Esclusione dell’offerta anomala: atto “dovuto” o provvedimento “sanzionatorio”?
23 Maggio 2019
Il caso. Un consorzio, aggiudicatario di una gara d'appalto, ha chiesto l'annullamento del provvedimento con cui la Stazione Appaltante aveva disposto la sua esclusione a valle del procedimento di verifica dell'anomalia condotto sulla sua offerta. Nello specifico, il ricorrente si doleva dell'illegittimità del provvedimento espulsivo non solo per il difetto di istruttoria ma anche per un immotivato “atteggiamento sanzionatorio” posto in essere dalla stazione appaltante all'esito dell'istruttoria compiuta.
La questione sottesa al caso in esame e la decisione del Collegio: la corretta applicazione dell'art. 97 d.lgs. 50/2016. Il Collegio, nel rigettare le censure del ricorrente, ha preliminarmente chiarito la funzione ontologica del giudizio di anomalia. Secondo il TAR, difatti, il giudizio di anomalia delineato dall'art. 97 del Codice non ha alcuna funzione sanzionatoria e mira a valutare la serietà degli impegni assunti dal concorrente e a valutare la concreta realizzabilità dell'offerta. Il Collegio, pertanto, ha respinto il ricorso proposto dal consorzio ritenendo l'esclusione per anomalia dell'offerta non solo legittima ma, soprattutto, dovuta ex lege. È stata pertanto confermata l'esclusione del ricorrente in quanto l'offerta era risultata non conforme alle esigenze della stazione appaltate, data la sua complessiva indeterminatezza, inadeguatezza e non conformità della stessa rispetto al fine da raggiungere.
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