Il contenuto del requisito della moralità professionale è sostanziale e atipico

17 Febbraio 2020

Anche il rinvio a giudizio per fatti di grave rilevanza penale, ancorché non espressamente contemplato quale causa di esclusione dalle norme che regolano la aggiudicazione degli appalti pubblici, può astrattamente incidere sulla moralità professionale dell'impresa, con conseguente legittimità di un provvedimento di esclusione . I protocolli di legalità, pur avendo natura di condizioni generali di contratto, rafforzano gli oneri informativi sicché la loro sottoscrizione amplia gli impegni gravanti sui concorrenti che, per l'effetto, sono obbligati a tenere comportamenti leali, corretti e trasparenti la cui omissione costituisce motivo di inaffidabilità rilevante anche nella fase pubblicistica che precede la stipula del contratto.

La fattispecie. Alcune società, componenti di un costituendo R.T.I., impugnavano il provvedimento di esclusione dalla gara bandita per l'affidamento di un accordo quadro relativo all'esecuzione dei lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria sulla rete gas metano. La stazione appaltante aveva adottato l'atto dopo aver riscontrato, ai sensi e per gli effetti di cui all'art. 80, comma 3, D.lgs. 50/2016, a carico di un soggetto rilevante, il rinvio a giudizio per i reati di cui agli artt. 353-bis, 318, 319 e 321 del codice penale nonché, a carico di altro soggetto rilevante, l'esistenza di una sentenza di appello di condanna per i reati di cui agli artt. 353, 317, 319 e 640 del codice penale.

Tra le numerose questioni le ricorrenti lamentavano altresì l'erroneità del provvedimento per eccesso di potere in quanto la sottoscrizione di patti di integrità non poteva costituire il presupposto per il riscontro “di false dichiarazioni” rilevanti ai fini della esclusione dalle procedure di gara atteso che i suddetti accordi, avendo natura di condizioni generali di contratto, operavano su un piano squisitamente contrattuale.

La soluzione. Nel rigettare il citato motivo di gravame il giudice amministrativo evidenzia che l'obbligo di dichiarare fatti rilevanti ai fini della moralità professionale delle imprese partecipanti, come rinvii a giudizio o misure restrittive, sussiste a prescindere dalla sottoscrizione dei patti di integrità.

Anche il rinvio a giudizio per fatti di grave rilevanza penale al pari della adozione di un'ordinanza di custodia cautelare a carico dell'amministratore della società interessata, ancorché non espressamente contemplato quale causa di esclusione dalle norme che regolano l'aggiudicazione degli appalti pubblici, può infatti astrattamente incidere sulla moralità professionale dell'impresa con conseguente legittimità di un provvedimento di esclusione che, previa adeguata motivazione, ne abbia vagliato l'incidenza negativa sulla moralità professionale (T.A.R. Napoli, sez. VII, 26/06/2018, n.4271, ma in senso analogo anche Consiglio di Stato sez. VI, 01/02/2013, n.620). Essendo titolare, la stazione appaltante, di un potere di apprezzamento discrezionale in ordine alla sussistenza dei requisiti di "integrità o affidabilità" dei concorrenti, questi ultimi sono quindi tenuti a dichiarare qualunque circostanza che possa ragionevolmente avere influenza sul processo valutativo demandato all'amministrazione (Consiglio di Stato sez. V, 07/01/2020 n. 70).

Ciò detto, la stipula dei protocolli di legalità rafforza i predetti oneri informativi e ne specifica nel dettaglio i contenuti, atteso che l'operatività dei predetti patti non è assolutamente limitata al piano puramente privatistico.

Il Consiglio di Stato, nel qualificare i patti di integrità alla stregua di condizioni generali di contratto non ha invero affatto escluso che la loro violazione possa determinare l'esclusione dalla gara, come peraltro espressamente sancito dall'art 1, comma 17, l. 6 novembre 2011 n. 190. Al contrario, il giudice amministrativo di appello ha chiarito che la loro sottoscrizione amplia gli impegni gravanti sui concorrenti che, per l'effetto, sono obbligati a tenere comportamenti leali, corretti e trasparenti la cui omissione costituisce motivo di inaffidabilità rilevante anche nella fase pubblicistica che precede la stipula del contratto (Consiglio di Stato sez. V, 05/02/2018, n.722).

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