La mediazione familiare: un percorso per la riorganizzazione dei rapporti familiari e risoluzione dei conflitti
02 Ottobre 2019
Il quadro normativo
In linea generale, si può definire la mediazione come un potente e articolato strumento di relazione delle persone, un metodo alternativo di risoluzione dei conflitti che può trovare applicazione nei campi e nei mondi più diversi: dal diritto penale ai conflitti sociali, dall'area civile e commerciale al diritto di famiglia. Il mediatore agisce tra le parti in conflitto per aiutarle a migliorare la comunicazione tra loro attraverso l'analisi specifica del conflitto che le divide. E questo, al fine di consentire ai soggetti coinvolti di individuare e scegliere da sé un'opzione, una strada che componendo la situazione conflittuale realizzi gli interessi e i bisogni di ciascuno. La mediazione familiare
Il presente scritto è dedicato alla mediazione familiare e partiamo dalla sua definizione più diffusa e accettata (d'ora in avanti, per comodità, “MF”): la MFè un percorso per la riorganizzazione delle relazioni familiari in vista o a seguito di una separazione o di un divorzio. Il mediatore familiare, sollecitato dalle parti, nella garanzia del segreto professionale e in autonomia dall'ambito giudiziario, si adopera affinché padre e madre, insieme, elaborino in prima persona un programma di separazione (che tenga conto degli aspetti psicologici, relazionali, patrimoniali e organizzativi) soddisfacente per sé e per i figli in cui possano esercitare la comune responsabilità genitoriale. Possiamo senza dubbio annoverare la MF tra gli strumenti di Alternative Dispute Resolution (ADR) poiché appartiene agli istituti conciliativi di giustizia informale che si propongono come alternativa ad un percorso giudiziale per la risoluzione dei conflitti, e ciò, come vedremo, non solo nel modo di procedere ma anche nei principi e nei criteri che la animano. L'istituto della MF costituisce uno strumento rivolto anche alla prevenzione del disagio all'interno della coppia e del nucleo familiare, orientato in particolar modo alla tutela dei figli, inevitabilmente coinvolti nelle delicate vicende separative dei genitori. Proprio il contesto del conflitto familiare è un ambito in cui è auspicabile intervenire in via preventiva rispetto alla deflagrazione delle ostilità, per tutte le dannose ricadute emotive - e non solo - che possono verificarsi sui figli coinvolti nel conflitto, che molto spesso vengono, anche inconsapevolmente, strumentalizzati dagli stessi genitori nelle dinamiche che caratterizzano la fase di separazione. Molto spesso i genitori, durante la separazione, faticano per molte ragioni a trovare accodi rispetto alle decisioni, anche le più piccole e banali, da assumere sui propri figli e preferiscono delegare questa operazione a figure terze (magistrati, avvocati, assistenti sociali, parenti, etc.) che, per quanto esperte, sono comunque estranee alle specifiche vicende familiari, non potendo mai arrivare ad avere il profondo livello di conoscenza che solo i genitori possono avere dei loro figli delle loro caratteristiche e peculiarità. Nello specifico, il mediatore familiare accompagna i genitori nell'affrontare il conflitto, portandoli a riappropriarsi del loro fondamentale ruolo genitoriale di cui, molto spesso, una cattiva separazione, magari inconsapevolmente o involontariamente, li induce a spogliarsi. Tutto ciò avviene in uno spazio e in un tempo esclusivamente dedicato alla coppia, che nell'esperienza in mediazione «ha un che di alchemico, una sorta di accostamento insolito di elementi che porta a un risultato finale, a un effetto originale e raffinato anche con riferimento a sentimenti e ad affinità» (Treccani, 2018). Ed è speciale, la MF, anche per via della sua trasversalità, poiché utilizza conoscenze proprie di psicologia, sociologia e diritto, finalizzate all'utilizzo di tecniche specifiche quali, appunto, quelle della mediazione e della negoziazione del conflitto. A differenza di quanto spesso si crede, non si tratta di cercare un ricongiungimento della coppia ma piuttosto una buona gestione della conflittualità e la riorganizzazione dei rapporti familiari in funzione del diverso status di separati o divorziati che i genitori assumeranno. La MF è senza dubbio un istituto complesso e poliedrico, ancora privo di un inquadramento sistematico nel nostro ordinamento, fatta eccezione per la legge n. 54/2006 e la legge quadro n. 328/2000 ma che sta prendendo sempre più piede anche nella realtà italiana. Secondo la dottrina maggioritaria, in ogni settore, la mediazione in generale consiste nell'accogliere il disordine e gestire il conflitto; nella MF il conflitto e il disordine da gestire riguardano l'evoluzione negativa di un rapporto nato con il matrimonio o derivante da altri vincoli di fatto o giuridicamente riconosciuti che abbiano costituito una relazione stabile. È fondamentale chiarire che il requisito indispensabile per intraprendere un percorso di MF è l'assenza di un conflitto giudiziale in corso tra i genitori. Durante il periodo di tempo in cui avviene il percorso di MF, mediamente circoscritto a qualche mese, i genitori devono stabilire tra loro una tregua, anche giudiziale, proprio perché la MF è finalizzata al raggiungimento di obiettivi definiti al di fuori del sistema giudiziario. Sarebbe, infatti, inimmaginabile che due genitori continuassero a confliggere in Tribunale proprio mentre fuori dal Tribunale stanno cercando di dirimere quel medesimo conflitto in altri luoghi, in altre stanze, con altri mezzi. Come è ovvio, l'ingresso dei genitori in MF non può che essere il frutto di una libera e consapevole scelta di tornare ad esercitare appieno la propria responsabilità genitoriale, nell'interesse e per il benessere dei propri figli, tenendo sempre presente che una famiglia, seppur in trasformazione a seguito di una separazione o un divorzio, continuerà ad esistere anche dopo questo doloroso evento: la coppia genitoriale può e deve sopravvivere alla fine del legame sentimentale di una coppia. Il mediatore familiare, con l'utilizzo di specifiche tecniche, trascende la logica del conflitto, stimolando e sollecitando i genitori a riprendere e a coltivare un dialogo diretto tra loro senza accontentarsi del fatto che i genitori raggiungano un accordo bensì, più semplicemente, che il rapporto si trasformi, si valorizzi, in una nuova direzione. Se nel frattempo raggiunti, gli accordi in MF non sono mai imposti dal mediatore ma negoziati direttamente tra i genitori e su di loro costruiti “su misura”, attraverso un percorso maturato in base alle personali esigenze loro e dei loro figli. È un percorso, in ogni caso, molto sentito, spesso sofferto e frutto di grandi fatiche emotive ma proprio per questo profondo e destinato a durare nel tempo, perchè dagli stessi genitori concepito sulle peculiarità ed esigenze dei loro figli. Va da sé che la MF è uno strumento che non si limita a risolvere le controversie a breve termine, ma si pone l'ambizioso obiettivo di accompagnare la trasformazione delle relazioni tra i genitori, e tra i genitori e i figli, con un'attenzione complessiva verso tutta la rete dei legami familiari. Spesso, MF viene confusa con la terapia di coppia o con la terapia familiare. In realtà, è un'opportunità, proprio perché non si pone l'obiettivo del ricongiungimento della coppia. Inoltre, a differenza della terapia familiare, la MF (nel modello GeA) prevede obbligatoriamente ed esclusivamente la presenza di entrambi i genitori insieme al mediatore escludendo, invece, la presenza dei figli che vengono tenuti fuori dal confronto tra i genitori, proprio con l'obiettivo di tutelarli al massimo. Anche da un punto di vista procedurale, questo strumento non esplora aspetti del passato della coppia, ma si concentra solo quelli presenti e orientati al futuro. Rispetto alla consulenza legale, a cui può essere comunque affiancata, la MF non ha come scopo la cura degli interessi dei genitori o il volerli orientare, con un parere professionale, verso una scelta piuttosto che un'altra, bensì l'attivazione della loro responsabilità genitoriale. Si può affermare che, se correttamente usata, la MF rende possibile la trasformazione di un'energia distruttiva in opportunità di crescita, agevolando il passaggio da un atteggiamento di difesa di interessi egoistici all'impegno per costruire valori comuni e, insieme, una pace familiare duratura. La mediazione familiare in Europa e in Italia
In Europa, la MF affonda le sue radici nel Regno Unito, dove la nascita dei primi centri di mediazione familiare risale alla metà degli anni settanta del secolo scorso. Il primo Stato europeo a legiferare in materia di MF, e che oggi conta il più elevato numero di centri privati e pubblici, è la Francia, dove viene inserita in un percorso legislativo sul diritto delle persone e della famiglia. Sempre in Francia, dal marzo 2015, la MF è applicata al diritto di famiglia, costituendo un prerequisito per il rinvio al giudice della famiglia. Caso particolare in Europa è quello della Spagna, dove la possibilità di risolvere consensualmente le dispute di coppia viene introdotta per la prima volta dai tribunali ecclesiastici. Dagli anni novanta del secolo scorso la MF si diffonde anche in Germania, dove però non si afferma come istituto a sé stante, bensì viene inserita nella mediazione delle controversie in generale e, quindi, esercitata prevalentemente da avvocati. Altra caratteristica interessante è che in Germania la MF viene applicata sin da subito anche alle coppie omosessuali, grazie alla Legge sulla convivenza registrata del 16 novembre 2000. Le prime significative esperienze di mediazione familiare in Italia risalgono alla fine degli anni ottanta, con l'Associazione GeA - Genitori Ancora, fondata nel 1987 da Fulvio Scaparro e Irene Bernardini. Nel 1989, inoltre, GeA aprì il primo servizio pubblico italiano di mediazione familiare, presso il Comune di Milano. Oggi questo Centro è del tutto autonomo da GeA – Genitori Ancora, essendo quest'ultimo centro privato nazionale sia di mediazione familiare che di formazione di mediatori. A livello normativo, la l. n. 285/97 contenente Disposizioni per la promozione di diritti e di opportunità per l'infanzia e l'adolescenza, fu la prima a promuovere,attraverso finanziamenti, i servizi di mediazione familiare e di consulenza per le famiglie e minori per il superamento delle difficoltà relazionali. La raccomandazione europea n. 98 del 21 gennaio 1998 invitò gli Stati ad applicare la mediazione alle dispute familiari essendo queste delle «dispute particolari, poiché coinvolgono persone che avranno rapporti interdipendenti e continui. Dal momento che la separazione e il divorzio hanno un impatto su tutti i membri della famiglia, specialmente sui bambini, occorre promuovere e potenziare la mediazione attraverso l'opera di un terzo – mediatore – imparziale e neutro al di sopra del conflitto, che aiuta le parti a negoziare per raggiungere un accordo comune». Fin da subito fu chiarito che il mediatore familiare professionale non era né giudice, né avvocato, né psicologo/psicoterapeuta o educatore, ma un facilitatore della comunicazione fra le parti, capace di stimolare queste ultime a decidere come rinegoziare pragmaticamente le loro relazioni familiari. A seguito della raccomandazione R(2006)19 riguardante Politiche di sostegno alla genitorialità, in Italia fu promulgata la l. n. 54/2006 che introdusse la mediazione familiare nel processo di separazione e divorzio, ma l'art. 155-sexies c.c. nulla specificò sul profilo dell'esperto a cui il Giudice avrebbe potuto suggerire alla coppia di rivolgersi per una mediazione. Venne precisato però come il processo di mediazione fosse un percorso volontario, occorrendo necessariamente il consenso delle parti, a dimostrazione di un impegno responsabile assunto da entrambe nel voler cooperare nella ricerca di soluzioni idonee per tutelare interesse morale e materiale dei figli. Come detto in precedenza, la mediazione poteva essere così intrapresa in modo completamente spontaneo da coppie coniugate e non, con o senza figli, e cioè in generale da chi avesse avuto l'esigenza di riorganizzare il proprio assetto genitoriale e/o patrimoniale dopo la rottura del proprio legame di coppia. Il mediatore familiare è, innanzitutto, un esperto nella gestione dei conflitti. È imparziale e non dà giudizi, facilitando i genitori nella negoziazione. Il suo funzione consiste nell'aiutare la coppia genitoriale a riaprire i canali di comunicazione interrotti dal conflitto, non prendendo mai la difesa di un genitore sull'altro, né schierandosi a favore di uno, e mantenendo equidistanza (o meglio, equivicinanza) rispetto a entrambi. Il mediatore familiare non dà giudizi sull'adeguatezza delle proposte avanzate dai genitori e non fornisce una soluzione ai problemi avanzati, ma si limita a favorire forme di cooperazione tra di loro, stimolandoli ad esplorare soluzioni alternative, innovative e personalizzate non valutate prima. In MF sono i genitori ad agire direttamente, seppur a seguito della sollecitazione del mediatore. Tra le altre cose, compito del mediatore è quello di organizzare questo spazio-tempo di confronto attraverso delle regole ben precise di ascolto e di collaborazione, innanzitutto ponendosi come terzo all'interno di una contrapposizione duale. Ed è proprio la presenza di un terzo che non ha alcun interesse in comune con i genitori né motivo di ostilità nei loro confronti a rompere lo schema binario, simmetrico, in cui si inscrive solitamente la contrapposizione della coppia, proponendo così una modalità basata sulla triangolazione, di per sé più aperta, complessa e potenzialmente in evoluzione. Questa umanizzazione delle relazioni oggi trova grossi ostacoli in un mondo in cui lo schema binario, la contrapposizione bianco/nero, e la tendenza all'eliminazione o all'assoggettamento dell'avversario sono meccanismi dominanti nei micro e nei macroconflitti. L'ascolto attivo, il rispetto e l'accettazione delle richieste di entrambi i genitori fondano i presupposti per un rapporto di fiducia all'interno del quale gli scambi interpersonali diventano proficui e fonte di cambiamento, senza bisogno di coercizioni o pressioni. L'evoluzione trasformativa viene dunque “solo” innescata dal mediatore che agisce come un catalizzatore che attiva una reazione chimica. La formazione del mediatore familiare
Alla luce di quanto sin qui detto, si può capire la rilevanza della formazione del mediatore familiare, impegnato com'è in un'area di lavoro che la letteratura anglosassone definisce crisis intervention. Il mediatore, innanzitutto, deve essere consapevole della propria vulnerabilità emotiva per poter riconoscere, accettare e affrontare eventuali difficoltà psicologiche personali in una materia tanto viva e coinvolgente come quella della crisi familiare. Questa rappresenta, infatti, la fase più delicata del percorso formativo: i mediatori in formazione, per imparare, non devono solo acquisire nuove cognizioni, ma anche mettere in gioco ruoli e identità professionali, relazioni organizzative, atteggiamenti e sistemi culturali. Dedicare attenzione ai risvolti psicologici dell'agire proprio e altrui diviene un'occasione di riflessione e confronto con se stessi, un “fare dentro di sé” che precede qualunque fare nella realtà esterna. Per poter lavorare efficacemente è indispensabile che il mediatore utilizzi tutte le risorse a sua disposizione per stringere una solida alleanza con avvocati, magistrati, psicologi, assistenti sociali e tutti coloro che si occupano delle persone coinvolte nella vicenda separativa, integrando il suo sapere con altri saperi, in una nuova ottica multidisciplinare che favorisca l'interazione delle specifiche competenze. Le caratteristiche del buon mediatore sono rappresentate dall'umiltà di conoscere i propri limiti e di fare tesoro dei propri errori, da un ragionevole ottimismo sulle potenzialità dei genitori, dalla certezza di avere alle spalle una formazione adatta all'impegno che ci si assume, sapendo che non è tanto importante sapere che cosa fare o non fare, ma conoscere il perché del fare e gli obiettivi del lavoro di mediazione. Nella stanza di mediazione il mediatore, attraverso i suoi principali strumenti di lavoro che sono la domanda, la riformulazione e l'ascolto attivo empatico, chiederà precisazioni e chiarimenti per far emergere le emozioni e i sentimenti, non accettando risposte difensive o aggressive ed invitando i genitori a spiegare e argomentare le loro affermazioni. La capacità di usare al meglio il tempo della mediazione, valutando quando accelerare o quando invece rallentare e dosando bene i propri modi di interazione è qualcosa di molto importante per il mediatore. Alla fine del percorso di mediazione non ci deve essere un perdente o un vincente, perché il fine perseguito, come detto, consiste nel raggiungimento di un consenso che non neghi le differenze, ma elabori valori comuni, individuando un perché comune. Occorre tempo al mediatore per incoraggiare le parti a proseguire quando vogliono abbandonare, per compensare gli squilibri di vario genere che sono in corso ed evitare di ritrovarsi a fare il consulente al quale si chiedono soluzioni che implicano un giudizio. Riassumendo, quindi, il mediatore facilita la comunicazione tra i genitori, la apre, agevolando lo scambio di informazioni tra loro e promuovendo un confronto costruttivo basato sugli interessi comuni, creando e incoraggiando nuove opzioni e nuove strade e fungendo da esame della realtà. Nessun metodo di mediazione funziona se il mediatore non ha una particolare sensibilità rispetto alla complessità della cosa e la capacità di convivere con la stessa, di abitarla.
Il percorso di mediazione familiare nel modello di GeA
Ma in concreto, come si sviluppa il percorso di MF? Ecco un breve schema delle sue fasi: - primi contatti; - premediazione; - primi colloqui di coppia; - negoziazione; - bilancio e conclusione; - follow-up. La cosiddetta fase dei primi contatti è quella in cui vengono richieste informazioni sul percorso di MF. Questa richiesta di informazioni può arrivare da varie parti: solitamente dai genitori che si stanno separando, ma spesso anche dai loro familiari, dagli avvocati che li assistono, da operatori sociali, sanitari o educativi che hanno in carico il nucleo familiare, o da amici delle persone che si stanno separando. Avvenuto il primo contatto informativo con i genitori, nel quale il mediatore spiega in che cosa consiste la MF, la quale, comunque, non può iniziare se non dietro consenso delle parti direttamente interessate, cioè i genitori (in ipotesi, resi edotti da chi ha assunto le prime informazioni). Devono essere i genitori stessi a decidere se iniziare il percorso, comunicandolo al mediatore che, in questo caso, stabilisce insieme a loro la successiva fase degli incontri individuali (cosiddetta fase di pre-mediazione). Questi incontri devono essere sempre rigorosamente fissati nello stesso numero con entrambi i genitori, proprio al fine di garantir loro quell'imparzialità e quella equivicinanza che sono parti costitutive del rapporto di fiducia che fonda una mediazione. I colloqui di pre-mediazione constano solitamente di due o tre incontri in cui il mediatore ha la possibilità di approfondire il dialogo in via esclusiva (e sempre rigorosamente riservata) con l'uno e con l'altro genitore. Questi incontri sono di fondamentale importanza per il buon esito di tutto il percorso poiché, se ben condotti, possono aumentare notevolmente la possibilità di riuscita della mediazione. A seguito di questi incontri individuali, durante i quali il mediatore esperto si fa già un'idea sulla “mediabilità” della coppia, iniziano i colloqui in cui sono presenti, insieme al mediatore, entrambe le parti. Questi incontri di coppia, sempre comunque stabiliti secondo le specifiche esigenze dei genitori, servono anche al mediatore per capire in via definitiva se ci sono le condizioni per portare avanti tutto il percorso e sono anche il momento in cui i genitori, attivati del mediatore che svolge il suo ruolo di facilitatore della comunicazione, iniziano la delicata fase della negoziazione. Vale la pena ricordare che i genitori, durante il percorso della MF, sono sempre liberi, per qualsiasi ragione, di decidere di interrompere la mediazione, ovvero di sospenderla, in qualunque fase, anche avanzata. A seguito della fase di negoziazione, fulcro di tutto il percorso, ci sono gli incontri conclusivi - sempre alla presenza del mediatore e di entrambi i genitori - in cui si fa un bilancio dell'esperienza, ripercorrendola nei suoi snodi più importanti. A sei mesi dalla conclusione del percorso di mediazione, si tiene poi il cosiddetto incontro di follow-up in cui i genitori e il mediatore si incontrano e si confrontano sulla tenuta degli accordi raggiunti in mediazione e, più in generale, sull'evoluzione del loro rapporto e della loro nuova realtà familiare. Come si può notare, quindi, la MF si snoda in un arco temporale abbastanza ridotto, normalmente di qualche mese, in circa dieci, dodici incontri. In conclusione
Negli anni, gli addetti ai lavori hanno potuto constatare che, se un giudizio non è stato ancora radicato, la consapevole scelta di affrontare un percorso di MF, intervenuta dopo una seria informativa e confermata nel corso dei colloqui di pre-mediazione, può avere notevoli benefici sull'evoluzione dei rapporti tra i genitori. Un provvedimento del giudice, infatti, potrà stabilire un ordine, ma non necessariamente porterà con sé la pace fra i genitori, anzi potrebbe essere destinato a enfatizzare quella dicotomia di vincitore/vinto che appartiene al processo. Quasi mai un intervento giudiziario riesce a calarsi nell'unicità di quello specifico contesto familiare. Si corre il rischio che un Tribunale possa non dare risposte nell'area della microconflittualità che spesso accompagna il quotidiano e, nel caso, queste risposte potrebbero intervenire in tempi spesso inconciliabili, per la loro lunghezza, rispetto alle richieste ed alle esigenze della famiglia in crisi. Dal mese di Aprile 2019, presso il Tribunale di Milano è stato aperto uno spazio informativo esclusivamente dedicato a dare informazioni sulla MF a tutti coloro che ne sono interessati. Questo spazio è nato dalla collaborazione tra il Tribunale, il Comune, l'Ordine degli Avvocati ed il Coordinamento dei Centri milanesi di Mediazione Familiare, appartenenti alle principali Associazioni Nazionali (accreditate) riconosciute dal MISE. E' stato un passaggio importante, avvenuto in linea con l'orientamento che gli stessi magistrati del Tribunale di Milano, sezione specializzata di famiglia, ormai da qualche tempo hanno adottato nei loro provvedimenti nei quali invitano sempre più spesso i genitori che si stanno separando ad affrontare un percorso di MF. F. Scaparro - C. Vendramini (a cura di), Pacificare le relazioni familiari, Tecniche ed sperienze di mediazione familiare, 2018; L. Parkinson, La mediazione familiare. Modelli e strategie operative, Nuova edizione italiana a cura di C. Marzotto, Trento, 2013; F. Scaparro (a cura di), Il coraggio di mediare, Milano, 2001i; D.W. Winnicott, Sviluppo affettivo e ambiente. Studi sulla teoria dello sviluppo affettivo, Roma, 1974; M. Tognetti Bordogna (a cura di), Ricongiungere la famiglia altrove, Milano, 2004; M. Pini, Cultura della mediazione e gestione del conflitto familiare da parte dell'avvocato, “Quaderno AIAF”, n. 2009/1, 2009, 96.
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