La Proprietà Intellettuale nel mondo tecnologizzato di oggi: scenari attuali, emergenze, sfide e prospettive future
24 Aprile 2020
In occasione della Giornata Mondiale della Proprietà Intellettuale, che si celebra in tutto il mondo il 26 Aprile 2020, Giuffrè Francis Lefebvre ha intervistato il Prof. Avv. Alessandro del Ninno, esperto di Diritto dell'ICT e dell'IP, Partner dello Studio legale Tonucci & Partners e Professore alla LUISS Guido Carli di Roma. Ne è venuta fuori una interessante discussione sugli scenari attuali e futuri della Proprietà Intellettuale e Industriale e sulle sfide che tutti i soggetti – dai Legislatori ai titolari di diritti - sono chiamati ad affrontare in un mondo sempre più impetuosamente soggetto a cambiamenti e sconvolgimenti come – purtroppo – anche la attuale emergenza COVID-19 sta insegnando. Ecco cosa ci ha detto il Prof. Del Ninno. Cominciamo dall'inizio: come è nata la celebrazione della Giornata internazionale della Proprietà Internazionale e c'è un motivo per cui si celebra in tutto il mondo proprio il 26 Aprile? La Giornata mondiale della Proprietà Intellettuale è un evento creato nel 2001 dalla WIPO (World Intellectual Property Organization, in italiano Organizzazione Mondiale per la Proprietà Intellettuale – OMPI), l'agenzia specializzata delle Nazioni Unite con sede a Ginevra istituita con la Convenzione di Stoccolma nel 1967 per incoraggiare l'attività creativa e promuovere la protezione della proprietà intellettuale nel mondo. La giornata celebrativa cade il 26 aprile di ogni anno perché in quel giorno – nel 1970 – entrò in vigore la Convenzione sulla proprietà intellettuale che appunto istitutiva l'OMPI; in realtà quel giorno entrarono altresì in vigore le modifiche - fatte sempre a Stoccolma nel 1967 - per aggiornare la Convenzione di Parigi per la protezione della proprietà industriale stipulata il 20 marzo 1883…. Dunque, si può affermare che il 26 aprile è davvero una data rilevante nella storia dell'IP.
Cosa si celebrerà il prossimo 26 Aprile 2020, in particolare? In occasione di ogni celebrazione del 26 aprile la WIPO (che oggi conta 193 Paesi aderenti) sceglie un tema particolare: ad esempio – solo per limitarci agli ultimi anni – nel 2018 il tema è stato “Donne nella creatività e nella innovazione”; nel 2019 si è celebrato invece il rapporto tra Sport e Proprietà Intellettuale (con il tema “Reach for gold: Ip and Sports”) mentre il tema di quest'anno mette al centro l'innovazione – e i diritti di proprietà intellettuale che la supportano – con la prospettiva di creare un futuro verde e sostenibile: il tema è “Innovate for a green future” (tema che senz'altro piacerà ai nostri giovani impegnati con i Fridays for future…). Purtroppo, l'emergenza COVID-19 ha portato la stessa WIPO ad annullare ogni evento “fisico” di celebrazione, invitando la World IP Day Community a spostare su canali virtuali le celebrazioni di questo anno. Ma sono purtroppo state così tante le cancellazioni in tutto il mondo di eventi celebrativi che devo con tristezza rilevare che per questo funesto 2020 la WIPO nemmeno ha pubblicato l'usuale mappa mondiale degli eventi celebrativi.…
Continuiamo a parlare della Proprietà Intellettuale come patrimonio umano: è possibile – mentre celebriamo scenari presenti e futuri di innovazione tecnologica sostenuta dai diritti IP - ricordare brevemente la storia e il percorso – anche giuridico e di tutela normativa - che ha interessato la Proprietà Intellettuale nel tempo? Se – giusto per citare Kamil Idris, Direttore Generale WIPO fino al 2008 – “nel XXI secolo la proprietà intellettuale è un potente mezzo di crescita economica” – guardando all'indietro può apparire singolare che fino ad una fase assai avanzata della storia sociale, politica e giuridica degli Stati non esisteva in alcun ordinamento mondiale alcuna protezione per la creatività e il diritto d'autore. Si tutelava – sì – il diritto di proprietà, ma su beni tangibili, essendo al contrario inesistenti le tutele per le (intangibili) opere dell'ingegno. Esiste però una “data di nascita” ufficiale del riconoscimento giuridico e della tutela della Proprietà Intellettuale – anzi, più correttamente, del diritto d'autore o copyright come abitualmente lo intende l'uomo comune (infatti il concetto di Proprietà Intellettuale latamente inteso include – oltre al diritto d'autore in senso stretto – anche la cosiddetta “Proprietà Industriale”, cioè il complesso dei diritti inerenti a brevetti, marchi, disegni industriali, etc). La data è il 10 aprile 1710. Prima di celebrare il 26 aprile, a mio avviso questo anno sarebbe stato opportuno ricordare che da poco sono stati celebrati i 310 anni dalla entrata in vigore del c.d. Statuto di Anna (dalla regina Anna di Inghilterra, durante il cui regno fu promulgato lo statuto), che è stata la prima legge organica al mondo sulla tutela del diritto d'autore, approvata nel Regno Unito con lo scopo di portare ordine nel commercio dei libri e che introdusse per la prima volta il concetto giuridico di "copia di un libro" come fonte di un diritto di proprietà su un bene intangibile – la creatività autoriale - in capo all'autore.
Lei ha citato la Direttiva 2019/790 sul diritto d'autore e sui diritti connessi nel mercato unico digitale: come giudica questo recente intervento normativo e che impatto pratico potrà avere? Al di là di tutte le polemiche settoriali – che a mio avviso hanno spostato l'attenzione da quello che avrebbe potuto essere un utile e serio dibattito avente ad oggetto un esame critico ed oggettivo delle nuove norme (infatti tutta l'attenzione dei media è stata unicamente concentrata sulle polemiche degli editori circa la riproduzione on line degli articoli giornalistici, a cui sono dedicati due articoli della Direttiva, il 15 e il 17) – il mio giudizio sulle nuove norme – che andranno implementate a livello nazionale entro Marzo del 2021 (la Francia ha già recepito la Direttiva) - non è affatto negativo. Non sono tra quelli che certamente giudicano la nuova Direttiva “un attentato alla libertà di informazione” o una “Direttiva bavaglio” (giudizio invece condiviso da You Tube, Facebook o Google News…): al contrario vi sono molti aspetti positivi di rafforzamento dei diritti d'autore (spesso ci si dimentica – parlando al singolare di “diritto d'autore” - che in realtà viene in considerazione un insieme e assai ampio e numeroso di “diritti” che spettano all'autore di un'opera dell'ingegno…). Trovo del tutto condivisibili le nuove norme che ad esempio stabiliscono un equilibrio tra tutela degli autori e utilizzo di contenuti protetti nel mondo digitale per scopi di ricerca scientifica, per fini di estrazione di testo e di dati (c.d. text and data mining che è una analisi automatizzata di testi e dati in formato digitale avente lo scopo di generare informazioni a valore aggiunto come modelli, tendenze e correlazioni), per lo svolgimento di attività didattiche digitali e transfrontaliere o ai fini di consentire agli istituti di tutela del patrimonio culturale (biblioteche, musei, archivi o istituti per il patrimonio cinematografico o sonoro) di salvaguardare tale patrimonio. Trovo altresì positive anche le norme sulle licenze collettive e quelle che rafforzano le tutele a favore degli autori nel mercato unico digitale (come ad esempio il principio della “remunerazione adeguata e proporzionata” o gli obblighi di trasparenza nei loro confronti, con l'informazione su base almeno annuale circa lo sfruttamento delle loro opere nel mercato digitale).
Secondo Lei, al di là di nuove norme, quali sono le sfide attuali e future che la Tecnologia sta ponendo – e sempre più porrà – per una efficace tutela della Proprietà Intellettuale? Intanto devo rifarmi all'antichità e al famoso paradosso di Zenone, quello – notissimo – di Achille (l'omerico “piè veloce”) e la tartaruga: ecco, a mio avviso Achille è il Legislatore che non raggiungerà mai – per quanto cerchi di correre veloce - la tartaruga-tecnologia… Intendo dire che per quanti sforzi si possano fare, viviamo – e vivremo sempre più – un'epoca di tale, velocissimo progresso tecnologico che non è possibile “imbrigliare” tutte le novità e gli scenari che la Tecnologia ormai quotidianamente ci offre all'interno di “reti normative” costituite da norme attuali, aggiornate, efficaci (anche nel loro dover essere obbligatoriamente “tecnologicamente neutre” come pure si dice). Ciò, anche se consideriamo i tempi – questi sì da tartaruga! – necessari ai Legislatori nazionali e internazionali per la approvazione e attuazione di norme che quando entrano in vigore sono di frequente già obsolete.
Le tematiche “tecnologiche” che Lei ha appena citato implicano anche un discorso più propriamente di sicurezza: esiste – e se esiste in quali termini – un rapporto tra cyber-security e Proprietà Intellettuale? Il tema (e il rapporto) esiste eccome, ed anzi non è neanche del tutto nuovo (penso alle cosiddette “misure tecnologiche di protezione” del diritto d'autore previste da molte normative nazionali, ivi inclusa la nostra Legge sul Diritto d'Autore). Tuttavia, proprio analizzando l'attuale quadro che vede - a causa della pandemia di COVID-19 - il largo impiego di tecnologie per rendere prestazioni a distanza (dallo smart working alla Scuola a distanza, solo per fare due esempi tra i più attuali) c'è il rischio – come più sopra evidenziavo - di forme nuove di aggressione: si pensi allo smart working e a come possa essere esposto – in assenza di idonee misure organizzative e tecniche di sicurezza del “lavoro agile” - il cosiddetto know how di un'azienda (va ricordato che il know-how – sub specie “segreto commerciale” - è esplicitamente definito, riconosciuto e tutelato dagli articoli 98 e 99 del nostro Codice della Proprietà Industriale d.lgs. 30/2005).
Prima Lei ha citato il rapporto tra Proprietà Intellettuale e diritto ai dati personali: esiste un rapporto tra diritto alla protezione dei dati personali e diritti di Proprietà Intellettuale? Non solo tale rapporto esiste ma la Giurisprudenza – anche recente, della Corte di Giustizia dell'Unione Europea – ha addirittura stabilito dei criteri per il bilanciamento tra data protection e Proprietà Intellettuale, statuendo in merito alla prevalenza dell'uno rispetto all'altro. Per citare il più recente sviluppo, nella sua Opinion del 2 Aprile 2020 (nel caso C-264/19 Constantin Film vs. You Tube, pendente davanti alla Corte di Giustizia della UE) l'Avvocato Generale della Corte ha concluso (vedremo cosa stabilirà in sentenza la Corte) che Google e You Tube non sono obbligate a fornire la email e l'indirizzo IP di un utente che ha violato i diritti di Proprietà Intellettuale ai sensi della cosiddetta IP Enforcement Directive (che ho più sopra citato, la n. 48). L'Avvocato Generale della Corte ritiene infatti che l'articolo 8.2 della Direttiva 48/2004 che consente alle competenti autorità giurisdizionali di ordinare la disclosure del “nome e indirizzo” del soggetto autore della violazione IP non possa essere interpretato come riferito a numero di telefono, email, o indirizzo IP dell'utente, ma esclusivamente al recapito geografico. L'Avvocato Generale ha inoltre ricordato che la protezione dei diritti di Proprietà Intellettuale – come riconosciuti dalla Carta fondamentale della UE, all'art. 17.2 - non è assoluta e deve essere sempre contemperata con il pubblico interesse e con gli altri diritti fondamentali degli utenti, incluso il diritto alla protezione dei dati personali, che dunque – nelle conclusioni dell'Avvocato Generale (come in precedenti decisioni giurisprudenziali) - appare prevalere.
Concludiamo questa intervista con la Sua opinione rispetto al tema scelto per celebrare la Giornata mondiale della proprietà Intellettuale in questo 26 aprile 2020: il rapporto tra green economy, sviluppo sostenibile e Proprietà Intellettuale. Certamente è un rapporto non semplice: da almeno 30 anni se ne parla (ricordo che nel Summit di Rio del 1992 la Conferenza ONU affrontò in una sessione ad hoc il ruolo e l'impatto della tutela dei brevetti e dei diritti di proprietà intellettuale sull'accesso e il trasferimento di tecnologie rispettose dell'ambiente). Proprio secondo la WIPO il sistema della proprietà intellettuale, e in particolare i brevetti, sono fondamentali in quanto forniscono uno stimolo agli investimenti in innovazione e contribuiscono ad una rapida e globale diffusione di nuove tecnologie. Tuttavia, risulta politicamente assai complicato costruire una green economy globale incentivando il trasferimento di tecnologie ecologicamente compatibili tra le diverse parti del mondo: come pure è stato osservato, i diritti di proprietà intellettuale sono un problema di prim'ordine per l'espansione della green economy poiché se le tecnologie non sono accessibili l'impegno alla cooperazione internazionale diventa impossibile. Bene ha fatto dunque la WIPO ha scegliere questa tematica così attuale (anche in rapporto ai movimenti giovanili a supporto dell'Ambiente che manifestano in tutto il mondo) per sensibilizzare le coscienze, non solo degli autori e dei titolari dei diritti, ma di tutti noi.
(fonte: Dirittoegiustizia.it)
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