Limiti allo scostamento dai valori delle tabelle ministeriali in tema di costo orario del lavoro

07 Settembre 2020

I dati medi presi in considerazione dalle tabelle ministeriali con riferimento al costo orario del lavoro non possono essere disattesi, in assenza di giustificazioni specifiche e documentate che incidano sul quantum delle assenze, il numero di ore non lavorate per malattia, infortunio e gravidanza. Diversamente, si finirebbe per abbassare illegittimamente (per effetto dell'innalzamento del divisore), il costo orario e complessivo della manodopera, omettendo di considerare i costi per sostituzione cui la ditta deve invece necessariamente far fronte al fine di eseguire esattamente il servizio appaltato, con effetti distorsivi sulla concorrenza.

Il caso. La controversia trae origine dall'impugnazione del provvedimento di aggiudicazione di una gara per l'affidamento di servizi ausiliari e di assistenza presso asili nido e scuole dell'infanzia.

In particolare, veniva dedotta l'insufficienza del costo della manodopera indicato nell'offerta dell'aggiudicataria, in quanto riferito a un monte ore annuo di assenze per malattia, gravidanza e infortunio ingiustificatamente inferiore a quello previsto dalle Tabelle ministeriali.

La soluzione. Il TAR ha innanzitutto ricordato che, di per sé, lo scostamento dai dati tabellari medi non è indice di anomalia, ben potendo l'impresa giustificare un'incidenza diversa, rispetto a quella media, di particolari tipologie di assenze del lavoratore, purché sulla base di argomenti puntuali e documentati.

Nel caso di specie, l'aggiudicataria aveva giustificato la propria offerta affermando di aver considerato le ore di assenza per infortunio, malattia e gravidanza nella sola misura (pari al 40%) in cui esse gravano in termini di esborso effettivo sul datore di lavoro. I costi afferenti al lavoratore assente per tali eventi sarebbero stati coperti, invero, per il restante 60%, da parte dell'INPS.

Tale ricostruzione è stata, tuttavia, ritenuta in contrasto con il quadro normativo di riferimento e con la logica sottesa al funzionamento del sistema delle Tabelle ministeriali.

In proposito, il TAR ha evidenziato che i costi effettivamente sostenuti dall'impresa in caso di sostituzione non coincidono con quelli che su essa gravano direttamente in relazione al lavoratore sostituito. A tali importi devono infatti aggiungersi le somme afferenti ai compensi e alle altre voci di costo relativi al lavoratore sostituto, che presta la propria attività al posto della persona assente e costituisce a sua volta un dipendente dell'impresa.

Tale evidenza finanziaria è presa in considerazione dai dati medi dalle tabelle ministeriali che, proprio per questa ragione, non possono essere disattesi senza giustificazioni specifiche e documentate, che incidano sul quantum delle assenze, il numero di ore non lavorate per malattia, infortunio e gravidanza. Diversamente opinando, si finirebbe per abbassare illegittimamente (per effetto dell'innalzamento del divisore), il costo orario e complessivo della manodopera, omettendo di considerare i costi per sostituzione cui la ditta deve invece necessariamente far fronte al fine di eseguire esattamente il servizio appaltato, con effetti distorsivi della concorrenza, potenzialmente idonei a compromettere l'equilibrio interno e complessivo dell'offerta e a pregiudicare l'interesse pubblico alla puntuale erogazione del servizio.

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