Codice Civile art. 1499 - Interessi compensativi sul prezzo.

Cesare Taraschi

Interessi compensativi sul prezzo.

[I]. Salvo diversa pattuizione, qualora la cosa venduta e consegnata al compratore produca frutti o altri proventi [1477 2], decorrono gli interessi sul prezzo, anche se questo non è ancora esigibile.

Inquadramento

La norma in esame trova fondamento nell'esigenza equitativa di compensare il venditore per il vantaggio unilaterale che il compratore ritrae dalla dilazione del pagamento del prezzo, qualora abbia già ricevuto la controprestazione di un bene produttivo di frutti o di altri redditi, e si applica solo nel caso e a partire dal momento in cui il bene produca concretamente frutti naturali o civili, non essendo sufficiente l'astratta attitudine a produrli (Bianca, 572).

Gli interessi compensativi non si applicano, però, ad ogni obbligazione avente ad oggetto il pagamento di una somma di denaro, ma solo nei casi in cui il pagamento sia dovuto quale corrispettivo della cessione di un capitale o del trasferimento di un bene (Cass. III, n. 19266/2014).

In giurisprudenza si è ritenuto che gli interessi compensativi non decorrano nel caso in cui la consegna della cosa venduta o promessa in vendita, con anticipata attribuzione del relativo godimento e dei frutti prodotti dalla cosa stessa, sia avvenuta prima del pagamento del prezzo in esecuzione di una specifica clausola contrattuale, poiché, in tale ipotesi, le parti, nell'ambito di una libera valutazione dei rispettivi interessi, considerano l'anticipata attribuzione della cosa venduta al compratore come componente della regolamentazione convenzionale degli interessi medesimi. E non rimangono viceversa dovuti ove il pagamento del prezzo sia stato convenuto per una data o correlato ad un evento (quale, nella promessa di vendita, la stipula del contratto definitivo) successivi alla consegna del bene all'acquirente, dal momento in cui, con la scadenza di detta data o il verificarsi di tale evento, il credito della somma capitale o del residuo prezzo sia divenuto, oltre che liquido, anche esigibile in funzione di corrispettivo del vantaggio che il debitore ritrae (salvo a convertirsi in interessi moratori, dovuti dal giorno della costituzione in mora nel caso di ritardo colpevole del debitore nel soddisfacimento del credito) (Cass. II, n. 12401/2007). Gli interessi in esame possono, però, essere convenzionalmente estesi, in misura maggiore o minore del tasso legale, all'intervallo tra la conclusione del contratto e la consegna della cosa (Cass. II, n. 1510/1988).

Gli interessi compensativi, inoltre, devono essere pagati insieme al prezzo; se il compratore ne rifiuta il pagamento, spetterà al giudice valutare in concreto l'entità dell'inadempimento, al fine di concedere o meno la risoluzione ex art. 1455 c.c. (Ferri, 256).

Qualora la proprietà dell'immobile oggetto del contratto sia trasferita immediatamente all'acquirente, unitamente al possesso del bene, con rinvio dell'esigibilità del residuo prezzo al momento della futura stipulazione del rogito notarile, voluto dalle parti solo per dare forma pubblica all'avvenuto trasferimento, dal momento della consegna maturano gli interessi legali compensativi previsti dall'art. 1499 c.c. ma non anche la loro esigibilità, che sorge solo quando diviene esigibile il credito principale cui essi accedono; ne consegue che, prima di tale secondo momento, i predetti interessi non possono essere richiesti e non può perciò iniziare a decorrere il relativo termine prescrizionale (Cass. I, n. 23789/2008).

La norma in esame è stata ritenuta non applicabile in tema di retratto urbano ex art. 39 l. n. 392/1978 (Cass. III, n. 699/2010).

Le somme indicate a titolo di interessi e rivalutazione in un atto di accertamento e transazione, relative ai corrispettivi, pure transatti, dei servizi resi tra le parti, sono assoggettate ad I.V.A. e non all'imposta di registro in misura proporzionale, quando, secondo l'interpretazione del giudice di merito, gli interessi abbiano natura compensativa e non moratoria, e la rivalutazione abbia natura retributiva e non risarcitoria, costituendo obbligazioni accessorie a quella principale (Cass. V, n. 16172/2017).

Una parte della dottrina ritiene che le cose che producono «altri proventi» consisterebbero negli strumenti di attività professionale (Rubino, 590); secondo altri (Bianca, ibidem), l'espressione sarebbe invece da intendere in senso restrittivo, come riferentesi ai soli beni idonei ad essere utilizzati nel contesto di un procedimento produttivo, con esclusione pertanto dei beni meramente strumentali rispetto all'esercizio di un'attività di lavoro.

Secondo la giurisprudenza, sarebbe sufficiente che il bene produca comunque un'utilità valutabile in denaro (App. Bologna 2 dicembre 1960, in Foro it., 1961, I, 1247).

Differenza con gli interessi corrispettivi e moratori

Gli interessi compensativi, dovuti al venditore ex art. 1499 c.c. sul prezzo della cosa venduta e consegnata al compratore, si differenziano sia dagli interessi moratori che da quelli corrispettivi, in quanto i primi non sono ancorati né alla mora del debitore nel pagamento del prezzo (infatti, il venditore che subisce l'avversa eccezione di inadempimento, pur non avendo diritto agli interessi moratori, ha tuttavia diritto agli interessi compensativi sul prezzo: Cass. II, n. 27437/2013), né alla scadenza della relativa obbligazione (ossia alla liquidità ed esigibilità del credito), essendo invece intesi a ristabilire l'equilibrio economico tra i contraenti, compensando il venditore-creditore (del prezzo) che ha consegnato la cosa prima di ricevere la controprestazione (Cass. I, n. 13275/2000).

Essi, però, sono in rapporto di reciproca fungibilità con le altre due citate categorie di interessi, nel senso che il concorso di più titoli non dà luogo a duplicazione di prestazioni (Cass. II, n. 12401/2007). In particolare, se il compratore incorre in mora, gli interessi compensativi si convertono in moratori, ma con lo stesso tasso, eventualmente superiore a quello legale, stabilito convenzionalmente dalle parti (Cass. II, n. 6486/2012), con possibilità di configurare anche il diritto al maggior danno di cui al comma 2 dell'art. 1224 c.c.; in tema di pericolo di rivendica, la sospensione del pagamento del prezzo ex art. 1481 c.c. esclude la mora debendi e, dunque, il pagamento degli interessi moratori sul prezzo, ma non elimina — nell'ipotesi di vendita di bene fruttifero già consegnato al compratore — il dovere di pagare gli interessi compensativi di cui all'art. 1499 c.c., i quali, come già detto, hanno la funzione di rimediare ad uno squilibrio economico, che si determina anche nel periodo in cui si è manifestato il pericolo di evizione (Cass. II, n. 4426/2013).

La distinzione tra le varie categorie di interessi comporta comunque, sul piano processuale, che la domanda rivolta ad ottenere, dal compratore, il pagamento degli interessi per mancato godimento della cosa venduta e consegnata anticipatamente, costituisce una domanda diversa da quella rivolta ad ottenere, dal predetto compratore, gli interessi per mancato o ritardato pagamento del prezzo (Cass. II, n. 20175/2007). Ne consegue che la parte che intende ottenere interessi compensativi, ai sensi della norma in esame, deve proporre specifica domanda, non potendo questa ritenersi compresa nella domanda di pagamento di interessi moratori per mancato o ritardato pagamento del prezzo (Cass. II, n. 6031/1999). Non possono però essere richiesti per la prima volta nel giudizio di appello, se nel primo grado il venditore ha domandato solo la condanna al pagamento del residuo prezzo (Cass. II, n. 23195/2010, secondo cui, peraltro, l'espressa domanda in primo grado deve indicare la fonte e la misura degli interessi compensativi; contra Cass. II, n. 5930/1978).

Nel caso in cui la parte formuli domanda di corresponsione degli interessi senza alcuna particolare qualificazione degli stessi, essa va, però, intesa come rivolta al conseguimento soltanto degli interessi corrispettivi, i quali, come quelli compensativi, sono dovuti indipendentemente dalla colpa del debitore nel mancato o ritardato pagamento, salva l'ipotesi della mora del creditore, atteso che la funzione primaria degli interessi nelle obbligazioni pecuniarie è quella corrispettiva, collegata alla loro natura di frutti civili della somma dovuta, mentre, nei contratti di scambio, caratterizzati dalla contemporaneità delle reciproche prestazioni, è quella compensativa, dovendosi invece riconoscere carattere secondario alla funzione risarcitoria, propria degli interessi di mora, che presuppone l'accertamento del colpevole ritardo o la costituzione in mora ex lege del debitore, e quindi la proposizione di un'espressa domanda, distinta da quella del pagamento del capitale (Cass. I, n. 20868/2015; contra Cass. II, n. 1322/1980, secondo cui gli interessi compensativi possono essere attribuiti dal giudice anche quando l'avente diritto, omettendo di specificarne la natura, abbia genericamente domandato la corresponsione degli interessi).

Gli interessi compensativi disciplinati dalla norma in esame non vanno confusi con gli interessi compensativi sulla somma dovuta a titolo di risarcimento del danno (contrattuale o extracontrattuale), i quali costituiscono una componente di quest'ultimo e, nascendo dal medesimo fatto generatore della obbligazione risarcitoria, devono ritenersi ricompresi nella domanda di risarcimento e possono essere liquidati d'ufficio (Cass. I, n. 4028/2017).

Applicabilità nel contratto preliminare

Nel contratto preliminare di compravendita ad esecuzione anticipata, il promittente venditore ha diritto agli interessi compensativi esclusivamente per il periodo successivo alla data prevista per la stipulazione del definitivo, ancorché (salva l'ipotesi di costituzione in mora del creditore ex art. 1207, comma 1 c.c.) il promittente acquirente abbia ritardato il pagamento del saldo per causa a lui non imputabile o avvalendosi dell'eccezione di inadempimento, e non anche per il periodo intercorrente tra la data della consegna anticipata del bene e quella della stipulazione del definitivo (Cass. VI-II, n. 11605/2018; Cass. VI-II, n. 20860/2014), e ciò sul presupposto, comunque, che sia provata la certezza e definitività del prezzo, anche se non ancora esigibile (Cass. I, n. 6967/1999).

In senso contrario Cass. II, n. 13104/1995, secondo cui l'art. 1499 c.c. è applicabile in via analogica, sempre che le parti non abbiano diversamente pattuito, anche al contratto preliminare di vendita, quando la cosa sia stata consegnata dal promittente alienante al promissario acquirente.

Bibliografia

Bianca, La vendita e la permuta, in Trattato Vassalli, 1993; Bonfante, Il contratto di vendita, in Trattato Galgano, 1991; G.B. Ferri, La vendita - Le obbligazioni del venditore e del compratore, in Trattato Rescigno, 1984; Galgano, voce Vendita (dir. priv.), in Enc. dir., 1993; Greco, Cottino, Vendita, in Comm. S.-B., 1981; Luminoso, I contratti tipici e atipici, in Trattato Iudica-Zatti, 1995; Macario, voce Vendita, Profili generali, in Enc. giur., 1994; Mirabelli, Della vendita, in Comm. UTET 1991; Romano, Vendita, in Trattato Grosso e Santoro-Passarelli, 1960; Rubino, La compravendita, in Tr. Cicu-Messineo, 1971

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