L'interruzione della valutazione sull'anomalia dell'offerta è censurabile dal GA

Guido Befani
04 Giugno 2020

Non è preclusa dal principio che fa divieto al G.A. di pronunciarsi su poteri non ancora esercitati dalla P.A, la sindacabilità in sede giurisdizionale dell'operato della P.A. la quale, dapprima, abbia rilevato elementi di non congruità in un'offerta e, in seguito, avendo illegittimamente interrotto la valutazione di anomalia, inserisca la medesima offerta nella graduatoria finale senza motivare il superamento dei relativi dubbi di congruità.

La vicenda. In una gara per l'affidamento del servizio di trasporto di pazienti e materiali nelle strutture e sedi dell'azienda sanitaria, la stazione appaltante, dopo aver dichiarato che le tre offerte presentate, secondo il report del sistema informatico Sintel (tramite il quale si espletava la gara) risultavano anomale, procedeva - in base a quanto risultava dal fascicolo della gara - alla verifica dell'anomalia solo su una delle offerte e, senza dare conto dell'esito della verifica sulle altre due offerte, le inseriva nella graduatoria finale. La terza classificata e precedente Gestore del servizio proponeva ricorso.

Nell'accogliere il ricorso avverso gli atti di gara, il Collegio ha evidenziato che, nel caso di specie, il G.A. non fosse chiamato a pronunciarsi su poteri non ancora esercitati dalla P.A., ma solo a sindacarne la legittimità con riferimento ad atti già adottati dalla stazione Appaltante e, segnatamente, la legittimità della determinazione di avvenuto inserimento di un concorrente nella graduatoria finale, laddove erroneamente veniva ritenuta ammissibile l'offerta che presentava dei dubbi di non congruità, emersi in fase istruttoria, e documentati dalla procedura Sintel.

Per il Collegio, infatti, l'operato in concreto tenuto dalla P.A.. - che dapprima rilevava elementi di non congruità in un'offerta e, in seguito, avendo illegittimamente interrotto la valutazione di anomalia, inseriva la medesima offerta nella graduatoria finale senza motivare il superamento dei relativi dubbi di coerenza - deve ritenersi censurabile in giudizio. In questo senso, ove lo scrutinio del G.A. non fosse ammesso, verrebbe infatti a crearsi un'area di non sindacabilità dell'azione amministrativa, con palese violazione del diritto di difesa sancito dall'art. 24 della Costituzione, del principio di effettività della tutela giurisdizionale che ne integra indefettibile corollario, oltre che della necessaria giustiziabilità degli atti amministrativi di cui all'art. 113 della Costituzione.

Inoltre, rileva il Collegio come, in una fattispecie pienamente sovrapponibile al caso di specie, è stato affermato che: “L'esito della doglianza proposta è quindi paradossale e tautologica, atteso che il mancato prosieguo del subprocedimento di anomalia, determinato dall'illegittima chiusura di fase, diventerebbe insindacabile ex se: infatti, la verifica svolta non sarebbe censurabile, perché postula un prosieguo procedimentale; il prosieguo procedimentale non sarebbe censurabile, in quanto non effettuato; con buona pace dei principi di giustiziabilità dell'azione amministrativa” (cfr. in termini, Consiglio di Stato, VI, 20 aprile 2020 n. 2520).

Superati, quindi i dubbi ermeneutici afferenti all'art. 34 comma 2 c.p.a., nella disamina di merito, dell'impugnazione ha ritenuto il Collegio che il menzionato operato risultasse illegittimo, in quanto lesivo, oltre che dell'art. 80 comma 5 lettera c) D. Lgs. 50/2016, dei principi di buon andamento, trasparenza e concorrenza, nonché dello specifico interesse pubblico alla corretta esecuzione del contratto.

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