Codice Civile art. 1704 - Mandato con rappresentanza.

Francesco Agnino

Mandato con rappresentanza.

[I]. Se al mandatario è stato conferito il potere di agire in nome del mandante, si applicano anche le norme del capo VI del titolo II di questo libro [1387 ss.].

Inquadramento

Il mandante conferisce il potere di rappresentanza se vuole che gli effetti dell'atto si producano direttamente nella sua sfera giuridica, senza necessità di un nuovo atto di trasferimento, e se non è sua intenzione che il suo nome rimanga sconosciuto ai terzi stipulanti.

Atti giuridici non negoziali

Il contenuto del mandato con rappresentanza può ricomprendere anche atti giuridici di carattere non negoziale, i cui effetti si riverberano direttamente nella sfera giuridica del mandante e sono ad esso immediatamente riferibili.

Ne consegue che, nel caso di incarico conferito da un concessionario del servizio di riscossione ad una società di effettuare in suo nome e per suo conto visure ipocatastali, essendo l'attività svolta direttamente riferibile al mandante, si applica anche al mandatario e al submandatario la cui nomina sia preventivamente autorizzata la previsione dell'art. 47-bis d.P.R. n. 602/1973, nel testo vigente prima della modifica di cui all'art. 83, comma 23-ter d.l. n. 112/2008, conv. in l. n. 133/2008, che prevedeva il rilascio a titolo gratuito delle visure ipotecarie e catastali relative agli immobili dei debitori iscritti a ruolo e dei coobbligati solo «ai concessionari». Né tale interpretazione può ritenersi preclusa dal divieto di analogia, dall'attinenza dell'attività a rapporti pubblicistici o dalla citata modifica dell'art. 47-bis, che ha esteso la gratuità anche agli incaricati dei concessionari, poiché essa costituisce conseguenza diretta dell'applicazione dei principi generali in tema di mandato con rappresentanza, l'attività oggetto dell'incarico è estranea all'esercizio di pubblici poteri autoritativi, e la modifica normativa ha funzione interpretativa, volta anche a superare il contenzioso esistente (Cass. n. 9112/2012).

Lo svolgimento delle sole trattative in vista della conclusione di un contratto può essere oggetto di mandato con rappresentanza, in quanto la prestazione del mandatario non deve consistere necessariamente nella conclusione di negozi giuridici, ma può concretarsi anche nel compimento di atti volontari non negoziali, e le norme sulla rappresentanza sono applicabili, per analogia, anche agli atti giuridici leciti c.d. simili ai negozi (quali la costituzione in mora, la denunzia dei vizi, le partecipazioni in genere, ecc.). ne consegue che, allorché le trattative siano svolte da un mandatario con rappresentanza, sia pure limitata alla sola fase precontrattuale, con esclusione della stipula del contratto, gli atti compiuti dal rappresentante, sono direttamente ed automaticamente imputati al rappresentato, con conseguente riferibilità a quest'ultimo della responsabilità precontrattuale eventualmente configurabile (Cass. n. 3103/2002).

Forma della contemplatio domini

In tema di mandato con rappresentanza, la contemplatio domini — che assolve alla duplice funzione di esteriorizzare il rapporto di gestione rappresentativa esistente tra il rappresentante ed il rappresentato, e di rendere conseguentemente possibile l'imputazione al secondo degli effetti del contratto concluso in suo nome dal primo, non esige — nel caso in cui l'atto da porre in essere non richiede una forma solenne — l'uso di formule sacramentali e può, quindi, essere desunta anche da un comportamento del rappresentante che, per univocità e concludenza, sia idoneo a rendere edotto l'altro contraente che egli agisce non solo nell'interesse, ma anche in nome del rappresentato, nella cui sfera giuridica gli effetti dell'atto sono destinati a prodursi direttamente; l'onere della relativa prova in giudizio incombe su chi afferma avere assunto la veste di rappresentante e, ove sia mancata l'allegazione e la prova del predetto comportamento, è insufficiente, ai fini di una diretta imputazione degli effetti dell'atto al mandante, la circostanza che l'atto sia stato posto in essere nel suo interesse (Cass. n. 7510/2011).

In altri termini, in tema di mandato con rappresentanza, ai fini della sussistenza della contemplatio domini, che rende possibile l'imputazione degli effetti del contratto nella sfera di un soggetto diverso da quello che l'ha concluso, pur non essendo richiesto l'uso di formule solenni o che la spendita del nome altrui risulti dallo stesso contratto, è tuttavia necessario che il rappresentante abbia reso edotto l'altro contraente, in modo esplicito e non equivoco, che egli agisce non solo nell'interesse, ma anche in nome del rappresentato; nel caso in cui la spendita del nome sia contestata, l'onere della relativa prova in giudizio incombe su chi afferma avere assunto la veste di rappresentante e la relativa indagine, involgendo accertamenti di fatto, è devoluta al giudice di merito, il cui apprezzamento è incensurabile in sede di legittimità, se non per vizio di motivazione (Cass. n. 2332/2016; Cass. n. 25247/2006).

Si è peraltro affermato che l'esternazione del potere rappresentativo può avvenire anche senza espressa dichiarazione di spendita del nome del rappresentato, purché il comportamento del rappresentante sia tale, per univocità e concludenza, da portare a conoscenza dell'altro contraente la circostanza che egli agisce per un soggetto diverso, nella cui sfera giuridica gli effetti del contratto sono destinati a prodursi direttamente: l'accertamento circa la sussistenza o meno della spendita del nome del rappresentato è, poi, compito devoluto al giudice del merito, ed è incensurabile in sede di legittimità ove sorretto da motivazione congrua ed immune da vizi logici e da errori di diritto (Cass. n. 15235/2001).

La Corte di Cassazione ha riconosciuto che il mandato professionale può essere conferito anche in forma verbale, dovendo in tal caso la relativa prova risultare, quantomeno in via presuntiva, da idonei indizi plurimi, precisi e concordanti (Cass. n. 8850/2004, dovendosi distinguere — come ben esplicitato già da Cass. n. 2664/1963 con riguardo alla fidejussione — la vicenda in cui il curatore del fallimento, con il disconoscimento della data di una scrittura prodotta da un creditore, ai fini dell'ammissione di un credito da essa risultante al passivo, può certo negare alla scrittura il carattere di atto anteriore al fallimento e così contestare la possibilità del fallito di impegnare il patrimonio durante il fallimento, ma in tal caso si verifica un conflitto tra l'attività negoziale del fallito, di cui si vuoi valere il creditore che chiede l'ammissione al passivo, e l'interesse della massa dei creditori, già ammessi, a respingere quanto non risulti compiuto prima del fallimento, nel quale il, curatore si presenta come portatore di interessi della massa dei creditori ammessi in opposizione al fallito e ai creditori esclusi, assumendo una posizione autonoma e la qualità di terzo). Ciò però significa solo che, a norma dell'art. 2704 c.c., la data della scrittura privata mancante di certezza non è opponibile al curatore del fallimento e la prova dell'anteriorità al fallimento del negozio contenuto nella scrittura non può desumersi da quest'ultima e tuttavia detta «inopponibilità non riguarda il negozio, ma la data della scrittura e non attiene all'efficacia dell'atto bensì soltanto alla prova di esso a mezzo della scrittura» mentre «la prova del negozio e della sua stipulazione anteriore al fallimento può essere, quindi, fornita, prescindendo dal documento probatorio, con tutti gli altri mezzi consentiti, anche nei confronti dei terzi e del curatore, salve le limitazioni derivanti dalla natura e dall'oggetto del negozio» (Cass. n. 2319/2016).

Ai fini dell'imputazione al mandante degli effetti degli atti compiuti dal mandatario con rappresentanza, non é infatti sufficiente la prova dell'avvenuto conferimento del potere rappresentativo, occorrendo altresì la dimostrazione che, nei rapporti con i terzi, il mandatario ha effettivamente dichiarato di agire in nome del mandante. Se il mandatario, nel porre in essere l'atto per conto del mandante, non dichiara di agire in nome di costui, si esula dalla fattispecie del mandato con rappresentanza, per effetto del quale il mandante è direttamente obbligato nei confronti dell'altro contraente come se l'affare gestito fosse suo proprio, e nessun rapporto si costituisce tra il mandante ed il terzo, anche se l'atto involga interessi esclusivamente propri del mandante, e l'altra parte non ignori l'esistenza di quest'ultimo (Cass. n. 22333/2007; Cass. n. 433/2007; Cass. n. 18441/2005).

È pur vero che, nel caso in cui l'atto da porre in essere non richieda una forma solenne, la contemplatio domini non esige l'impiego di formule particolari o l'osservanza di un preciso rituale, e può quindi essere desunta anche da un comportamento del rappresentante che, per univocità e concludenza, sia idoneo a portare a conoscenza dell'altro contraente che egli agisce per un soggetto diverso, nella cui sfera giuridica gli effetti dell'atto sono destinati a prodursi direttamente: ove peraltro, come nella specie, sia mancata l'allegazione e la prova di tale comportamento da parte di chi afferma di avere assunto la veste di rappresentante, la circostanza che l'atto sia stato posto in essere nell'interesse del mandante risulta insufficiente ai fini della diretta imputazione a quest'ultimo dei relativi effetti (Cass. n. 25247/2006).

Secondo l'orientamento dominante la mancanza della forma scritta ad substantiam rende nullo il mandato (anche) senza rappresentanza avente ad oggetto il trasferimento di beni immobili, impedendo che si costituisca un rapporto giuridico, e che conseguentemente sorgano legittimamente obbligazioni tra le parti (Cass. n. 6063/1998; Cass. n. 256/1991; Cass. n. 1137/2003; Cass. n. 20651/2005, ove si afferma la necessità della forma scritta ad substantiam sia per il mandato con rappresentanza che per il mandato senza rappresentanza, sia per il mandato ad acquistare che per il mandato a vendere beni immobili).

Al riguardo, si è in passato dalla Corte di Cassazione sottolineato come la volontà che dà vita al mandato è la stessa che dà vita al negozio giuridico che per conto del mandante il mandatario è tenuto a compiere, sicché, se per quest'ultimo è necessaria la forma scritta, anche l'atto con il quale il mandante dichiara la sua volontà deve rivestire la medesima forma, trattandosi, in sostanza, dell'applicazione della regola della necessità dell'atto scritto per le convenzioni relative ad immobili che si trae da molteplici disposizioni (Cass. n. 14637/2000, che con riferimento ad ipotesi di mandato a vendere argomenta dagli artt. 1351,1392 e 1403 c.c.).

Il principio è stato elaborato sulla scorta della sostanziale equiparazione tra mandato e contratto preliminare (v. già Cass. S.U., n. 3861/1954), in ragione essenzialmente dell'applicabilità anche al primo del rimedio dell'esecuzione in forma specifica dell'obbligo di concludere un contratto ex art. 2932 c.c., stante il disposto di cui all'art. 1706 c.c., comma 2 (Cass. n. 2271/1960; Cass. n. 1261/1960).

In ragione della ravvisata eadem ratio, si è ritenuto che il rigore della forma si imponga anche nella c.d. rappresentanza indiretta, pur in mancanza di norma espressa al riguardo, per tale via giungendosi alla conclusione che il mandato senza rappresentanza, sia ad acquistare che ad alienare beni immobili, deve rivestire la forma scritta (v. Cass. n. 14637/2000).

Più recentemente, peraltro, movendo dalla distinzione tra procura e mandato (la prima risolventesi nel conferimento ad un terzo del potere di compiere un atto giuridico in nome di un altro soggetto, e il secondo in un contratto in forza del quale una parte si obbliga a compiere uno o più atti giuridici nell'interesse di un'altra) si è escluso che il mandato con rappresentanza a vendere beni immobili sia soggetto all'onere della forma scritta ai sensi del combinato disposto di cui all'art. 1392 c.c. e art. 1350 c.c., comma 1, n. 1, argomentandosi dal rilievo che gli effetti del contratto di compravendita si producono in capo al rappresentato in forza del solo rapporto di rappresentanza, e non già del mandato, il quale assume un rilievo meramente «interno», e non anche «esterno», spiegando i propri effetti solo tra rappresentato e rappresentante, e non pure nei confronti dei terzi (Cass. n. 12848/2006; Cass. n. 1007/2012).

Si è sottolineato che la suddetta soluzione si spiega in ragione del necessario collegamento funzionale tra contratto base, sottoposto all'onere di forma, e atto di conferimento della procura, negandosi che possa in contrario valere il richiamo all'art. 1704 c.c., giacché nel prevedere che al mandato con rappresentanza si applicano «anche» le norme dettate per la procura, e non già queste ultime tout court, tale norma lascia impregiudicata la questione se per esso debba trovare applicazione il principio della libertà delle forme (Cass. n. 12848/2006).

Nel caso in cui il mandato abbia ad oggetto un'attività giuridica più articolata e complessa del mero acquisto della proprietà di un bene immobile da un terzo, appare invero necessario trarre ulteriori corollari.

La necessità della forma scritta, che in deroga al principio di libertà delle forme ex art. 1325 c.c., comma 1, n. 4, e art. 1350 c.c., comma 1, n. 13, (in ordine al quale v., da ultimo, Cass. n. 4541/2012; Cass. n. 12848/2006; Cass. n. 7551/1986; Cass. n. 459/1980; Cass. n. 2803/1967; Cass. n. 532/1953) si impone per gli atti che costituiscono titolo per la realizzazione dell'effetto reale in capo alla parte del negozio, e pertanto per gli acquisti immobiliari, trova fondamento, come posto in rilievo anche in dottrina, nell'esigenza di responsabilizzazione del consenso e di certezza dell'atto, in funzione della sicurezza della circolazione dei diritti.

A tale stregua, l'onere di forma non può allora ritenersi necessario per il mandato, che costituisce la fonte del rapporto «interno» di gestione, perché il mandatario possa validamente acquistare in nome proprio il diritto di proprietà su bene immobile (mandato senza rappresentanza), al fine cioè della realizzazione dell'effetto reale in capo al medesimo.

Inoltre, la S.C. ha evidenziato che nel mandato senza rappresentanza non si costituisce infatti alcun rapporto tra mandante e terzo proprietario alienante, tutti gli effetti del contratto producendosi in capo al mandatario, ai sensi dell'art. 1705 c.c. non potendo riconoscersi invero rilievo nemmeno all'eventuale conoscenza che del mandato il detto terzo eventualmente abbia (Cass. S.U., n. 24772/2008; Cass. n. 9289/2001; Cass. n. 78/1993).

A fortiori deve pertanto dirsi nell'ipotesi in cui come nella specie il mandatario venga officiato della partecipazione all'asta pubblica, la realizzazione dell'effetto reale in tale ipotesi costituendo mera eventualità.

In tale ipotesi tra il mandante e il mandatario senza rappresentanza trova infatti applicazione il solo rapporto «interno», con esplicazione dei relativi meri effetti obbligatori tra le parti. Non anche il rapporto esterno, coinvolgente il terzo.

Le esigenze di responsabilizzazione del consenso e di certezza dell'atto, sottese all'imposizione della forma scritta quale relativo requisito di validità del contratto traslativo del diritto reale sul bene immobile, non si pongono in realtà con riferimento al mandato ad acquistare senza rappresentanza, che non costituisce fonte di alcun atto di dismissione di un diritto di proprietà o altro diritto reale su bene immobile in capo al mandante ma determina l'insorgenza di un mero diritto del medesimo al compimento dell'attività gestoria da parte del mandatario.

Tali esigenze si pongono invece in relazione all'atto di acquisto del diritto reale da parte del mandatario in nome proprio, e, successivamente, per l'atto di ritrasferimento che il mandatario è ex lege (art. 1706 c.c., comma 2) obbligato a porre in essere in esecuzione del rapporto di gestione al fine di realizzare l'effetto reale immobiliare in capo al mandante.

A tale stregua, solo per tali atti la forma scritta deve ritenersi costituire requisito essenziale, a pena di nullità, in base alla regola generale ex art. 1350 c.c., comma 1 n. 1.

Non anche per il mandato.

Analogamente a quanto invero affermato dalla Corte di Cassazione in tema di mandato con rappresentanza (Cass. n. 12848/2006; Cass. n. 14637/2000), e come deve del pari ritenersi con riferimento ad ogni ipotesi in cui un rapporto meramente «interno» si distingua da quello «esterno» tra agente e terzo.

La distinzione tra rapporto «interno» di gestione (tra mandante e mandatario) e rapporto «esterno» (tra mandatario e terzo) che del primo costituisce attuazione è stata del resto da tempo sottolineata nella giurisprudenza di legittimità (ad es., con riferimento all'ipotesi della costituzione di società con obbligo di ritrasferimento delle quote sociali o azioni: Cass. n. 6764/1990), pervenendosi anche ad affermare che in caso d'inadempimento del rapporto gestorio il mandatario è tenuto al risarcimento del danno in favore del mandante pure se il contratto di mandato senza rappresentanza ad acquistare beni immobili sia privo di forma scritta (Cass. n. 596/1966, che ha ritenuto al riguardo ammissibile la prova per testimoni, con le restrizioni e le relative eccezioni previste all'art. 2724 c.c., e, da ultimo, con riferimento a diversa fattispecie; Cass. n. 13516/1999. Contra Cass. n. 9289/2001; Cass. n. 2271/1960).

Né vale in senso contrario evocare l'art. 1351 c.c., dettato per il contratto preliminare (Cass. n. 12308/2011; Cass. n. 8001/2011).

Trattasi infatti di ipotesi eccezionale, in deroga al principio generale di libertà delle forme, come tale ex art. 14 preleggi pertanto insuscettibile di applicazione analogica, ed altresì di applicazione estensiva (Cass. n. 532/1953), attesa l'autonomia e la netta distinzione sussistente tra mandato e contratto preliminare, nonché tra mandato con rappresentanza e mandato senza rappresentanza (Cass. S.U., n. 24772/2008).

Fattispecie la cui diversità di ratio emerge pienamente laddove si consideri che l'esigenza di responsabilizzazione del consenso sottesa alla regola di imposizione della forma scritta certamente non si coglie in capo al mandante in relazione all'attività gestoria del mandatario.

L'onere della forma scritta ad substantiam si spiega invece, stante il disposto dell'art. 1350 c.c., comma 1, n. 1, per gli atti del mandatario.

Per l'acquisto che questi effettua dal terzo (rapporto esterno) e per quello di successivo trasferimento in capo al mandante del diritto reale sul bene immobile a tale stregua acquistato, al cui compimento (oltre che al rendiconto ex art. 1713 c.c.) il mandatario è obbligato ai sensi dell'art. 1706 c.c., comma 2, essendo tenuto a costituire l'effetto reale in capo al mandante, la cui realizzazione può in caso di inadempimento del mandatario essere comunque determinata in via coattiva (v. Cass. n. 1814/1982), ai sensi del combinato disposto di cui all'art. 1706 c.c., comma 2 e art. 2932 c.c., mediante il rimedio dell'esecuzione in forma specifica ex art. 2932 c.c. (che è d'altro canto di generale applicazione, esperibile cioè in relazione a qualsiasi fattispecie da cui insorga l'obbligazione di prestare il consenso per il trasferimento o la costituzione di un diritto, sia che si tratti di un negozio unilaterale sia che si tratti di un atto o di un fatto dai quali detto obbligo possa sorgere ex lege: Cass. n. 6471/1997; Cass. n. 6071/1995; Cass. n. 2120/1992; Cass. n. 4649/1980).

L'espressa previsione di tale rimedio in favore del mandante, cui sono di norma (salvo cioè il relativo esercizio in via surrogatoria) precluse le azioni a tutela del diritto sostanziale acquistato dal mandatario (Cass. S.U., n. 24772/2008), diversamente da quanto affermato dalla Corte di legittimità invero generalmente ritenuto non giustifica tuttavia l'estensione al mandato senza rappresentanza della necessità della forma scritta ad substantiam.

A fondare la domanda di applicazione del rimedio dell'esecuzione in forma specifica ex art. 2932 c.c. ben può invero considerarsi idoneo e sufficiente anche un atto come nella specie complesso, ricognitivo e unilaterale d'impegno (Cass. n. 136/1985), pur se redatto successivamente (Cass. n. 15575/2000; Cass. n. 3173/1993; Cass. n. 7269/1991; Cass. n. 4618/1983) all'acquisto da parte del mandatario del diritto reale sul bene da ritrasferire al mandante.

Quanto al contenuto di tale atto, vale osservare che se l'onere del requisito della forma scritta si è, avuto riguardo al contratto preliminare (Cass. n. 7935/1997) e allo stesso contratto traslativo, ritenuto assolto qualora l'atto rechi, o comunque consenta — anche per relationem — di individuare l'indicazione del bene, del prezzo e della causa del contratto (Cass. n. 1627/1984; Cass. n. 908/1981; Cass. n. 1495/1966. In tema di vendita immobiliare, per la ritenuta sufficienza, ai fini della forma scritta ab substantiam, del mero riferimento nel contratto alla «esistenza» di un «prezzo» già pagato: Cass. n. 7848/1997).

Analogamente v. da ultimo, con riferimento a contratto preliminare di compravendita immobiliare, anche per la precisazione che l'esigenza della determinatezza — o quantomeno della determinabilità- dell'oggetto del contratto, sanzionata di nullità dall'art. 1418 c.c., comma 2, in relazione all'art. 1346 c.c. e art. 1325 c.c., n. 3, è soddisfatta dalla dichiarazione, che nella scrittura abbia fatto il promittente venditore, che il prezzo è stato pagato, nella specie mediante l'assunzione di tutte le spese necessarie per la costruzione dell'edificio da alienare, essendo necessariamente implicito in tale riconoscimento che anche la prestazione dovuta dal promissario compratore è stata consensualmente individuata: Cass. n. 4854/2012), a fortiori va condiviso l'orientamento che considera non indispensabile la completa e dettagliata indicazione di tutti gli elementi del futuro contratto e che siano ivi indicati tutti gli estremi occorrenti per la trascrizione, la quale serve solo a rendere opponibile la vendita ai terzi (Cass. n. 1627/1984; Cass. n. 1811/1981; Cass. n. 842/1969), con riferimento alla domanda del rimedio dell'esecuzione in forma specifica dell'obbligo di concludere un contratto.

Ben può infatti il giudice, richiesto di emettere sentenza costitutiva ex art. 2932 c.c., integrare la descrizione dell'immobile offerta dall'attore con dati evincibili anche da altri atti di causa (con riferimento ai dati catastali, Cass. n. 29849/2011; contra, nel senso che l'oggetto di un contratto preliminare di vendita immobiliare può essere determinato attraverso atti e fatti storici esterni al negozio, anche successivi alla sua conclusione, nella sola ipotesi in cui l'identificazione del bene da trasferire avvenga in sede di conclusione consensuale del contratto definitivo su base negoziale, e non quando, invece, afferisca ad una pronuncia giudiziale ex art. 2932 c.c., caso nel quale occorre che l'esatta individuazione dell'immobile, con l'indicazione dei confini e dei dati catastali, risulti dal preliminare, dovendo la sentenza corrispondere esattamente al contenuto del contratto, senza poter attingere da altra documentazione i dati necessari alla specificazione del bene oggetto del trasferimento: Cass. n. 952/2013).

Alla stregua di quanto sopra, escluso che possa affermarsi che la mancanza della forma scritta del mandato senza rappresentanza ad acquistare impedisce tout court la costituzione di un rapporto giuridico e conseguentemente l'insorgenza di diritti ed obbligazioni in capo alle relative parti, diversamente da quanto ravvisato in altre occasioni dalla Corte di Cassazione: per la negazione che la ricognizione di debito possa rappresentare una fonte autonoma di obbligazione, ad essa riconoscendosi soltanto un effetto confermativo di un preesistente rapporto fondamentale (Cass. n. 2104/2012; Cass. n. 1101/2006).

La forma scritta è richiesta a pena di nullità per gli atti relativi a diritti reali su beni immobili per esigenze di responsabilizzazione del consenso e di certezza dell'atto.

In tema di mandato all'acquisto, tale forma è in base agli artt. 1350,1351,1392 e 1706 c.c. richiesta per la procura conferita dal mandante al mandatario, per il contratto — preliminare o definitivo — concluso dal mandatario a nome del mandante o proprio, e, in questo secondo caso, per il conseguente atto volto a ritrasferire il bene al mandante, la mancanza del quale può essere supplita dall'esecuzione forzata in forma specifica.

La forma scritta non può considerarsi invece prescritta anche per il contratto di mandato in sé, perché da questo deriva soltanto, tra mandante e mandatario, l'obbligazione di eseguire il mandato, la cui mancata conforme esecuzione lo espone unicamente a responsabilità per danni.

Per converso, una volta che il mandatario abbia effettuato l'acquisto, l'esecuzione in forma specifica dell'obbligazione di ritrasferire il bene al mandante può trovare fondamento nell'atto unilaterale, redatto anche successivamente al detto acquisto, con cui il mandatario riconosca il suo obbligo di farlo, quante volte l'atto contenga l'indicazione del bene, del prezzo e della causa del contratto, o che gli stessi consenta di individuare anche per relationem (Cass. n. 20051/2013: «la forma scritta è richiesta a pena di nullità per gli atti relativi a diritti reali su beni immobili per esigenze di responsabilizzazione del consenso e di certezza dell'atto. In tema di mandato all'acquisto, tale forma è in base agli artt. 1350,1351,1392 e 1706 c.c. richiesta per la procura conferita dal mandante al mandatario, per il contratto preliminare o definitivo concluso da mandatario a nome del mandante o proprio, e, in questo secondo caso, per il conseguente atto volto a ritrasferire il bene al mandante, la mancanza del quale può essere supplita dall'esecuzione forzata in forma specifica. La forma scritta non può considerarsi prescritta anche per il contratto di mandato in sé, perché da questo deriva soltanto, tra mandante e mandatario, l'obbligazione di eseguire il mandato, la cui mancata conforme esecuzione lo espone unicamente a responsabilità per danni. Per converso, una volta che il mandatario abbia effettuato l'acquisto, l'esecuzione in forma specifica dell'obbligazione di ritrasferire il bene al mandante può trovare fondamento nell'atto unilaterale, redatto anche successivamente al detto acquisto, con cui il mandatario riconosca il suo obbligo di farlo, quante volte l'atto contenga l'indicazione del bene, del prezzo e della causa del contratto, o che gli stessi consenta di individuare anche per relationem»).

In materia di appalto per l'esecuzione di un'opera pubblica, la clausola compromissoria contenuta nel contratto può essere invocata dall'appaltante che abbia stipulato la convenzione, sebbene titolare di un mandato con rappresentanza conferitogli da un terzo, quando il medesimo abbia agito in nome proprio, perché quando il rappresentante stipula anche in nome del rappresentato assume la veste di parte soltanto formale del contratto (Cass. n. 8085/2021, ove è stato espresso il principio in giudizio in cui l'appaltante, mandatario con rappresentanza di un istituto di credito, aveva stipulato il contratto contenente la clausola compromissoria senza che vi fosse stata la spendita del nome del mandante, con la conseguenza che il mandatario aveva assunto la veste di parte anche sostanziale del contratto).

L'impresa mandataria di un'associazione temporanea di imprese può ricevere dalle imprese associate, in forza del sottostante mandato con rappresentanza, il potere di rappresentarle non soltanto nei rapporti con la stazione appaltante ma anche nei rapporti con i terzi, in vista della migliore realizzazione dell'opera per la quale l'associazione è stata costituita; in tal caso,  ex art. 808, comma 2 c.p.c. , il potere di concludere i contratti esecutivi e di subappalto, comprende quello di pattuire la clausola compromissoria, la cui efficacia soggettiva è estesa anche alle imprese mandanti (Cass. n. 11802/2022, nella specie, la S.C. ha confermato la sentenza di merito, che aveva ritenuto una impresa mandante inclusa nel perimetro di efficacia soggettiva della clausola compromissoria contenuta nel contratto di subappalto concluso con un terzo dalla mandataria dell'a.t.i. con cui la prima era riunita in associazione per la realizzazione di lavori pubblici).

In tema di risarcimento del danno da sinistro stradale è ammissibile il mandato cosiddetto card o di rappresentanza, in forza del quale l'assicuratore del danneggiato può operare come mandatario di quello del responsabile del sinistro. In simili casi la compagnia assicuratrice mandataria, agisce a tutela di un diritto della mandante e non in proprio sicché le conseguenze di una eventuale sentenza di condanna si produrranno solo nella sfera giuridica del mandante, ragion per cui anche quando il danneggiato opti per la procedura ordinaria  ex  articolo 148 decreto legislativo n. 2909 del 2005 (e non per quella diretta di cui al successivo articolo 149) deve escludersi che la costituzione nel processo della mandataria pregiudichi il diritto del danneggiato, si scegliere il soggetto nei confronti del quale far valere la sua pretesa, in quanto la pronunzia di condanna spiegherebbe comunque i suoi effetti nei confronti del soggetto individuato dal danneggiato (Cass. n. 24799/2023).

Al rapporto che si instaura fra l'ente locale ed il servizio di tesoreria si applica la disciplina del mandato, che impone al mandatario di eseguire le istruzioni con la diligenza tipica che il rapporto richiede e che la stessa professionalità del mandatario impone, con la conseguenza che, in caso di indicazioni incongrue da parte del mandante, è obbligo del tesoriere rilevare e comunicare al mandante l'incongruenza o l'errore commesso (Cass., n. 7883/2024, nella specie, la S.C., accogliendo il ricorso, ha affermato la responsabilità del tesoriere il quale, nell'ambito di una procedura di pignoramento presso terzi, pur avendo ricevuto dal Comune, terzo pignorato, l'ordine di eseguire due distinti bonifici, l'uno in favore del creditore pignorante, per la somma pignorata, e l'altro nei confronti del debitore esecutato, per il residuo dovuto, non aveva rilevato l'incongruità dell'indicazione del medesimo codice "iban" per entrambi ed aveva così effettuato un unico bonifico dell'intero importo a favore del debitore esecutato, esponendo l'ente locale ad una ulteriore richiesta di pagamento da parte del creditore).

Bibliografia

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