Codice Civile art. 1712 - Comunicazione dell'eseguito mandato.Comunicazione dell'eseguito mandato. [I]. Il mandatario deve senza ritardo comunicare al mandante l'esecuzione del mandato. [II]. Il ritardo del mandante a rispondere dopo aver ricevuto tale comunicazione, per un tempo superiore a quello richiesto dalla natura dell'affare o dagli usi, importa approvazione, anche se il mandatario si è discostato dalle istruzioni o ha ecceduto i limiti del mandato [1711]. InquadramentoDal comma 2 si desume che l'obbligo di comunicazione posto a carico del mandatario è volto a consentire al mandante di verificare se egli ha agito secondo diligenza nell'esecuzione dell'incarico nonché ad accettarne il risultato. Ratifica tacita del mandanteL'art. 1712 c.c., stabilisce, al comma 1, che «il mandatario deve senza ritardo comunicare al mandante l'esecuzione del mandato», aggiungendo, nel comma 2, che «il ritardo del mandante a rispondere dopo aver ricevuto tale comunicazione, per un tempo superiore a quello richiesto dalla natura dell'affare o dagli usi, importa approvazione, anche se il mandatario si è discostato dalle istruzioni o ha ecceduto i limiti del mandato». L'operatività di questa norma, tuttavia, presuppone logicamente la precisa indicazione, nella comunicazione fatta dal mandatario al mandante, dell'operazione compiuta al di fuori del mandato, ai fini della relativa approvazione implicita, che, di conseguenza, in tanto può ravvisarsi in atti o comunicazioni del mandante, in quanto questi abbia avuto compiuta conoscenza del superamento dei limiti del mandato (Cass. n. 861/2016; Cass. n. 16575/2002: «ai sensi dell'art. 1712, comma 2, c.c., ricevuta la comunicazione dell'esecuzione del mandato, il ritardo del mandante nella risposta per un tempo superiore a quello richiesto dalla natura dell'affare o dagli usi importa approvazione dell'operato del mandatario anche se non conforme alle istruzioni o eccedente dai limiti del mandato. La norma è incentrata sul ritardo da valutare in relazione alla natura dell'affare ed agli usi; il giudice può ritenere che si è verificata accettazione dell'operato del mandatario eccedente o difforme solo dopo avere accertato se il mandante si sia espresso in ordine ad esso entro i termini richiesti dalla natura dell'affare o risultanti dagli usi»; Cass. n. 3992/1983). La ratifica tacita da parte del mandante dell'operato del mandatario, ex art. 1712 c.c., presuppone che il mandato abbia avuto esecuzione e che di tale esecuzione il mandatario abbia dato notizia al mandante, specificando l'avvenuto compimento da parte sua delle attività divergenti o esorbitanti, laddove non può aversi ratifica tacita quando il comportamento del mandatario sia talmente divergente dalle istruzioni da far ritenere che si sia avuta una radicale inesecuzione del mandato stesso; in ogni caso, la ratifica tacita può operare nei soli rapporti tra mandante e mandatario, e non può essere invocata dall'ausiliario del mandatario nei confronti del mandante (Cass. n. 18299/2003). L'approvazione tacita dell'esecuzione del mandato, ai sensi dell'art. 1712, comma 2, presuppone la precisa indicazione, nella comunicazione fatta dal mandatario, dell'operazione compiuta al di fuori del mandato, essendo a tal fine necessaria la conoscenza da parte del mandante del superamento dei limiti del mandato (Cass. n. 861/2016). In ogni caso, la ratifica consiste in una manifestazione di volontà del dominus diretta ad approvare l'operato del rappresentante o del mandatario, per la quale non sono richieste formule sacramentali, occorrendo però che la volontà di fare propri gli effetti del negozio già concluso sia manifestata in modo chiaro ed inequivoco, non necessariamente per iscritto (ove tale forma non sia richiesta per l'atto compiuto dal «rappresentante»), ma anche con atti o fatti che implichino necessariamente la volontà di far proprio il contratto e i suoi effetti: può dunque essere anche tacita, ma sempre a condizione che dal contegno del dominus o del mandante risulti in modo univoco la volontà di rendere efficace il negozio (Cass. n. 6937/2004). Qualora il mandato alle liti venga conferito a più difensori, ciascuno di essi, in difetto di un'espressa e non equivoca volontà della parte circa il carattere congiuntivo, e non disgiuntivo, del mandato medesimo, ha pieni poteri di rappresentanza processuale, con la conseguenza che, in caso di procura speciale per ricorrere per cassazione, il ricorso è validamente proposto se sottoscritto anche da uno solo di essi, mentre, per quanto attiene all'autenticazione della sottoscrizione, poiché l'art. 1712 c.c., comma 1, esige l'accettazione di tutti i mandanti soltanto nel caso di mandato congiuntivo, essa deve ritenersi possibile anche soltanto da uno dei difensori. Il carattere disgiuntivo del mandato comporta, poi, che gli atti processuali possano essere posti in essere anche da uno solo dei legali (Cass. n. 13252/2006). È appena il caso di aggiungere, ad abundantiam, che la giurisprudenza di legittimità ha pure affermato che, anche in caso di mandato congiunto conferito a due difensori uno dei quali non sia iscritto all'albo speciale, il ricorso per cassazione è valido anche se sottoscritto dal solo avvocato cassazionista, in ossequio al principio di conservazione dell'atto per raggiungimento dello scopo e delle regole sul mandato con rappresentanza (Cass. n. 15174/2017; Cass. n. 15478/2008). Inoltre, tenuto conto che l'art. 1712 c.c., comma 2, prevede che nel caso di ritardo del mandante a rispondere, dopo aver ricevuto la comunicazione dell'esecuzione del mandato, per un tempo superiore a quello richiesto dalla natura dell'affare e dagli usi, importa approvazione, anche se il mandatario si sia discostato dalle istruzioni o abbia ecceduto dai limiti del mandato stesso, tuttavia, la norma non è applicabile nei rapporti bancari, allorquando manchi la prova della ricezione, da parte dei clienti, della comunicazione delle operazioni effettuate (Cass. n. 18873/2014). Effetti della revoca del mandatoLa revoca del mandato, di cui al n. 2 dell'art. 1712, ha natura di recesso unilaterale con efficacia ex nunc, priva di effetti estintivi rispetto al rapporto e dotata della capacità di paralizzare l'efficacia del rapporto stesso per il futuro, ossia da quando la relativa dichiarazione di volontà sta stata indirizzata al mandatario e sia decorso l'eventuale preavviso. Ne consegue che la revoca non elimina l'attività gestoria compiuta dal mandatario, restando salvi gli effetti del contratto verificatisi anteriormente alla dichiarazione di revoca, ed il mandante è tenuto a far fronte alle obbligazioni in precedenza contratte per suo conto dal mandatario nei confronti dei terzi, per quanto non ancora eventualmente esigibili (Cass. n. 10739/2000). Comunicazione relativa all'esecuzione del mandatoLa comunicazione dell'esecuzione dell'incarico, secondo la previsione dell'art. 1712, integra un'obbligazione a carico del mandatario, anche nel caso in cui, in detta esecuzione, egli si sia avvalso della facoltà di sostituzione, alla stregua del disposto dell'art. 1717, ovvero con riguardo ad operazioni bancarie, dell'art. 1856 c.c. (Cass. n. 693/1982). L'art. 1712 c.c. — il quale, dopo avere enunciato, nel comma 1, che «il mandatario deve senza ritardo comunicare al mandante l'esecuzione del mandato», dispone, nel secondo comma, che «il ritardo del mandante a rispondere dopo aver ricevuto tale comunicazione, per un tempo superiore a quello richiesto dalla natura dell'affare o dagli usi, importa approvazione, anche se il mandatario si è discostato dalle istruzioni o ha ecceduto i limiti del mandato» — presuppone la precisa indicazione, nella comunicazione fatta dal mandatario al mandante, dell'operazione compiuta al di fuori del mandato, ai fini della relativa La comunicazione dell'esecuzione dell'incarico, secondo la previsione dell'art. 1712 c.c., integra un'obbligazione a carico del mandatario, anche nel caso in cui, in detta esecuzione, egli si sia avvalso della facoltà di sostituzione, alla stregua del disposto dell'art. 1717, ovvero con riguardo ad operazioni bancarie, dell'art. 1856 c.c., approvazione implicita, che, di conseguenza, in tanto può ravvisarsi in atti o comunicazioni del mandante, in quanto questi abbia avuto conoscenza del superamento dei limiti del mandato (Cass. n. 3992/1983). Ad ogni modo, la norma dell'art. 1712 c.c., secondo cui il ritardo del mandante, nel rispondere alla comunicazione dell'avvenuta esecuzione dell'incarico, importa approvazione dell'atto compiuto dal mandatario, anche se questi ha ecceduto dai limiti del mandato, opera esclusivamente nei rapporti fra mandante e mandatario, sicché la suddetta approvazione tacita non può essere invocata dai terzi interessati, quale equipollente dalla ratifica disciplinata dagli artt. 1398 e 1399 (Cass. n. 11975/1990). La responsabilità del mandatario verso il mandante, per essersi discostato dalle istruzioni, o per aver ecceduto i limiti del mandato, viene meno qualora il comportamento del mandante medesimo, dopo la comunicazione della difforme esecuzione dell'incarico, integri tacita approvazione di tale operato, ai sensi dell'art. 1712, comma 2 c.c. (Cass. n. 3534/1980). Le comunicazioni che il mandatario deve effettuare al mandante, in esecuzione del mandato (ivi comprese quelle del difensore al suo assistito) non devono necessariamente avere la forma scritta né devono essere effettuate con formule particolari ovvero in «sede fornite di requisiti di professionalità». Ne consegue che, ai fini della comunicazione, salvo i casi in cui una forma determinata sia prescritta per legge o per espressa volontà delle parti, può essere impiegato qualsiasi strumento e qualsiasi forma, purché congrui in concreto a far apprendere compiutamente nel suo giusto significato il contenuto della dichiarazione. Ciò significa che tali comunicazioni ben possono essere anche verbali, né la natura ricettizia della stessa esclude tale forma. Questo va affermato sulla base dell'applicabilità anche a tale tipo di comunicazione dei principi di cui all'art. 1335 c.c., che secondo l'orientamento prevalente esprime un principio generale applicabile a tutte le dichiarazioni ricettizie (Cass. n. 938/2013). Le obbligazioni accessorie del mandatario di dare comunicazioni od informazioni al mandante in ordine a dati eventi ex art. 1710, comma 2 c.c.; 1712, comma 1 c.c.; 1718, comma 3 c.c.; 1732, comma 3 c.c., suppongono l'esistenza di una più ampia obbligazione del mandatario di dare notizia al mandante di tutti i fatti rilevanti ai fini dello svolgimento del rapporto, come espressione dei generali doveri di diligenza ex artt. 1710 e 1176 c.c., e di buona fede ex art. 1175 e 1375, c.c., cui il gestore deve sempre uniformarsi nell'esecuzione dell'incarico. Pertanto, se la banca è tenuta al preciso obbligo di informare prontamente il correntista dell'esecuzione degli ordini e di tutti gli atti esecutivi del mandato, la cui singola notizia possa ritenersi ragionevolmente di rilievo per il medesimo correntista, nell'assenza di circostanze capaci di attribuire carattere di univocità all'apparenza, possono sussistere fondati motivi di sospetto che obbligano la banca-mandataria ad informare immediatamente il correntista prima di dare corso all'operazione, per ricevere le istruzioni del caso (Trib. Bari 20 aprile 2011). BibliografiaBaldi, Venezia, Il contratto di agenzia. La concessione di vendita. Il franchising, Milano, 2015; Bavetta, Mandato (negozio giuridico) (dir. priv.), in Enc. dir., XXV, Milano, 1975; Bile, Il mandato, la commissione, la spedizione, Roma, 1961; Campagna, La posizione del mandatario nel mandato ad acquistare beni mobili, in Riv. dir. civ. 1974, I, 7 ss.; Ferri, Manuale di diritto commerciale, Torino, 1976; Formiggini, Commissione, in Enc. dir., VII, Milano, 1960; Minervini, Commissione, in Nss. Dig. it., III, Torino, 1967; Natoli, La rappresentanza, Milano, 1977; Pugliatti, Studi sulla rappresentanza, Milano, 1965; Romano, Vendita. Contratto estimatorio, Milano, 1961; Rotondi, Rotondi, L'agenzia nella giurisprudenza, Milano, 2004; Santoro Passarelli, Dottrine generali del diritto civile, Napoli, 1997; Saracini, Toffoletto, Il contratto di agenzia, artt. 1742-1753, Milano, 2014. |