La stazione appaltante può richiedere la produzione di doppia certificazione Fgas

Nicola Posteraro
13 Gennaio 2020

Relativamente alle gare concernenti interventi con apparecchiature che contengono gas fluorurati ad effetto serra, è giustificata la clausola della lex specialis che richieda ai concorrenti la produzione della apposita certificazione di idoneità riguardante non soltanto l'impresa, ma anche i dipendenti, ai sensi dell'art. 8 Regol. 303/CE/2008 e dell'art. 6 Regol. 2067/UE/2015.

Il caso. Con bando di gara, la Iren s.p.a. indiceva, per conto della Iren Energia s.p.a., procedura di gara per l'affidamento dei lavori di manutenzione e gestione degli impianti tecnologici di edifici nella città di Torino.

Una società, undicesima classificata in graduatoria, proponeva ricorso avverso l'aggiudicazione, gli altri atti di gara e la lex specialis.

Il Tribunale amministrativo adìto respingeva il ricorso.

la questione rilevante in appello. Avverso la sentenza la ricorrente proponeva appello ritenendo, tra le altre cose, che il disciplinare di gara, ove interpretato nel senso di prevedere l'obbligo di produrre una doppia certificazione Fgas (in relazione, rispettivamente, all'impresa e ai dipendenti) introducesse un onere sproporzionato e irragionevole, alla luce della normativa europea in materia di certificazioni Fgas (art. 8 Regol. CE 2008/303 -come oggi sostituito dal Regol. UE n. 2015/2067- e del Regol. Accredia Rt-29 del 30 settembre 2013).

La decisione assunta dal collegio. Il collegio ritiene che non si possa rinvenire un qualche profilo d'irragionevolezza nella previsione della lex specialis che impone la produzione della doppia certificazione Fgas.

La disciplina europea, infatti, seppure stabilisce che la certificazione dell'impresa presupponga, quale condizione necessaria, la certificazione dei dipendenti (art. 8 Regol. 303/CE/2008; art. 6 Regol. 2067/UE/2015), d'altra parte prevede un sistema certificativo per questi ultimi autonomo da quello dell'impresa (cfr. artt. 4-6 del Regolamento 303; nello stesso senso, artt. 3-4 Regolamento 2067) e provvisto di suo autonomo valore ed efficacia.

Alla luce di ciò, non c'è ragione per cui la stazione appaltante debba vedersi preclusa la possibilità di richiedere al concorrente di produrre la specifica documentazione relativa alla certificazione vantata dai dipendenti, in conformità con il relativo sistema certificativo previsto dai Regolamenti europei, e così da evitare un'operazione induttiva dagli esiti potenzialmente incerti, e comunque tale da aggravare la fasedi valutazione. Tanto più ciò quando, come nel caso di specie, l'elemento riguarda non già un requisito per l'ammissione, bensì un criterio premiale, peraltro dal peso specifico consistente (i.e., sino a 21 punti su un totale di 70).

Per queste ragioni, nell'ambito di un giudizio rimesso comunque a discrezionalità dell'amministrazione, qual è quello relativo al confezionamento dei criteri di valutazione, non si rinvengono nel caso in esame profili di manifesta irragionevolezza, illogicità o abnormità, ovvero espressivi d'una scelta di criteri non trasparenti od intellegibili tali da rendere passibile di sindacato la determinazione amministrativa sulla conformazione del criterio.

Neppure può ritenersi, poi, che la lex specialis risulti sproporzionata o eccessivamente gravosa per i concorrenti, trattandosi semplicemente di allegare alcuni documenti in più, segnatamente le certificazioni Fgas possedute dal personale impiegato, utili all'amministrazione per un più immediato e sicuro riscontro in ordine al completo possesso delle dette certificazioni.

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