La decisione di affidare il nuovo contratto mediante procedura ad evidenza pubblica pregiudica immediatamente l'interesse del precedente titolare alla proroga

Angelica Cardi
09 Giugno 2020

Di fronte alla scelta di affidare il contratto mediante una procedura ad evidenza pubblica, viene immediatamente pregiudicato l'interesse ad una proroga del precedente rapporto, per cui il precedente titolare è posto nell'alternativa di partecipare alla nuova gara o appunto impugnare quest'ultima.

Il caso. Con ricorso al TAR Campania, la società odierna ricorrente, interamente partecipata dall'Amministrazione provinciale di Avellino, chiedeva l'annullamento del provvedimento con cui il Comune di Calabritto aggiudicava la gara per l'affidamento del servizio del ciclo integrato di rifiuti nel territorio comunale ad un'altra società in luogo della ricorrente, gestore uscente.

La società ricorrente, infatti, sosteneva l'illegittimità dell'indizione della gara da parte del Comune in quanto in base alla normativa applicabile in materia (art. 11 del d.l. n. 195/2009 conv. dalla l. n. 26/2010) la competenza della gestione del ciclo integrato dei rifiuti spettava in via esclusiva alle sole Province. In altri termini, secondo la ricorrente, il Comune non avrebbe potuto indire la gara per la gestione del ciclo del rifiuti, in quanto la gestione del servizio nel territorio comunale le spettava ex lege e non avrebbe potuto esserle sottratta fino all'indizione della gara da parte dell'Ente d'Ambito ovvero dai Comuni già costituiti in SAD o in forma associata mediante unione oppure convenzione, ai sensi della Legge Regionale Campania 26 maggio 2016, n. 14.

Il TAR adito dichiarava il ricorso inammissibile in quanto proposto solo avverso l'aggiudicazione e non anche avverso il bando di gara, dal quale sarebbe derivata alla società la lesione concreta e attuale della propria posizione giuridica.

La questione. Con il ricorso in esame la società appellante adduceva l'erroneità della decisione del TAR dal momento che solo dall'aggiudicazione le sarebbe derivata un'attuale e concreta lesione non ritenendo sussistenti, nel caso di specie, clausole immediatamente escludenti. E, in ogni caso, la ricorrente adduceva che il Giudice di primo grado non aveva tenuto conto che l'impugnazione, seppure diretta principalmente avverso l'aggiudicazione era da ritenersi estesa anche al bando di gara in forza della clausola “impugnazione di ogni altro atto presupposto, conseguente e connesso”.

A ciò si aggiungeva, secondo la ricorrente, che nessun onere di immediata impugnazione del bando poteva esserle imputato, non avendo avuto tempestiva ed effettiva notizia dell'indizione della gara.

La soluzione. Dopo aver ricostruito il quadro normativo nazionale e regionale in materia di gestione dei rifiuti, il Collegio concludeva affermando che alla data del 31 dicembre 2015 era da considerare cessata la situazione di emergenza in materia di rifiuti della Regione Campania per effetto della quale la competenza esclusiva della gestione degli stessi era stata attribuita alle Province ex art. 11 del d.l. n. 195/2009 conv. dalla l. n. 26/2010. Ne conseguiva che solo ai Comuni, anche in forma associata, spettava la gestione dei rifiuti e che ai sensi della legge regionale della Campania n. 14/2016, nelle more dell'individuazione del nuovo soggetto gestore da parte dell'istituendo Ente d'Ambito, era consentito indire nuove procedure di affidamento dei servizi, prevedendo la cessazione espressa e automatica dell'affidamento a seguito dell'individuazione del nuovo gestore del servizio integrato da parte dell'Ente d'Ambito, mentre le società provinciali, tra cui vi rientra la odierna ricorrente, avrebbero continuato a svolgere le loro funzioni fino alla data dell'effettivo avvio di esercizio da parte del nuovo soggetto gestore individuato ai sensi della citata legge regionale.

Ciò posto, il Collegio confermava la legittimità della decisione di primo grado affermando che il vulnus alla posizione giuridica dell'appellante era derivato non dal provvedimento di aggiudicazione quanto dal bando di gara le cui finalità erano incompatibili con la pretesa della società di essere il solo gestore dei rifiuti.

Da qui, l'obbligo di immediata impugnazione del bando di gara, in applicazione dei consolidati principi della giurisprudenza condivisi dalla sentenza in esame, secondo cui la contestazione dell'indizione della gara per l'affidamento in concessione di un bene o di un servizio costituisce una delle tassative ipotesi di immediata lesività del bando di gara che deve essere impugnato nel termine di trenta giorni.

Né poteva trovare accoglimento per il Collegio la deduzione dell'appellante secondo cui la mancata tempestiva impugnazione del bando sarebbe dipesa dalla incolpevole conoscenza dello stesso da parte della stessa. E infatti, il bando in esame era stato pubblicato sia sul profilo web dell'ente sia sulla Gazzetta ufficiale adempiendo al generale regime di pubblicità, non sussistendo alcun onere di notifica individuale dei bandi di gara in capo alle Amministrazioni.

Per concludere, il Giudice amministrativo, richiamando il prevalente orientamento giurisprudenziale ha statuito che non può ritenersi satisfattivo dell'onere di tempestiva impugnazione del bando di gara il semplice richiamo della clausola di chiusura del ricorso di estensione dell'impugnativa anche “agli altri atti della procedura di gara e ogni altro atto presupposto, conseguente e connesso”. Ed infatti il generico richiamo, nell'epigrafe del ricorso, alla richiesta di annullamento degli atti presupposti, connessi e conseguenti, o la mera citazione di un atto nel corpo del ricorso stesso non sono sufficienti a radicarne l'impugnazione, in quanto i provvedimenti impugnati devono essere puntualmente inseriti nell'oggetto della domanda ed a questi devono essere direttamente collegate le specifiche censure; ciò perché solo l'inequivoca indicazione del petitum consente alle controparti la piena esplicazione del diritto di difesa.

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