Nomina di più commissioni giudicatrici per l'assegnazione di locali di proprietà comunale

Tommaso Cocchi
23 Settembre 2019

È pienamente legittima, e non viola il principio della par condicio tra i concorrenti, la nomina di più commissioni giudicatrici in una procedura di assegnazione dei locali di proprietà comunale, suddivisa in lotti, qualora alcuni di questi presentino specifiche caratteristiche tecniche che richiedano specifiche professionalità.

Il caso. L'Amministrazione comunale indiceva una procedura per l'assegnazione in concessione d'uso o affitto a titolo oneroso, di locali di sua proprietà da destinare alla realizzazione di progetti per attività culturali e di rilievo sociale.

Si disponeva la suddivisione in lotti e nella lex specialis venivano determinate le modalità di selezione e aggiudicazione, e specificati i criteri valutativi per l'attribuzione del punteggio. Inoltre, per quanto qui rileva, l'Amministrazione provvedeva alla nomina di due distinte commissioni, una delle quali avrebbe dovuto essere composta da soggetti muniti delle competenze tecniche e della sensibilità professionale imposte dal valore storico, artistico e culturale degli immobili da assegnare. Nella fattispecie, occorre precisare che alcuni dei lotti erano sottoposti a vincolo della Soprintendenza, ragione della quale un membro della stessa avrebbe integrato una delle Commissioni. La necessità di nominare due distinte commissioni era stata altresì suggerita dalla ingente mole di istanze pervenute, nonché dalla contestuale esigenza di chiudere celermente il procedimento.

Svolte le prime fasi della procedura e affidati provvisoriamente alcuni degli immobili, l'Amministrazione disponeva il parziale annullamento della gara. Il provvedimento di autotutela veniva motivato adducendo che, “a seguito di una rinnovata valutazione degli atti, la nomina di due diverse Commissioni giudicatrici che svolgono compiti analoghi rispetto ad una medesima gara pubblica, ancorché suddivisa in lotti (…) appare inficiare nella fase di ammissione e soprattutto, nella fase di valutazione delle offerte di concorrenti i principi della par condicio, imparzialità, trasparenza e del buon andamento dell'azione amministrativa anche in ragione di una lesione, almeno potenziale, della libera, consapevole e paritaria partecipazione dei concorrenti oltre che di una possibile esposizione dell'amministrazione ad eventuali contenziosi”. In sostanza, l'Amministrazione disponeva l'annullamento della procedura sino al momento della valutazione delle offerte, nominando una nuova Commissione (unica) che avrebbe dovuto provvedere alla loro valutazione.

Avverso il citato provvedimento di autotutela proponeva ricorso una delle imprese partecipanti, adducendo, tra l'altro, la carenza dei presupposti di cui al 21-nonies , l. n. 241/1990e la piena legittimità della procedura di gara svolta.

La soluzione del TAR Lazio. Il giudice amministrativo ha accolto il ricorso.

In particolare, il Collegio si è pronunciato circa l'assoluta carenza dei presupposti del potere di autotutela esercitato dall'Amministrazione. Invero, i giudici del TAR hanno dichiarato non sussistente l'illegittimità della nomina di due Commissioni giudicatrici, poiché tale circostanza «era stata imposta dalle caratteristiche precipue dei lotti da assegnare, dei quali solo alcuni erano soggetti a vincolo». In tal proposito, il Collegio ha precisato che è legittima la scelta esercitata dall'Amministrazione di indire un'unica gara per l'assegnazione dei vari immobili in favore degli enti partecipanti e di far valutare le domande, in ragione dell'applicazione dei medesimi criteri, da due commissioni giudicatrici opportunamente “variate” e integrate in ragione delle specifiche competenze richieste per gli immobili soggetti a vincolo. Vieppiù, ad avviso del Collegio, tale scelta è stata giustificata dalla ritenuta necessità di concludere tempestivamente il procedimento, il quale aveva visto pervenire numerosissime domande di partecipazione.

Inoltre, l'annullamento d'ufficio avrebbe dovuto essere puntualmente motivato, in quanto la procedura di gara era giunta ad un segmento procedimentale tale da “fondare un solido affidamento in capo agli assegnatari provvisori degli immobili”.

In conclusione, i giudici del TAR hanno annullato il provvedimento di autotutela impugnato, perché riferito ad atti pienamente legittimi e, di conseguenza, carente dei presupposti di cui all'art. 21- nonies, l.n. 241/1990.

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