Codice Civile art. 1803 - Nozione.

Caterina Costabile

Nozione.

[I]. Il comodato è il contratto col quale una parte consegna all'altra una cosa mobile o immobile, affinché se ne serva per un tempo o per un uso determinato, con l'obbligo di restituire la stessa cosa ricevuta.

[II]. Il comodato è essenzialmente gratuito.

Inquadramento

Il comodato è un contratto reale, unilaterale (ovvero con obbligazioni a carico di una sola parte), essenzialmente gratuito e a forma libera anche se immobiliare o ultranovennale (Cass. II, n. 7088/2017; Cass. III, n. 8548/2008).

Il comodato può avere come oggetto sia una cosa mobile che immobile. Si ritiene pacificamente che possano essere oggetto di comodato anche le universalità di mobili (Carresi, 1957, 35) o cose produttive, come un fondo rustico o un'azienda (Cass. III, n. 9460/2000; Luminoso, 223).

Costituisce principio pacifico che la legittimazione a concedere il bene in comodato spetti a chiunque abbia la disponibilità di fatto di una cosa, in base a titolo non contrario a norme di ordine pubblico, può validamente concederla in comodato ed è, in conseguenza, legittimato a richiederne la restituzione, allorché il rapporto venga a cessare (Cass. III, n. 20371/2013; Cass. III, n. 13204/2010).

Di conseguenza, il comodante che agisce per la restituzione della cosa nei confronti del comodatario non deve provare il diritto di proprietà, avendo soltanto l'onere di dimostrarne la consegna e il rifiuto di restituzione, mentre spetta al convenuto dimostrare di possedere un titolo diverso per il suo godimento (Cass. III, n. 8840/2007).

Il comodatario acquista la detenzione qualificata e non il possesso della cosa (Cass. II, n. 24479/2017; Cass. II, n. 21690/2014). Conseguentemente, il comodatario non può acquistare il possesso ad usucapionem senza prima avere mutato, mediante una interversio possessionis, la sua detenzione in possesso (Cass. III, n. 15877/2013; Cass. III, 24222/2009).

Di recente la S.C. ha all'uopo ribadito che il godimento di un immobile in comodato, per ragioni di servizio, non implica alcun possesso utile "ad usucapionem", ma dà luogo a una mera relazione di detenzione, la quale non si muta in possesso per effetto della mancata restituzione della res alla cessazione del comodato (Cass. II, n. 29939/2024).

Sussiste contrasto in dottrina riguardo all'esatta collocazione del comodato nell'ambito degli atti di amministrazione: taluni ritengono si tratti di atto di straordinaria amministrazione sia per il comodante, sia per il comodatario (Tamburrino, 999; Teti, 42).

Risulta, altresì, discussa l'ammissibilità sia del comodato consensuale che del contratto preliminare di comodato.

Natura giuridica

La dottrina evidenzia che la natura reale del comodato emerge dalla stessa definizione normativa secondo cui il contratto non si perfeziona se al consenso delle parti non segue la traditio della cosa oggetto del contratto: la norma parla, difatti, di «consegna» e non di «obbligo di consegnare» (Giampiccolo, in Tr. G. S.-P., 1972, 3; Mastropaolo, in Tr. Sac., 1999, 660; Scaglione, in Comm. S., 2011, 11).

In proposito, è stato sottolineato che il requisito della consegna della cosa assume — in un contratto essenzialmente gratuito come quello in esame — la fondamentale funzione di rendere giuridicamente rilevante il rapporto fra le parti, altrimenti confinato nell'ambito della cortesia (Giampiccolo, 1972, 4; Luminoso, 1).

Anche la giurisprudenza è costante nel ritenere necessaria la consegna per il perfezionamento del contratto di, la quale precisa che, ove la cosa sia già nella detenzione dal comodatario, la traditio può consistere anche nel semplice mutamento del titolo della detenzione (Cass. III, n. 25222/2015; Cass. III, n. 6881/2003).

In ordine al requisito della unilateralità del contratto, affermato dalla giurisprudenza (Cass. III, n. 11980/1990), la dottrina è divisa tra un orientamento maggioritario che condivide detta ricostruzione e coloro che, invece, ritengono che il comodato sia un contratto bilaterale (Teti, 39).

È altresì discusso se il comodato sia da concepirsi come contratto con prestazione a carico del solo comodante o del solo comodatario.

Alcuni autori ravvisano, infatti, tale obbligazione nell'obbligo di restituire la cosa a carico del comodatario (Tamburrino, 997), altri invece nell'obbligo del comodante di non pretendere la restituzione anticipata della cosa — salvo bisogno urgente e imprevisto — e di lasciarla godere al comodatario (Carresi, in Tr. Vas., 1957, 19).

Oggetto

Il contratto di comodato, come espressamente previsto dall'art. 1803 c.c., può avere come oggetto sia una cosa mobile che immobile.

Si ritiene pacificamente che possano essere oggetto di comodato anche le universalità di mobili (Carresi, 1957, 35) o cose produttive come un fondo rustico o un'azienda (Cass. III, n. 9460/2000; Luminoso, 223).

Per contro, essendo il comodato un'ipotesi di prestito d'uso con obbligo di restituzione dell'idem corpus, esso non può avere ad oggetto che una cosa inconsumabile (tranne che le cose consumabili non vengano dedotte in negozio per un uso anomalo che ne escluda la consumazione: cd. comodato ad pompam), pena la nullità del contratto per impossibilità giuridica dell'oggetto (Luminoso, 3; Giampiccolo, 1972, 19).

Risulta discusso in dottrina se possano costituire oggetto del comodato anche beni immateriali, anche se prevale la risposta negativa (Luminoso, ult. cit.; Giampiccolo, in Tr. G. S.-P., 1972, 21).

Forma

La giurisprudenza ha in più occasioni rimarcato che l'onere della forma scritta nei contratti, previsto dall'art. 1350, non riguarda il comodato immobiliare, anche se di durata ultranovennale (Cass. II, n. 7088/2017; Cass. III, n. 8548/2008).

La disciplina del comodato di cui sia parte la P.A. ha, quale evidente differenza rispetto ad un accordo concluso tra parti private, la peculiarità della necessità della forma scritta, mentre, per il resto, risulta applicabile la disciplina privatistica in esame, tant'è che la stessa giurisprudenza ha ribadito che rientra nella giurisdizione del giudice ordinario e non in quella del giudice amministrativo la controversia tra enti pubblici avente ad oggetto la domanda di rilascio di un bene immobile, la cui utilizzazione da parte dell'ente non proprietario tragga titolo da un rapporto contrattuale di comodato non inserito né collegato ad un provvedimento amministrativo di concessione del bene (Cass. S.U., n. 25514/2006).

Anche in dottrina è pacifico che per la validità del contratto di comodato non occorra la forma scritta (Luminoso, 2; Tamburrino, 1001; Teti, 41).

Legittimazione a concedere in comodato

Costituisce principio pacifico che la legittimazione a concedere il bene in comodato spetta — trattandosi di contratto diretto alla costituzione di un diritto reale di godimento — sia al proprietario ed al titolare di un diritto reale limitato (esclusi i diritti di uso ed abitazione, atteso il loro carattere strettamente personale), sia al titolare di un diritto personale di godimento, sempre che la subconcessione non sia vietata dalla legge o dal titolo (Giampiccolo, 1972, 18).

Il contratto di comodato, in quanto contratto ad efficacia meramente obbligatoria, è pienamente valido ed efficace anche se chi lo ha concluso in veste di comodante non ha alcun potere di disporre del godimento della cosa: invero, posto che dal comodato sorge l'obbligazione del comodante di assicurare il godimento della cosa per il tempo o per l'uso convenuto, è possibile che il comodante riesca ad assicurare tale risultato avendo la mera disponibilità materiale del bene.

Anche la S.C. ritiene che chiunque abbia la disponibilità di fatto di una cosa, in base a titolo non contrario a norme di ordine pubblico, può validamente concederla in comodato (Cass. VI, n. 30550/2017; Cass. I, n. 13975/2014).

Comodato consensuale

È discusso se sia consentito all'autonomia privata di rinunziare al requisito della realità per realizzare un contratto consensuale di comodato.

L'opinione maggioritaria in dottrina dà una risposta negativa evidenziando che il requisito della consegna della cosa assume, in un contratto essenzialmente gratuito come quello in questione, la fondamentale funzione di rendere giuridicamente rilevante il rapporto tra le parti, altrimenti confinato nell'ambito della cortesia (Carresi, 1957, 12; Giampiccolo, 1972, 4; Luminoso, 1).

Il mero consenso, non accompagnato dalla traditio, può dunque essere considerato soltanto come elemento di una fattispecie negoziale in corso di formazione. Nel caso in cui il promittente dovesse successivamente rifiutarsi di consegnare il bene promesso, potrebbe pertanto verificarsi una ipotesi di recesso ingiustificato dalle trattative con sua conseguente responsabilità precontrattuale.

Il contratto preliminare di comodato

Risulta ampiamente dibattuta l'ammissibilità del contratto preliminare di comodato.

L'orientamento dottrinale che reputa ammissibile il contratto preliminare di comodato fa leva sull'art. 1822 che prevede espressamente la promessa di mutuo e precisa che, comunque, in caso di inadempimento non è possibile l'esecuzione in forma specifica ex art. 2932 a causa della inidoneità della sentenza costitutiva a produrre gli effetti di un contratto che, per il suo perfezionamento, richiede la consegna della cosa (Fragali, in Comm. S. B., 1966, 181).

Gli autori che propendono per la soluzione negativa rilevano che se è da escludersi l'efficacia vincolante del semplice accordo di comodato non accompagnato dalla consegna, non può attribuirsi tale efficacia nemmeno all'obbligo preliminare di addivenire a tale accordo in futuro: se, invero, la traditio ha la funzione di conferire rilievo giuridico all'intento del comodante, in mancanza di essa non vi sarebbe alcun indice da cui desumere tale intento (Carresi, 1957, 17; Luminoso, ult. cit.).

Comodato modale

La giurisprudenza reputa che il carattere essenzialmente gratuito del comodato non sia incompatibile con la previsione, a carico del comodatario, di qualche prestazione secondaria a diretto vantaggio del comodante o di un terzo. Si ritiene, pertanto, possibile apporre al comodato un modus purché esso non sia di consistenza tale da snaturare il rapporto, ponendosi come corrispettivo del godimento della cosa ed assumendo quindi la natura di una controprestazione (Cass. III, n. 3087/2010; Cass. III, n. 13920/2005).

La dottrina condivide detta impostazione evidenziando che il modus è un elemento accessorio del negozio che limita il contenuto dell'attribuzione apponibile a tutti i contratti a titolo gratuito in quanto non incidente sulla qualificazione del contratto (Carresi, 1957, 43; Giampiccolo, 1972, 8).

La giurisprudenza, in applicazione dei summenzionati principi, ha escluso la corrispettività e qualificato il rapporto come comodato modale, nelle ipotesi in cui sia stato pattuito:

— che siano a carico del comodatario le imposte gravanti sull'immobile (Cass. III, n. 485/2003);

— il pagamento di una somma periodica a titolo di rimborso spese (Cass. III, n. 3021/2001);

— il pagamento degli oneri per luce ed acqua da parte del parente coabitante (Cass. III, n. 3834/1980);

— il pagamento delle spese condominiali (App. Napoli 20 dicembre 1996; Cass. n. 2534/1958);

— il godimento di un fabbricato limitrofo alla villa del comodante subordinato a presunzioni di custodia e ad oneri riguardanti la fornitura elettrica e le spese di riparazione dell'immobile (Cass. II, n. 9718/1990);

— l'onere di mantenere presso di sé durante l'anno scolastico i figli del concedente (Cass. III, n. 2684/1971);

— l'onere di consegnare periodicamente un certo quantitativo di vino prodotto nel fondo concesso dal comodante (Cass. III, n. 3087/2010).

Differenze con il contratto di locazione

Il criterio costantemente seguito dalla giurisprudenza per distinguere tra comodato e locazione si fonda sul carattere di essenziale gratuità del comodato, laddove si realizzano gli estremi costitutivi del contratto di locazione quando per il godimento di un bene sia pattuita una controprestazione, in qualsiasi misura e sotto qualsiasi forma (Cass. III, n. 18660/2013).

Peraltro, posto che anche il comodatario quale detentore qualificato del bene può, salvo che non vi ostino specifiche previsioni pattizie, concedere il bene in locazione o costituirvi altro rapporto obbligatorio, risulta legittimato a richiederne la restituzione allorché il rapporto giunga a compimento (Cass. III, n. 13204/2010).

La S.C. ha chiarito che, non essendo le disposizioni dell'art. 1599 estensibili per il loro carattere eccezionale a rapporti diversi dalla locazione, il contratto di comodato di un bene stipulato dall'alienante di esso in epoca anteriore al suo trasferimento non è opponibile all'acquirente del bene stesso (Cass. III, n. 644/2016).

È stato altresì rimarcato che non sono applicabili al comodato immobiliare le norme contenute nell'art. 6 l. n. 431/1998, ed in particolare quella di cui al comma 6 di detto articolo, che ha introdotto un criterio di quantificazione predeterminato e forfettario del risarcimento del danno da occupazione illegittima degli immobili, individuandolo nella misura del 20% del canone di locazione, con esclusione di ogni altro risarcimento previsto dall'art. 1591 c.c. Ciò in quanto si tratta di norme eccezionali, di efficacia temporanea e destinate ad agevolare la transizione verso il nuovo regime pattizio delle locazioni e, pertanto, la loro applicazione è rigorosamente limitata ai contratti di locazione (Cass. III, n. 12882/2009).

Il criterio, utilizzato dalla giurisprudenza, per distinguere fra comodato modale e locazione è quello per cui il modus, posto a carico del comodatario, deve essere di «entità così modesta da non assumere natura di controprestazione» e non deve essere «di consistenza tale da snaturare il rapporto, ponendosi come corrispettivo del godimento della cosa ed assumendo quindi la natura di una controprestazione» (Cass. III, n. 13920/2005; Cass. III, n. 485/2003).

Bibliografia

Carresi, Comodato, in Nss D.I., Torino, III, 1959; Luminoso, voce Comodato, in Enc. giur., Roma, 1988; Pellegrini, Contratto di comodato a termine e morte del comodante, in Riv. dir. civ. 2000, II, 477; Quadri, Comodato e «casa familiare»: l'intervento delle Sezioni Unite, in Corr. giur. 2004, 1440; Quadri, Il nuovo intervento delle Sezioni Unite in tema di comodato e assegnazione della «casa familiare», in Corr. giur. 2015, 19; Tamburrino, voce Comodato, in Enc. dir., VII, Milano, 1960; Teti, Comodato, in Dig. civ., 1988.

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