Codice Civile art. 1920 - Assicurazione a favore di un terzo.Assicurazione a favore di un terzo. [I]. È valida l'assicurazione sulla vita a favore di un terzo [1411 ss.]. [II]. La designazione del beneficiario può essere fatta nel contratto di assicurazione, o con successiva dichiarazione scritta comunicata all'assicuratore, o per testamento [587]; essa è efficace anche se il beneficiario è determinato solo genericamente. Equivale a designazione l'attribuzione della somma assicurata fatta nel testamento a favore di una determinata persona. [III]. Per effetto della designazione il terzo acquista un diritto proprio ai vantaggi dell'assicurazione [1411 2]. InquadramentoL'art. 1920 disciplina l'assicurazione sulla vita a favore di terzo delineando alcune peculiarità rispetto alla figura generale del contratto a favore di terzo di cui all'art. 1411 c.c. In primo luogo la validità del contratto non è subordinata alla sussistenza di un interesse dello stipulante (Donati, 594; Gasperoni, 12; Salandra, in Comm. S.B., 1966, 393). Inoltre, l'art. 1920 fa discendere l'acquisto del diritto da parte del terzo non dalla stipula bensì dalla designazione (Buttaro, 649). La designazione del terzo può essere contestuale alla stipula del contratto di assicurazione (tanto si verifica quando già nella proposta o nella polizza il contraente indichi, sia pure genericamente, il destinatario del definitivo vantaggio economico del contratto) o successiva, purché, in tale ultimo caso, anteriore alla verificazione dell'evento assicurato. Atteso il disposto dell'ultimo comma dell'art. 1920, dottrina e giurisprudenza concordano nel ritenere che il diritto del beneficiario alla prestazione dell'assicuratore trova fondamento nel contratto ed è autonomo, cioè non derivato da quello del contraente. Nell'ipotesi di premorienza del beneficiario, ipotesi espressamente disciplinata dall'art. 1412 ma non dalla norma in esame, si discute in ordine alla possibilità di trasmettere, inter vivos o mortis causa, il diritto del beneficiario prima della morte del contraente assicurato data la peculiarità della assicurazione sulla vita, finalizzata a realizzare un atto di previdenza intuitu personae (La Torre, 354). La dottrina maggioritaria ritiene che l'art. 1920 sia applicabile analogicamente anche all'assicurazione contro gli infortuni per il caso morte (Salandra, in Comm. S.B., 1966, 398). La giurisprudenza è orientata in senso conforme alla dottrina (Cass. sez. lav., n. 15407/2000; Cass. I, n. 3207/1994). La natura della designazione del beneficiarioLa designazione del beneficiario può essere contestuale alla stipula del contratto di assicurazione o operata con successiva dichiarazione scritta, comunicata all'assicuratore, o per testamento. Le forme di designazione previste dall'art. 1920 hanno carattere tassativo (Donati, 602), ma la natura dispositiva della norma (desumibile dal mancato richiamo da parte dell'art. 1932) comporta che le parti possono escludere alcune delle forme previste o aggiungerne altre (Gasperoni, ult. cit.). La dottrina qualifica la designazione come atto unilaterale non recettizio (Buttaro, 658). Anche la giurisprudenza concorda sul punto, evidenziando che la sua validità prescinde sia dal consenso o dall'adesione dell'assicuratore (anche se costui può, con una espressa clausola di polizza sempre subordinare la validità della designazione al suo consenso) sia dall'accettazione del terzo beneficiario, che ha solo la facoltà di profittarne o meno (Cass. I, n. 4833/1978). Gli effetti contrattuali della designazioneIl beneficiario per effetto della designazione acquista un diritto soggettivo perfetto al pagamento della indennità, diritto di cui può liberamente disporre per atto inter vivos e che alla sua morte passa agli eredi, a meno che la designazione venga revocata (Buttaro, 660). Il carattere autonomo del diritto acquistato da beneficiario, ai sensi dell'art. 1920, comma 3, non implica che il medesimo diritto sia svincolato dalle clausole e dalle pattuizioni contemplate nel contratto, con la conseguenza che l'assicuratore, a norma dell'art. 1413, ben può opporre al beneficiario le eccezioni e le altre eventuali clausole limitative previste dal contratto (Cass. III, 22809/2009). Il diritto del terzo all'indennità è soggetto al termine di prescrizione di cui all'art. 2952 c.c. decorrente dal giorno in cui si è verificato il fatto su cui si fonda (Cass. III, n. 6062/1998). La designazione operata mediante testamentoLa designazione è un negozio inter vivos pur se contenuta in un testamento, limitandosi infatti il contraente ad individuare il beneficiario della stipulazione assicurativa, senza disporre in realtà di un proprio diritto né a titolo di eredità né a titolo di legato (Buttaro, ult. cit.; Donati, ult. cit.). Dal combinato disposto degli artt. 587, comma 2, e 1920 c.c. si desume la piena validità dell'atto di designazione anche se contenuto in un testamento olografo che possiede solo i requisiti formali e non pure quelli sostanziali (Salandra, in Comm. S.B., 1966, 394). Alcuni autori, reputano valida anche la designazione contenuta in un testamento nullo per mancanza di determinati requisiti di forma, dato che anche in questo atto si potrà pur sempre ravvisare — quando ne ricorrano gli estremi — una valida dichiarazione scritta dell'assicurato (Buttaro, ult. cit.). La designazione operata a favore degli eredi, dei figli, del coniugeLa designazione del beneficiario può anche essere generica, e cioè non è necessario che il beneficiario o i beneficiari vengano singolarmente individuati, ma è sufficiente che essi siano determinabili per relationem (Donati, 604; Salandra, in Comm. S.B. 1966, 395). Si ha, pertanto, una valida designazione anche quando l'assicurato dichiara di nominare beneficiari dell'assicurazione (o dichiara che l'indennità dovrà essere pagata a) la propria moglie, i propri figli, i propri eredi ovvero la persona che risponde a determinate caratteristiche. In caso di designazione generica o per relationem della moglie, dei figli o degli eredi, si presenta peraltro la necessità di precisare l'epoca alla quale ci si deve riferire per determinare gli aventi diritto alla prestazione dell'assicuratore e cioè se l'assicurato ha voluto attribuire il beneficio alla moglie ed ai figli esistenti al momento della designazione ovvero a quello in cui si verifica l'evento previsto nel contratto. Si ritiene che in caso di indicazione del coniuge debba farsi riferimento alla persona che ricopriva tale qualità al momento della designazione, mentre in caso di generica designazione dei figli dovrà farsi riferimento sia a quelli già nati in quel momento sia a quelli nati successivamente (Buttaro, 659). Sussisteva un contrasto in giurisprudenza in ordine alla interpretazione della clausola talvolta contenuta nel contratto secondo cui l'indennizzo debba essere corrisposto agli «eredi legittimi o testamentari». Secondo un primo orientamento, tale designazione concreta una mera indicazione del criterio per la individuazione dei beneficiari, i quali sono coloro che rivestono, al momento della morte del contraente, la qualità di chiamati all'eredità, senza che rilevi la (successiva) rinunzia o accettazione dell'eredità da parte degli stessi (Cass. VI, 25635/2018; Cass. II, n. 26606/2016; Cass. II, n. 6531/2006; Cass. I, n. 4484/1996). Secondo altra impostazione, invece, la locuzione va interpretata nel senso che le parti abbiano non solo voluto individuare, con riferimento alle concrete modalità successorie, i destinatari dei diritti nascenti dal negozio, ma anche determinare l'attribuzione dell'indennizzo in misura proporzionale alla quota in cui ciascuno è succeduto, atteso che, in assenza di diverse specificazioni, lo scopo perseguito dallo stipulante è, conformemente alla natura del contratto, quello di assegnare il beneficio nella stessa misura regolata dalla successione (Cass. III, n. 19210/2015). Le Sezioni Unite, intervenute per dirimere il contrasto, hanno ritenuto che la designazione generica degli "eredi" come beneficiari di un contratto di assicurazione sulla vita, in difetto di una inequivoca volontà del contraente in senso diverso, non comporta la ripartizione dell'indennizzo tra gli aventi diritto secondo le proporzioni della successione ereditaria, spettando a ciascuno dei creditori, in forza della "eadem causa obligandi", una quota uguale dell'indennizzo assicurativo, il cui pagamento ciascuno potrà esigere dall'assicuratore nella rispettiva misura (Cass. S.U. n.11421/2021). Pertanto, allorché uno dei beneficiari di un contratto di assicurazione sulla vita premuore al contraente, la prestazione, se il beneficio non sia stato revocato o il contraente non abbia disposto diversamente, deve essere eseguita a favore degli eredi del premorto in proporzione della quota che sarebbe spettata a quest'ultimo (Cass. S.U. n.11421/2021). La S.C. ha, inoltre, ritenuto che nel contratto di assicurazione sulla vita la designazione generica degli "eredi legittimi" come beneficiari comporta l'inclusione, tra i medesimi, pure degli eredi per rappresentazione ed ha, inoltre, come effetto che, a ciascuno di essi, spettino gli interessi corrispettivi sin dalla morte del de cuius (Cass. III, n. 24951/2023). Il diritto proprio ed autonomo del terzo beneficiarioIl terzo comma della norma in commento stabilisce che il terzo acquista un diritto proprio nei confronti dell'assicuratore. Tale diritto, avente ad oggetto la somma assicurata, sorge direttamente in capo al beneficiario come un credito autonomo ed estraneo rispetto al patrimonio dello stipulante (Gasperoni, 12; Salandra, in Comm. S.B., 1966, 396). Anche secondo la giurisprudenza di legittimità il diritto del beneficiario alla prestazione dell'assicuratore trova fondamento nel contratto ed è autonomo, cioè non derivato da quello del contraente (Cass. III, n. 15407/2000). Il diritto del beneficiario, qualora la designazione sia fatta per testamento, è del tutto indipendente dalla vicenda successoria (Cass. II, n. 26606/2016). La S.C. ha inoltre chiarito che la previsione del terzo comma dell'art. 1920 c.c. secondo cui il terzo acquista un diritto proprio ai vantaggi dell'assicurazione, va intesa nel senso che il diritto all'indennità nasce in suo favore dal contratto, sì che egli può rivolgersi direttamente al promittente (assicuratore) per ottenere la prestazione, non già nel senso che il diritto del terzo beneficiario sia del tutto svincolato dalle clausole e dalla pattuizioni contenute nel contratto di assicurazione (Cass. III, n. 6062/1998; Cass. I, n. 4851/1980). BibliografiaButtaro, voce Assicurazione sulla vita, in Enc. dir., III, Milano, 1958; Donati, Trattato del diritto delle assicurazioni private, Milano, III, 1956; Donati, Volpe Putzolu, Manuale di Diritto delle Assicurazioni, Milano, 2002; Gasperoni, Assicurazione sulla vita, in Enc. giur., III, 1988; La Torre, Le Assicurazioni, Milano, 2007; Polotti di Zumaglia, Vita (assicurazione sulla), in Dig. comm., XVI, Torino, 1999; Rossetti, Il Diritto delle Assicurazioni, III, L'assicurazione sulla vita, Padova, 2013. |