Limiti all’applicabilità del principio di equivalenza

Tommaso Cocchi
17 Marzo 2020

Il presupposto essenziale perché il principio di equivalenza possa trovare applicazione è che si sia in presenza, sul piano qualitativo, di una specifica in senso propriamente tecnico, e cioè di uno standard capace di individuare e sintetizzare alcune caratteristiche proprie del bene o del servizio che possano tuttavia essere possedute anche da altro bene o servizio pur formalmente privo della specifica indicata. Inoltre, qualora la stazione appaltante decida di applicare il suddetto principio e nel capitolato di gara siano state indicate le precipue caratteristiche tecniche dei prodotti oggetto del contratto, questa avrà l'onere di indicare compiutamente le ragioni che l'hanno indotta a discostarsi da quanto previsto nella legge di gara.

Il caso. Un'Azienda Sanitaria Locale indiceva una procedura aperta per l'affidamento triennale di una fornitura avente ad oggetto determinati prodotti di natura sostanzialmente standardizzata. Proprio in ragione della natura dell'oggetto del contratto veniva individuato come criterio di aggiudicazione quello del prezzo più basso.

All'esito della procedura, la seconda classificata proponeva ricorso dinanzi al TAR deducendo, per quel che qui rileva, che il prodotto offerto dall'impresa aggiudicataria non fosse conforme alle caratteristiche tecniche minime stabilite dal Capitolato Tecnico, con la conseguenza che la società aggiudicataria avrebbe dovuto essere esclusa dalla gara.

La soluzione del TAR Lazio. Il Collegio ha ritenuto di accogliere le doglianze proposte dalla ricorrente ribadendo alcune fondamentali coordinate applicative sul principio di equivalenza.

I giudici del TAR, richiamando una consolidata giurisprudenza del Consiglio di Stato, hanno ritenuto che nella fattispecie non potesse trovare applicazione il principio di equivalenza – invocato dall'aggiudicataria – poiché «presupposto essenziale perché detto principio possa essere richiamato e trovare applicazione è che, sul piano qualitativo, si sia in presenza di una specifica in senso propriamente tecnico, e cioè di uno standard - espresso in termini di certificazione, omologazione, attestazione, o in altro modo - capace di individuare e sintetizzare alcune caratteristiche proprie del bene o del servizio, caratteristiche che possono tuttavia essere possedute anche da altro bene o servizio pur formalmente privo della specifica indicata (Consiglio di Stato, sez. V, 25 luglio 2019 n. 5258)».

Il Collegio ha in primo luogo rilevato che nella fattispecie la stazione appaltante nel dettare la disciplina di gara avesse stabilito in maniera precisa le caratteristiche tecniche dei prodotti oggetto della fornitura. Altrettando dirimente secondo il TAR è stata la circostanza secondo cui la Commissione di gara nel corso della procedura si fosse limitata a dichiarare la conformità del prodotto offerto dall'aggiudicataria (rivelatosi al contrario non conforme all'esito della valutazione giurisdizionale), senza alcun approfondimento in ordine alla equivalenza del prodotto offerto da quest'ultima rispetto a quanto richiesto nel Capitolato. Inoltre, il Collegio ha precisato che il criterio di aggiudicazione del prezzo più basso scelto dalla stazione appaltante avrebbe dovuto limitare in maniera significativa l'ambito di operatività delle valutazioni compiute della Commissione di gara.

In ragione di quanto detto, il TAR ha accolto il ricorso e dichiarato illegittima l'aggiudicazione. Ciò in quanto, avendo l'Amministrazione richiesto alle imprese partecipanti alla gara il possesso di requisiti specifici dei prodotti oggetto di fornitura, questa si sarebbe potuta discostare dalle prescrizioni della lex specialis solo fornendo un'ampia e congrua motivazione al riguardo, pena l'evidente violazione della par condicio.

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.