Codice Civile art. 1901 - Mancato pagamento del premio.

Caterina Costabile

Mancato pagamento del premio.

[I]. Se il contraente non paga il premio o la prima rata di premio stabilita dal contratto, l'assicurazione resta sospesa fino alle ore ventiquattro del giorno in cui il contraente paga quanto è da lui dovuto.

[II]. Se alle scadenze convenute il contraente non paga i premi successivi, l'assicurazione resta sospesa dalle ore ventiquattro del quindicesimo giorno dopo quello della scadenza.

[III]. Nelle ipotesi previste dai due commi precedenti il contratto è risoluto di diritto [1453 ss.] se l'assicuratore, nel termine di sei mesi dal giorno in cui il premio o la rata sono scaduti, non agisce per la riscossione; l'assicuratore ha diritto soltanto al pagamento del premio relativo al periodo di assicurazione in corso e al rimborso delle spese. La presente norma non si applica alle assicurazioni sulla vita [1919 ss., 1924, 1932; 187 trans.].

Inquadramento

L'art. 1901 disciplina l'ipotesi di mancato pagamento del premio stabilendo che, se nel termine indicato dalla legge o fissato in contratto (ove più favorevole al contraente) non viene effettuato il pagamento del premio l'assicuratore non è tenuto a prestare la garanzia.

Il pagamento del premio è condizione essenziale per la prestazione della garanzia ma non per l'efficacia del contratto: anche durante la sospensione il contraente è tenuto al pagamento del premio, così come permangono gli altri obblighi contrattuali (La Torre, 135).

Invero, il mancato pagamento del premio condiziona non già l'efficacia dell'intero contratto di assicurazione, ma solo l'inizio della garanzia assicurativa, e questo in considerazione della natura obbligatoria e non reale del contratto.

Il secondo comma dell'art. 1901 prevede che se alle scadenze convenute il contraente non paga i premi successivi, l'assicurazione resta sospesa dalle ore ventiquattro del quindicesimo giorno dopo quello della scadenza.

Se l'assicurato adempie successivamente al termine di 15 giorni riprende ex nunc la prestazione di garanzia dell'assicuratore e la mancanza della copertura assicurativa al momento del sinistro produce l'irrevocabile irrisarcibilità dello stesso da parte dell'assicuratore.

È comunque facoltà delle parti subordinare al pagamento del premio il perfezionamento del contratto (Cass. III, n. 1239/2000).

La S.C. ha chiarito che la clausola che, in deroga all'art. 1901, comma 1, prevede che la copertura assicurativa sia svincolata dal pagamento del premio è valida, ai sensi dell'art. 1932, purché abbia un contenuto specifico che non si limiti a fissare la durata del rapporto con decorrenza anteriore alla stipulazione, in deroga all'art. 1899 e sia provata per iscritto (Cass. III, n. 6623/2024).

Una particolare applicazione dell'art. 1901 si ha in ipotesi di clausole di regolazione del premio ovvero di quelle clausole in virtù delle quali l'assicurato, oltre all'obbligo di pagare un premio iniziale, assume l'obbligo di comunicare dati, in base ai quali l'assicuratore può determinare l'eventuale maggior premio (c.d. premio fluttuante), che l'assicurato è tenuto a versare ad integrazione del pagamento del premio iniziale.

Ambito di applicabilità della norma

La disposizione in esame non è applicabile alle assicurazioni sulla vita, per le quali il mancato pagamento del premio è regolato dall'art. 1924 in considerazione della specifica funzione di risparmio assolta da detta tipologia di assicurazione.

La norma si ritiene invece applicabile alle assicurazioni sugli infortuni e nelle assicurazioni per la malattia (Cass. III, n. 12353/2006).

In ordine alla applicabilità dell'art. 1901 alle assicurazioni sociali, la giurisprudenza ha rimarcato che il principio generale dell'automatismo delle prestazioni previdenziali (ai sensi dell'art. 2116, confermato, per l'assicurazione generale obbligatoria per invalidità, vecchiaia e superstiti, dall'art. 27 comma 2, r.d.l. n. 636/1939, nel testo sostituito dall'art. 23-ter d.l. n. 267/1972, conv., con modif., dalla l. n. 485/1972 e rafforzato dall'art. 3 d.lgs. n. 80/1992, di attuazione di direttiva comunitaria in materia), in forza del quale le prestazioni previdenziali spettano al lavoratore anche quando i contributi dovuti non siano stati effettivamente versati, non trova applicazione nel rapporto fra lavoratore autonomo ed ente previdenziale in difetto di disposizioni di legge o di legittima fonte secondaria in senso contrario. Pertanto, in siffatte ipotesi la mancata maturazione del requisito contributivo preclude l'attribuzione del diritto alla erogazione della pensione, in applicazione della disposizione di cui all'art. 1901 dettata per le assicurazioni private ed estesa alle assicurazioni sociali in virtù dell'art. 1886 (Cass. sez. lav., n. 7602/2003).

Ipotesi di sospensione per mancato pagamento dei premi successivi al primo

Il secondo comma dell'art. 1901 prevede che se alle scadenze convenute il contraente non paga i premi successivi, l'assicurazione resta sospesa dalle ore ventiquattro del quindicesimo giorno dopo quello della scadenza.

La norma si riferisce al pagamento dei premi successivi al primo e quindi il previsto termine di tolleranza non si applica al pagamento delle singole rate nel caso sia convenuto il pagamento rateale (La Torre, 137).

La S.C. ha all'uopo chiarito che, in tema di sospensione dell'assicurazione la disciplina prevista nei commi 1 e 2 dell'art. 1901 a seconda che il mancato pagamento dell'assicurato riguardi il premio o la prima rata di premio oppure i premi successivi, non mira a distinguere tra l'ipotesi dell'unicità del premio (contratto di assicurazione annuale) e quella della pluralità dei premi (contratto pluriennale), ma tende solo a contrapporre un inadempimento iniziale ad un inadempimento nel corso del rapporto assicurativo, riferibili, rispettivamente, al mancato pagamento dell'intero premio o della prima rata dello stesso ed al mancato pagamento tanto dei premi successivi al primo, quanto delle rate successive alla prima (Cass. III, n. 4357/2022; Cass. III, n. 5194/1998).

La sospensione dell'assicurazione è stabilita a tutela dell'interesse individuale dell'assicuratore e, poiché attiene ad un diritto disponibile, può essere oggetto di valida rinunzia anche tacita che, per potere essere configurata, richiede però un comportamento dell'assicuratore implicante una volontà negoziale del medesimo, ricognitiva del diritto all'indennizzo ed abdicativa rispetto all'applicazione delle clausole contrattuali a sé favorevoli, che non può essere desunta dall'aver l'assicuratore accettato il tardivo pagamento del premio, trattandosi di circostanza di per sé equivoca, in quanto attinente ad uno specifico diritto dell'assicuratore con l'unico effetto della cessazione della sospensione dell'assicurazione (Cass. VI, n. 23901/2015; Cass. III, n. 22809/2009).

Il disposto dell'art. 1460, comma 2, c.c. il quale nei contratti con prestazioni corrispettive non consente l'eccezione di inadempimento quando il rifiuto della prestazione sia contrario a buona fede, si applica anche alla sospensione dell'assicurazione di cui all'art. 1901, sospensione che costituisce una particolare applicazione dell'istituto dell'eccezione di inadempimento (Cass. III, n. 3654/2013).

La S.C. ha, inoltre, rimarcato che la sospensione della garanzia assicurativa per mancato pagamento di un premio successivo al primo non si verifica immediatamente, ma solo dopo il decorso del cosiddetto periodo di tolleranza o di rispetto e, cioè, di quindici giorni dalla scadenza del premio medesimo, e che detto principio opera indipendentemente dal verificarsi del pagamento del premio dovuto entro l'indicato periodo, ed anche in caso di protrarsi dell'inadempienza dell'assicurato e di eventuale successiva risoluzione di diritto del contratto, a norma dell'art 1901, terzo comma c.c. Conseguentemente l'effetto retroattivo di tale risoluzione si produrrà non dalla scadenza del premio, ma dallo spirare del periodo di tolleranza (Cass. III, n. 26104/2016).

I giudici di legittimità hanno precisato, in tema di assicurazione obbligatoria per la responsabilità civile derivante dalla circolazione di autoveicoli, che l'assicuratore è tenuto a risarcire il terzo danneggiato anche quando il sinistro si sia verificato entro il quindicesimo giorno dalla scadenza del periodo indicato sul contrassegno, sebbene non sia stato pagato il premio per il periodo successivo, anche nell'ipotesi in cui la suddetta scadenza coincida con la scadenza dell'intero contratto assicurativo che non viene rinnovato (Cass. VI, n. 17207/2017).

La clausola contrattuale con cui viene stabilita la sospensione della copertura assicurativa, per un periodo di trenta giorni dopo il pagamento del premio, nella particolare ipotesi in cui la rata venga versata con un ritardo superiore al 90 giorni, non viola l'art. 1901, comma 2, giacché tale norma è finalizzata a disciplinare gli effetti dell'inadempimento, non assumendo alcun valore in merito all'alterazione del sinallagma contrattuale. La S.C. ha all'uopo sottolineato che nel nostro ordinamento giuridico non è possibile rinvenire un principio generale che imponga alle parti di elaborare un assetto d'interessi in cui le diverse prestazioni abbiano uno stretto rapporto di corrispettività, intesa nella duplice prospettiva economica e giuridica (Cass. III, n. 9182/2018).

Mette conto evidenziare che, in tema di assicurazione obbligatoria della responsabilità civile derivante dalla circolazione dei veicoli a motore, per le scadenze successive al pagamento del primo premio (o della relativa prima rata) di cui all'art. 1901, comma 2, l'effetto sospensivo dell'assicurazione per l'ipotesi di pagamento effettuato dopo il quindicesimo giorno dalla scadenza della rata precedente cessa a partire dalle ore 24.00 della data del pagamento, e non comporta l'immediata riattivazione del rapporto assicurativo dal momento in cui il pagamento è stato effettuato,trovando applicazione analogica la disposizione del comma 1 del medesimo articolo - dettata per l'ipotesi del mancato pagamento del primo premio o della prima rata - secondo cui l'assicurazione resta sospesa fino alle ore ventiquattro del giorno in cui il contraente paga quanto è da lui dovuto. Ne consegue che ove il premio successivo al primo sia stato pagato dopo la scadenza del periodo di tolleranza di giorni quindici di cui all'art. 1901, la garanzia assicurativa non è operante per il sinistro verificatosi il giorno stesso del pagamento. Tale principio è ancor più valido nel caso in cui la data del sinistro si collochi nel periodo intercorrente fra la data successiva al termine di tolleranza quindicinale e quella in cui venga pagato il premio per il rinnovo della polizza (Cass. III, n. 22543/2019).

La c.d. clausola di regolazione del premio

Una particolare applicazione dell'art. 1901 si ha nell'ipotesi di clausole di regolazione del premio ovvero di quelle clausole in virtù delle quali l'assicurato, oltre all'obbligo di pagare un premio iniziale, assume l'obbligo di comunicare dati, in base ai quali l'assicuratore può determinare l'eventuale maggior premio (c.d. premio fluttuante), che l'assicurato è tenuto a versare ad integrazione del pagamento del premio iniziale.

La S.C. ha all'uopo ritenuto che nei contratti di assicurazione contro i danni che prevedono la determinazione del premio in base ad elementi variabili — c.d. clausola di regolazione del premio — l'assicurato ha l'obbligo di comunicare periodicamente all'assicuratore le variazioni dei dati rilevanti ai fini della variazione del premio.

L'eventuale inadempimento di tale onere non comporta l'automatica sospensione della garanzia in quanto costituisce oggetto di un'obbligazione civile diversa da quelle indicate dall'art. 1901 (Cass. S.U., n. 4631/2007).

La sospensione della garanzia, così come la risoluzione del contratto, può avvenire solo in base ai principi generali in tema di importanza dell'inadempimento e di buona fede nell'esecuzione del contratto (Cass. III, n. 8486/2015).

In particolare, si è ritenuto che, in caso di mancato assolvimento da parte dell'assicurato dell'obbligo di comunicare i dati necessari per la determinazione della parte variabile del premio, la sospensione della garanzia presuppone che, nel periodo considerato, siano effettivamente intervenute variazioni così rilevanti da comportare una significativa alterazione del rapporto di adeguatezza tra rischio e premio (Cass. III, n. 28472/2013).

La S.C. ha, inoltre, rimarcato che la «clausola di regolazione del premio» non è di per sé vessatoria; la stessa, tuttavia, assume tale carattere, ai sensi dell'art. 1341 comma 2, qualora sia pattiziamente predeterminato l'effetto sospensivo dell'obbligazione dell'assicuratore di corrispondere l'indennizzo per il caso in cui l'assicurato non paghi l'eventuale differenza di premio da versare a conguaglio oppure ometta di comunicare i dati necessari per la determinazione variabile del premio (Cass. III, n. 14065/2010).

Adempimento tardivo dell'assicurato e riattivazione del contratto

Se l'assicurato adempie successivamente al termine di 15 giorni riprende ex nunc la prestazione di garanzia dell'assicuratore e la mancanza della copertura assicurativa al momento del sinistro produce l'irrevocabile irrisarcibilità dello stesso da parte dell'assicuratore. Non è, invero, indennizzabile il sinistro avvenuto dopo lo spirare del termine previsto dall'art. 1901, a nulla rilevando che l'assicuratore abbia accettato senza riserve il pagamento tardivo del premio (Cass. VI, n. 6480/2023; Cass. VI, n. 38216/2021).

La sospensione cessa a partire dalle ore 24 del giorno in cui è avvenuto il pagamento ed il sinistro avvenuto lo stesso giorno, ma prima delle ore 24, non è indennizzabile (Cass. III, n. 812/1991).

Non è ammessa la riattivazione del contratto dopo che siano trascorsi sei mesi dalla scadenza senza che il contraente abbia pagato il premio e senza che l'assicuratore abbia agito per l'adempimento della polizza, operando in tal caso la risoluzione di diritto (La Torre, 138), dovendosi considerare l'eventuale patto in deroga come sfavorevole all'assicurato in quanto lo espone al pagamento del corrispettivo per un periodo in cui la prestazione dell'assicuratore è mancata (in giurisprudenza Cass. I, n. 9758/1993).

L'art. 1901 e l'assicurazione per la responsabilità civile derivante dalla circolazione di veicoli a motore

In forza del combinato disposto dell'art. 127 d.lgs. n. 209/2005 (già art. 7 l. n. 990/1969) e dell'art. 1901, il rilascio del contrassegno assicurativo da parte dell'assicuratore della r.c.a. vincola quest'ultimo a risarcire i danni causati dalla circolazione del veicolo, quand'anche il premio assicurativo non sia stato pagato, ovvero il contratto di assicurazione non sia efficace: nei confronti del danneggiato, ai fini della promovibilità dell'azione diretta nei confronti dell'assicuratore del responsabile, rileva difatti l'autenticità del contrassegno e non la validità del rapporto assicurativo (Cass. III, n. 18519/2018; Cass. sez. lav., n. 4112/2017; Cass. III, n. 18307/2014).

Pertanto, l'assicuratore risponde nei confronti del terzo danneggiato nei limiti del massimale, quando il sinistro sia avvenuto entro il periodo di scadenza o il termine di tolleranza di cui all'art. 1901, anche se non sia stato pagato il nuovo premio (Cass. III, n. 5944/2014).

Tuttavia, posto che la disciplina del citato art. 127 mira alla tutela dell'affidamento del danneggiato e copre, pertanto, anche l'ipotesi dell'apparenza del diritto, per escludere la responsabilità dell'assicuratore in ipotesi di contrassegno contraffatto o falsificato occorre che risulti esclusa l'apparenza del diritto, e cioè che l'assicuratore non abbia tenuto alcun comportamento colposo idoneo ad ingenerare l'affidamento in ordine alla sussistenza della copertura assicurativa (Cass. III, n. 24089/2011).

Risoluzione di diritto

L'inadempimento abilita l'assicuratore ad agire per il pagamento del premio o per la risoluzione del contratto: se non procede in un senso o in un altro entro sei mesi dal giorno in cui il premio è dovuto il contratto è risolto di diritto ex art. 1901, comma 3 (Buttaro, 1958, 479; La Torre, 139; Salandra, in Comm. S.B., 1966, 286).

In siffatta ipotesi l'assicuratore ha diritto unicamente al pagamento del premio relativo al periodo in corso ed al rimborso delle spese.

L'assicuratore può però evitare la risoluzione del contratto se entro il termine suddetto «agisce per la riscossione»: non si ritiene però sufficiente a tal fine una semplice dichiarazione stragiudiziale; è necessaria infatti, secondo la dottrina dominante (Donati, 378), la notifica di un atto di citazione o un decreto ingiuntivo (Salandra, in Comm. S.B. 1966, 286).

La S.C. si è espressa in senso conforme alla dottrina. In particolare, si è evidenziato che, allorché l'azione per la riscossione prevista dall'art. 1901, comma 3, consista nell'utilizzazione del procedimento per ingiunzione, l'azione stessa deve ritenersi esperita non con il mero deposito dell'istanza per l'emissione del decreto, né con l'emissione di questo, ma soltanto con la notifica del ricorso e del decreto ai sensi dell'art. 643 ultimo comma c.p.c. (Cass. I, n. 8367/1995).

La giurisprudenza ritiene che il periodo di assicurazione in corso — relativamente al quale è dovuto il pagamento del premio, nonostante l'avvenuta risoluzione del contratto — è soltanto quello che sarebbe stato coperto dalla garanzia assicurativa se il premio non assolto fosse stato corrisposto: pertanto, ove il contratto abbia durata annuale ed il pagamento del premio sia stato rateizzato in periodi più brevi, il periodo in corso è quello più breve coperto dalla singola rata (Cass. III, n. 23264/2010).

L'intervenuta risoluzione di diritto quale fatto impeditivo del diritto dell'assicuratore alla corresponsione dei premi per i periodi successivi, costituisce un fatto integratore di un'eccezione in senso lato e, conseguentemente, può essere rilevata d'ufficio dal giudice (Cass. III, n. 494/2007).

Il termine di sei mesi ha carattere sostanziale e non processuale e, di conseguenza, non è suscettibile di sospensione a norma della l. n. 742/1969 (Cass. III, n. 16830/2003).

L'assicuratore, pur essendosi verificata la risoluzione ope legis, può far valere il diritto al pagamento del premio nel termine di prescrizione breve di cui all'art. 2952 (Cass. I, n. 7518/1994).

Bibliografia

Buttaro, voce Assicurazione (contratto di), in Enc. dir., III, Milano, 1958; Buttaro, voce Assicurazione contro i danni, in Enc. dir., III, Milano, 1958; Donati, Trattato del diritto delle assicurazioni private, Milano, III, 1956; Donati, Volpe Putzolu, Manuale di Diritto delle Assicurazioni, Milano, 2002; La Torre, Le Assicurazioni, Milano, 2007; Martello, voce Mutue (società assicuratrici), in Enc. dir., XXVII, Milano, 1977; Rossetti, Il Diritto delle Assicurazioni, II, Le assicurazioni contro i danni, Padova, 2012; Rossetti, Il Diritto delle Assicurazioni, I, Padova, 2013; Santagata C., La fusione delle società assicuratrici, in Ass., 1989, I, 261; Scalfi, Assicurazione (contratto di), in Dig. comm., Torino, 1987.

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