Codice Civile art. 1382 - Effetti della clausola penale.

Rosaria Giordano

Effetti della clausola penale.

[I]. La clausola, con cui si conviene che, in caso d'inadempimento o di ritardo nell'adempimento [1218], uno dei contraenti è tenuto a una determinata prestazione, ha l'effetto di limitare il risarcimento alla prestazione promessa, se non è stata convenuta la risarcibilità del danno ulteriore [1223].

[II]. La penale è dovuta indipendentemente dalla prova del danno.

Inquadramento

La clausola penale è un accordo mediante il quale uno dei contraenti, per il caso di inadempimento o di ritardo nell'adempimento di un'obbligazione, è tenuto ad una determinata prestazione in favore dell'altro contraente.

La S.C. ha recentemente evidenziato che la clausola penale ha una causa distinta da quella del contratto cui afferisce, rispetto al quale assume una sua rilevanza contrattuale autonoma, anche se collegata e complementare (cfr. Cass. II, n. 10046/2018, per la quale, di conseguenza, anche quando il contratto ha ad oggetto la costituzione di diritti reali, la sua efficacia si trasmette a vantaggio degli aventi causa della parte in favore della quale era stata originariamente approntata).

In dottrina è peraltro discussa la qualificazione della clausola penale ricondotta, da taluni, ad un patto accessorio al negozio giuridico «principale» (De Nova, 378) e da altri ad un negozio giuridico autonomo, che, pertanto, potrebbe rafforzare qualunque obbligazione, anche di derivazione non contrattuale e finanche il generico dovere di neminem laedere (Trimarchi, 1954, 21; Zoppini, 43).

È dibattuta, inoltre, la natura vessatoria della clausola penale, esclusa da alcuni sull'assunto per il quale la stessa ha funzione risarcitoria e contempla esclusivamente una liquidazione anticipata del danno (Marini, 130), ed affermata da altri perché detta clausola implica comunque una limitazione della facoltà di opporre eccezioni quanto alla prova del danno (Magazzù, 192)

Funzione della clausola penale

Nell'elaborazione della S.C. è costante l'affermazione del principio per il quale la clausola penale ha una funzione rafforzativa del vincolo contrattuale nonché di liquidazione convenzionale, preventiva e forfettaria della prestazione risarcitoria cui è tenuto il contraente inadempiente (Cass. n. 16561/2017; Cass. n. 19358/2011), con l'effetto di limitare a tale prestazione il risarcimento, indipendentemente dalla prova dell'esistenza e dell'entità del pregiudizio effettivamente sofferto, salvo che sia convenuta la risarcibilità del danno ulteriore, nel qual caso la clausola costituisce solo una liquidazione anticipata del danno, destinata a rimanere assorbita, ove sia provata la sussistenza di maggiori pregiudizi, nella liquidazione complessiva di questi, senza potersi con essi cumulare (Cass. VI, n. 21398/2021).

 In sede applicativa, App. Napoli I, 29 gennaio 2014, n. 360, ha negato che la clausola penale possa essere ricondotta all'istituto, proprio di altri ordinamenti, dei punitive damages, in quanto non ha natura e finalità sanzionatoria o punitiva, tanto che qualora l'ammontare fissato venga a configurare, secondo l'apprezzamento del giudice, un abuso o uno sconfinamento dell'autonomia privata oltre determinati limiti di equilibrio contrattuale, può essere equamente ridotta.

In dottrina, invece, occorre distinguere tra gli Autori i quali sottolineano la funzione eminentemente risarcitoria della clausola in esame, da quelli che ne evidenziato la natura sanzionatoria (sui termini del dibattito cfr. già Scognamiglio, 19 ss.).

Per altro verso la S.C. ha chiarito che l'irrisorietà del danno pattuito preventivamente sotto forma di clausola penale costituisce elemento sintomatico dell'aggiramento del divieto di limitazione di responsabilità stabilito dall'art. 1229, comma 1, c.c. (cfr. Cass. III, n. 18338/2018, per la quale, di conseguenza, deve ritenersi illegittima una clausola penale, inserita in un contratto di vigilanza di un esercizio commerciale, contenente la previsione di limitazione dell'ammontare del danno risarcibile, cagionato dal mancato od inesatto adempimento della prestazione di vigilanza, in misura pari alla rata mensile del corrispettivo, di entità modesta, e nel contempo escluda la responsabilità dell'Istituto di vigilanza «per eventuali furti», così sostanzialmente interrompendo il nesso funzionale tra la corretta esecuzione del servizio e la prevenzione della commissione di furti ai danni del cliente)

Presupposti per l'operare della clausola

La disposizione in commento stabilisce che la penale può essere convenuta per l'inadempimento o per il ritardo nell'adempimento.

La S.C. ha chiarito che la penale stabilita per l'inadempimento è ontologicamente diversa da quella pattuita per il semplice ritardo, posto che quest'ultima, per espressa previsione di legge, concorre con l'adempimento dell'obbligazione - cui è collegata - in quanto avvenuto, benché in ritardo: di conseguenza è necessaria un'apposita pattuizione per ciascuno dei due tipi di penale, posto che la funzione della stessa risulta essere la preventiva forfetizzazione del ristoro del danno in relazione alla puntuale ipotesi prevista dalle parti e, cioè, o per il ritardo o per l'inadempimento (Cass. II, n. 22050/2019).

Secondo l'impostazione dominante, l'inadempimento o il ritardo devono essere peraltro imputabili al debitore (v., tra gli altri, De Nova, 378; Magazzù, 192).

Anche in giurisprudenza si ritiene comunemente che connotato essenziale della clausola penale sia la sua connessione con l'inadempimento colpevole di una delle parti contraenti: ed una siffatta pattuizione non può sottrarre il rapporto alla disciplina generale delle obbligazioni, sicché è da escludere la responsabilità del debitore qualora costui sia in grado di provare che l'inadempimento o il ritardo nell'adempimento dell'obbligazione sia stato determinato da una caso fortuito o comunque non imputabile alla parte obbligata (cfr., tra le altre, Trib. Teramo 17 ottobre 2013, n. 954). Pertanto, il pagamento della penale non potrà essere comminato alla parte che dimostri la non imputabilità del proprio inadempimento (cfr. Cass. n. 7180/2012). Ne deriva che la penale non può essere richiesta nell'ipotesi in cui l'inadempimento sia giustificato dall'exceptio inadimplenti contractus (Cass. n. 11748/2003).

Per altro verso, a seguito dell'inadempimento o del ritardo previsti nella penale, sorge il diritto a pretendere la prestazione convenuta nella clausola, senza che a tal fine assuma alcuna rilevanza la prova del danno effettivamente patito (v., per tutti, Trimarchi, 108). Nondimeno sarà necessaria la prova dell'effettiva esistenza della clausola e del dedotto inadempimento o ritardo dell'altra parte (Magazzù, 189).

L'obbligo che discende dalla penale in ragione della previa liquidazione ha natura di debito di valuta: ne deriva che il debitore è tenuto a corrispondere, a decorrere dal momento della domanda, anche gli interessi legali sull'importo convenzionalmente pattuito fra le parti, trattandosi di somma dovuta a titolo di risarcimento del danno per inadempimento contrattuale (Cass. II, n. 12188/2017).

Limiti alla risarcibilità del danno ulteriore

Le parti possono espressamente convenire la risarcibilità del danno ulteriore: in tal caso spetterà all'avente diritto la somma ulteriore dovuta, risultante dalla detrazione dall'ammontare complessivo del danno dell'importo della penale.

A riguardo, la S.C. ha ripetutamente affermato il principio per il quale, quando è convenuta la risarcibilità anche del danno ulteriore, la clausola penale costituisce solo una liquidazione anticipata del danno destinata a rimanere assorbita nel caso di prova di ulteriori e maggiori danni nella liquidazione complessiva di questi, sicché, qualora la parte adempiente non voglia limitare la propria richiesta alla penale pattuita, ma intenda richiedere la liquidazione del danno subito, deve dimostrarne l'effettiva entità, non potendo altrimenti risultare provato il danno ulteriore, cioè superiore all'entità della penale (v., di recente, Cass. n. 12956/2016). Portando a più ampie conseguenze tale assunto, si è osservato, in sede applicativa, che la clausola penale, quando è richiesto anche il risarcimento di un danno ulteriore, costituisce solo una liquidazione anticipata del danno destinata a rimanere assorbita, nel caso di prova di ulteriori e maggiori danni, nella liquidazione complessiva di questi, da ciò derivando che, qualora la parte adempiente non voglia limitare la propria richiesta alla penale pattuita, ma intenda richiedere la liquidazione del danno subito, deve dimostrarne l'effettiva entità, non potendo altrimenti risultare provato il danno «ulteriore», cioè superiore all'entità della penale (Trib. Grosseto 5 luglio 2017, n. 729)

Casistica

Le clausole penali «classiche» ex artt. 1382-1386 c.c. (con cui le parti determinano la necessità di pagare uno specifico corrispettivo in caso di inadempimento, a titolo di risarcimento del danno; importo non espresso sotto forma di maggiorazione del tasso d'interesse) non rientrano ex se nella verifica di usura oggettiva, ma solo se sorgono fin dall'origine come strumento di illecita coazione sul debitore, in vista di un inevitabile e prevedibile suo inadempimento (Trib. Udine II, 20 luglio 2018, n. 934; cfr., in senso analogo, Cass. pen. II, n. 29010/2018).

In tema di leasing traslativo, nel caso di risoluzione per inadempimento dell'utilizzatore, il risarcimento del danno a favore del concedente può essere determinato anticipatamente, a norma dell'art. 1382 c.c., attraverso una clausola penale, con una pattuizione che può comprendere la trattenuta delle rate versate, in quanto espressione dell'autonomia privata (Trib. Modena I 5 luglio 2013, n. 1073).

La pattuizione di una penale in un contratto preliminare non sottrae il rapporto alla disciplina delle norme generali che regolano le obbligazioni: ne deriva che non sussiste la responsabilità del promittente venditore che abbia anche assunto una obbligazione di facere per la conclusione del contratto definitivo (nella specie, adoperarsi per liberare da terzi l'immobile promesso al promissario acquirente), se nel suo comportamento non sia ravvisabile colpa o negligenza (Cass. n. 14764/2014).

Nel caso in cui in una concessione-contratto è stata prevista una clausola penale, il bene giuridico inciso non è il patrimonio della Pubblica amministrazione, ma il più generale interesse pubblico, che costituisce contestualmente la causa della concessione e, al di là delle ovvie finalità individuali, il fine al quale deve essere orientata l'azione del privato concessionario; e in questo caso, la clausola penale svolge una duplice funzione, e cioè innanzi tutto di sanzione per l'interesse pubblico violato al quale, nel rapporto concessorio, anche il danno patrimoniale si ricollega direttamente e, in secondo luogo, quella (ex art. 1382 c.c.) più civilistica di determinazione preventiva e consensuale della misura del risarcimento del danno derivante dall'inadempimento o dal ritardo nell'adempimento di una determinata prestazione, salvo che sia convenuta la risarcibilità del danno ulteriore (Cons. St. IV, n. 5492/2015).

In tema di concessione temporanea per l'occupazione di suolo pubblico in favore di un soggetto privato, con contestuale autorizzazione allo scavo, l'istanza del concessionario, con espressa assunzione dell'obbligo di rispettare anche gli impegni relativi allo scavo sanzionati con clausola penale, recepita da un regolamento comunale, per il relativo inadempimento o ritardo nell'adempimento, cui faccia seguito il rilascio del provvedimento amministrativo che richiami detto obbligo, dà luogo ad una convenzione accessiva alla concessione validamente stipulata in forma scritta "ad substantiam", in base alla disposizione di cui all'art. 17 del r.d. n. 2440/1923  (Cass., Sez. Un., n. 9775/2022).

Qualora nel contratto costitutivo di una servitù, debitamente trascritto, vengano previste prestazioni accessorie a carico del proprietario del fondo servente e una clausola penale per il caso di inadempimento, il mancato adempimento delle obligationes propter rem consente al proprietario del fondo dominante di chiedere il pagamento della penale anche ai successivi acquirenti del fondo servente (Cass. II, n. 10046/2018).

In tema di imposte sui redditi, sono deducibili dal reddito d'impresa le penalità contrattuali per ritardata consegna alla clientela, stabilite in base all'art. 1382 c.c., in quanto, per la natura di patto accessorio del contratto, inidoneo ad interrompere il nesso sinallagmatico, non hanno finalità sanzionatorie o punitive ma, assolvendo la funzione di rafforzare il vincolo negoziale e predeterminare la misura del risarcimento in caso d'inadempimento, sono inerenti all'attività d'impresa (Cass. sez. trib., n. 16561/2017)..

Bibliografia

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