Sulla legittimità della limitazione della partecipazione alle procedure selettive alle sole organizzazioni di volontariato e associazioni di promozione sociale

Marco Calaresu
05 Giugno 2020

La gratuità delle attività o dei servizi sociali di interesse generale costituisce il presupposto necessario ai fini del loro legittimo affidamento, ai sensi dell'art. 56 del d.lgs. 117/2007, in favore di organizzazioni di volontariato e associazioni di promozione sociale.

Il caso: Un operatore economico ha impugnato l'avviso pubblicato dal Comune di Massa per l'individuazione, ai fini dell'art. 56 del d.lgs. 117/2007, di associazioni di volontariato o di promozione sociale ai fini dell'organizzazione e della gestione dei corsi comunali di lingua straniera per il biennio 2019-2021. Il ricorrente, nello specifico, ha contestato la limitazione alle sole organizzazione di volontariato e alle associazioni di promozione sociale, sostenendo che si tratta di un'illegittima limitazione concorrenziale in danno degli altri operatori del settore organizzati in forma societaria. Il TAR ha accolto il ricorso sul presupposto che la proposta della controinteressata ha previsto una remunerazione, a carico del Comune di Massa, in favore della maggioranza dei docenti impegnati nei corsi di lingua.

Sui presupposti per la legittima limitazione della partecipazione alle procedure selettive alle sole organizzazioni di volontariato e associazioni di promozione sociale. Il TAR rileva preliminarmente che le contestazioni attengono l'ambito applicativo dell'art. 56 del d.lgs. 117/2007 ai sensi del quale le amministrazioni pubbliche possono sottoscrivere con le organizzazioni di volontariato e con le associazioni di promozione sociale, iscritte da almeno sei mesi nel Registro unico nazionale del Terzo settore, convenzioni finalizzate allo svolgimento in favore di terzi di attività o servizi sociali di interesse generale, se più favorevoli rispetto al ricorso al mercato.

La norma, precisano ancora i giudici amministrativi, è stata oggetto di analitico scrutinio da parte del Consiglio di Stato in sede consultiva (parere n. 2052/2018) il quale ne ha attentamente ricostruito la portata applicativa anche alla luce delle coordinate dettate dalle fonti UE. In quella sede il Consiglio di Stato ha messo in luce come il concetto chiave per poter ritenere compatibile, con la normativa eurounitaria, l'affidamento in convenzione ad organizzazioni di volontariato o associazioni di promozione sociale l'erogazione di prestazioni, che ben si presterebbero ad essere oggetto di scambio economico, è quello di gratuità da intendersi non come “assenza di corrispettivo” ma come “non economicità” del rapporto, ovvero non idoneità dello stesso a coprire il valore dei fattori di produzione e, in particolare, della manodopera, la cui prestazione viene sorretta non da un interesse economico (come normalmente accade) ma dal un puro scopo di solidarietà sociale (che connota il fenomeno del volontariato).

Conclusioni. Le convenzioni con le quali, ai sensi dell'art. 56 del d.lgs. 117/2007, si affidano ad organizzazioni di volontariato o ad associazioni di promozione sociale, attività o servizi sociali di interesse generale non possono dar luogo a nessuna forma diretta o indiretta di remunerazione a carico del soggetto pubblico affidante, quale che ne sia la formale denominazione, in favore del personale volontario o dipendente e direttivo dell'ente affidatario.

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