Codice Civile art. 1422 - Imprescrittibilità dell'azione di nullità.

Rosaria Giordano

Imprescrittibilità dell'azione di nullità.

[I]. L'azione per far dichiarare la nullità [2652 n. 6] non è soggetta a prescrizione, salvi gli effetti dell'usucapione [1158 ss.] e della prescrizione delle azioni di ripetizione [2033 ss.].

Inquadramento

In continuità con quanto stabilito dall'art. 1421 c.c. in ordine alla legittimazione generale a proporre l'azione di nullità ed alla rilevabilità d'ufficio di tale vizio in giudizio, la norma in esame sancisce l'imprescrittibilità della relativa azione, pur facendo salvi gli effetti dell'usucapione (maturata a favore dell'avente causa) ovvero della prescrizione dell'azione di ripetizione nell'ambito dei contratti sinallagmatici, quanto alle azioni restitutorie conseguenti all'accertamento dell'invalidità del titolo

Imprescrittibilità dell'azione di accertamento della nullità negoziale

L'azione dichiarativa della nullità del contratto è imprescrittibile, sicché l'invalidità assoluta del negozio può essere fatta valere senza limiti di tempo.

Peraltro, quanto alla prescrizione del diritto al risarcimento del danno causato dalla nullità del contratto, la stessa inizia a decorrere dalla data del contratto, se a domandarlo è la stessa parte che ha invocato la nullità, mentre decorre dalla data di accertamento giudiziale della nullità, se è preteso da una parte negoziale diversa da quella che ha fatto valere quest'ultima (Cass. n. 11933/2013, in Giust. civ., 2013, 10, 2002, con nota di Costanza).

Casistica

In caso di cessione di un ramo d'azienda, l'azione diretta a far dichiarare l'invalidità della cessione per violazione dell'art. 2112 c.c. si configura come azione di nullità ex art. 1418 c.c. per contrasto con norme imperative, per sua natura imprescrittibile, senza che rilevi l'inerzia del lavoratore atteso che il tempo trascorso tra il trasferimento del ramo d'azienda e la sua impugnazione giudiziale, e quindi dal momento in cui il diritto alla tutela giurisdizionale è sorto alla sua concreta attivazione, costituisce un elemento di per sé neutro se non accompagnato da altre circostanze significative di una chiara e certa volontà di rinunciarvi (Cass. sez. lav., n. 13791/2016).

L'azione volta a far valere l'illegittimità del termine apposto al contratto di lavoro, per violazione delle disposizioni che individuano le ipotesi in cui è consentita l'assunzione a tempo determinato, si configura come azione di nullità parziale del contratto per contrasto con nome imperative ex art. 1418 c.c. e art. 1419 c.c., comma 2, c.c.: essa, pertanto, ai sensi dell'art. 1422 c.c., è imprescrittibile, pur essendo soggetti a prescrizione i diritti che discendono dal rapporto a tempo indeterminato risultante dalla conversione ex lege per illegittimità del termine apposto (Cass. sez. lav., n. 26944/2014)

La prescrizione dell'azione di ripetizione

In giurisprudenza è pressoché consolidata la tesi per la quale, nell'ipotesi di contratti a prestazioni corrispettive, ove ne venga accertata la nullità, stante il carattere retroattivo della stessa, devono trovare applicazione, per le rispettive restituzioni, i principi propri dell'indebito oggettivo (v., tra le altre, Cass. n. 15669/2011).

In ogni caso, come si desume chiaramente dalla norma in esame, se l'azione diretta a far valere la nullità delle clausole di un contratto è, ai sensi dell'art. 1422 c.c., imprescrittibile, quella, ex art. 2033 c.c., volta ad ottenere la ripetizione di quanto indebitamente corrisposto in ottemperanza delle clausole nulle, è soggetta a prescrizione ordinaria decennale (ovvero al minor termine previsto dalla legge: cfr., tra le tante, Trib. Bari 22 ottobre 2015, n. 4530).

In particolare, qualora con sentenza sia dichiarata la nullità del titolo sulla base del quale è stato effettuato un pagamento, la domanda di restituzione dà luogo a un azione di ripetizione di indebito oggettivo il cui termine di prescrizione inizia a decorrere non dalla data della decisione ma da quella del pagamento effettuato al momento della stipula del contratto dichiarato nullo, atteso che la pronuncia di nullità del negozio, essendo di mero accertamento, ha efficacia retroattiva con caducazione fin dall'origine dell'atto e della modifica della situazione giuridica preesistente, e ciò non diversamente da quanto accade nell'ipotesi di ripetizione del pagamento effettuato in base a norma successivamente dichiarata incostituzionale (Cass. II, n. 7651/2005).

Casistica

Accertata la nullità del contratto d'investimento, il venir meno della causa giustificativa delle attribuzioni patrimoniali comporta l'applicazione della disciplina dell'indebito oggettivo, di cui agli artt. 2033 ss. c.c., con il conseguente sorgere dell'obbligo restitutorio reciproco, subordinato alla domanda di parte ed all'assolvimento degli oneri di allegazione e di prova, avente ad oggetto, da un lato, le somme versate dal cliente alla banca per eseguire l'operazione e, dall'altro lato, i titoli consegnati dalla banca al cliente e gli altri importi ricevuti a titolo di frutti civili o di corrispettivo per la rivendita a terzi, a norma dell'art. 2038 c.c., con conseguente applicazione della compensazione fra i reciproci debiti sino alla loro concorrenza (Cass. I, n. 6664/2018).

L'azione di ripetizione di indebito, proposta dal cliente di una banca, il quale lamenti la nullità della clausola di capitalizzazione trimestrale degli interessi anatocistici maturati con riguardo ad un contratto di apertura di credito bancario regolato in conto corrente, è soggetta all'ordinaria prescrizione decennale, la quale decorre, nell'ipotesi in cui i versamenti abbiano avuto solo funzione ripristinatoria della provvista, non dalla data di annotazione in conto di ogni singola posta di interessi illegittimamente addebitati, ma dalla data di estinzione del saldo di chiusura del conto, in cui gli interessi non dovuti sono stati registrati. Infatti, nell'anzidetta ipotesi ciascun versamento non configura un pagamento dal quale far decorrere, ove ritenuto indebito, il termine prescrizionale del diritto alla ripetizione, giacché il pagamento che può dar vita ad una pretesa restitutoria è esclusivamente quello che si sia tradotto nell'esecuzione di una prestazione da parte del solvens con conseguente spostamento patrimoniale in favore dell'accipiens (Cass. S.U., n. 24418/2010, in Giust. civ., 2011, I, 2335, con nota di Celardi; conf., tra le altre, Cass. I, n. 19713/2016).

In tema di contratti bancari, ferma restando l'imprescrittibilità, ai sensi dell'art. 1422 c.c., dell'azione promossa dal correntista nei confronti della banca per far valere la nullità delle clausole del contratto di conto corrente, l'azione finalizzata alla ripetizione delle somme illegittimamente trattenute dall'istituto di credito non è soggetta all'ordinario termine di prescrizione decennale decorrente dalla data di annotazione in conto di ogni singola posta di interessi illegittimamente addebitati dalla banca al correntista, bensì decorre dalla chiusura definitiva del rapporto: difatti, nel caso in cui, chiuso il rapporto, il correntista provveda a restituire alla banca il denaro in concreto utilizzato e tale versamento abbia ecceduto il dovuto a causa del computo di interessi in misura non consentita, l'azione di ripetizione d'indebito non potrà che essere esercitata in un momento successivo alla chiusura del conto, e solo da quel momento comincerà a decorrere il relativo termine di prescrizione (App. Campobasso 20 settembre 2017, n. 352, in Guida al dir., 2018, n. 9, 39).

In tema di conto corrente con affidamento mediante scoperto, l'azione diretta a far valere la nullità delle clausole di un contratto è, ai sensi dell'art. 1422 c.c., imprescrittibile, mentre quella ex art. 2033 c.c., volta ad ottenere la ripetizione di quanto indebitamente corrisposto in ottemperanza delle clausole nulle, è soggetta a prescrizione ordinaria decennale, non potendo trovare applicazione la prescrizione breve quinquennale, stabilita dall'art. 2948 c.c. perché invocabile solo qualora sia pattuita autonomamente una corresponsione periodica di interessi a scadenza annuale o inferiore rispetto alla somma capitale e non quando — come nel caso in esame — la relativa obbligazione sia accessoria rispetto a quella principale (Trib. Bari 8 luglio 2016, n. 3776).

L'azione od eccezione con la quale l'Inps intenda far accertare la nullità, totale o parziale, della posizione previdenziale di un lavoratore, per inesistenza del rapporto di lavoro sottostante, è imprescrittibile, ai sensi dell'art. 1422 c.c., ancorché sia assoggettata a prescrizione decennale, ai sensi dell'art. 2946 c.c., l'azione di ripetizione dei contributi indebitamente versati (Cass. sez. lav., n. 7043/2010)..

Bibliografia

Albanese, Non tutto ciò che è «virtuale» è razionale: riflessioni sulla nullità del contratto, in Europa e dir. priv., 2012, n. 2, 503; Bianca, Diritto civile, III, Il contratto, Milano, 1997; Bigliazzi Geri, Breccia, Busnelli, Natoli, Diritto civile, 1.2, Fatti e atti giuridici, Torino, 1990; D'Amico, Nullità non testuale, in Enc. dir. (Annali), Milano, 2011, IV, 825; De Nova, Conversione del negozio nullo, in Enc. Giur., Roma, 1988; Irti, La nullità come sanzione civile, in Contr. e impr., 1987, 543; Mantovani, La nullità e il contratto nullo, in Tratt. contr., a cura di Roppo, IV, Rimedi - 1, a cura di Gentili, Milano, 2006; Passagnoli, Nullità speciali, Milano, 1995; Russo, Profili evolutivi della nullità contrattuale, Napoli, 2008; Santoro Passarelli, Dottrine generali del diritto civile, Napoli, rist. 1989; Scalisi, Il contratto in trasformazione. Invalidità e inefficacia nella transizione al diritto europeo, Milano 2011; Tommasini, Nullità (dir. priv.), in Enc. dir., XXVIII (Milano, 1978), 509; Trimarchi, Appunti sull'invalidità del negozio giuridico, Temi, 1955, 200 ss.; Villa, Contratto e violazione di norme imperative, Milano, 1993

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