La lievità dell’onere integrativo rende legittimo il dimezzamento del termine di cui all’art. 83, comma 9, del Codice

Il caso: La vicenda trae origine dall'impugnazione del provvedimento di esclusione per non aver ottemperato alla richiesta di integrazione documentale, quale soccorso istruttorio ex art. 83, comma 9, del Codice, nel termine fissato dalla S.A. a pena di esclusione, inferiore al termine di 10 giorni fissato dalla norma richiamata.

La soluzione. Il termine di dieci giorni - ritiene il Collegio - è previsto come termine massimo dalla legge, al fine di contenere i tempi complessivi di espletamento della gara, in ossequio ai principi di accelerazione e tempestività delle procedure di aggiudicazione.

È pertanto ragionevole applicare tale termine, nella sua massima ampiezza, solo nei casi nei quali l'integrazione possa risultare più gravosa e complessa, avuto riguardo alla quantità e/o qualità degli elementi formali della domanda che siano risultati mancanti, incompleti o comunque affetti da irregolarità.

L'omessa previsione ex lege di una misura minima di detto termine comporta, infatti, che esso dovrà essere comunque adeguato a consentire la regolarizzazione e dunque proporzionato al numero e alla natura delle irregolarità essenziali accertate.

Qualora la carenza documentale sia significativa, esso dovrà essere aumentato. Viceversa nell'ipotesi in cui l'onere integrativo sia di particolare lievità, il termine potrà essere assai breve.

Sulla scorta di tali considerazioni, il Collegio ha rigettato il ricorso, considerato che l'evenienza datasi nella fattispecie in esame rientrava proprio in quest'ultima ipotesi e ciò “rende legittimo il dimezzamento del termine massimo di legge”.