licenziamento, presso la Commissione di conciliazione, non è sufficiente ad impedire la decadenza, ma è necessario a tal fine che la comunicazione della convocazione pervenga al datore di lavoro prima del termine di sessanta giorni previsto dalla legge, ovvero che il lavoratore provveda autonomamente a notificargli tale richiesta, senza attendere la comunicazione dell'ufficio, onde evitare il rischio del maturarsi della decadenza; o) il recesso contrattuale (Cass. II, n. 5454/1990); p) il riscatto di immobili urbani adibiti ad uso diverso da quello di abitazione (ex art. 39 l. n. 392/1978): tale istituto (come il riscatto nella materia agraria), integrando un diritto potestativo, si esercita per il tramite di una dichiarazione unilaterale recettizia di carattere negoziale, attraverso la quale si determina autoritativamente ex lege l'acquisto dell'immobile a favore del retraente, e tale dichiarazione può essere effettuata anche con l'atto di citazione diretto a far valere il diritto di riscatto. In tale seconda ipotesi, in particolare, la procura speciale ad litem, conferita al difensore per promuovere il relativo giudizio, non gli conferisce anche la legittimazione sostanziale per effettuare, in rappresentanza del titolare del diritto, la dichiarazione unilaterale recettizia di retratto, salvo che la detta procura sia redatta in calce o a margine dell'atto di citazione, nel cui testo sia contenuta la dichiarazione di riscattare l'immobile, in quanto la parte, con la sottoscrizione della procura, fa proprio tale contenuto (Cass. III, n. 20948/2006); q) la richiesta di risarcimento del danno da r.c.a. ad un'impresa designata in funzione dell'esercizio dell'azione di cui all'art. 19, comma 1, lett.b) l. n. 990/1969 (attualmente artt. 148 e 149 c. ass.): sicché una richiesta inviata all'ufficio sinistri di detta impresa, che sarebbe territorialmente competente per la liquidazione dei sinistri relativi a contratti assicurativi direttamente da essa stipulati, in quanto, ai sensi del citato art. 1335 c.c., è da considerarsi pervenuta ad un luogo che si deve considerare indirizzo di tale impresa, essendo nel suo dominio, è da reputare idonea a produrre gli effetti di cui al richiamato art. 22 l. n. 990/1969 e a svolgere, dunque, efficacia interruttiva della prescrizione, in difetto di allegazione e prova, da parte dell'impresa, di essere stata nell'impossibilità di averne notizia senza colpa; r) le dimissioni del lavoratore (Cass. L, n. 4391/2007); s) il recesso della banca dal contratto di apertura di credito, con la conseguenza che, al fine della produzione degli effetti che da esso derivano, è necessaria la prova del ricevimento della relativa dichiarazione da parte del destinatario della stessa (Cass. I, n. 15066/2000); t) la richiesta del creditore di immediato adempimento, cui consegue la decadenza del debitore dal beneficio del termine, ex art. 1186 c.c. Tale richiesta — che non postula una preventiva delibazione giurisdizionale sulla sussistenza delle condizioni per la applicabilità della citata norma e che può ritenersi effettuata con la stessa domanda giudiziaria di pagamento del debito — integra, infatti, un atto unilaterale recettizio, che determina l'effetto della decadenza dal momento in cui perviene a conoscenza del debitore, salva la possibilità del medesimo di richiedere il controllo del giudice circa la sussistenza o meno dei presupposti cui è subordinata la facoltà del creditore di esigere l'immediata prestazione (Cass. I, n. 3865/1984); u) il recesso del socio (Cass. I, n. 5548/2004 e di recenteCass. II, n. 4821/2024); v) l'offerta non formale di adempimento della prestazione da parte del debitore (Cass. III, n. 971/1982); z) la dichiarazione di riscatto dell'assicurato nel contratto di assicurazione sulla vita (Cass. III, n. 408/1988) La forma degli atti recettiziLa subordinazione della produzione degli effetti di un atto alla sua recezione da parte del destinatario non spiega alcun effetto sulla forma che la dichiarazione deve assumere, salvo i casi in cui la forma solenne sia stabilita convenzionalmente (si pensi al caso dell'accettazione che debba essere effettuata nella forma richiesta dal proponente) ovvero prevista ex lege (si pensi al caso di forma prevista ad substantiam). La questione si sposta, allora, sul versante probatorio, nel senso che sarò onere di chi vuol far valere l'efficacia della dichiarazione emessa in forma libera dimostrare non solo che essa fu effettivamente emessa, ma che la stessa giunse (tempestivamente) presso l'indirizzo del destinatario. Sicché, in ultima analisi qualsiasi mezzo di comunicazione è idoneo a determinare la conoscenza, nel destinatario, di un atto unilaterale recettizio, purché sia tratti di mezzo congruo, in concreto, a far apprendere compiutamente e nella sua esatta portata il contenuto dell'atto medesimo. Del medesimo avviso la giurisprudenza di legittimità (Cass. II, n. 8328/1997) per la quale, al fine di osservare il principio della cognizione, stabilito dal legislatore per il perfezionamento del contratto (art. 1326 c.c.), è sufficiente che il proponente conosca l'accettazione dell'altra parte in qualsiasi modo, anche mediante esibizione, e non consegna (art. 1335 c.c.), del documento che la contiene, circostanza che può esser provata a mezzo testimoni indipendentemente dalla forma prescritta per la validità del contratto (art. 1350 c.c.). Del pari Cass. II, n. 86/1972 evidenzia che la libertà dei modi di conoscenza dell'atto in favore della persona alla quale è destinato esclude che la notificazione dell'atto sia un elemento necessario ai fini dell'efficacia della dichiarazione recettizia. I destinatari dell'atto recettizioSi ritiene che, nonostante la norma assegni natura recettizia gli atti unilaterali che abbiano un destinatario determinato — sicché l'atto unilaterale è destinato a produrre i propri effetti solo una volta portato a conoscenza dei destinatari, identificati ovvero anche solo individuabili successivamente al momento dell'emissione della dichiarazione (Scognamiglio, 170) — cionondimeno essa dovrebbe valere anche per quegli atti che, benché non indirizzati nei confronti di alcuno specificamente individuato — come nel caso dell'offerta in incertam personam — divengono tuttavia efficaci solo se conosciuti o conoscibili da taluno (Giampiccolo, 134).. 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