Codice Civile art. 1789 - Vendita delle cose depositate.Vendita delle cose depositate. [I]. I magazzini generali, previo avviso al depositante, possono procedere alla vendita delle merci, quando, al termine del contratto, le merci non sono ritirate o non è rinnovato il deposito, ovvero, trattandosi di deposito a tempo indeterminato, quando è decorso un anno dalla data del deposito, e in ogni caso quando le merci sono minacciate di deperimento. Per la vendita si osservano le modalità stabilite dall'articolo 1515 [83 att.]. [II]. Il ricavato della vendita, dedotte le spese e quanto altro spetta ai magazzini generali, deve essere tenuto a disposizione degli aventi diritto. InquadramentoIn forza del disposto dell'art. 1789 i magazzini generali possono, previo avviso al depositante, procedere alla vendita osservando le modalità previste dall'art. 1515 (Bozzi, 152; Zuddas, 184) in tre ipotesi, ovvero quando: — il deposito è sottoposto a termine se alla scadenza il depositante non ritira le merci o non rinnova il contratto; — trattandosi di deposito a tempo indeterminato, è decorso un anno dalla data di inizio del deposito; — le merci sono minacciate di deperimento. Secondo la dottrina, la norma che consente al depositario di vendere le merci depositate sarebbe volta ad attenuare la mancanza di potere di recesso ad nutum del depositario, riconosciuto invece nel depositario ordinario (art. 1771 c.c.), nonché a facilitare la funzione dei magazzini generali di agevolazione del commercio, ontologicamente collegata alla sosta limitata nel tempo delle merci nei magazzini stessi (Bozzi, 157; Fiorentino, in Comm. S. B., 1967, 118). La vendita va, come detto, effettuata nella forma dei pubblici incanti, a mezzo di mediatore in merci iscritto presso la camera di commercio o, in mancanza, a mezzo di ufficiale giudiziario, e deve essere fatta nei locali dei magazzini generali (Bozzi, 163). Il ricavato della vendita, dedotti le spese, il compenso e quanto altro sia dovuto ai magazzini, deve essere posto a disposizione degli aventi diritto (Fiorentino, ult. cit.). La dottrina ha evidenziato che la vendita forzata avviene in siffatte ipotesi a tutela del diritto del magazzino a riscuotere il corrispettivo, all'uopo attribuendogli un mezzo più efficace rispetto alle azioni di diritto comune (Massamormile, 190). La giurisprudenza di merito ha rimarcato che la disposizione in esame attribuisce ai magazzini generali la facoltà di vendere le merci depositate presso di loro che presentino segni di deterioramento ma non stabilisce anche che gli stessi sono responsabili per tale fatto (Trib. Verona 10 giugno 2005). BibliografiaAngeloni, Magazzini generali, in Nss. D.I., X, Torino 1964; Bozzi, Magazzini Generali, in Enc. dir., Milano, 1975; Clarizia, Nota di pegno, in Enc. dir., Milano, 1978; De Majo, Fede di deposito, in Enc. dir., Milano, 1968; Lener, Nota di pegno, in Dig. comm., 1994; Majello, Custodia e Deposito, Napoli, 1958; Massamormile, Magazzini generali, in Dig. comm., Torino, 1993; Rescigno, Fede di Deposito, in Dig. comm., 1991; Zuddas, Il deposito in albergo e nei magazzini generali, Torino, 2006. |