Codice Civile art. 1562 - Pagamento del prezzo.

Francesco Agnino

Pagamento del prezzo.

[I]. Nella somministrazione a carattere periodico il prezzo è corrisposto all'atto delle singole prestazioni e in proporzione di ciascuna di esse.

[II]. Nella somministrazione a carattere continuativo il prezzo è pagato secondo le scadenze d'uso.

Inquadramento

Se la somministrazione è periodica ciascuna prestazione è autonoma mentre se è continuativa è necessario che siano fissate delle scadenze per il pagamento del prezzo.

Le variazioni del costo della somministrazione nel corso del contratto

Con riguardo ad un contratto di somministrazione, per il quale le parti abbiano espressamente contemplato determinati criteri di perequazione del prezzo, in relazione ad avvenimenti che sopravvengano dopo la stipulazione e nel corso dell'esecuzione (nella specie, in un contratto di fornitura di acqua irrigua, variazioni del costo dell'energia elettrica), deve escludersi l'invocabilità dell'art. 1467 c.c., in tema di risoluzione per eccessiva onerosità, anche nel caso in cui i suddetti criteri risultino in concreto inidonei ad assicurare il riequilibrio delle contrapposte prestazioni, poiché nell'indicata previsione negoziale è implicita la volontà di assumere l'alea di quegli eventi sopravvenuti per la parte non compensata dai meccanismi di adeguamento (Cass. n. 3730/1985).

Le clausole che prevedono la periodicità a 28 giorni (con fatturazione a otto settimane) appaiono contrarie alla diligenza professionale e decettive, cioè idonee a falsare in maniera apprezzabile il comportamento economico del consumatore medio e, di più, predisposte per confondere il consumatore medio nella comparazione delle offerte in violazione degli artt. 2 comma 2, lett. c-bis), 18 e 20 cod. cons. (Trib. Milano 4 giugno 2018).

A mente dell'art. 2 cod. cons.: «ai consumatori ed agli utenti sono riconosciuti come fondamentali i diritti: ... c) ad un'adeguata informazione ed a una corretta pubblicità; c-bis) all'esercizio delle pratiche commerciali secondo principi di buonafede, correttezza e lealtà, .... e) alla correttezza, alla trasparenza ed all'equità nei rapporti contrattuali».

Gli artt. 18 e ss. d.lgs. 6 settembre 2005, n. 206, come modificati dal d.lgs. n. 146/2007, in attuazione della direttiva

11 maggio 2009 n. 29/2005/CE, vietano le pratiche commerciali scorrette relative a fornitura di prodotti, intesi quali «beni e servizi» ex art. 18, comma 1, lett. e) cod. cons.. In particolare, a mente dell'art. 20, comma 1 cod. cons. «Le pratiche commerciali scorrette sono vietate». Ai sensi dell'art. 20, comma 2 cod. cons., una pratica commerciale è scorretta se è contraria alla diligenza professionale, ed è falsa o idonea a falsare in misura apprezzabile il comportamento economico in relazione al prodotto del consumatore medio, ex art. 21 cod. cons.: «È considerata ingannevole una pratica commerciale che contiene informazioni non rispondenti al vero o, seppure di fatto corretta, in qualsiasi modo anche nella sua presentazione complessiva, induce o è idonea ad indurre in errore il consumatore medio riguardo ad uno o più dei seguenti elementi, e in ogni caso, lo induce ed è idonea ad indurlo ad assumere una decisione di natura commerciale che non avrebbe altrimenti preso: ... b) le caratteristiche principali del prodotto, quali... la quantità...; d) il prezzo o il modo in cui questo è calcolato». Gli artt. 139 e 140 cod. cons., in attuazione della sulla tutela inibitoria, prevedono nei casi indicati dall'art. 2 e dall'art. 139 cod. cons. il diritto delle associazioni rappresentative dei consumatori ed utenti di agire avanti al Tribunale a tutela degli interessi collettivi dei consumatori, chiedendo di inibire atti e comportamenti lesivi degli interessi dei consumatori e degli utenti, di adottare le misure idonee a correggere od eliminare gli effetti dannosi delle violazioni accertate e di ordinare la pubblicazione del provvedimento su uno o più quotidiani a diffusione nazionale; ex art. 140, comma 8 cod. cons., ricorrendo giusti motivi di urgenza, l'azione si svolge con il rito cautelare.

La direttiva 2011183/UE del 25 ottobre 2011 sui «Diritti dei consumatori», sancisce una disciplina uniforme, cd. «armonizzata», trasfusa in numerose disposizioni del cod. cons. dal d.lgs. n. 21/2014. La direttiva in parola prevede stringenti obblighi informativi precontrattuali a carico del professionista nei contratti conclusi con il consumatore: l'art. 5, relativo a contratti non negoziati a distanza o fuori dei locali commerciali, stabilisce al comma 1, lett. a) e c) l'esaustiva informazione del consumatore sulle caratteristiche principali dei beni o servizi oggetto del contratto e sul prezzo e, al comma 4, consente agli Stati Membri di adottare una disciplina di maggior tutela dei consumatori; l'art. 6, relativo ai contratti conclusi a distanza o fuori dei locali commerciali, dispone al comma 1, lett. e) che l'informativa precontrattuale riguardi: «il prezzo totale dei beni o dei servizi comprensivo delle imposte o nel caso di un contratto a tempo indeterminato o di un contratto comprendente un abbonamento, il prezzo totale include i costi totali per periodo di fatturazione; quando tali contratti prevedono l'addebitamento di una tariffa fissa, il prezzo totale equivale anche ai costi mensili totali; se i costi totali non possono essere ragionevolmente calcolati in anticipo, devono essere fornite le modalità di calcolo del prezzo a termine dell'art. 3 comma 2, è comunque impregiudicata la disciplina prevista da altre direttive su materie specifiche (tra cui espressamente quella in materia di comunicazioni elettroniche, come chiarito dal Considerando n. 11); la direttiva 2011/83/UE è stata recepita integralmente negli attuali artt. 45 e ss. cod. cons.

Quanto alla disciplina speciale euro-unitaria in materia di comunicazioni elettroniche, l'art. 8 comma 2, direttiva 2002/21/CE del 7 marzo 2002 c.d. «Direttiva quadro» prevede: «2. Le autorità nazionali di regolamentazione promuovono la concorrenza nella fornitura delle reti di comunicazione elettronica, dei servizi di comunicazione elettronica e delle risorse e servizi correlati, tra l'altro: a) assicurando che gli utenti, compresi gli utenti disabili, ne traggano il massimo beneficio sul piano della scelta, del prezzo e della qualità»; l'art. 8.4 recita: «4. Le autorità nazionali di regolamentazione promuovono gli interessi dei cittadini del 'Unione europea, tra l'altro: ... d) promuovendo la diffusione di informazioni chiare, in particolare imponendo la trasparenza delle tariffe e delle condizioni di uso dei servizi di comunicazione elettronica accessibili al pubblico

La direttiva n. 22/2002/CE del 7 marzo 2002, cd «Direttiva sul servizio universale», relativa ai diritti degli utenti, prevede all'art. 3, comma 2 che: «Gli Stati membri determinano il metodo più efficace e adeguato per garantire l'attuazione del servizio universale, nel rispetto dei principi di obiettività, trasparenza, non discriminazione e proporzionalità. Gli Stati membri mirano a limitare le distorsioni del mercato, in particolare la fornitura di servizi a prezzi o ad altre condizioni che divergano dalle normali condizioni commerciali, tutelando nel contempo l'interesse pubblico»

L'art. 20 della citata direttiva, in tema di contratti, stabilisce: «2 ... Il contratto indica almeno: ....d) il dettaglio dei prezzi e delle tariffe 4. Gli abbonati hanno il diritto di recedere dal contratto, senza penali, all'atto della notifica di proposte di modifiche delle condizioni contrattuali. Gli abbonati sono informati con adeguato preavviso, non inferiore a un mese, di tali eventuali modifiche e sono informati nel contempo del loro diritto di recedere dal contratto, senza penali, qualora non accettino le nuove condizioni». L'art. 21, rubricato «Trasparenza» prevede: «1. Gli Stati membri assicurano che informazioni trasparenti e aggiornate in merito ai prezzi e alle tariffe nonché alle condizioni generali vigenti in materia di accesso e di uso dei servizi telefonici accessibili al pubblico siano accessibili agli utenti finali e ai consumatori, conformemente alle disposizioni dell'allegato IL».

Tali direttive sono state trasfuse nel diritto nazionale dal d.lgs. n. 259/2003, «Codice delle comunicazioni elettroniche», di seguito «CCE»: l'art. 70 comma 1 CCE prevede che il contratto indichi «in modo chiaro, dettagliato e facilmente comprensibile .... e) il dettaglio dei prezzi e delle tariffe ... f) la durata del contratto, le condizioni di rinnovo...» ed il comma 4 recita: «Il contraente, qualora non accetti le modifiche delle condizioni contrattuali da parte delle imprese ... ha diritto di recedere dal contratto senza penali né costi di disattivazione. Le modifiche sono comunicate al contraente con adeguato preavviso, non inferiore a trenta giorni, e contengono le informazioni complete circa l'esercizio del diritto di recesso.». L'art. 71 CCE, rubricato «Trasparenza e pubblicazione delle informazioni» recita: «L'Autorità assicura che le imprese che forniscono reti pubbliche di comunicazione elettronica o servizi accessibili al pubblico di comunicazione elettronica pubblichino informazioni trasparenti, comparabili, adeguate e aggiornate in merito ai prezzi e alle tariffe vigenti, a eventuali commissioni per la risoluzione del contratto e a informazioni sulle condizioni generali vigenti in materia di accesso e di uso dei servizi forniti agli utenti finali e ai consumatori, conformemente alle disposizioni dell'allegato n. 5. Tali informazioni sono pubblicate informa chiara, esaustiva e facilmente accessibile...» La stessa finalità di tutela del principio di trasparenza delle offerte (intesa come agevole comparabilità delle stesse) si rinviene anche nell'art. 1 d.l. n. 7/2007, conv. con mod. da I. n. 40/2007, anche nella formulazione vigente alla data di adozione delle clausole in parola da parte di TELECOM per la telefonia fissa: il comma 1 prevede difatti il divieto per gli operatori telefonici di applicare costi fissi e contributi per la ricarica di carte prepagate «al fine di favorire la concorrenza e la trasparenza delle tariffe, di garantire ai consumatori fanali un adeguato livello di conoscenza sugli effettivi prezzi del servizio, nonché di facilitare il confronto tra le offerte presenti sul mercato...» ed il comma 2 recita. «L'offerta commerciale dei prezzi dei differenti operatori della telefonia deve evidenziare tutte le voci che compongono l'offerta, al fine di consentire ai singoli consumatori un adeguato confronto Allo scopo di favorire la concorrenza nel rispetto del principio della trasparenza anche in fase precontrattuale, la l. n. 124/2017 (cd. «Legge concorrenza») ha modificato i commi 3 e 4 del citato art. 1, comma 1 d.l. n. 7/2007, introducendo i commi 3-bis, 3-ter e 3-quater, in vigore dal 28 agosto 2017, prevedendo che il contratto tra operatori di telefonia, ove contenente offerte promozionali, non possa avere durata superiore «a ventiquattro mesi», nonché prevedendo un'adeguata informazione del consumatore, prima della stipula, dei costi del recesso anticipato.

Quanto alla disciplina dell'Autorità, con delibera 15 marzo 2017 n. 121/2017/Cons I'AGCOM sulla scorta della seguente premessa «Ravvisata, alla luce dell'evoluzione dei mercati della telefonia fissa e mobile, la necessità di garantire una tutela effettiva degli utenti avendo riscontrato problemi in termini di trasparenza e comparabilità delle informazioni in merito ai prezzi vigenti in materia di accesso e di uso dei servizi forniti dagli operatori di comunicazione elettronica, nonché di controllo dei consumi e della spesa, determinati anche dal venir meno di un parametro temporale certo e consolidato per la cadenza del rinnovo delle offerte e della fatturazione, ossia il mese» ha aggiunto all'art. 3 della delibera 252/2016/Cons i commi 10 e 11, che prevedono: «10. Per la telefonia fissa la cadenza di rinnovo delle offerte e della fatturazione deve essere su base mensile o suoi multipli. Per la telefonia mobile la cadenza non può essere inferiore a quattro settimane. In caso di offerte convergenti con la telefonia fissa, prevale la cadenza relativa a quest'ultima. 11. Gli operatori di telefonia mobile che adottano una cadenza di rinnovo delle offerte e della fatturazione su base diversa da quella mensile, informano prontamente l'utente, tramite l'invio di un SMS, dell'avvenuto rinnovo dell'offerta.», fissando il termine di 90 giorni dalla pubblicazione della delibera (avvenuta il 24 marzo 2017) per l'adeguamento, termine spirato il 22 giugno 2017.

Infine, con l'art. 19-quinquiesdecies della l. n. 172/2017, di conversione del d.l. n. 148/2017, pubblicata in G.U. il 5 dicembre 2017, il Legislatore ha modificato ulteriormente l'art. 1 del sopra citato d.l. n. 7/2007, aggiungendo i commi da 1-bis a 1-quinquies, del seguente tenore: «1-bis, I contratti di fornitura nei servizi di comunicazione elettronica disciplinati dal codice di cui al d.lgs. n. 259/2003 prevedono la cadenza di rinnovo delle offerte e della fatturazione dei servizi, ad esclusione di quelli promozionali a carattere temporaneo di durata inferiore a un mese e non rinnovabile, su base mensile o di multipli del mese . 1-ter. Gli operatori di telefonia, di reti televisive e di comunicazioni elettroniche, indipendentemente dalla tecnologia utilizzata, si adeguano alle disposizioni di cui al comma 1-bis entro il termine di centoventi giorni dalla data di entrata in vigore della presente disposizione. 1-quater. L'AGCOM garantisce la pubblicazione dei servizi offerti e delle tariffe generali di cui al comma 1-bis, in modo da assicurare che i consumatori possano compiere scelte informate. 1-quinquies. In caso di violazione del comma 1-bis l'AGCOM ordina all'operatore la cessazione della condotta e il rimborso delle eventuali somme indebitamente percepite o comunque ingiustificatamente addebitale agli utenti, indicando il termine entro cui adempiere, in ogni caso non inferiore a trenta giorni ... 4. L'AGCOM vigila sull'attuazione delle disposizioni di cui al presente articolo e stabilisce le modalità attuative delle disposizioni di cui al comma 2 e al comma 3-quater. La violazione delle disposizioni di cui ai commi 1, 1-bis, 1-ter, 2, 3, 3-bis, 3-ter e 3-quater è sanzionata dall'AGCOM applicando l'art. 98, comma 16 d.lgs. n. 259/2003 e successive modificazioni. L'inottemperanza agli ordini impartiti ai sensi del comma 1-quinquies è sanzionata applicando l'art. 98, comma 2 del medesimo codice. 4-bis. Il periodo mensile o suoi multipli di cui al comma 1-bis costituisce standard minimo nelle condizioni generali di contratto e nella carta dei servizi. Nel caso di variazione dello standard da parte dell'operatore e tenendo conto delle tempistiche di cui al comma 1-ter, si applica un indennizzo forfetario pari ad € 50, in favore di ciascun utente interessato dalla illegittima fatturazione, maggiorato di 1 per ogni giorno successivo alla scadenza del termine assegnato dall'Autorità ai sensi del comma 1-quinquies. L'Autorità vigila sul rispetto della presente disposizione nell'ambito delle competenze di cui all'art. 1, comma 6, lett. a) num. 14 e comma 11 e 12 l. n. 249/1997.». Le disposizioni sopra riportate sono entrate in vigore il 6 dicembre 2017 ed il termine per l'adeguamento è spirato il 5 aprile 2018.

Da quanto precede, le clausole di fatturazione a ventotto giorni prevedevano una periodicità dei rinnovi delle offerte e dei pagamenti del tutto eccentrica ed abnorme rispetto all'unità temporale d'uso tipicamente adoperata nei contratti di abbonamento a telefonia fissa (ovvero altri servizi collegati alla telefonia fissa): la periodicità adoperata dalla compagnia telefonica, difatti, si fonda su un intervallo temporale (28 giorni/8 settimane) che non ha alcun aggancio con la prassi dei commerci né con la vita quotidiana, a parte forse (ed unicamente) la disciplina scientifica della geografia astronomica. In particolare, il moto di rotazione del satellite della Luna dura quasi 28 giorni ed altrettanto dura il moto di rivoluzione della Luna attorno al pianeta Terra, assumendo come punto di riferimento una stella fissa (cd mese «sidereo»).

Orbene, come è noto, sia il calendario Giuliano (adottato da Giulio Cesare nel 46 a.C.), sia il calendario Gregoriano (adottato da Papa Gregorio XIII nel 1582), si fondano sull'unità di misura temporale del mese solare e non già del mese lunare. Posto che, pertanto, è da oltre 2.000 anni che in Italia (e nella cultura occidentale, quanto meno europea) l'unità temporale fondata sulla periodicità dei moti lunari è stata abbandonata nella pratica della vita quotidiana in favore del mese solare, si può serenamente escludere che la periodicità a 28 giorni corrisponda ad una «scadenza d'uso».

In effetti, la periodicità temporale d'uso per i pagamenti nei contratti di somministrazione continuativi di beni (energia, gas, acqua) e di servizi (telefonia fissa) è sempre stata il mese (o multipli del mese, quali ad esempio il bimestre o il trimestre): tale asserto può reputarsi fondato sul notorio ex art. 115 comma 2 cpc, che è quel «il fatto acquisito alle conoscenze della collettività con tale grado di certezza da apparire indubitabile ed incontestabile» Cass. n. 17906/2005.

La conferma che la periodicità mensile (o multipli del mese) corrisponda alla scadenza d'uso da sempre adoperata per i contratti di durata relativi a servizi continuativamente erogati (tipo la telefonia fissa) trova un'importante conferma normativa a livello euro-unitario, atteso che nell'imporre a carico del professionista obblighi informativi precontrattuali al fine della stipula di contratti da concludere con i consumatori a distanza o negoziati fuori dei locali commerciali, si premura di specificare per i contratti di abbonamento o a tempo indeterminato che prevedono l'addebito di una tariffa fissa, che il prezzo totale (da indicarsi a cura del professionista) «equivale anche ai costi mensili totali». A prescindere dalla portata precettiva e dalla rilevanza di tale disposizione ai fini del decidere, su cui si ritornerà infra, il Tribunale richiama qui questa norma perché dimostra con evidenza come anche il legislatore comunitario consideri un dato di fatto scontato ed ovvio, appartenente al patrimonio di conoscenza comune della collettività che, per i contratti di durata a tempo indeterminato con prestazioni continuative commisurate a tempo, il parametro standard di riferimento da considerare per informare in via precontrattuale il consumatore sia appunto quello del mese (e non certo la periodicità «lunare» proposta da TELECOM nelle sue offerte).

Sulla questione, in un provvedimento di merito edito si è evidenziato che «le clausole censurate da AMC, pertanto, appaiono violare anzi tutto il disposto dell'art. 1562, comma 2 c.c., in quanto non corrispondono alla scadenza temporale d'uso propria dei contratti di utenza, né dei contratti aventi ad oggetto servizi di telefonia fissa e servizi di durata combinati alla telefonia fissa. Orbene, il Collegio osserva che in quanto tali clausole adottano un parametro temporale eccentrico rispetto a quello d'uso, le stesse appaiono violare i diritti «fondamentali» previsti dall'art. 2 comma 2 lett. a) e c-bis) cod. cons., vale a dire i diritti dei consumatori ad un'adeguata informazione ed a una corretta pubblicità ed il diritto alla trasparenza nei rapporti contrattuali con il professionista. Giova sottolineare che il principio della «trasparenza» nei rapporti contrattuali con l'operatore telefonico risulta altresì specificamente ribadito, per i contratti relativi alle telecomunicazioni, anche dall'art. 21 della dir. 211/2002/CE e dall'art. 71 CCE nei contratti relativi a comunicazioni elettroniche conclusi con consumatori. Ora, le clausole censurate da AMC, in quanto prevedono una periodicità diversa ed eccentrica rispetto a quella usualmente adoperata per gli altri consimili contratti di utenza (acqua, luce e gas) appaiono rendere più difficile per il consumatore rappresentarsi chiaramente quale sia l'entità effettiva del servizio di telecomunicazioni oggetto dell'offerta e quale sia l'entità del relativo corrispettivo, in quanto sia l'entità del servizio, sia l'entità del corrispettivo sono commisurati a 28 giorni, anziché su un mese. Per la stessa ragione, tali clausole appaiono rendere più difficile per il consumatore comparare la convenienza delle offerte di telefonia fissa di TELECOM rispetto ad offerte di altri gestori telefonici tarate sul parametro mensile. Facendo un esempio, non è agevole calcolare a quale corrispettivo mensile corrisponda un servizio di telefonia fissa con offerta flat di € 10,00/28 giorni e, di conseguenza, un'offerta formulata in questi termini non sembra che possa reputarsi «trasparente». Al fine di consentire al consumatore medio di rappresentarsi quale sia l'entità del prezzo e del servizio contrattualizzato, ove si tratti di servizio con corrispettivo fisso su base temporale (cioè euro/periodo di tempo), appare necessario che sia adoperata una unità di misura temporale standard uniforme. Si deve aggiungere che — a ben vedere — l'obbligazione in capo al professionista di fornire al consumatore informazioni chiare e trasparenti sull'entità del prezzo e del servizio, idonee a consentire al consumatore una comparazione tra diverse offerte e dunque una scelta consapevole, appare prevista anche negli artt. 5 e 6 della dir. 2011/83/UE e, confluiti negli artt. 48 e 49 CdC, quanto meno per la fase pre-contrattuale. Addirittura, per i contratti conclusi con i consumatori a distanza, quali spesso sono i contratti relativi alla telefonia fissa, l'art. 49, comma 1, lett. e) cod. cons, espressamente prevede per i contratti a tempo indeterminato l'obbligo di comunicare i «costi mensili totali» (Trib. Milano 4 giugno 2018).

Costituisce pratica ingannevole e quindi vietata quella da parte dell'operatore telefonico che stabilisce una cadenza di pagamenti ogni quattro settimane, anziché mensile. Nella somministrazione a carattere continuativo il prezzo è pagato secondo le scadenze d'uso; l'uso nel mercato delle comunicazioni era quello di fatturare mensilmente e la compagnia, stabilendo una fatturazione quadri-settimanale, avrebbe tratto ingiusto vantaggio dai suoi utenti (Cass. n. 4182/2024).

Pagamento del prezzo e consumi anomali

Sostiene la giurisprudenza di legittimità che in tema di contratto di somministrazione e nell'ipotesi in cui l'utente lamenti l'addebito di un consumo anomalo ed eccedente le sue ordinarie esigenze, una volta fornita dal somministrante la prova del regolare funzionamento degli impianti, è onere dell'utente provare di avere adottato ogni possibile cautela per evitare l'alterazione del normale funzionamento del contatore (Cass. n. 13193/2011; Cass. n. 4355/2011).

Inoltre, si è affermato che l'obbligo dell'avente diritto alla somministrazione di corrispondere il corrispettivo delle prestazioni ricevute, non viene meno, trattandosi dell'approvvigionamento di acqua in favore di un immobile, per la circostanza che durante un certo periodo di tempo il somministrato non abbia avuto (nel caso, a seguito di requisizione in uso) il libero godimento dell'immobile approvvigionato (Cass. n. 6502/1998).

Bibliografia

Bigliazzi Geri, Breccia, Busnelli, Natoli, Diritto civile, 3, Obbligazioni e contratti, Torino, 1985, 567; Capozzi, Compravendita, riporto, permuta, contratto estimatorio, somministrazione, locazione, Dei singoli contratti, Milano, 1988; Giannattasio, La permuta, il contratto estimatorio, la somministrazione, Milano, 1960; Zuddas, Somministrazione, Concessione di vendita, Franchising, Torino, 2003

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