La cancelleria può comunicare atti o provvedimenti del giudice al PM a mezzo PEC?
21 Gennaio 2020
La cancelleria può comunicare atti o provvedimenti del giudice al pubblico ministero a mezzo PEC?
L'art. 153, comma 2, cod. proc. pen. prevede che “le comunicazioni di atti e provvedimenti del giudice al pubblico ministero sono eseguite a cura della cancelleria nello stesso modo (cioè, “mediante consegna di atto nella segreteria”), salvo che il pubblico ministero prenda visione dell'atto sottoscrivendolo. Il pubblico ufficiale addetto annota sull'originale dell'atto la eseguita consegna e la data in cui questa è avvenuta”. Questa disposizione, dunque, non contempla l'impiego della posta elettronica certificata. La giurisprudenza, pertanto, ha rilevato che non è consentito alla cancelleria del giudice effettuare comunicazioni o notificazioni al pubblico ministero mediante l'utilizzo della posta elettronica certificata (c.d. PEC) a causa del mancato richiamo dell'art. 153 cod. proc. pen. da parte dell'art. 16, commi 4 e 9, lett. c-bis del d.l. 12 ottobre 2012, n. 179, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 dicembre 2012, n. 221.
In tema di utilizzo del mezzo della posta elettronica certificata (PEC) per le comunicazioni endoprocedimentali, la giurisprudenza di legittimità appare, allo stato, orientata ad un riconoscimento limitato a ben definite ipotesi - atteso che tale forma di notifica sembra derogatoria rispetto all'ordinario regime delle notifiche e, pertanto, si pone come alternativa privilegiata soltanto in casi determinati e nei confronti di specifiche categorie di destinatari (Cass. n. 6883 del 26/10/2016 - dep. 2017; Cass. n. 48584 del 20/09/2016; Cass. n. 24332 del 05/03/2015; Cass. n. 18235 del 28/01/2015; Cass. n. 7058 del 11/02/2014), tra le quali non si colloca quella che qui si affronta, come risulta dal mancato richiamo nella disposizione menzionata - ma anche in quella di cui all'art. 16, comma 4, stesso decreto - dell'art. 153 cod. proc. pen.. Donde si deve concludere che le disposizioni appena rammentate consentono l'utilizzo della PEC da parte della cancelleria del giudice o della segreteria del pubblico ministero per le comunicazioni e le notificazioni dirette alle parti private diverse dall'imputato o dal proposto, ma non anche per quelle dirette al pubblico ministero.
Del resto, al momento non è esistente nel procedimento penale un “fascicolo telematico”, che costituisce il necessario approdo dell'architettura digitale degli atti giudiziari, quale strumento di ricezione e raccolta in tempo reale degli atti del processo, accessibile e consultabile da tutte le parti; coerentemente, l'uso del mezzo informatico in argomento per la trasmissione di atti endoprocessuali è consentito nei soli casi espressamente previsti dalla legge (Cass. n. 21056 del 23/01/2018). |