Codice Civile art. 1513 - Accertamento dei difetti.

Cesare Taraschi

Accertamento dei difetti.

[I]. In caso di divergenza sulla qualità o condizione della cosa, il venditore o il compratore possono chiederne la verifica nei modi stabiliti dall'articolo 696 del codice di procedura civile. Il giudice, su istanza della parte interessata, può ordinare il deposito [77 att.] o il sequestro [670 c.p.c.] della cosa stessa, nonché la vendita per conto di chi spetta, determinandone le condizioni.

[II]. La parte che non ha chiesto la verifica della cosa, deve, in caso di contestazione, provarne rigorosamente l'identità e lo stato.

Inquadramento

Il legislatore offre alle parti, che divergano sulla qualità o sulla condizione della cosa venduta, un mezzo per precostituire con urgenza la prova del suo stato, che potrebbe essere modificato con il tempo, ottenendo anche il risultato di favorire i traffici giuridici e di non aggravare il carico giudiziario. Lo scopo è importante per il legislatore, atteso che egli sanziona la parte che non si avvale dello strumento in esame con l'onere di provare, a prescindere dal fatto che sia il debitore o il creditore, lo stato e l'identità del bene. Della procedura di verifica può avvalersi, invero, anche il venditore (Cass. III, n. 3088/1962).

Secondo la giurisprudenza, la verifica nei modi stabiliti dall'art. 696 c.p.c. non richiede il requisito dell'urgenza, necessario per l'accertamento tecnico preventivo, sia perché il rinvio operato alla norma del codice di rito si riferisce alle sole modalità prescritte per il procedimento sommario, sia perché la prova rigorosa dell'identità della cosa che, a norma del comma 2 dell'art. 1513 c.c., deriva dal mancato esercizio di detta facoltà, sarebbe ingiustificata in rapporto a una omessa verifica esperibile soltanto in circostanze di urgenza (Cass. II, n. 6196/1986).

Si ritiene, però, applicabile l'art. 697 c.p.c., in base al quale, in caso di eccezionale urgenza, il giudice può disporre l'accertamento tecnico inaudita altera parte.

Secondo la dottrina, la verifica della cosa, nonostante il tenore letterale della norma, può essere richiesta anche prima ed a prescindere dall'insorgere di divergenze tra le parti (Carpino, 290; Greco, Cottino, 370; Rubino, 797).

La verifica può riguardare i difetti, le qualità, la condizione e l'identità della cosa (in quest'ultimo caso l'accertamento mira a provare — o, se è richiesto dal venditore, a negare — che la cosa consegnata è diversa da quella pattuita, ricorrendo una vendita di aliud pro alio) (Cass. II, n. 8620/1996).

Esula dalla verifica l'accertamento dell'imputabilità del difetto, della sua causa e dell'anteriorità di questa rispetto al momento di conclusione del contratto (Bianca, 1046; contra Bocchini, La vendita di cose mobili, in Comm. Schlesinger, 163, secondo cui l'oggetto dell'accertamento è determinato in funzione della domanda che si intenda successivamente proporre, per cui se si intende far valere la garanzia per vizi, hanno un valore decisivo le cause dei vizi stessi ed il tempo della loro insorgenza).

Si ritiene la norma in esame applicabile sia alla vendita di beni mobili che alla vendita immobiliare (Mirabelli, 150; Rubino, 802).

I provvedimenti del giudice

Su istanza di parte, il giudice può ordinare il deposito o il sequestro, nonché la vendita per conto di chi spetta.

Deposito e sequestro hanno la finalità di consentire l'accertamento della qualità o della condizione della cosa; il deposito può essere chiesto al fine di liberarsi dall'onere e dalla responsabilità della custodia (Carpino, 291; Greco, Cottino, 371; Rubino, 800) ed è ad esso applicabile l'art. 1514 c.c.; riguardo al sequestro, da qualificare come giudiziario, si ritiene non possibile l'affidamento della cosa ad una delle parti interessate (Mirabelli, 152; Carpino, 291; Rubino, 801).

La vendita per conto di chi spetta non deve essere necessariamente preceduta dalla verifica della cosa e si giustifica in presenza della deperibilità della merce (Rubino, 801). Essa, secondo alcuni, potrebbe considerarsi come una forma anomala e sui generis di esecuzione (compiuta nell'interesse di un soggetto non ancora determinato) con conseguente applicabilità, relativamente ai rapporti col terzo acquirente, degli artt. 2919 ss. c.c. (Greco, Cottino, 376). Il giudice, ordinando la vendita, attua coattivamente una fattispecie traslativa che di fatto annulla il precedente trasferimento già realizzatosi fra le parti (Bonfante, 96). Le diverse modalità della vendita — asta pubblica, licitazione privata, trattativa privata — sono determinate dal giudice.

L'omissione della verifica

Il mancato ricorso alla procedura di cui agli artt. 1513 c.c. e 696 c.p.c. non incide sui criteri di riparto dell'onere della prova (Cass. III, n. 3088/1962) e non comporta alcuna preclusione o limitazione circa i mezzi di prova utilizzabili per dimostrare i difetti della cosa oggetto di vendita, ma solo la conseguenza che, in caso di contestazione, la prova deve essere particolarmente rigorosa, cioè tale da generare nel giudice un convincimento pieno e preciso, senza alcun riguardo alla difficoltà in cui la parte interessata possa trovarsi per non essersi avvalsa della facoltà di provocare un accertamento giudiziale preventivo (Cass. II, n. 6767/1994).

Bibliografia

Bianca, La vendita e la permuta, in Tr. Vas., 1993; Bocchini, La vendita di cose mobili, in Tr. Res., 2000; Bonfante, Il contratto di vendita, in Trattato Galgano, 1991; Carpino, La vendita, in Trattato Rescigno, 1984; Greco, Cottino, Vendita, in Comm. S.-B., 1981; Luminoso, I contratti tipici e atipici, Milano, 1995; Mirabelli, Della vendita, in Comm. UTET, 1991; Rubino, La compravendita, in Tr. Cicu-Messineo, 1971

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