Codice Civile art. 1477 - Consegna della cosa.

Cesare Taraschi

Consegna della cosa.

[I]. La cosa deve essere consegnata nello stato in cui si trovava al momento della vendita.

[II]. Salvo diversa volontà delle parti, la cosa deve essere consegnata insieme con gli accessori, le pertinenze [817] e i frutti [820, 821 1] dal giorno della vendita.

[III]. Il venditore deve pure consegnare i titoli e i documenti relativi alla proprietà e all'uso della cosa venduta [1527].

Inquadramento

La consegna è una prestazione, rientrante nella categoria delle obbligazioni di fare (G.B. Ferri, 207), dovuta dal venditore, e consiste nell'attribuzione della concreta disponibilità della cosa, cioè nel conferimento della sua detenzione (Bianca, 401; Bonfante, 58, e Greco, Cottino, 141, ritengono invece che il venditore debba assicurare al compratore il possesso della cosa).

Per la giurisprudenza, l'obbligazione in esame, operante anche nel caso di patto di riacquisto (Cass. III, n. 9050/1995), è finalizzata all'attribuzione al compratore della materiale disponibilità della cosa (Cass. II, n. 5394/1997), dovendo il venditore trasferire al compratore non soltanto la proprietà ed il possesso giuridico, ma anche il possesso reale o di fatto del bene venduto (Cass. II, n. 7171/2018). Tuttavia, il contratto di vendita, ove non contenga una specifica indicazione in tal senso, non fornisce di per sé prova del contestuale trasferimento della materiale disponibilità della cosa vendita (Cass. II, n. 2660/1993).

La disposizione in esame si applica anche alla vendita forzata (Cass. III, n. 14765/2014).

Natura, tempo e luogo della consegna

Parte della dottrina considera la consegna come atto giuridico in senso stretto (Bianca, 404; Bonfante, 59), mentre secondo altri si tratterebbe di atto materiale (Rubino, 473). Si ritiene che alla consegna siano applicabili gli artt. 1188-1191 c.c., sicché, ad es., la consegna non potrà essere impugnata per incapacità del venditore che la effettua (Bianca, 404).

Al momento della consegna il venditore ha diritto ad una dichiarazione di quietanza da parte del compratore, mentre su quest'ultimo grava l'onere della verifica della prestazione, cioè di controllare il bene prima di prenderlo in consegna (Bianca, ibidem).

Inizialmente, la giurisprudenza ha evitato di attribuire un significato specifico alla consegna, rilevando, soprattutto, la necessaria complementarietà dell'obbligo di trasferire il potere di fatto sulla cosa in capo al compratore rispetto al trasferimento del diritto in favore di quest'ultimo (Cass. I, n. 2190/1961). Si è, comunque, precisato che l'inadempienza all'obbligo di consegna non è esclusa dal fatto che l'acquirente fosse a conoscenza, al momento della conclusione del contratto, di una occupazione in atto del bene compravenduto (Cass. II, n. 5394/1997). Va rilevato che, in applicazione dell'art. 1189 c.c., la giurisprudenza ha stabilito che la consegna in favore di una persona diversa dal compratore libera il venditore qualora quest'ultimo sia convinto, per errore scusabile, che il soggetto al quale la cosa è stata consegnata abbia ricevuto una specifica autorizzazione dall'acquirente (Cass. II, n. 3814/1986).

L'oggetto della consegna è la cosa compravenduta che deve essere consegnata nello stato in cui si trovava al momento della vendita (art. 1477, comma 1). La giurisprudenza di legittimità, attribuendo alla regola di cui all'art. 1477 c.c. un carattere dispositivo, ha previsto che, in assenza di una espressa pattuizione, il bene dovrà essere consegnato nello stato di fatto pattuito (Cass. II, n. 4195/1987).

La norma in esame è formulata con riferimento alla vendita di cosa specifica, in quanto nella vendita di cosa generica la specificazione dovrà avvenire nel rispetto del criterio fissato dall'art. 1178 c.c.: di conseguenza, la cosa dovrà essere consegnata nello stato in cui si trovava al momento dell'individuazione (Cass. II, n. 2548/1982). Invece, nella vendita con riserva della proprietà il momento rilevante è la conclusione del contratto, anche se l'effetto traslativo non si è verificato (Cass. S.U., n. 4266/1985).

Se la consegna deve essere effettuata in un momento successivo a quello di conclusione del contratto, sul venditore grava l'obbligo di custodia ex art. 1177 c.c. (Cass. II, n. 267/2013).

Non sussiste l'obbligo di consegna della cosa all'acquirente nel caso di trasferimento del diritto di nuda proprietà (Cass. II, n. 1136/1992).

Il termine della consegna è di regola quello stabilito dalle parti (Cass. III, n. 1702/1981) e, in mancanza di una espressa previsione, trova applicazione l'art. 1183 c.c., di modo che la prestazione è immediatamente esigibile, a meno che, considerando gli usi o le modalità della prestazione, non si renda necessario un termine, che in quel caso verrà fissato dal giudice. Sotto il profilo processuale, la giurisprudenza ha ammesso la facoltà di provare per testimoni il patto relativo alla data fissata per la consegna dell'immobile, non costituendo esso un elemento essenziale della vendita per il quale sia prescritta la forma ad substantiam (Cass. II, n. 5290/1982).

Per quanto riguarda il luogo della consegna, se si tratta di beni immobili essa si realizza nel luogo in cui si trova l'immobile e, nei casi di costituto possessorio, la consegna è sostituita dalla costituzione convenzionale del titolo di possesso mediato (Bianca, 423); nei casi di traditio simbolica mercè consegna delle chiavi, vi è chi ritiene che tale consegna debba avvenire, in mancanza di diversa pattuizione, presso il domicilio del venditore ex art. 1182, comma 4 c.c. (Rubino, 479) e chi obietta come la traditio simbolica non si identifica con la consegna, sicché non determina il luogo dell'adempimento (Bianca, 423); nel caso di vendita mobiliare, il luogo della consegna, in mancanza di patto o uso contrario, si determina secondo i criteri di cui all'art. 1510 c.c. (Bonfante, 64).

La violazione dell'obbligo di consegnare può dare luogo solo all'ordinaria azione contrattuale di risoluzione o adempimento, svincolata dai termini di decadenza e prescrizione cui è invece soggetta l'azione per garanzia (Cass. III, n. 1260/1981). Il diritto alla consegna è assoggettato all'ordinaria prescrizione decennale (Cass. II, n. 4786/1988). Configura violazione dell'obbligo di consegna la vendita successiva ad un terzo dello stesso bene immobile già venduto, anche se con atto non trascritto (Cass. II, n. 7314/2017).

Al compratore si trasferisce il rischio, ai sensi dell'art. 1465 c.c., solo se l'impossibilità sopravvenuta dell'esatta consegna dipenda da causa non imputabile all'alienante. Una volta che sia provata la mancata od inesatta esecuzione della prestazione di consegna, la prova della inimputabilità dell'inadempimento è a carico dell'alienante (Cass. I, n. 3838/1968). Se l'impossibilità non è imputabile all'alienante, il compratore rimane obbligato al pagamento del prezzo (v. però l'art. 1523 c.c. per il particolare caso della vendita a rate con riserva della proprietà).

Il venditore in ritardo nella consegna non può invocare a proprio favore la sopravvenuta eccessiva onerosità della prestazione (Cass. III, n. 1996/1981).

Se si tratta di vizi sopravvenuti derivanti da negligente custodia, il compratore può anche chiedere la riduzione del prezzo (Bianca, 411).

Costituto possessorio

La consegna può, peraltro, mancare quando il compratore sia già detentore della cosa ad altro titolo (traditio brevi manu: es., quando il conduttore acquista il bene oggetto della sua detenzione) o quando il venditore rimanga detentore della cosa a titolo diverso (es.: come conduttore) da quello di proprietà e anche per conto del compratore, nuovo proprietario (costituto possessorio, consistente nel mutamento del possesso in detenzione).

Secondo la giurisprudenza, non è ravvisabile un costituto possessorio implicito nel negozio traslativo del diritto di proprietà o di altro diritto reale, nel senso che ad esso segua automaticamente il trasferimento del possesso della cosa all'acquirente, poiché tale trasferimento rappresenta, ai sensi dell'art. 1476 c.c., l'oggetto di una specifica obbligazione del venditore, per la quale non sono previste forme tipiche. Ne consegue che, nell'ipotesi in cui l'alienante trattenga la cosa presso di sé, occorre accertare caso per caso, in base al comportamento delle parti ed alle clausole contrattuali che non siano di mero stile, se la continuazione, da parte dell'alienante stesso, dell'esercizio del potere di fatto sulla cosa sia accompagnata dall'animus rem sibi habendi (idoneo ai fini del maturare dell'eventuale usucapione) ovvero configuri una detenzione nomine alieno (Cass. II, n. 6893/2014).

Accessori, pertinenze e frutti

L'obbligo di consegnare la cosa si estende, se non è diversamente pattuito, agli accessori, alle pertinenze e ai frutti dal giorno della vendita (art. 1477, comma 2).

Tale disposizione normativa è una applicazione della regola di cui all'art. 818 c.c. relativamente alle pertinenze, ovvero a quei beni, destinati in modo durevole all'ornamento o al servizio di un altro bene, che seguono gli atti o rapporti giuridici della cosa principale, se non è diversamente stabilito (Cass. S.U., n. 6180/1985).

Diversamente, gli accessori, non presentando né il vincolo di durevole destinazione, né essendo legati stabilmente alla cosa principale, non possono formare oggetto di atti separati rispetto alla cosa principale (Cass. II, n. 3313/1983, secondo cui una cosa può definirsi accessoria rispetto ad un'altra principale solo quando la prima è parte integrante della seconda, in modo da non potersi le due cose separare senza che ne derivi l'alterazione dell'essenza e della funzione dell'insieme).

Si tratta, cioè, di categorie distinte ma soggette alla medesima regola, dal momento che il venditore deve consegnare la cosa unitamente alle pertinenze e agli accessori esistenti al momento della vendita.

È pacifico che il venditore sia tenuto a consegnare i frutti naturali separati e quelli civili maturati dopo la vendita, nonché gli accessori e le pertinenze esistenti al momento della vendita. Si discute invece, in dottrina, se l'espressione «dal giorno della vendita» si riferisca soltanto ai frutti, oppure anche agli accessori ed alle pertinenze (escludono che il venditore sia tenuto a consegnare accessori e pertinenze venuti in essere successivamente alla vendita: Greco, Cottino, 148; Bianca, 416; contra Rubino, 507).

Anche la giurisprudenza ha optato per la tesi restrittiva (Cass. II, n. 5790/1983, sia pure incidentalmente).

Il venditore che, eventualmente, dopo l'alienazione provveda alla raccolta dei frutti, non ha diritto alle spese, in deroga a quanto previsto dall'art. 821, comma 2 c.c. (Greco, Cottino, ibidem). Sono a carico del venditore le spese per la separazione e la conservazione della cosa, fino al momento della consegna (Mirabelli, 45).

Qualora il compratore agisca ex art. 1477 c.c. nei confronti del venditore per la consegna della cosa che egli assume costituire pertinenza della cosa principale oggetto della compravendita, ed il venditore neghi in toto l'esistenza di un nesso pertinenziale o ne deduca la cessazione in data anteriore alla conclusione della compravendita medesima, l'onere probatorio si ripartisce nel senso che l'attore è tenuto a provare la nascita del rapporto pertinenziale, e non anche la sua protrazione fino al momento della conclusione della vendita, mentre al convenuto spetta provare la cessazione, avvenuta medio tempore, di tale rapporto (Cass. II, n. 5790/1983).

Titoli e documenti

Secondo la dottrina, i documenti contemplati nell'art. 1477, comma 3, non sono riferibili al prodursi dell'effetto traslativo, né possono essere considerati come strumenti di esecuzione della prestazione di consegna. Essi configurano veri e propri accessori della cosa principale, oggetto del contratto di compravendita (Bianca, 436). Altri autori rilevano che l'obbligazione che ha per oggetto principale la cosa si estende non soltanto ai suoi accessori materiali, ma altresì ai documenti relativi alla cosa medesima, nonché al diritto trasmesso su di essa (Rubino, 394). Da tale considerazione deriva che i documenti dovranno essere consegnati all'acquirente contestualmente alla consegna del bene medesimo e, pertanto, la disciplina relativa al tempo e al luogo dell'adempimento discenderà da quella pattuita per la cosa principale (artt. 1182 e 1183 c.c.).

Secondo la giurisprudenza prevalente, il venditore, ai sensi del comma 3 della norma in esame, è tenuto a consegnare non solo i documenti inerenti all'uso fattuale del bene venduto, ma anche quelli relativi all'uso secondo diritto, e dunque i documenti probatori dell'esistenza e della titolarità del diritto alienato (così come quelli attestanti l'origine ed i pregi del bene), sempre che tali documenti siano in suo possesso; sussisterebbe, invece, anche l'obbligo di procurare i documenti eventualmente non in possesso del venditore nel caso in cui essi siano necessari per il normale esercizio del diritto (es.: carta di circolazione, foglio complementare e dichiarazione di vendita autenticata, necessari per l'uso di veicoli e per l'annotazione dei relativi trasferimenti al p.r.a.) (Cass. II, n. 8767/2021, in relazione alla targhetta identificativa contenente il numero di telaio di una macchina agricola;  Cass. II, n. 9207/2004). L'omessa consegna, da parte dell'alienante, dei documenti necessari per la circolazione del veicolo realizza, quindi, l'inadempimento di un'obbligazione scaturente dal contratto, giustificando quindi il rifiuto di adempimento, da parte dell'acquirente, dell'obbligazione di rimborsare all'altra parte la somma che quest'ultima sia stata costretta a pagare a titolo di tassa sulla proprietà del veicolo (Cass. III, n. 15800/2005).

Quando, invece, il contratto di compravendita abbia ad oggetto un bene la cui “naturale” utilizzazione non sia condizionata dal possesso o dall'esibizione di specifici documenti o titoli, il venditore non è tenuto ad assicurarne la consegna, essendo sufficiente, ai fini del perfezionamento del negozio, la mera dazione della cosa (Cass. VI-II, n. 17461/2021, in relazione a componenti obsoleti per il montaggio di macchinari; Cass. II, n. 10915/1991, in relazione ad un impianto termico).

Se si tratta di immobili, la giurisprudenza ritiene che l'acquirente, salvo sia reso espressamente edotto dell'esistenza di qualche problema amministrativo o urbanistico, abbia diritto alla consegna, a cura e spese del venditore, di un bene del tutto conforme alle leggi, ai regolamenti ed al permesso di costruire, e per il quale sia stata rilasciata la licenza di abitabilità (ora certificato di agibilitàex art. 24 d.P.R. n. 380/2001), che rappresenta un requisito giuridico essenziale ai fini non solo del legittimo godimento, ma anche della normale commerciabilità del bene. La mancata consegna di tale certificato integra, pertanto, un inadempimento, che, pur non essendo tale da dare luogo necessariamente alla risoluzione del contratto, può comunque essere fonte di danno risarcibile, configurabile anche per il solo fatto che il compratore ha ricevuto un bene che presenta problemi di commerciabilità, ovvero costituire il fondamento della exceptio di cui all’art. 1460 c.c. (Cass. II, n. 34211/2022, secondo cui il danno, ove accertato nell’an, va liquidato in via equitativa, tenendo conto del minore valore di scambio del bene o dei costi sostenuti per procurare l’agibilità dell’immobile; Cass. II, n. 29866/2019 ; Cass. II, n. 30950/2017; Cass. II, n. 23157/2013; Cass. II, n. 24957/2007, che ha escluso l'invalidità della compravendita d'immobile privo di autorizzazione all'abitabilità ove tale carenza non impedisca concretamente ed in assoluto il godimento dello stesso; secondo Cass. II, n. 6548/2010, il rilascio del certificato, sebbene successivo alla conclusione del contratto, escluderebbe la possibilità di ritenere l'originaria mancanza di per sé sola fonte di danni risarcibili),  salvo che il compratore  non abbia espressamente rinunciato al requisito dell'abitabilità o esonerato comunque il venditore dall'obbligo di ottenere la relativa licenza (Cass. II, n. 23265/2019). Di recente, si è ribadito che il rifiuto, opposto dal promissario acquirente, di stipulare la compravendita definitiva dell'immobile, perché sprovvisto dei certificati di agibilità, abitabilità e conformità alla concessione edilizia, deve ritenersi giustificato (Cass. II, n. 9226/2020 ; Cass. II, n. 2438/2016). Inoltre, qualora il preliminare di vendita preveda espressamente che il saldo del prezzo debba essere corrisposto dal promissario acquirente (non alla stipula del definitivo ma) alla consegna dell'appartamento, e tale consegna sia prevista in data anteriore rispetto a quella fissata per l'atto pubblico, rientra tra le obbligazioni gravanti sul promittente venditore anche quella di allegare il certificato di abitabilità dell'immobile contestualmente alla consegna dell'appartamento (Cass. VI-II, n. 622/2019; Cass. II, n. 13969/2006).

È pacifico che non rileva ai fini della liberazione del venditore da tale obbligo né la circostanza della realizzazione dell'immobile in conformità delle norme igienico-sanitarie, della disciplina urbanistica e delle prescrizioni della concessione ad edificare, ovvero il fatto che l'immobile sia stato concretamente abitato, né il fatto che il mancato rilascio del predetto certificato sia correlato ad inerzia colpevole della P.A.(Cass. II, n. 2196/2020); inoltre, poiché l'obbligo del venditore di fare ottenere al compratore il certificato di abitabilità ha ad oggetto il fatto del terzo (autorità comunale) e si inquadra nella previsione dell'art. 1381 c.c., lo stesso è un obbligo incoercibile, sicché il venditore, in caso di inadempimento, può bensì essere tenuto ad indennizzare il compratore, ma non può essere condannato all'adempimento dell'impegno assunto (Cass. II, n. 12507/1993).

Se, invece, il certificato di agibilità è formalmente rilasciato, ma l'immobile presenta insanabili violazioni di disposizioni urbanistiche, si verifica vendita di aliud pro alio che giustifica la risoluzione del contratto (Cass. II, n. 30950/2017).

Tra gli obblighi di consegna del venditore rientra anche l'attestato di certificazione energetica (ora attestato di prestazione energetica), di cui all'art. 6 d.lgs. n. 192/2005 (Cass. II, n. 12260/2012). Ulteriori obblighi di consegna documentale sono stati previsti in tema di vendita di oli minerali destinati ad impianti di distribuzione (Cass. II, n. 750/1994) ed esclusi, invece, in materia di vendita di un impianto termico (Cass. II, n. 10915/1991).

Nella vendita di animali, posto che solo ove l'animale risulti affetto da una delle malattie contagiose per le quali è previsto l'isolamento od il sequestro si può ipotizzare una sua incommerciabilità, salva diversa previsione contrattuale, non sussiste alcun obbligo di consegna della certificazione veterinaria di sanità (Cass. II, n. 4278/2011).

In caso di ripetuta trasgressione, da parte dei successivi venditori della medesima cosa, dell'obbligo di consegnare i documenti necessari alla sua utilizzazione, l'ultimo acquirente ed attuale proprietario del bene, quale interessato a conseguirne la consegna, può esperire azione rivolta all'adempimento di detto obbligo non soltanto in via diretta contro il proprio venditore, ma anche in via surrogatoria contro i precedenti danti causa, fino a quello che ha trattenuto presso di sé i documenti reclamati, proponendo la relativa domanda congiuntamente nei confronti di tutti costoro, secondo la previsione dell'art. 2900 c.c. (Cass. III, n. 7535/1983); in tal caso, il contraente in buona fede è legittimato a chiedere il risarcimento nei confronti del primo venditore inadempiente, sulla base dei rapporti obbligatori di garanzia che legano a catena i vari contraenti (Cass. II, n. 1960/2000).

In dottrina si è ritenuto che, qualora si tratti di documenti aventi un autonomo e rilevante valore patrimoniale, il venditore possa limitarsi a rilasciarne anche una copia autentica (Bianca, 435; G.B. Ferri, 534).

Vendita a consegne ripartite

La vendita a consegne ripartite si ha quando, in esecuzione di un'apposita clausola contrattuale o di un patto successivo, la cosa, purché divisibile, venga consegnata in parti o frazioni successive (Rubino, 489). Essa non incide, quindi, sull'oggetto o sul contenuto del contratto di vendita, bensì solo sull'esecuzione di esso.

Per questa sua caratteristica si è posto un problema di distinzione con il contratto di somministrazione di cui all'art. 1559 c.c. Quale criterio differenziale è stato proposto quello della periodicità della prestazione in funzione di un fabbisogno continuato o periodico dell'acquirente, interesse che caratterizza tipicamente il contratto di somministrazione (Bianca, 427).

Nella pratica, peraltro, la distinzione è molto più sfumata, e quindi si spiegano sia il richiamo all'art. 1458 c.c., poiché l'unicità del nesso causale non sempre comporta, con gli effetti della risoluzione ex tunc, che anche per le prestazioni già eseguite venga sciolto il vincolo obbligatorio (Cass. II, n. 1203/1982), sia il richiamo all'art. 1564 c.c., che ha trovato parziale conforto nell'art. 73 della Convenzione di Vienna.

Ai fini della risoluzione per eccessiva onerosità sopravvenuta, il giudice può tener conto del valore complessivo delle prestazioni anziché di quello della singola consegna (Cass. III, n. 4676/1978).

In caso di vizi, se un medesimo difetto inficia tutta la merce, il termine per la relativa denuncia è unico e decorre dal giorno della consegna o della scoperta iniziali, rispettivamente nel caso di vizio palese o occulto, senza che la successiva consegna di altra partita della stessa merce sia idonea a far decorrere un nuovo termine per la denuncia (Cass. III, n. 14330/2000).

In ordine al risarcimento del danno, si veda sub art. 1518 c.c.

Con la vendita a consegne ripartite è, invece, incompatibile la clausola di rinnovazione tacita (Cass. II, n. 6107/1987).

Bibliografia

Angelici, Consegna e proprietà nella vendita internazionale, Milano, 1979; Auricchio, La individuazione dei beni immobili, Napoli, 1960; Bianca, La vendita e la permuta, in Tr. Vas., 1993; Bocchini, La vendita con trasporto, Napoli, 1985; Bonfante, Il contratto di vendita, in Trattato Galgano, 1991; Capozzi, Dei singoli contratti, I, Milano, 1988; Cataudella, Nullità formali e nullità sostanziali nella normativa sul condono edilizio, in Quadrimestre, 1986; De Cristofaro, voce Vendita (vendita di beni di consumo), in Enc. giur., Roma, 2004; De Tilla, La vendita, Milano, 1999; G.B. Ferri, La vendita in generale, in Trattato Rescigno, XI; Greco, Cottino, Vendita, in Comm. Scialoja-Branca, 1981; Luminoso, La compravendita, Torino, 2011; Macario, voce Vendita, Profili generali, in Enc. giur., 1994; Mengoni, Profili di una revisione della teoria sulla garanzia per i vizi nella vendita, in Studi in onore di De Gregorio, Città di Castello, 1955; Mirabelli, Della vendita, in Com. UTET, 1991; Portale, Principio consensualistico e conferimento di beni in società, in Riv. soc., 1970; Rizzieri, La vendita obbligatoria, Milano, 2000; Rubino, La compravendita, in Tr. Cicu-Messineo, 1971; Russo, La responsabilità per inattuazione dell'effetto reale, Milano, 1965; Santini, Il commercio, Bologna, 1979

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.

Sommario