Codice di Procedura Civile art. 609 - Provvedimenti circa i mobili estranei all'esecuzione (1).

Vito Amendolagine

Provvedimenti circa i mobili estranei all'esecuzione (1).

[I]. Quando nell'immobile si trovano beni mobili che non debbono essere consegnati, l'ufficiale giudiziario intima alla parte tenuta al rilascio ovvero a colui al quale gli stessi risultano appartenere di asportarli, assegnandogli il relativo termine. Dell'intimazione si dà atto a verbale ovvero, se colui che è tenuto a provvedere all'asporto non è presente, mediante atto notificato a spese della parte istante. Quando entro il termine assegnato l'asporto non è stato eseguito l'ufficiale giudiziario, su richiesta e a spese della parte istante, determina, anche a norma dell'articolo 518, primo comma, il presumibile valore di realizzo dei beni ed indica le prevedibili spese di custodia e di asporto.

[II]. Quando può ritenersi che il valore dei beni è superiore alle spese di custodia e di asporto, l'ufficiale giudiziario, a spese della parte istante, nomina un custode e lo incarica di trasportare i beni in altro luogo. Il custode è nominato a norma dell'articolo 559. In difetto di istanza e di pagamento anticipato delle spese i beni, quando non appare evidente l'utilità del tentativo di vendita di cui al quinto comma, sono considerati abbandonati e l'ufficiale giudiziario, salva diversa richiesta della parte istante, ne dispone lo smaltimento o la distruzione.

[III]. Se sono rinvenuti documenti inerenti lo svolgimento di attività imprenditoriale o professionale che non sono stati asportati a norma del primo comma, gli stessi sono conservati, per un periodo di due anni, dalla parte istante ovvero, su istanza e previa anticipazione delle spese da parte di quest'ultima, da un custode nominato dall'ufficiale giudiziario. In difetto di istanza e di pagamento anticipato delle spese si applica, in quanto compatibile, quanto previsto dal secondo comma, ultimo periodo. Allo stesso modo si procede alla scadenza del termine biennale di cui al presente comma a cura della parte istante o del custode.

[IV]. Decorso il termine fissato nell'intimazione di cui al primo comma, colui al quale i beni appartengono può, prima della vendita ovvero dello smaltimento o distruzione dei beni a norma del secondo comma, ultimo periodo, chiederne la consegna al giudice dell'esecuzione per il rilascio. Il giudice provvede con decreto e, quando accoglie l'istanza, dispone la riconsegna previa corresponsione delle spese e compensi per la custodia e per l'asporto.

[V]. Il custode provvede alla vendita senza incanto nelle forme previste per la vendita dei beni mobili pignorati, secondo le modalità disposte dal giudice dell'esecuzione per il rilascio. Si applicano, in quanto compatibili, gli articoli 530 e seguenti del codice di procedura civile. La somma ricavata è impiegata per il pagamento delle spese e dei compensi per la custodia, per l'asporto e per la vendita, liquidate dal giudice dell'esecuzione per il rilascio. Salvo che i beni appartengano ad un soggetto diverso da colui che è tenuto al rilascio, l'eventuale eccedenza è utilizzata per il pagamento delle spese di esecuzione liquidate a norma dell'articolo 611.

[VI]. In caso di infruttuosità della vendita nei termini fissati dal giudice dell'esecuzione, si procede a norma del secondo comma, ultimo periodo.

[VII]. Se le cose sono pignorate o sequestrate, l'ufficiale giudiziario dà immediatamente notizia dell'avvenuto rilascio al creditore su istanza del quale fu eseguito il pignoramento o il sequestro, e al giudice dell'esecuzione per l'eventuale sostituzione del custode.

(1)Articolo sostituito dall'art. 19 d.l. 12 settembre 2014 n. 132, conv., con modif., in l. 10 novembre 2014, n. 162. A norma del comma 6 bis, del medesimo art. 19 , le disposizioni di cui al presente articolo si applicano ai procedimenti iniziati a decorrere dal trentesimo giorno dall'entrata in vigore della legge di conversione del suddetto D.L. Il testo recitava: «[I]. Se nell'immobile si trovano cose mobili appartenenti alla parte tenuta al rilascio e che non debbono essere consegnate, l'ufficiale giudiziario, se la stessa parte non le asporta immediatamente, può disporne la custodia sul posto anche a cura della parte istante, se consente di custodirle, o il trasporto in altro luogo. [II]. Se le cose sono pignorate o sequestrate, l'ufficiale giudiziario dà immediatamente notizia dell'avvenuto rilascio al creditore su istanza del quale fu eseguito il pignoramento o il sequestro, e al giudice dell'esecuzione per l'eventuale sostituzione del custode». L'art. 93, d.lg. 19 febbraio 1998, n. 51, aveva sostituito alla parola «pretore» le parole «giudice dell'esecuzione».

Inquadramento

La presenza nell'immobile da rilasciare di beni mobili non può costituire di per sè un impedimento all'esecuzione forzata del diritto al rilascio, appartengano i beni al soggetto passivo della condanna o ad altro soggetto nei cui confronti è eseguibile.

La possibile presenza di beni mobili appartenenti all'esecutato ed estranei all'esecuzione all'interno dell'immobile oggetto di rilascio è un problema che incide sulla durata stessa dell'esecuzione, ledendo il diritto del proprietario al pieno godimento del bene immobile oggetto di rilascio (Pillon, 490).

Conseguentemente, si tratta di assicurarne la custodia, se il soggetto cui i beni mobili appartengono o è comunque obbligato a rimuoverli non li ritiri spontaneamente, ciò che costituisce da un lato fonte di responsabilità per danni, se la permanenza dei suoi beni mobili nell'immobile ne ostacoli il libero godimento da parte di chi ne ha diritto, e, dall'altro, fonte di responsabilità per chi è onerato della relativa custodia in caso di furto, distruzione o smarrimento degli stessi beni mobili.

La giurisprudenza formatasi ex ante la modifica dell'art. 609 c.p.c. rispetto al testo attualmente vigente, riteneva che per cose mobili appartenenti alla parte tenuta al rilascio s'intendevano non solo quelle di sua proprietà, ma anche quelle che erano oggetto di un semplice diritto di godimento, in forza di un titolo giuridico che attribuisse alla stessa parte sottoposta all'esecuzione, il potere di disporne materialmente, in via esclusiva, e, quindi, anche il dovere correlativo di asportarle immediatamente, proprio per rendere possibile la materiale apprensione dell'immobile ad opera della parte istante (Cass. III, n. 1073/2000).

L'art. 609 c.p.c., disciplina le modalità che debbono essere osservate per attuare la loro custodia, la cui osservanza compete già dall'ufficiale giudiziario che attua il rilascio, ma in ordine alle quali, in caso dì difficoltà, lo stesso ufficiale giudiziario può chiedere che il giudice dell'esecuzione intervenga dando le opportune disposizioni, le quali, non sono funzionali al rilascio, ma solo ad assicurare la custodia di beni che non debbono anch'essi essere consegnati a chi al rilascio ha diritto, e, sono dunque rivolte a superare contingenti temporanee difficoltà di esecuzione del rilascio stesso, senza poterlo impedire.

Il compimento degli adempimenti formali richiesti dall'art. 608-bis c.p.c. delineano quindi una fattispecie a “formazione progressiva” (Campeis, De Pauli, 319; Carrato 2005, 121).

L'art. 609 c.p.c. è stato integralmente riscritto dall'art. 19, comma 1, lett. i) d.l. n. 132/2014, convertito con modificazioni in l. n. 162/2014, al fine di consentire alla parte istante nella procedura di rilascio di “liquidare” i beni mobili estranei al rilascio rinvenuti nell'immobile al momento dell'immissione in possesso dell'avente diritto.

Infatti, in precedenza, in sede di esecuzione forzata per rilascio, qualora nel cespite immobiliare fossero stati rinvenuti beni mobili appartenenti alla parte tenuta al rilascio, l'ufficiale giudiziario, poteva disporne, oltre che il trasporto in altro luogo, la custodia in loco, anche affidandola ad un terzo, con la conseguenza che quest'ultimo era tenuto, nei confronti dell'esecutato, alla restituzione dei beni mobili affidatigli con la correlativa assunzione di responsabilità, in caso di inadempimento, salvo l'obbligo dell'esecutato stesso di apprestare la necessaria collaborazione anticipandone le spese (Cass. III, n. 4755/1985).

La finalità della ratio legis sottesa alla sostanziale riscrittura dell'art. 609 c.p.c. è di favorire lo smaltimento dei beni mobili lasciati nell'immobile dal debitore esecutato (Miccolis, 76).

In particolare, se entro il termine indicato dall'ufficiale giudiziario, la parte esecutata tenuta al rilascio dell'immobile, non provvede a trasferire i beni mobili di sua proprietà ed estranei all'esecuzione forzata in corso in un altro luogo, previa stima dei beni stessi e delle spese occorrenti per il trasporto e la vendita, la parte istante può scegliere se chiedere la vendita degli stessi beni mobili estranei all'esecuzione per rilascio, ovvero, la loro destinazione in quanto res abbandonate allo smaltimento od alla distruzione.

Il termine assegnato dall'ufficiale giudiziario nell'art. 609, comma 1, c.p.c. non è indicato come perentorio.

Inoltre, la stessa norma in commento, enuncia disposizioni ad hoc per i beni mobili già oggetto di sequestro o pignoramento e per la conservazione dei documenti concernenti l'attività professionale od imprenditoriale dell'esecutato esistenti nell'immobile oggetto di rilascio al momento in cui quest'ultimo viene eseguito dall'ufficiale giudiziario.

Infatti, ricorrendo quest'ultima ipotesi, l'ufficiale giudiziario ha l'obbligo di dare immediatamente notizia dell'avvenuto rilascio al creditore su istanza del quale è stato eseguito il pignoramento od il sequestro ed al giudice dell'esecuzione per l'eventuale sostituzione del custode.

La sorte dei beni mobili che non devono essere consegnati presenti in sede di rilascio

Il nuovo testo attualmente vigente dell'art. 609, comma 1, c.p.c. dispone che quando nell'immobile si trovano beni mobili che non debbono essere consegnati, l'ufficiale giudiziario intima alla parte tenuta al rilascio ovvero a colui al quale gli stessi risultano appartenere, di asportarli, assegnandogli il relativo termine.

  In tale ottica la presenza, nell'immobile da rilasciare, di beni mobili che non debbono essere consegnati al creditore procedente e che per di più sono pignorati da terzi, l'art. 609 c.p.c. non consente all'ufficiale giudiziario di procedere oltre, ma gli impone di fissare all'esecutante un termine per asportarli, ovvero di farli asportare a spese del creditore dell'istante in caso di renitenza, e, comunque, di darne avviso al giudice dell'esecuzione per l'eventuale sostituzione del custode (Cass. III, n. 31913/2023).

La norma in esame, non specifica il range temporale minimo e massimo del termine entro il quale, la parte esecutata od il terzo a cui appartengono i beni mobili può asportarli dal locale interessato dalla procedura di rilascio, conseguentemente, nel silenzio dell'art. 609 c.p.c. su tale punto specifico, l'ufficiale giudiziario competente a concedere il suddetto termine, potrà modularlo a sua discrezione, tenendo conto del genere e quantità di beni mobili da asportare e custodire, se beni deteriorabili o alterabili (ad esempio farmaci, alimenti od altri prodotti da conservare a determinate temperature), ed eventualmente anche delle stesse comprovate ragioni di urgenza manifestategli dalla parte istante nella procedura di rilascio.

Orbene, per cose mobili appartenenti alla parte tenuta al rilascio s'intendono non solo quelle di sua proprietà ma anche quelle oggetto di un semplice diritto di godimento, in forza di un titolo giuridico che attribuisca alla parte sottoposta all'esecuzione il potere di disporne materialmente in via esclusiva e quindi anche il dovere correlativo di asportarle immediatamente, proprio per rendere possibile la materiale apprensione dell'immobile ad opera della parte istante (Cass. III, n. 1073/2000).

La norma dispone altresì che dell'intimazione si dà atto a verbale ovvero, se colui che è tenuto a provvedere all'asporto non è presente, mediante atto notificato a spese della parte istante.

Le operazioni che riguardano i beni mobili rinvenuti nel locale oggetto della procedura esecutiva di rilascio, sono descritte nel verbale – redatto in loco dall'ufficiale giudiziario in sede di accesso – il quale, a differenza di quanto accade nella procedura di espropriazione forzata, non viene consegnato al creditore procedente, ma depositato nella cancelleria del giudice dell'esecuzione (Soldi 2017, 1818).

Al riguardo, va precisato che i soggetti destinatari dell'intimazione sono l'esecutato ed il terzo al quale dovessero risultare appartenere i beni mobili da trasferire, rinvenuti in occasione dell'accesso dell'ufficiale giudiziario.

Quando entro il termine assegnato l'asporto non è stato eseguito, l'ufficiale giudiziario, su richiesta ed a spese della parte istante, determina, anche a norma dell'art. 518, comma 1, c.p.c. il presumibile valore di realizzo dei beni ed indica le prevedibili spese di custodia e di asporto.

L'ufficiale giudiziario si può fare assistere da un esperto e le spese inerenti a questa operazione debbono essere anticipate dalla parte istante (Vittoria 2016, 1).

Le spese di asporto e custodia anticipate dal creditore procedente, laddove risulta accertato che i beni mobili rinvenuti nel corso dell'esecuzione per rilascio dell'immobile, sono di proprietà dell'esecutato o di un terzo, possono successivamente essere poste a carico di quest'ultimi, con provvedimento reso ad hoc dal giudice dell'esecuzione su istanza dello stesso creditore procedente.

In particolare, mentre per i beni mobili registrati ai fini dell'individuazione del soggetto proprietario soccorrono le risultanze dei registri immobiliari, per i beni mobili non registrati, occorre fare applicazione della presunzione di appartenenza al soggetto nel cui immobile oggetto di rilascio precedentemente risiedeva, abitava od esercitava la relativa attività lavorativa (Soldi 2014, 1817; Vanz, 334).

Il giudice dell'esecuzione può essere chiamato ad intervenire per dare i provvedimenti temporanei ex art. 610 c.p.c. in caso di controversia tra l'esecutato ed il terzo circa l'appartenenza dei beni mobili non registrati rinvenuti nell'immobile oggetto di rilascio, fermo restando che per quanto concerne la decisione circa il diritto reale di proprietà occorre stabilirlo con un giudizio ad hoc.

L'elenco dei beni mobili è allegato nel verbale redatto dall'ufficiale giudiziario in sede di accesso per il rilascio dell'immobile (Vanz, 334).

All'esecutato assente, l'intimazione ad asportare i beni mobili rivolta dall'ufficiale giudiziario dovrà essergli notificata a cura e spese della parte istante in uno al verbale delle operazioni di rilascio.

La notificazione segue le regole ordinarie del codice di rito, sia per quanto attiene all'art. 140 c.p.c., sia per il caso di notificazione eseguita ai sensi dell'art. 143 c.p.c. in caso di eventuale irreperibilità dell'esecutato.

La sorte dei beni mobili il cui valore supera quello delle spese di trasporto e custodia

L'art. 609, comma 2, c.p.c. enuncia che quando può ritenersi che il valore dei beni è superiore alle spese di custodia e di asporto, l'ufficiale giudiziario, a spese della parte istante, nomina un custode e lo incarica di trasportare i beni in altro luogo.

 L'art. 515 c.p.c. enuncia un'ipotesi di impignorabilità cd. “relativa” laddove prevede il limite di un quinto per la pignorabilità degli strumenti necessari all'esercizio della professione, dell'arte o del mestiere del debitore, quando il presumibile valore di realizzo degli altri beni non è sufficiente alla soddisfazione del credito, tenendo presente che, è uno specifico onere del creditore – non del debitore il quale deve solo allegare la specifica destinazione dei suddetti beni al fine di esentarli dall'esecuzione forzata – provare la condizione che il presumibile valore di realizzo dei restanti beni non sia sufficiente per la soddisfazione del credito (Trib . Vercelli 3 settembre 2021).

La novellazione della norma in esame, ha eliminato la possibilità che la custodia venga affidata all'esecutato, quale parte tenuta al rilascio dell'immobile, al solo fine di evitare a priori ogni possibilità di sottrazioni e qualsiasi comportamento che possa fare sorgere delle difficoltà nella procedura di rilascio, affidandola ad un soggetto nominato dall'ufficiale giudiziario, ma a spese del creditore procedente, il quale, dovrà quindi farsi carico di anticiparle di tasca propria, anche se dovessero risultare particolarmente onerose, come nel caso di trasporto e custodia di beni mobili d'ingombro come attrezzature e macchinari, ovvero di beni mobili registrati come autoveicoli piccoli e grandi, furgoni e motoveicoli precedentemente custoditi in capannoni o spazi coperti poi divenuti oggetto della procedura esecutiva di rilascio.

L'art. 609 c.p.c. sembrerebbe non impedire la nomina del custode in capo allo stesso creditore procedente nell'esecuzione per rilascio (Cossignani, 1739), anche se in tale ipotesi, da un lato, lo stesso creditore si accollerebbe in ogni caso le spese della custodia per la vigilanza degli stessi beni mobili, essendo egli responsabile in caso di furto, smarrimento o distruzione dei suddetti beni mobili nei confronti del proprietario degli stessi, sia esso l'esecutato sia un qualsiasi soggetto terzo, e, dall'altro, finirebbe per occupare il suo stesso immobile senza possibilità di usarlo per tutto il tempo occorrente per la vendita dei suddetti beni mobili, ovvero, ricorrendo le ulteriori ipotesi specificamente enunciate nell'art. 609 c.p.c. per addivenire al completamento dell'iter procedurale concernente il loro smaltimento o distruzione.

La nomina del custode secondo il nuovo testo dell'art. 609 c.p.c. attualmente vigente, non costituisce più una facoltà dell'ufficiale giudiziario, ma una sorta di passaggio obbligato, la cui unica condizione, è il presumibile valore dei beni mobili rinvenuti in sede di accesso per il rilascio, che, deve superare quello delle spese occorrenti per la loro custodia ed asporto.

Il custode è nominato a norma dell'art. 559 c.p.c. norma quest'ultima che disciplina la nomina del custode dei beni pignorati.

L'ufficiale giudiziario nomina il custode fissandone gli obblighi, nel rispetto delle norme concernenti il compenso, la sostituzione e la responsabilità del custode nominato dall'ufficiale giudiziario exartt. 65,66,67 c.p.c. (Arieta, De Santis, 1460)

In difetto dell'istanza e di pagamento anticipato delle spese, i beni, quando non appare evidente l'utilità del tentativo di vendita di cui all'art. 609, comma 5, c.p.c.sono considerati abbandonati e l'ufficiale giudiziario, salva diversa richiesta della parte istante, ne dispone lo smaltimento o la distruzione.

Il legislatore ha previsto una presunzione iuris tantum di abbandono dei beni mobili che dovessero risultare presenti nell'immobile oggetto di rilascio, al fine di poterne disporre celermente – senza ostacoli di sorta pregiudizievoli dell'interesse dell'avente diritto al rilascio nella procedura esecutiva – lo smaltimento o la distruzione, laddove non intervenga una diversa richiesta della stessa parte istante (Adorno, 230).

In buona sostanza, i beni mobili comunque rinvenuti nell'immobile oggetto di rilascio se ritenuti di scarso valore, il cui realizzo non basterebbe neppure a pagare le spese di custodia e di asporto, così come del resto nell'ipotesi di vendita infruttuosa degli stessi beni mobili, quest'ultimi vengono equiparati a res derelictae.

La dottrina (Valerini, 98) ha evidenziato una particolarità, o meglio un'omissione del legislatore nella stesura della norma in esame, laddove quest'ultima rimane silente sulla sopportazione dei costi di smaltimento o distruzione, i quali, potrebbero essere particolarmente onerosi, basti pensare allo smaltimento speciale di computer, elettrodomestici, od altri beni mobili, che da un lato sarebbero d'ingombro per essere conservati nell'immobile oggetto dell'azione esecutiva per rilascio, e, dall'altro, il loro stesso smaltimento o distruzione richiederebbe l'esborso di cospicue somme di denaro.

In buona sostanza, non è indicato chi dovrebbe farsi carico dei suddetti costi per lo smaltimento o distruzione dei beni mobili la cui vendita è rimasta infruttuosa od il cui valore sia comunque prima facie insufficiente a remunerare i costi per la loro custodia ed asporto.

Tuttavia, appare evidente come anche nel silenzio della norma in esame, il creditore istante debba farsi carico anche di tali costi, anticipandoli, salvo a chiederne al giudice dell'esecuzione il riconoscimento a ripeterli dal soggetto tenuto al rilascio, unitamente alle ulteriori spese già anticipate per consentire l'asporto e la custodia degli stessi beni mobili, e quelle comunque sopportate per la proposizione della procedura esecutiva di rilascio dell'immobile.

A tale conclusione si perviene sulla scorta delle ulteriori disposizioni dettate dall'art. 609 c.p.c. che pongono a carico della parte istante – non dell'esecutato – nell'ordine, l'anticipazione delle spese occorrenti per la notificazione alla parte tenuta al rilascio assente alle operazioni, dell'atto di intimazione all'asporto dei beni mobili presenti nell'immobile oggetto di rilascio unitamente al relativo processo verbale redatto dall'ufficiale giudiziario procedente, ex art. 609, comma 1, c.p.c., ovvero, ai sensi della predetta norma, l'anticipazione a carico della parte istante delle spese occorrenti per la stima volta a determinare il presumibile valore di realizzo degli stessi beni mobili, l'anticipazione a spese della parte istante della nomina del custode e delle spese per l'asporto dei beni mobili ex art. 609, comma 2, c.p.c.; ed ancora, nell'ipotesi contemplata dall'art. 609, comma 3, c.p.c. concernente la conservazione dei documenti rinvenuti nell'immobile oggetto di rilascio, inerenti lo svolgimento di attività imprenditoriale o professionale, e l'anticipazione delle spese a carico della parte istante per la nomina del relativo custode.

Inoltre, è la stessa norma in commento a prevedere che in caso di mancata anticipazione delle spese da parte del creditore procedente nell'esecuzione forzata per rilascio, si applica, in quanto compatibile, la disposizione dell'art. 609, comma 2, c.p.c. riguardante lo smaltimento e distruzione dei beni mobili disposta dall'ufficiale giudiziario.

Pertanto, delle due l'una: o la parte istante nell'esecuzione forzata per rilascio, in presenza del rinvenimento di qualunque genere di bene mobile nel cespite immobiliare, anticipa le spese comunque occorrenti per la loro conservazione e gestione, finalizzata alla eventuale vendita, oppure, in mancanza, ricorrendone le condizioni ed i presupposti evidenziati nell'art. 609 c.p.c. si apre la possibilità di considerare gli stessi beni abbandonati, e, dunque, laddove non reclamati da nessuno, idonei allo smaltimento e distruzione.

In dottrina (Vanz, 336) si è avanzata l'ipotesi che il creditore procedente nell'esecuzione per rilascio possa chiedere al giudice dell'esecuzione l'attribuzione dei beni mobili considerati in stato di abbandono, rinvenuti nell'immobile oggetto di rilascio qualora i costi di smaltimento e distruzione degli stessi si rivelino particolarmente gravosi.

I documenti rinvenuti nell'immobile oggetto di esecuzione per rilascio

L'art. 609, comma 3, c.p.c. prevede che se sono rinvenuti documenti inerenti lo svolgimento di attività imprenditoriale o professionale che non sono stati asportati a norma dell'art. 609, comma 1, c.p.c., gli stessi sono conservati, per un periodo di due anni, dalla parte istante, ovvero, su istanza e previa anticipazione delle spese da parte di quest'ultima, da un custode nominato dall'ufficiale giudiziario.

La norma in commento, intende preservare l'interesse alla conservazione dei documenti di particolare interesse per la parte a cui gli stessi si riferiscono – che può essere lo stesso conduttore dell'immobile od anche un qualunque terzo occasionalmente entrato in relazione con la disponibilità dello spazio esistente all'interno dei locali divenuti successivamente oggetto della procedura esecutiva di rilascio – sia pure per un limitato arco temporale.

La disposizione in esame, non prevede però che venga data apposita informazione della procedura esecutiva in corso per il rilascio dell'immobile alla parte che potrebbe essere interessata a rientrare in possesso dei suddetti documenti, sebbene, “dimenticati” nell'immobile anche da un lungo periodo di tempo.

Tale “omissione” legislativa, potrebbe quindi vanificare lo scopo della norma in commento, laddove, decorso il termine stabilito dall'art. 609, comma 3, c.p.c. ovvero, anche prima del compimento del biennio, qualora difetti il pagamento anticipato delle spese di custodia, si proceda al loro definitivo smaltimento o distruzione.

In difetto di istanza e di pagamento anticipato delle spese si applica, in quanto compatibile, quanto previsto dall'art. 609, comma 2, c.p.c. ultimo periodo.

Allo stesso modo si procede alla scadenza del termine biennale di cui all'art. 609, comma 3, c.p.c. a cura della parte istante o del custode.

In tale ipotesi, non potrà ovviamente esimersi la parte istante dal sobbarcarsi gli oneri di smaltimento o distruzione, anche se dovessero risultare onerosi – basti pensare se la documentazione di cui trattasi dovesse riguardare un intero archivio, magari pertinente ad una particolare tipologia di attività, si pensi ad uno studio medico, odontoiatrico, radiologico, in cui possono essere presenti ad esempio numerose lastre per radiografie od altri documenti similari – in quanto, sarebbe difficilmente ipotizzabile – oltre che non prevista dalla stessa littera legis milita in senso contrario la stessa disciplina vigente in tema di tutela della privacy e sui dati sensibili – una sorte analoga a quella in cui è la stessa parte esecutante a chiedere al giudice dell'esecuzione l'attribuzione delle res derelictae al solo fine di evitare di sopportare i relativi costi di smaltimento o distruzione.

La riconsegna dei beni mobili al soggetto cui essi appartengono

Ai sensi dell'art. 609, comma 4, c.p.c. decorso il termine fissato nell'intimazione di cui all'art. 609, comma 1, c.p.c. colui al quale i beni appartengono, può, prima della vendita ovvero dello smaltimento o distruzione dei beni a norma dell'art. 609, comma 2, c.p.c. ultimo periodo, chiederne la consegna al giudice dell'esecuzione per il rilascio.

In dottrina (Consolo, 1302), si è acutamente osservato che la presentazione della richiesta di consegna dei beni mobili possa avvenire anche dopo che è stata concessa l'autorizzazione alla loro vendita, ma prima che quest'ultima abbia avuto luogo, vale a dire, prima che sia intervenuto il provvedimento che realizza l'effetto traslativo della proprietà dei suddetti beni mobili.

Il giudice provvede con decreto, e, quando accoglie l'istanza, dispone la riconsegna previa corresponsione delle spese e compensi per la custodia e per l'asporto.

In dottrina (Consolo, 1303), si ritiene che avverso il decreto del giudice dell'esecuzione che rigetta l'istanza proposta dal proprietario dei beni mobili rinvenuti nell'immobile oggetto di rilascio, possa essere proposta opposizione agli atti esecutivi ex art. 617 c.p.c. entro il termine di venti giorni dalla comunicazione del suddetto decreto.

Il pagamento delle spese e compensi per custodia, asporto, vendita ed esecuzione

L'art. 609, comma 5, c.p.c. il custode provvede alla vendita senza incanto nelle forme previste per la vendita dei beni mobili pignorati, secondo le modalità disposte dal giudice dell'esecuzione per il rilascio.

La suddetta norma, stabilisce che trovano applicazione, in quanto compatibili, le disposizioni di cui all'art. 530 c.p.c.

La stessa norma in commento, precisa altresì che la somma ricavata dalla vendita è impiegata per il pagamento delle spese e dei compensi per la custodia, per l'asporto e per la vendita, liquidate dal giudice dell'esecuzione per il rilascio.

Inoltre, salvo che i beni appartengano ad un soggetto diverso da colui che è tenuto al rilascio, l'eventuale eccedenza è utilizzata per il pagamento delle spese di esecuzione liquidate a norma dell'art. 611 c.p.c.

Vendita infruttuosa dei beni mobili

L'art. 609, comma 6, c.p.c. dispone che in caso di infruttuosità della vendita nei termini fissati dal giudice dell'esecuzione, si procede a norma dell'art. 609, comma 2, c.p.c. ultimo periodo.

Quindi, trattandosi di cose in stato di abbandono, in tale fase processuale, il giudice, dunque, non più l'ufficiale giudiziario che ha già esaurito la propria opera con l'immissione in possesso della parte istante, e, salva diversa richiesta di quest'ultima, ne dispone lo smaltimento o la distruzione.

È chiaro che anche in tale ipotesi, valgono le stesse considerazioni fatte in precedenza, sulla sopportazione dei costi di smaltimento o distruzione quando trattasi di res derelictae, qualora detti costi si rivelino essere particolarmente onerosi per la stessa parte istante onerata ad anticipare il relativo esborso di denaro.

L'avviso al creditore dei beni mobili pignorati o sequestrati

L'art. 609, comma 7, c.p.c. se le cose sono pignorate o sequestrate, l'ufficiale giudiziario dà immediatamente notizia dell'avvenuto rilascio al creditore su istanza del quale fu eseguito il pignoramento od il sequestro, ed al giudice dell'esecuzione per l'eventuale sostituzione del custode.

Al riguardo, va anche considerato che il creditore che ha chiesto in precedenza il sequestro dei beni mobili esistenti nello stesso cespite di cui si chiede il rilascio, potrebbe anche coincidere con la stessa parte esecutante in quest'ultima procedura, come nell'ipotesi in cui il locatore abbia proposto lo sfratto per morosità del conduttore nei cui confronti abbia altresì chiesto di essere autorizzato – anche ai sensi e per gli effetti dell'art. 2764 c.c. – a procedere a sequestro conservativo dei mobili tutti che arredano il locale a cautela del credito vantato in relazione ai canoni di locazione rimasti impagati (Trib. Messina 3 marzo 2008).

È ovvio che in tale ultima ipotesi, l'avviso – ai sensi dell'art. 609, comma 7, c.p.c. – deve essere fatto dall'ufficiale giudiziario soltanto al giudice competente a decidere sulla sostituzione del custode, non anche al creditore su istanza del quale, venne effettuato il sequestro in quanto coincidente con la parte esecutante nella procedura di rilascio dell'immobile.

La ratio della disposizione contenuta nell'art. 609, comma 7, c.p.c. è di consentire che la gestione dei beni mobili rinvenuti nel locale oggetto di rilascio, che risultino essere stati già pignorati o sequestrati, sia gestita dal giudice dell'esecuzione, ovvero sotto il controllo del giudice dinanzi al quale si svolge la procedura di sequestro degli stessi beni mobili, vale a dire quello che ha emesso il provvedimento di sequestro (Vullo, 778).

La comunicazione al creditore pignoratizio od al sequestrante, mira a consentire la sua audizione prima di provvedere all'eventuale sostituzione del custode (Consolo, 1303).

In dottrina (Satta, 440), si è evidenziata la circostanza che la sostituzione del custode dei suddetti beni mobili già pignorati o sequestrati, potrà essere opportuna quando la persona del custode precedentemente nominato, coincida con la persona dell'attuale esecutato nel procedimento di rilascio dell'immobile, che dovrà essere abbandonato per effetto della stessa procedura esecutiva di rilascio, salva l'ipotesi in cui lo stesso custode precedentemente nominato – sia esso coincidente con la persona dell'esecutato o con altro soggetto diverso dalla parte tenuta al rilascio dell'immobile – non abbia già provveduto a trasferire i beni mobili pignorati o sequestrati in altro luogo idoneo di cui abbia eventualmente la disponibilità o comunque adatto a preservarne l'integrità, in quest'ultima eventualità, sempre previa autorizzazione da parte del giudice competente (Denti, 191).

Bibliografia

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