Codice Civile art. 1910 - Assicurazione presso diversi assicuratori.Assicurazione presso diversi assicuratori. [I]. Se per il medesimo rischio sono contratte separatamente più assicurazioni presso diversi assicuratori, l'assicurato deve dare avviso di tutte le assicurazioni a ciascun assicuratore [1911]. [II]. Se l'assicurato omette dolosamente di dare l'avviso, gli assicuratori non sono tenuti a pagare l'indennità. [III]. Nel caso di sinistro, l'assicurato deve darne avviso a tutti gli assicuratori a norma dell'articolo 1913, indicando a ciascuno il nome degli altri. L'assicurato può chiedere a ciascun assicuratore l'indennità dovuta secondo il rispettivo contratto, purché le somme complessivamente riscosse non superino l'ammontare del danno. [IV]. L'assicuratore che ha pagato ha diritto di regresso contro gli altri per la ripartizione proporzionale in ragione delle indennità dovute secondo i rispettivi contratti. Se un assicuratore è insolvente, la sua quota viene ripartita fra gli altri assicuratori (1). (1) V. art. 5 2 r.d. 16 marzo 1942, n. 267. InquadramentoL'assicurazione plurima o presso diversi assicuratori — disciplinata dalla norma in commento — ricorre nell'ipotesi in cui vengono conclusi più contratti diretti a tutelare lo stesso interesse contro il medesimo rischio e che sono tra loro concorrenti, e cioè quando più assicuratori sono contemporaneamente obbligati a pagare l'indennità a favore della stessa persona ed in seguito al verificarsi di un unico evento (Buttaro, 507). L'art. 1910 costituisce principio normativo di carattere generale, finalizzato ad evitare che il danneggiato percepisca un risarcimento superiore al danno effettivamente subito e consegua un indebito arricchimento. La predisposizione di obbligazioni autonome e distinte, aventi il medesimo oggetto, potrebbe difatti costituire un agevole strumento per aggirare, violandolo, il principio indennitario che ha natura di norma di ordine pubblico (FANELLI, 1988, 10). Pertanto, a carico dell'assicurato viene posto un duplice obbligo di avviso: egli deve infatti avvisare ogni assicuratore di tutte le assicurazioni contratte per il medesimo rischio e deve inoltre avvisare ogni assicuratore del verificarsi del sinistro, indicando a ciascuno il nominativo degli altri assicuratori. La S.C. ha chiarito che la disposizione in esame, espressione di un principio generale teso ad evitare che il danneggiato percepisca un risarcimento superiore al danno effettivamente subito (Cass. III, n. 15372/2006), regola l'ipotesi in cui per il medesimo rischio siano contratte separatamente (anche da soggetti differenti) più assicurazioni presso diversi assicuratori a favore dello stesso assicurato (Cass. III, n. 12691/2008). Le assicurazioni cumulative sono destinate ad operare congiuntamente e non via sussidiaria o complementare l'una rispetto all'altra, dato che ciascun assicuratore è tenuto all'indennità fino al limite della somma assicurata e, nel complesso, fino all'ammontare totale del danno, salvo il regresso dell'assicuratore stesso nei confronti degli altri coobbligati (Cass. III, n. 14962/2006). La norma non si riferisce, di contro, all'ipotesi in cui s'intenda ricorrere all'operatività della garanzia assicurativa per rischi distinti di due soggetti diversi (Cass. III, n. 13953/2007). I giudici di legittimità hanno, inoltre, chiarito che nell'ipotesi di stipula di più assicurazioni per lo stesso oggetto ed interesse, l'assicurato, che agisca contro l'assicuratore per il pagamento dell'indennità contrattualmente dovuta, è tenuto a provare che il cumulo fra la chiesta indennità e le somme eventualmente da lui già riscosse per il medesimo sinistro da altri assicuratori non superi l'ammontare del danno subito, poiché tale circostanza, ai sensi del secondo inciso del terzo comma dell'art. 1910, rappresenta un fatto costitutivo del diritto da lui azionato, in assenza della quale non vi è danno indennizzabile (Cass. III, n. 7349/2015). Ambito applicazioneElementi costitutivi della fattispecie di cui all'art. 1910 sono: 1) la pluralità di assicuratori; 2) l'identità del rischio coperto ovvero dell'evento dannoso e delle conseguenze oggetto del contratto; 3) l'identità del tempo della copertura; 4) identità dell'interesse assicurato; 5) cumulatività delle coperture. Non è invece richiesta identità del contraente poiché, al fine di evitare violazioni del principio indennitario per cumulo di coperture, assume rilievo solo l'identità dell'assicurato (vale a dire di colui che beneficia della garanzia assicurativa) e non anche quella del contraente (e cioè di chi ha stipulato il relativo contratto). La S.C. — conformemente alla dottrina — ha ritenuto che la disposizione dell'art. 1910, in quanto espressione di un principio generale teso ad evitare che il danneggiato percepisca un risarcimento superiore al danno effettivamente subito, regola l'ipotesi in cui per il medesimo rischio siano contratte separatamente, anche da soggetti differenti, più assicurazioni presso diversi assicuratori a favore dello stesso assicurato (Cass. III, n. 12691/2008; Cass. III, n. 13953/2007). Ad avviso della giurisprudenza all'assicurazione contro gli infortuni non mortali, in quanto partecipe della funzione indennitaria propria dell'assicurazione contro i danni, si applica l'art. 1910, commi 1 e 2 il quale mira ad evitare che l'assicurato, ottenendo l'indennizzo da più assicuratori, persegua fini di lucro conseguendo un indebito arricchimento (Cass. III, n. 5102/2006; Cass. S.U., n. 5119/2002). Detta norma, invece, non trova applicazione in caso di assicurazione contro gli infortuni mortali, essendo questa forma di assicurazione assimilabile all'assicurazione sulla vita (Cass. S.U., n. 5119/2002). Anche recentemente i giudici di legittimità hanno confermato tale orientamento (Cass. III, n. 9380/2021), evidenziando che tale distinto regime delle due differenti categorie di assicurazioni conto gli infortuni, fondato sulla diversità della causa, trova conferma nella disciplina dettata dall'art. 2, commi 1 e 2, del d.lgs. n. 209 del 2005 (cd. d.lgs. 7 settembre 2005 n. 209), il quale, nel porre la distinzione tra il "ramo assicurativo vita" e il "ramo assicurativo contro i danni", riconduce al primo le assicurazioni contro gli infortuni caratterizzate dall'elemento della "lunga durata" dell'esposizione al rischio che può esitare nella morte o nell'invalidità grave, cui si correla la non rescindibilità unilaterale del contratto da parte dell'assicuratore, mentre gli infortuni invalidanti privi delle suddette caratteristiche restano collocati all'interno del "ramo danni". L'avviso agli assicuratoriL'art. 1910 prevede un doppio obbligo di avviso per l'assicurato (Fanelli, ult. cit.): un avviso di tutte le assicurazioni per lo stesso rischio rivolto a tutti gli assicuratori (comma 1) ed un avviso a ciascun assicuratore in caso di sinistro (già previsto dall'art. 1913, con l'aggiunta della specifica indicazione delle assicurazioni esistenti sul medesimo rischio (comma 3). La legge non prevede alcun requisito di forma per l'avviso. L'omissione dell'avvisoCon riferimento al mancato avviso di cui al primo comma, il legislatore prevede come unica conseguenza la perdita dell'indennità in caso di omissione dolosa. L'omissione è dolosa quando l'assicurato omette di dare l'avviso non solo conoscendo il cumulo delle assicurazioni, ma anche con l'intenzione di percepire una somma superiore all'entità effettiva del danno. La norma in esame nulla sancisce per l'ipotesi di omissione colposa. Spetta in ogni caso a chi la invoca, ovvero all'assicuratore provare la natura dolosa dell'omissione. Con riferimento al mancato avviso nell'ipotesi del terzo comma nulla si prevede. Il rinvio all'art. 1913 induce la dottrina a ritenere applicabile la conseguenza prevista dall'art. 1915 per l'omissione di avviso di sinistro, ovvero la perdita del diritto all'indennità purché l'omissione sia dolosa (Antonucci, 83). La S.C. ha chiarito che, nel caso di assicurazione plurima contro i danni, quando l'assicurato sia stato reticente circa l'esistenza di altre polizze, è consentito all'assicuratore rinunciare ad avvalersi della facoltà di rifiutare il pagamento dell'indennizzo accordatagli dall'art. 1910, comma 2, senza che tale rinuncia costituisca di per sé violazione del principio indennitario, se non vi sia prova che l'assicurato abbia già percepito altri indennizzi sufficienti a ristorarlo del danno subito (Cass. III, n. 14993/2016). Diritto di regresso dell'assicuratore che ha pagato verso gli altriL'assicurato che non è decaduto dal diritto all'indennità ha diritto al momento del sinistro di farsi pagare per intero l'indennità da ciascun assicuratore nei limiti del contratto e fino alla concorrenza del danno subito. Gli assicuratori sono perciò obbligati in solido verso l'assicurato, in quanto la riduzione proporzionale delle singole assicurazioni opera solo nei rapporti interni ed agli effetti del regresso dell'assicuratore che ha pagato (art. 1910 ultimo cpv.); si tratta però di solidarietà limitata in quanto ciascun assicuratore è obbligato a pagare solo nei limiti e nella misura fissata nel contratto, sicché l'assicurato potrà talvolta essere costretto a rivolgersi a più assicuratori per ottenere il risarcimento completo del danno (Buttaro, ult. cit.). Il regresso tra assicuratori che con indipendenti contratti abbiano coperto il medesimo rischio, previsto dall'art. 1910, comma 3, costituisce un diritto autonomo, scaturente dal pagamento dell'indennizzo (Cass. S.U., n. 9554/1997): pertanto, è da tale momento, pertanto, che decorre la prescrizione del diritto in questione, e non dall'avverarsi del rischio dedotto in contratto (Cass. III, n. 12691/2008). L'assicuratore convenuto in via di regresso, ai sensi dell'art. 1910, comma 4, può opporre la inoperatività della propria garanzia assicurativa nei confronti dell'assicurato per mancato pagamento, da parte di costui, del premio (Cass. I, n. 12763/1993). Nel caso di quietanza rilasciata da un assicurato con riguardo al pagamento dell'indennizzo, il riferimento, in essa contenuto, ad un rapporto di coassicurazione tra più assicuratori, non incide né sulla sussistenza, né sulla validità di tale rapporto, né sulla sua efficacia nei confronti dell'assicurato stesso in quanto la quietanza, costituendo attestazione di ricevimento della somma in essa specificata e del titolo di pagamento, ha efficacia probatoria unicamente rispetto a tali circostanze mentre non ha alcuna efficacia negoziale né in ordine alla sussistenza, né in ordine alla validità del titolo di pagamento (Cass. I, n. 12763/1993). BibliografiaAngeloni, voce Assicurazione della responsabilità civile, in Enc. dir., III, Milano, 1958; Antonucci, L'assicurazione tra impresa e contratto, Bari, 1994; Buttaro, voce Assicurazione contro i danni, in Enc. dir., III, Milano, 1958; De Strobel, Ogliari, L'assicurazione di responsabilità civile e il nuovo codice delle assicurazioni private, VI, Milano, 2008; Donati, Trattato del diritto delle assicurazioni private, Milano, III, 1956; Donati, Volpe Putzolu, Manuale di Diritto delle Assicurazioni, Milano, 2002; Fanelli, Assicurazione contro i danni, in Enc. giur., III, Roma, 1988; Fanelli, Le Assicurazioni, Milano, 1973; La Torre, Le Assicurazioni, Milano, 2007; Rossetti, Il Diritto delle Assicurazioni, II, Le assicurazioni contro i danni, Padova, 2012. |