Codice Civile art. 1770 - Modalità della custodia.Modalità della custodia. [I]. Il depositario non può servirsi della cosa depositata né darla in deposito ad altri, senza il consenso del depositante [1782]. [II]. Se circostanze urgenti lo richiedono, il depositario può esercitare la custodia in modo diverso da quello convenuto, dandone avviso al depositante appena è possibile. InquadramentoLa norma sancisce il divieto del depositario di servirsi della cosa e di darla in subdeposito. Il primo divieto costituisce logica conseguenza dell'istituto: il deposito, infatti, assolve alla funzione di realizzare l'interesse del depositante alla conservazione della cosa (mediante il suo affidamento in custodia ad un altro soggetto) e non quello del depositario all'uso della stessa. A anche se l'uso della cosa depositata viene qualificato in dottrina con la formula furto d'uso, si tratta formula atecnica non ricorrendo la fattispecie penale di cui all'art. 626, n. 1 c.p. che presuppone che la cosa non sia già detenuta dall'autore del furto. Il secondo divieto si si giustifica in ragione del carattere fiduciario del contratto (Darmatello, Portale, 266; Mastropaolo, in Tr. Res., 237). Il depositario può comunque sempre avvalersi di ausiliari nell'espletamento della custodia sulla scorta della previsione generale di cui all'art. 1228. Il depositario deve esercitare la custodia secondo le modalità contrattualmente pattuite o, comunque, secondo le modalità usuali. Il secondo comma dell'art. 1770 consente però variazioni delle modalità della custodia qualora circostanze urgenti e sopravvenute lo richiedano (Darmatello, Portale, 266). L'uso non consentito della cosa da parte del depositarioL'uso della cosa, da parte del depositario, senza il consenso del depositante, produce conseguenze esclusivamente sul piano civilistico (Mastropaolo, 15). Più precisamente, l'uso non consentito della cosa depositata dà luogo ad inadempimento dell'obbligazione e legittima il depositante all'utilizzo dei normali rimedi contrattuali: ovvero il risarcimento del danno, la risoluzione del contratto e la restituzione della cosa. Invero, anche se l'uso della cosa depositata viene qualificato in dottrina con la formula furto d'uso, si tratta formula atecnica non ricorrendo la fattispecie penale di cui all'art. 626, n. 1, c.p. che presuppone che la cosa non sia già detenuta dall'autore del furto. Il depositario che indebitamente utilizzi la cosa ricevuta in affidamento è responsabile anche per la perdita o il deterioramento dovuto a caso fortuito, qualora il depositante provi che questo non avrebbe colpito la cosa, se il depositario non l'avesse usata, e ciò in virtù del principio per cui il debitore non è liberato dal caso fortuito dolo seu culpa determinatus (Fiorentino, in Comm. S. B., 85). Il deposito regolare di denaro La giurisprudenza (Cass. III, n. 10209/1994), con riferimento al deposito regolare di denaro, ha ritenuto che il depositario può anche adempiere il suo obbligo di custodia mediante il versamento della somma nel proprio conto corrente quando sia in concreto accertato che tale forma di custodia, ancorché non concordata con il depositante, abbia realizzato meglio l'interesse del depositante. In particolare, i giudici di legittimità hanno sottolineato che detta modalità di custodia non può ritenersi di per sé violatrice del disposto dell'art. 1770. In tal caso, però, il depositario deve restituire al depositante i frutti della cosa da lui percepiti perché l'art. 1775 c.c., che obbliga il depositario a restituire al depositante i frutti della cosa da lui percepiti allo scopo di impedire un suo ingiustificato arricchimento, deve ritenersi applicabile anche se i frutti siano dipesi da un uso non consentito della cosa (Cass. III, n. 10209/1994). Depositante che abbia consentito l'uso della cosa: differenze con il comodatoIl depositante può consentire al depositario di utilizzare la cosa: in siffatta ipotesi, se il depositante non ha specificato le modalità d'uso, il depositario sarà libero di utilizzare la cosa nel modo che più gli aggrada. Se il depositante concede al depositario la facoltà d'uso della cosa e si tratta di cose fungibili e consumabili, si avrà la figura del deposito irregolare; qualora invece si tratti di cose inconsumabili, e sempre che sia a titolo gratuito, il deposito assume caratteristiche funzionali vicine alla diversa figura del comodato, del quale si applicheranno le relative regole in via analogica. Ad avviso della giurisprudenza il criterio distintivo tra le figure del comodato e del deposito, nell'ipotesi in cui il depositante abbia consentito al depositario di servirsi della cosa depositata, è costituito dalla funzione economica perseguita in concreto dai contraenti e oggettivata nella dichiarazione negoziale, dovendosi ritenere sussistente il comodato o il deposito a seconda che la funzione economica, precipua ed essenziale, del contratto sia — rispettivamente- il godimento ovvero la custodia della cosa da parte dell'accipiens (Cass. III, n. 3954/1978). La dottrina evidenzia che l'esercizio della facoltà d'uso attribuita al depositario va comunque facendo applicazione analogica dalle norme sul comodato (Fiorentino, in Comm. S. B., 85). Divieto di subdepositoLa dottrina giustifica il divieto di subdeposito, desumibile dal primo comma della norma in esame, in ragione del carattere fiduciario del contratto (Darmartello, Portale, 266; Mastropaolo, 15). Il subdeposito non è da confondere con l'espletamento della custodia ad opera di ausiliari che è sempre consentita, ma il depositario risponde verso il depositante dell'opera dei suoi coadiuvanti ai sensi dell'art. 1228. Quando un subdeposito sia posto in essere (con il consenso dell'altra parte, in caso di urgenza o persino abusivamente), la posizione del detentore si sdoppia, diventando il subdepositario detentore immediato e diretto, il depositario detentore mediato e indiretto (Darmartello, Portale, 259). Il depositante, se non ha fornito il proprio consenso al subdeposito, può richiedere la cosa al depositario che abbia dato la cosa in subdeposito, depositario il quale sarà responsabile per inadempimento dell'obbligo di custodia ovvero dell'obbligo di consegna se restituisce la cosa deteriorata o non la restituisce affatto. Qualora il depositario restituisca la cosa non deteriorata al depositante, che dunque non riceve alcun danno, al depositante non spetta un rimedio giuridico per far valere la violazione dell'obbligo di non dare la cosa in subdeposito. Facoltà di vendita in caso di rischio di perimento della cosaLa giurisprudenza ha ritenuto in alcune risalenti pronunce che, qualora le cose custodite siano minacciate da un pericolo grave ed imminente, il depositario possa procedere alla vendita per trattativa privata, nel tentativo di recuperare quanto meno il prezzo della res nell'interesse del dominus (Cass. n. 2927/1952; Cass. n. 1555/1952). In tal caso non risulta configurabile alcuna responsabilità per colpa contrattuale o aquiliana del depositario. BibliografiaDalmartello, Portale, voce Deposito, in Enc. dir., XII, Milano, 1964; Forchielli, I contratti reali, Milano, 1952; Galasso A. e Galasso G., Deposito, in Dig. civ., 1989; Majello, Custodia e Deposito, Napoli, 1958; Majello, Il deposito nell'interesse del terzo, in Banca, borsa tit. cred., 1961, I, 311; Mastropaolo, Deposito (in generale), in Enc. giur., Roma, 1988; Salomoni, La responsabilità del custode per la perdita della detenzione del bene ricevuto, in Resp. civ. prev., 2014, fasc. 5, 1435. |