L'interesse ad agire della concorrente quinta graduata
15 Maggio 2020
Il caso. All'esito di una procedura indetta da Consip, per conto del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo, per l'affidamento in concessione dei servizi museali presso la Galleria dell'Accademia di Firenze e il Museo di San Marco, la società quinta classificata impugnava gli atti di gara, censurando, inter alia, l'asserita mancata preventiva programmazione in ordine alle modalità di valorizzazione dei siti oggetto dei servizi affidati.
La soluzione offerta dal TAR: Il Collegio, preliminarmente, rileva l'inammissibilità del ricorso per difetto di interesse. In particolare, ricordando che “l'interesse ad agire ex art. 100 c.p.c. (applicabile al processo amministrativo anche per effetto del richiamo di cui all'art. 39 comma 1, c.p.a.), si compone di due elementi costitutivi, ovvero dell'esistenza di un attuale e concreto pregiudizio derivante alla parte dagli atti impugnati, e del profilo di utilità che la parte ricorrente potrebbe ricavare dall'eventuale accoglimento della domanda svolta in giudizio (Cons. Stato, sez. III, 17 dicembre 2015, n. 5705)”, evidenzia che nella specie la ricorrente, quinta graduata, invocava il proprio interesse strumentale alla rinnovazione della gara. Il TAR, invero, chiarisce che tale interesse, affiancandosi all'interesse al conseguimento dell'utilità finale, affinché possa integrare la condizione dell'interesse a ricorrere, secondo l'insegnamento dell'Adunanza plenaria (Cons. St., Ad. plen., 3 febbraio 2014, n. 8), è necessario che “la parte ricorrente dimostri che, una volta emendata la lex specialis nel senso dalla stessa auspicato, la medesima conseguirebbe maggiori possibilità di aggiudicarsi la gara, dovendosi in ogni caso evitare la soddisfazione di aspettative meramente ipotetiche o del tutto eventuali”. Nel caso di specie, tuttavia, la ricorrente, censurando la mancata adozione di un atto generale – e ampiamente discrezionale – di programmazione relativo ai siti museali, non ha illustrato (i) l'effettivo pregiudizio che avrebbe in concreto subito per effetto di una siffatta conformazione della disciplina di gara, né (ii) la maggiore utilità o vantaggio che avrebbe potuto trarre sulle altre concorrenti dall'auspicata messa a gara di una concessione unitaria della gestione dei musei fiorentini, in luogo di un'indizione della gara solo per alcuni di essi. Pertanto, “l'interesse vantato dalla ricorrente, per come è formulato il motivo di gravame, risulta avere ad oggetto, non il bene della vita consistente nell'aggiudicazione della concessione, ma la generica legittimità dell'azione amministrativa, peraltro nel caso di specie caratterizzata dall'esercizio, a monte della gara, di poteri ampiamente discrezionali”.
In conclusione, il Collegio dichiara l'inammissibilità del ricorso per difetto di interesse, nonché la relativa infondatezza sotto tutti gli altri profili censurati.
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