Sull'organo competente all'adozione del provvedimento di esclusione

Leonardo Droghini
14 Febbraio 2020

L'adozione del provvedimento di esclusione rientra tra le competenze del r.u.p. e non in quelle della commissione giudicatrice.

Il caso. L'impresa ricorrente censurava l'incompetenza della commissione giudicatrice all'adozione del provvedimento di esclusione, rientrante invero tra le competenze del R.u.p.

In primo grado il TAR rigettava il ricorso, ritenendo che – fino a quando non è disposta l'aggiudicazione o finché l'operato della commissione giudicatrice non è approvato dai competenti organi - la commissione ha il potere di riesaminare il procedimento di gara ed emendarlo dagli errori che sono stati commessi o dalle illegittimità verificatesi anche in relazione all'ammissione o esclusione di un concorrente.

La soluzione. Il Consiglio di Stato, in riforma della sentenza di primo grado, ha ritenuto la censura meritevole di accoglimento, trattandosi di una questione che è già stata affrontata in diverse pronunce, come riportate dall'appellante, nelle quali è stata ritenuta la competenza del R.u.p. all'adozione del provvedimento di esclusione. Soluzione che il Collegio condivide in base al dato normativo.

L'art. 77 del codice dei contratti, infatti, definisce e al contempo limita la competenza della commissione giudicatrice, chiamata a svolgere un'attività di giudizio consistente nella valutazione delle offerte dal punto di vista tecnico ed economico in qualità di organo straordinario e temporaneo della stazione appaltante con funzioni istruttorie. È, dunque, preclusa alla commissione giudicatrice ogni altra attività che non sia di giudizio in senso stretto, compresa, in particolare, la verifica della regolarità delle offerte e della relativa documentazione; la quale, ove sia stata in concreto svolta (normalmente, su incarico dell'amministrazione, ma anche in mancanza di specifico incarico), deve essere poi verificata e fatta propria della stazione appaltante.

Con riguardo al provvedimento di esclusione, dunque, la competenza non può che spettare al R.u.p., cui compete adottare ex art. 31, co. 3 tutti gli atti della procedura, “che non siano specificatamente attribuiti ad altri organi o soggetti”.

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