Codice Civile art. 1491 - Esclusione della garanzia.Esclusione della garanzia. [I]. Non è dovuta la garanzia [1490] se al momento del contratto il compratore conosceva i vizi della cosa; parimenti non è dovuta, se i vizi erano facilmente riconoscibili, salvo, in questo caso, che il venditore abbia dichiarato che la cosa era esente da vizi. InquadramentoLo scopo della norma è quello di non permettere al compratore di denunciare vizi che, al momento della consegna della cosa, erano da lui conosciuti o, comunque, facilmente conoscibili, così da poter utilizzare lo strumento al solo fine di sottrarsi alle sue obbligazioni. La riconoscibilità del vizio (equiparata alla conoscenza) esclude, in sostanza, il sorgere della garanzia, così che l'acquirente non può ottenere né la risoluzione del contratto né la riduzione del prezzo, né, conseguentemente, il risarcimento del danno previsto dall'art. 1494 c.c. (Cass. II, n. 3644/2007). La garanzia viene, quindi, esclusa quando: a) il compratore conosceva i vizi della cosa al momento della conclusione del contratto; oppure b) i vizi erano facilmente riconoscibili. Secondo la dottrina, la ragione dell'esclusione si basa sul presupposto che, nel primo caso, non può essere ravvisato alcun inadempimento nella vendita, poiché la cosa fornita non è difforme da quella contrattata; mentre, nella seconda ipotesi, viene in evidenza un criterio di autoresponsabilità del compratore e, quindi, l'inosservanza di un onere di diligenza da parte di questi in ordine alla rilevazione dei vizi che si presentino di semplice percezione (Rubino, 782). L'effettiva conoscenza esclude la garanzia anche se il vizio era occulto; essa però non si presume, ma il venditore deve fornirne la prova (Rubino, 782). La dottrina ritiene, poi, applicabile la norma in esame anche nei confronti del rappresentante del venditore e del compratore (Greco, Cottino, 265; Rubino, 790). Nozione di vizio facilmente riconoscibileDiscussa è la nozione di facile riconoscibilità del vizio. Parte della dottrina aderisce ad una tesi oggettiva, secondo cui vizio facilmente riconoscibile è quello che può essere avvertito con uno sforzo diligente minimo, senza l'impiego di nozioni e mezzi tecnici, e quindi anche attraverso un esame superficiale del bene (Bianca, 913; Mirabelli, 103). La tesi soggettiva, sostenuta da altri, richiede invece che la diligenza minima debba essere valutata con riferimento alle particolari condizioni del compratore ed alle circostanze in cui avviene la singola vendita (Rubino, 785). La giurisprudenza ha aderito a tale seconda tesi, avendo affermato che l'art. 1491 c.c. non richiede il requisito dell'apparenza, ma quello della facile riconoscibilità (Cass. II, n. 14277/1999), e che la riconoscibilità va valutata tenendo conto della qualità delle parti e della natura della cosa medesima, e, dunque, nel caso di rapporto fra imprenditori esperti del settore e dotati di adeguate attrezzature di controllo, facendo riferimento alla data in cui l'acquirente avrebbe potuto e dovuto riscontrare i vizi con l'impiego di dette attrezzature (Cass. II, n. 10498/1996; Cass. S.U., n. 5243/1982). Tuttavia, sebbene il grado della diligenza esigibile non possa essere predicato in astratto, ma debba essere apprezzato in relazione al caso concreto, avuto riguardo alle particolari circostanze della vendita, alla natura della cosa ed alla qualità dell'acquirente, è da escludere che l'onere di diligenza del compratore debba spingersi sino al punto di postulare il ricorso all'opera di esperti o l'effettuazione di indagini penetranti ad opera di tecnici del settore, al fine di individuare il vizio (Cass. VI-II, n. 2756/2020; Cass. II, n. 2981/2012). Così, si è ritenuto, in un caso di vendita di un bene appartenente a un edificio condominiale di risalente costruzione, che i difetti materiali conseguenti al concreto ed accertato stato di vetustà ovvero al tempo di realizzazione delle tecniche costruttive utilizzate, non integrano un vizio rilevante ai fini previsti dall'art. 1490 c.c., essendo la garanzia in esame esclusa tutte le volte in cui il vizio sia facilmente riconoscibile, salvo che, in quest'ultimo caso, il venditore abbia dichiarato che la cosa era immune da vizi (Cass. II, n. 24343/2017). Analogamente, è parso ragionevole ritenere che l'acquisto di un bene di vetusta costruzione, la cui datazione non sia stata celata dalla parte alienante e che, anzi, ne porti i segni, resi evidenti dal modo d'essere del bene stesso, trattandosi di una costruzione, possa far ritenere agevolmente riconoscibili vizi, anche importanti, che lo riguardino (Cass. II, n. 3348/2018, secondo cui, peraltro, la circostanza che la parte degradata e bisognosa di ristrutturazione possa riguardare parti strutturali dell'edificio immediatamente non percepibili col senso della vista, quali, ad es., il tetto, i solai o le fondamenta, risulta irrilevante, posto che la riconoscibilità non coincide con la visibilità, ma consiste in ciò che è ragionevolmente prevedibile sulla base del complesso inferenziale del fatto). L'esclusione della garanzia ha come presupposto la possibilità di riconoscere il vizio al momento della conclusione del contratto, sicché non opera nel caso di compravendita di cosa futura (Cass. II, n. 5075/1983) o quando il compratore non può prendere visione della merce nel momento in cui contratta (es., merce imballata o in confezione chiusa) (Cass. III, n. 1072/1969) ovvero quando la consegna della merce sia successiva alla conclusione del contratto (Cass. II, n. 8880/2011; Cass. III, n. 6073/1995, relativa a fattispecie di vendita su campione). In questi casi assume rilevanza, per la denuncia dei vizi, la consegna della cosa (Cass. II, n. 8192/2009; nonché Cass. II, n. 11450/1992 in relazione alla vendita con riserva della proprietà). Nella vendita di genere, la riconoscibilità va valutata al momento dell'individuazione della cosa. Secondo la giurisprudenza, la norma in esame non trova applicazione nel caso di garanzia per mancanza di qualitàex art. 1497 c.c. (Cass. II, n. 3803/1978). Di parere contrario parte della dottrina (Bianca, 892). La dichiarazione con la quale il compratore riconosce di avere ricevuto la cosa in condizioni di normale efficacia ha effetto limitato all'apparenza e non esonera dalla garanzia per i vizi che si siano manifestati successivamente o che possono palesarsi solo dopo una prolungata utilizzazione (Cass. II, n. 12759/1993). La giurisprudenza ha giudicato facilmente riconoscibili i vizi del bene qualora l'acquisto sia effettuato dal comproprietario (Cass. II, n. 579/1992, in relazione alla vendita di quote di un bene gravato da diritti reali). Ha effetto preclusivo della garanzia anche l'utilizzazione della cosa affetta da vizi da parte dell'acquirente, qualora essa evidenzi la volontà di quest'ultimo di accettarla nelle condizioni in cui si trovi: in tal caso è stato escluso il rimedio redibitorio di cui all'art. 1492 c.c. (Cass. I, n. 3500/1998). Inoltre, la conoscenza del vizio, che esclude la garanzia, si ha quando il compratore abbia acquisito la certezza obiettiva del vizio nella sua manifestazione esteriore, ancorché egli non ne abbia individuato la causa (Cass. II, n. 1258/2013), mentre non è sufficiente il semplice sospetto. Il venditore ha comunque l'onere di provare che il compratore ha compiutamente ed effettivamente acquisito la conoscenza dei vizi prima del contratto e, al riguardo, può avvalersi anche di elementi di prova presuntivi, trattandosi di provare un elemento maturato nella sfera psichica altrui (Cass. II, n. 38/1979). Lo stato della cosa dichiarato dal venditoreQualora il venditore dichiari che la cosa è esente da vizi, la garanzia è dovuta anche per i vizi facilmente riconoscibili (Cass. II, n. 38/1979), purché si tratti di affermazione diretta ed esplicita del venditore, tale da determinare un affidamento del compratore, indotto a soprassedere all'esame della cosa (Cass. II, n. 695/2000): tale garanzia, pertanto, non può farsi derivare dal comportamento tacito del venditore (Cass. II, n. 5242/1979). Secondo la dottrina, la dichiarazione non comporta l'uso di particolari formule, essendo sufficiente un'attestazione espressa, avente valore di impegno giuridicamente rilevante, con esclusione delle mere esaltazioni pubblicitarie della merce (Bianca, 918; Greco, Cottino, 262; Rubino, 792). Generiche assicurazioni del venditore sulla bontà della merce non lo rendono invece garante anche per i difetti manifesti (Bianca, 918). La dichiarazione del venditore, inoltre, non rileva qualora il compratore abbia una conoscenza specifica della difformità della cosa rispetto a quanto dichiarato (Bianca, 918). In ogni caso, è irrilevante la condizione soggettiva del dichiarante, così la garanzia è dovuta sia in caso di colpa o dolo del venditore, sia in caso di sua perfetta buona fede (Macario, 27). Anche secondo la giurisprudenza, il venditore che abbia dichiarato che la cosa era esente da vizi risponde in garanzia pure se ignorava senza colpa l'esistenza degli stessi, essendo la colpa richiesta solo al fine della risoluzione del contratto per difetto di qualità promesse ex art. 1497 c.c. (Cass. II, n. 639/2000). BibliografiaAngelici, Consegna e proprietà nella vendita internazionale, Milano, 1979; Auricchio, La individuazione dei beni immobili, Napoli, 1960; Bianca, La vendita e la permuta, in Trattato Vassalli, 1993; Bonfante, Il contratto di vendita, in Tr. Galgano, 1991; Branca, Sub art. 1103, in Comm. S.-B.,, 1965; Capozzi, Dei singoli contratti, I, Milano, 1988; De Tilla, La vendita, Milano, 1999; Greco, Cottino, Vendita, in Comm. S.-B., 1981; Luminoso, I contratti tipici e atipici, in Tr. I.-Z., 1995; Macario, voce Vendita, Profili generali, in Enc. giur., 1994; Mengoni, Profili di una revisione della teoria sulla garanzia per i vizi nella vendita, in Studi in onore di De Gregorio, Città di Castello, 1955; Mirabelli, Della vendita, Com. UTET, 1991; Romano, Vendita, in Trattato Grosso e Santoro-Passarelli, 1960; Rubino, La compravendita, in Tr. Cicu-Messineo, 1971; Terranova, voce Redibitoria (azione), in Enc. giur., 1991 |